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  Comitati di Partito - campagna di organizzazione e di reclutamento

CdP Angelo Cassinera - Bilancio dello svolgimento della campagna 19 febbraio 2010

  

INDICE DELLA RUBRICA

Comitati di Partito
campagna di organizzazione e di reclutamento

  

 Con il presente documento puntiamo a fissare gli aspetti a nostro avviso centrali del lavoro di trasformazione che dal mese di ottobre stiamo conducendo per diventare un CdP all’altezza dei compiti che pone la GPRdiLD. Proponiamo alla CP di rendere patrimonio di tutto il (n)PCI questo nostro contributo, attraverso la rivista La Voce, per alimentare lo scambio di esperienze tra i CdP (chiaramente nei limiti consentiti dalla compartimentazione e nel rispetto delle istanze). Facciamo questa proposta perché per il nostro CdP articoli come Un esempio positivo (VO 33) o come il rapporto fatto da un CdP sulla diffusione di un volantino alla manifestazione del 17 ottobre a Roma (sempre su VO 33), che favoriscono appunto lo scambio di esperienze, sono stati molto utili per migliorare la nostra attività. Vorremmo a nostra volta contribuire a questo processo di elaborazione di nuovi criteri e principi per condurre il lavoro dei CdP.

Condizioni soggettive di partenza

L’aspetto ideologico principale che il nostro CdP ha dovuto trattare (e che sta continuando a trattare, anche se ovviamente da un livello qualitativo superiore grazie al lavoro svolto in questi mesi) per iniziare a impostare l’attività con una concezione più avanzata, è stato il concetto stesso del partito clandestino.

Nell’articolo I Comitati di Partito pubblicato su VO 33 si mettono in luce le due concezioni sbagliate della clandestinità che sono presenti nelle nostre fila:

1. la concezione simile a quella che aveva l’Internazionale Comunista: la struttura clandestina è uno “strumento” da usare quando la borghesia mette fuorilegge i comunisti e che fino a quel momento svolge un ruolo d’appendice;

2. la concezione simile a quella dei militaristi: il partito clandestino si occupa di fare cose che la struttura legale non fa ed è, quindi, anche in questo caso un’appendice ausiliaria della struttura legale.

A queste due deviazioni il (n)PCI contrappone la concezione leninista del partito clandestino: esso è lo Stato Maggiore della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, che dirige la GRPdiLD. I CdP sono, quindi, lo Stato Maggiore nel territorio in cui operano e hanno il compito di comprendere le condizioni, le forme e i risultati particolari della lotta di classe che in esso si svolge e su questa base orientare e dirigere ogni comparto delle masse popolari.

 

Analizzando la concezione che ci muoveva (e la pratica in cui si traduceva), siamo giunti alla conclusione che essa era più affine alla visione del “partito clandestino come struttura d’appendice delle strutture legali” anziché a quella leninista che guida il (n)PCI. Una “scoperta” per molti versi difficile da accettare, ma allo stesso tempo rivoluzionaria: ci ha permesso infatti di comprendere l’origine ideologica dei principali limiti che frenavano la nostra attività e che avevano determinato una fase di ristagno.

 

Alla luce di questa nuova impostazione (nuova per noi, chiaramente), abbiamo iniziato a porci delle domande nuove rispetto al lavoro da svolgere, per diventare effettivamente lo Stato Maggiore nel territorio dove operiamo, che è la Lombardia. Ecco le principali:

1. come svolgere ad un livello più avanzato e conforme alla “nuova” impostazione la formazione dei membri del CdP?

2. su quali compagni impostare un lavoro di reclutamento, per creare CdP intermedi di livello inferiore o CdP di base che operano sotto la direzione del nostro CdP?

3. quali devono essere i nostri principali ambiti di intervento e i principali referenti (stante la fase e le caratteristiche della lotta di classe nella zona dove operiamo) per contribuire alla creazione delle tre condizioni per la costruzione del Governo di Blocco Popolare?

4. come applicare il sistema di leve nel nostro territorio? E per raggiungere quali obiettivi?

5. alla luce del nostro piano di lavoro, come intervenire (attraverso la linea di massa) sulle organizzazioni modello della carovana che operano nel territorio di nostra competenza per migliorare la loro azione e far sì che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati?

6. come intervenire (sempre attraverso la linea di massa) per migliorare la sinergia tra le organizzazioni modello della carovana che operano nel territorio di nostra competenza?

7. come intervenire direttamente e pubblicamente come CdP nella lotta contro la repressione, nella lotta politica borghese, nella lotta sindacale/rivendicativa, nella lotta per lo sviluppo dell’associazionismo e della cultura popolare, i 4 fronti del PGL del Partito?

8. come contribuire a contrastare il legalitarismo nella base rossa e nel movimento di resistenza e creare così un terreno di coltura favorevole al partito clandestino?

9. come verificare concretamente gli effetti della nostra propaganda e superare la tendenza a fare semina senza raccolta?

10. come intervenire sui simpatizzanti per promuovere la loro collaborazione?

11. come intervenire sui simpatizzanti per farli contribuire al lavoro economico del Partito?

 

La “nuova” impostazione ha creato un sommovimento interno al CdP, che ha iniziato a concepirsi sotto una luce nuova. E a raccogliere nuove sfide. Nell’elaborare risposte a queste domande abbiamo cercato di attingere dall’esperienza accumulata in questi anni dal Partito e inoltre abbiamo fatto a nostra volta delle esperienze-tipo, nuove per alcuni versi (almeno per quanto noi siamo a conoscenza).

 

Condizioni oggettive di partenza

Quando abbiamo iniziato la campagna d’organizzazione qualche mese fa, la situazione nella zona dove operiamo nei suoi tratti principali ed essenziali era la seguente:

1. sviluppi positivi all’interno del movimento di resistenza (un buon numero di fabbriche in lotta; nascita di comitati e coordinamenti di lotta, antirazzisti e antifascisti; mobilitazioni studentesche);

2. le organizzazioni modello presenti nella zona dove operiamo erano in una fase di ristagno quanto al lavoro verso l’esterno, avevano pochissimi contatti con organismi, collettivi, elementi avanzati delle masse popolari, facevano uno scarso lavoro organizzativo (cura di contatti, raccolta di forze) e non sviluppavano sinergia tra esse;  

3. la destra reazionaria avanzava nel suo progetto di alimentare la “guerra tra poveri” e di far radicare nei quartieri popolari gruppi razzisti e fascisti, senza incontrare l’opposizione della destra moderata e la sinistra borghese (ormai ridotta al lumicino e in uno stato di sbandamento in vista delle elezioni regionali di marzo 2010) si limitava a piagnucolii;

4. la destra reazionaria era attraversata dalla guerra intestina (come su scala nazionale).

In sintesi, la situazione era dinamica e presentava molti appigli, crepe, contraddizioni, situazioni in cui intervenire (aspetto positivo), ma la carovana del (n)PCI si trovava in una situazione di notevole debolezza, di quasi totale assenza di legami con le masse popolari (aspetto negativo).

 

 

Lavoro interno: formazione e riunioni

La prima cosa a cui abbiamo messo mano è la formazione e il modo con cui teniamo le riunioni. Da una formazione di tipo accademico (dogmatico, astratto) slegata quindi dalla pratica (tranne per quanto riguarda criteri e principi da rispettare per la sicurezza - questo unilateralismo è indice appunto della concezione da “struttura ausiliaria” che avevamo del partito clandestino) e da riunioni che restavano molto sul generale (e che negli ultimi tempi erano diventate saltuarie, data la situazione di stagnazione che si era determinata per via dei limiti ideologici suddetti), abbiamo iniziato a fare riunioni in cui:

1. si tratta l’aspetto ideologico (l’orientamento generale, i compiti da svolgere indicati su La Voce e nei comunicati del Partito);

2. si cerca di tradurre la linea generale nella situazione particolare e concreta in cui operiamo, facendo il punto sui vari ambiti di lavoro e prendendo delle decisioni operative, che poi vengono fissate dal segretario in un resoconto dato a tutti i membri del CdP e centralizzato alla CP. Il resoconto permette alla CP di seguire e orientare la nostra attività e al segretario di verificare il lavoro svolto tra una riunione e l’altra, promuovendo inoltre il lavoro di bilancio dell’esperienza. Forma il collettivo.

La combinazione di questi due aspetti permette di curare in maniera più avanzata la formazione dei membri del CdP, legando la teoria con la pratica e, anche, ricavando dalla pratica insegnamenti superiori.

Abbiamo deciso anche di elevare la frequenza delle riunioni perché la fase di trasformazione è ai suoi primi passi e per costruire un’unità ideologica superiore abbiamo ritenuto che questo fosse necessario. Chiaramente la frequenza deve essere supportata da un adeguato livello di sicurezza rispetto all’azione della polizia politica.

 

Lavoro esterno: le principali direttrici

Abbiamo impostato la nostra attività ponendo come principali i seguenti ambiti di intervento (li indichiamo seguendo l’ordine di priorità che avevamo dato ad essi): la lotta per la difesa dei posti di lavoro e per un lavoro dignitoso per tutti, la lotta contro le prove di fascismo, l’intervento alle elezioni regionali del marzo 2010. Sulla base di questa impostazione, abbiamo iniziato a rispondere alle varie domande su indicate, concentrandoci inizialmente su quattro aspetti:

1. iniziare a far conoscere il CdP nella zona dove operiamo;

2. orientare le organizzazioni modello presenti sul territorio migliorandone l’azione nell’ottica dell’uso del sistema di leve, favorire la sinergia tra esse, raccogliere i frutti del loro lavoro;

3. iniziare un lavoro di reclutamento sui compagni individuati;

4. iniziare a chiedere sottoscrizioni ai simpatizzanti che hanno maggiori disponibilità economiche.

 

Propaganda

Per far conoscere il CdP nella zona dove operiamo il primo passo da fare è stato mettere mano al settore agitazione e propaganda. Da ottobre ad oggi abbiamo fatto questi passaggi:

1.  abbiamo creato un indirizzario email per inviare comunicati, beninteso usando TOR;

2.1. abbiamo iniziato a produrre comunicati con una certa frequenza (prima erano molto, troppo diluiti nel tempo), “rimpiazzando” i comunicati “vecchio tipo” (che restavano sul generale, non davano indicazioni concrete, erano lunghi e inoltre scritti con un linguaggio per “addetti ai lavori”) con “comunicati flash”, che sono “più dinamici” e che si possono produrre più rapidamente, nei quali vengono indicate (o meglio, proviamo ad indicare) ai referenti principali del comunicato le operazioni tattiche da fare rispetto alla lotta o alla situazione specifica che esso tratta. Quindi comunicati che sono guida per l’azione;

2.2. per favorire i compagni che seguono con interesse la nostra attività, a un certo punto abbiamo iniziato a numerare i comunicati prodotti (come diceva Mao: “quando parli e scrivi, pensa per chi parli e scrivi”). Inoltre, nell’ottica di superare uno stile artigianale nel settore agitprop, abbiamo iniziato, prendendo spunto dalla CP, a curare la grafica dei “comunicati-flash” dandogli un’impaginazione con il simbolo del (n)PCI (falce e martello con le due stelle) e indicando i recapiti del CdP. La grafica certo non è l’aspetto principale di un comunicato: curarla favorisce però la propaganda e contribuisce a trasmettere uno spirito di serietà e professionalità ai compagni che leggono;

2.3. abbiamo creato, con TOR, una casella email del CdP, fissa, in modo da permettere a chi vuol prendere contatto con noi di avere un riferimento;

3. tenendo conto dell’ampio utilizzo che oggi viene fatto di Facebook (e prendendo spunto dalla CP), abbiamo deciso di creare, sempre usando TOR, un account del nostro CdP, iniziando ad iscriverci a gruppi comunisti, antifascisti, antirazzisti, progressisti a cui inviamo sistematicamente i nostri comunicati;

4. raccogliendo l’esperienza dei compagni che hanno scritto un contributo per VO 33, abbiamo organizzato l’affissione di uno striscione ad un ponte in solidarietà con gli antifascisti toscani colpiti dalla repressione, per la costruzione di Ronde Popolari Antifasciste e Antirazziste. Abbiamo fatto anche una foto allo striscione (che però è venuta sfocata perché non avevamo prestato molta attenzione agli aspetti tecnici legati a questa operazione) che poi abbiamo fatto circolare con un comunicato di accompagnamento via internet;

5. dopo i primi “comunicati-flash”, oltre ad iniziare a curare la grafica, abbiamo iniziato a produrre anche dei manifestini, unendo al testo alcune immagini: uno contro le prove di fascismo in occasione dell’anniversario della Strage di Stato di P.zza Fontana (12 dicembre) e uno sulla “duomata” che Berlusconi si è beccato il 13 dicembre a Milano. Il primo, oltre a farlo circolare via internet, lo abbiamo affisso in zone ad ampia concentrazione di studenti e in quartieri popolari e lo abbiamo anche diffuso come se fosse un volantino (mettendolo alle entrate di alcune case e sui vetri di auto parcheggiate in una zona popolare) in 400 copie nei giorni precedenti all’anniversario. Il secondo lo abbiamo diffuso

solo via internet, il giorno seguente alla “duomata”: la tempestività e la chiarezza del messaggio (“Chi semina vento, raccoglie tempesta! Cacciamo la banda Berlusconi!”) ha fatto si che la risposta fosse positiva. Su Facebook, infatti, dopo l’invio abbiamo ricevuto numerose richieste di “amicizia” [ossia richieste di essere inseriti nella propria lista contatti, ndr] e diverse persone hanno rigirato il nostro manifestino e l’hanno a loro volta pubblicato sul proprio account di Facebook;

6. l’operazione di propaganda che ha avuto maggiore risonanza e che ha permesso di fare un’ampia semina (sia per il CdP che per tutto il Partito), è stata quella realizzata con il comunicato del 13 dicembre con le foto dei dirigenti della DIGOS che il giorno prima davano ordini durante la manifestazione antifascista di Milano, in occasione dell’anniversario della Strage di Stato (quando ci furono anche delle cariche della polizia). In questo comunicato li smascheravamo e rilanciavamo l’appello che il (n)PCI ha fatto lo scorso anno (con il sito “Caccia allo Sbirro!”) a schedare sbirri, spioni e fascisti. E’ la prima volta che un CdP fa un’operazione del genere. La risonanza data dai media (giornali e TV) a questo comunicato è stata di portata nazionale, se ne è parlato per una settimana. Per intenderci: anche il pennivendolo Bruno Vespa ne ha parlato nel suo salotto; il razzista Maroni è intervenuto in merito a Matrix. Un indice dell’attenzione che abbiamo catalizzato verso di noi con questa operazione tattica (aldilà della risonanza sui media) sono state le “richieste di amicizia” che ci sono state avanzate su Facebook, il fatto che varie persone hanno rigirato il comunicato o lo hanno commentato positivamente. Tenendo conto dell’attenzione che si era catalizzata verso il CdP con questa operazione, abbiamo prodotto altri due comunicati nella stessa settimana: il manifestino sulla “duomata” (diffuso via internet) e un comunicato in cui lanciavamo l’appello ai giovani a costruire nuovi CdP. Vedendo la situazione che si era creata con questa operazione, la polizia politica ha cercato di additare, a mezzo stampa, “i CARC di Milano” come artefici del comunicato del CdP. A questo classico tentativo di attaccare il Partito dei CARC per cercare di fare terra bruciata intorno al (n)PCI, la Direzione Nazionale del P.CARC ha riposto per le rime con un comunicato in cui ha rimandando giustamente al mittente le accuse: ha affermato che fotografare manganellatori, aguzzini, spioni e fascisti è una forma giusta, legittima e necessaria di controllo popolare, anche se è illegale per la borghesia. Riteniamo che questa azione della DN del P.CARC sia stata molto positiva e avanzata, un esempio per tutte le organizzazioni comuniste e progressiste: ha difeso, praticandola, l’agibilità politica dei comunisti e inoltre ha fornito un orientamento avanzato sulla questione a chi ha letto il comunicato, contrastando il legalitarismo e il “buonismo” seminato dalla sinistra borghese tra le masse popolari;

7. l’operazione di propaganda che riteniamo costituisca il passo più deciso verso il “nuovo”, è il comunicato del CdP sulle elezioni regionali che si terranno a marzo (poi fatto girare a livello nazionale dalla CP). Pensiamo questo perché intervenire direttamente e pubblicamente come CdP nella lotta politica borghese è un terreno “inesplorato”, che non ha precedenti e per fare un’operazione del genere bisogna mettersi veramente nell’ottica di superare la concezione di “partito clandestino appendice dell’organizzazione legale” e cercare di attuare la concezione leninista che il “partito clandestino è lo Stato Maggiore della GPRdiLD”. Questo comunicato ha avuto come primo effetto quello di stimolare e rafforzare le Organizzazioni Modello, che di lì a poco sono “uscite” con un comunicato in merito alle elezioni, rompendo gli indugi;

8. Per verificare i risultati delle azioni di propaganda svolte, i criteri di verifica che abbiamo ricavato, analizzando l’esperienza fatta in questi mesi, sono i seguenti:  

1. le persone che scrivono un’email direttamente al CdP o alla CP dopo un’azione (o più azioni) di propaganda,

2. le persone che ci “chiedono amicizia” su Facebook dopo l’invio di comunicati,

3. le persone che rigirano i nostri comunicati,

4. le persone delle zone dove il CdP fa propaganda che contattano le organizzazioni modello,

5. gli effetti che l’azione di propaganda produce nell’orientamento e nell’azione delle organizzazioni modello (come avvenuto, ad esempio, rispetto alle elezioni),

6. se le indicazioni date nel volantino, manifestino, ecc. vengono raccolte (ad es. se nasce una Ronda Popolare, se si indice uno sciopero, se si distrugge una telecamera, se si fa un’azione di propaganda clandestina, ecc.),

7. i simpatizzanti presenti nella zona dove operiamo che accettano di contribuire economicamente allo sviluppo del Partito.

 

Orientamento delle organizzazioni modello

Il CdP orienta le organizzazioni modello con la linea di massa. Concretamente questo si traduce in:

1. interventi di orientamento attraverso i comunicati e le altre azioni di propaganda (che o riguardano la linea da seguire, oppure sono di “sprone” morale all’azione per le organizzazioni modello);

2. l’azione di orientamento svolta da alcuni membri del CdP all’interno delle organizzazioni modello.

Questo intervento sta contribuendo a migliorare il lavoro di una delle organizzazioni modello presenti sul territorio, promuovendo:

1. la sua apertura verso l’esterno in particolare verso il movimento di resistenza e la base rossa,

2. l’instaurazione e il rafforzamento di rapporti con organismi, comitati, ecc.,

3. l’adozione, benché ancora a livello iniziale, del sistema di leve.

E’ un dato oggettivo che l’azione di orientamento del CdP sta portando l’organizzazione modello in questione ad aumentare e a rafforzare i suoi rapporti con altri organismi. Questo permette al CdP di estendere il suo raggio d’azione, oltre a spingere il CdP a fare un nuovo passo in avanti: orientare questa organizzazione modello a superare lo spontaneismo nella cura di questi contatti, definendo obiettivi chiari per ognuno.

Limiti si riscontrano ancora nel riuscire a promuovere la sinergia tra le varie organizzazioni modello presenti sul territorio: il lavoro su questo punto necessita di un salto di qualità da parte del CdP, in termini di linea di intervento. Lo sviluppo della sinergia certamente favorirà anche lo sviluppo del lavoro delle altre organizzazioni modello presenti sul territorio.

 

Reclutamento

Per una questione di sicurezza non riportiamo, in questa sede, aspetti che riguardano un aspetto specifico del lavoro d’organizzazione: il reclutamento. Così come non tratteremo l’aspetto inerente alla raccolta fondi tra i simpatizzanti che hanno particolari possibilità economiche. Il punto, inerente al reclutamento, che riteniamo però necessario (e possibile) trattare in questa sede, facendo il bilancio della nostra esperienza, è il seguente: nel condurre questo lavoro è necessario prestare la dovuta attenzione all’inchiesta sul compagno su cui si vuol intervenire. Sia per motivi legati alla vigilanza rivoluzionaria, sia per verificare il suo livello ideologico e il suo profilo psicologico. Vogliamo soffermarci su questo secondo punto. E’ importante curare scientificamente l’inchiesta sul profilo ideologico, morale e psicologico per evitare di fare passi affrettati e di proporre la candidatura a:

a. compagni che, messi davanti alla proposta concreta, ancora non si sentono pronti per “fare il passo”;

b. compagni che vogliono “fare il passo”, ma ancora non sono supportati dalla necessaria strutturazione ideologica per adempiere ai compiti richiesti a un membro di un CdP.

Il primo caso porta a “bruciare” il compagno del CdP che propone la candidatura e, inoltre, può produrre l’allontanamento del compagno a cui viene fatta la proposta.

Il secondo caso permette di approfondire (almeno per quanto ci riguarda) la riflessione sul reclutamento. Un compagno di questo tipo rischia di far impelagare il CdP in un lavoro di cura e formazione che richiede molte energie, risorse e tempo (distraendole da altri compiti), per ottenere però risultati mediocri nell’evoluzione del compagno (che prima o poi si sentirà frustrato per la sua inadeguatezza) e nello sviluppo del Partito. Il CdP deve dedicare molta attenzione alla formazione dei suoi membri (o dei membri dei CdP di livello inferiore che crea e dirige): la formazione è la linfa per avanzare. Ma, allo stesso tempo, deve selezionare bene chi reclutare, tenendo conto appunto del livello ideologico, morale e psicologico del compagno in questione e non solo della sua “volontà di entrare”. Nel caso in cui alla volontà con corrispondono adeguate caratteristiche ideologiche, morali e psicologiche, a nostro avviso la linea deve essere: orientare bene le organizzazioni modello o gli organismi esterni alla carovana del (n)PCI in cui il compagno in questione opera, per formarlo attraverso l’attività che svolge in essi e farlo contribuire così al meglio alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Questi criteri permettono di evitare di abbassare la qualità del Partito, di appiattire il suo livello e renderlo un doppione delle organizzazioni modello.

 

Gli aspetti positivi del lavoro svolto

Il lavoro di trasformazione svolto in questi mesi a nostro avviso è principalmente positivo. La situazione di partenza ha subito infatti delle evoluzioni, sotto diversi punti di vista. Siamo passati da una situazione in cui eravamo arenati, a un lavoro dinamico e che sta dando dei primi risultati:

1. sia sul fronte interno, soprattutto per quanto riguarda la formazione dei membri del CdP: siamo passati dall’accademismo e dal dogmatismo alla formazione basata sul legame teoria-pratica, generale-particolare e le evoluzioni in termini di orientamento dei singoli compagni e del collettivo iniziano a vedersi;

2. sia sul fronte esterno, soprattutto per quanto riguarda l’azione di orientamento fatta con la linea di massa in particolare su una delle organizzazioni modello, elevando la qualità del suo lavoro rispetto alla situazione di partenza.

Questi passi in avanti sono avvenuti grazie al fatto che abbiamo iniziato a “mettere mano” alla concezione errata che ci guidava rispetto al partito clandestino (la concezione da “organizzazione parallela”). La trasformazione però non è conclusa: anzi, possiamo dire che siamo solo agli inizi.

 

E i limiti

Siamo agli inizi della trasformazione, dicevamo. Essa infatti non si conclude nell’arco di qualche mese. È un processo che richiede dei tempi più articolati, che si sviluppa in maniera contraddittoria con avanzamenti, arretramenti e salti, che attraversa diverse fasi in cui la lotta tra il vecchio e il nuovo si sviluppa in maniera differente, specifica. La trasformazione non è un gradino, ma una scala. Mettersi in quest’ottica è determinante per comprendere, dirigere e affrontare bene il processo di trasformazione che si sta vivendo.

Anche se abbiamo fatto dei passi in avanti rispetto alle condizioni soggettive di partenza ottenendo alcuni primi importanti risultati (come evidenziato nel capitolo precedente), in questi mesi abbiamo oscillato tra la giusta concezione da “Stato Maggiore che orienta e dirige la lotta di classe nel territorio in cui opera” e la concezione, errata, da “organizzazione parallela”. Se da un lato abbiamo fatto un buon intervento su una delle organizzazioni modello presenti nella zona dove operiamo, dall’altro in diverse occasioni anziché orientare le organizzazioni modello (e, magari, utilizzando il sistema delle leve, orientare anche altri organismi con cui le OM hanno rapporti) abbiamo fatto delle azioni dirette, anche quando queste non erano necessarie. Facciamo alcuni esempi, per concretizzare il discorso:

1. alcuni dei comunicati fatti dal CdP potevano essere prodotti dalle organizzazioni modello (chiaramente non inserendo l’appello alla costruzione di CdP), se stimolate e orientate in questa direzione;

2. il manifestino sulle prove di fascismo che abbiamo affisso e anche diffuso clandestinamente come volantino in alcuni quartieri popolari, poteva essere prodotto e diffuso dalle OM (non inserendo l’appello alla costruzione di CdP), se stimolate e orientate in questa direzione. (1)

L’oscillazione tra queste due concezioni (“Stato Maggiore” e “organizzazione parallela”) è il principale limite che riscontriamo nell’attività svolta in questi mesi, a dimostrazione che la nostra trasformazione dalla vecchia alla nuova concezione del partito clandestino è solo agli inizi.

A questo limite ideologico principale si affianca un limite importante ma secondario per il nostro CdP ossia lo spontaneismo, inteso come avanzare senza un piano di lavoro ben definito: molta dell’attività esterna svolta è stata fatta in maniera movimentista, sull’onda dell’idea venuta sul momento (o qualche giorno prima). Lo spontaneismo produce:

1. scarsi risultati nel lavoro (o comunque risultati non solidi, duraturi, di prospettiva) poiché non si fissano bene gli obiettivi e non si impostano e conducono le varie attività in un’ottica di sinergia e concatenazione (insomma si corre a destra e a sinistra);

2. una non adeguata organizzazione dei vari impegni politici che ogni compagno svolge nei diversi ambiti in cui opera (Partito e organizzazioni pubbliche), dedicando molto a un aspetto (il Partito) e tralasciando il resto (le organizzazioni pubbliche), anziché armonizzare i due poli della contraddizione;

3. una non adeguata cura della sicurezza nel preparare e condurre le azioni di propaganda.

Affermiamo che lo spontaneismo è un limite importante ma secondario per il nostro collettivo poiché esso viene alimentato dall’ancora non salda concezione che ci guida rispetto al partito clandestino, quindi dall’oscillazione tra “Stato Maggiore” e “organizzazione parallela”. Analizzando le cose serenamente, con distacco e senso di prospettiva, emerge infatti che non siamo andati oltre l’elaborazione di un orientamento generale del lavoro (vedere capitolo “Lavoro esterno: le principali direttrici”) e, quindi, non abbiamo elaborato un piano ben definito perché non sapevamo come tradurre nel concreto il concetto di “Stato Maggiore” e questo ci portava a “navigare a vista”.

 

L’orientamento per avanzare

La stesura di questo bilancio ci ha permesso di analizzare il lavoro svolto e di vedere gli aspetti su cui intervenire. Il passo da fare ora è ragionare bene sul lavoro da fare, alla luce dei risultati ottenuti e della maggiore consapevolezza rispetto all’orientamento da seguire. Dobbiamo cioè rispondere a queste domande, con l’obiettivo di elaborare un piano di lavoro da qui all’estate:

1. quali sono le Organizzazioni Operaie (OO) e le Organizzazioni Popolari (OP) con cui le organizzazioni modello presenti sul territorio hanno rapporti?

2. quali rapporti a loro volta queste OO e queste OP hanno con altre OO e OP?

3. quali sono le OO e le OP a cui possiamo arrivare direttamente (o attraverso altre vie) senza passare dalle organizzazioni modello?

4. quali rapporti queste OO e queste OP hanno con altre OO e OP?

Sulla base delle risposte a queste domande dobbiamo impostare un lavoro sistematico per orientare, attraverso la linea di massa e il sistema di leve, queste OO e queste OP con l’obiettivo di avanzare nella creazione delle tre condizioni per la costruzione del Governo di Blocco Popolare (quindi orientare queste OO e OP affinché la loro attività specifica contribuisca nel miglior modo possibile alla creazione delle tre condizioni).

Dobbiamo prestare una particolare attenzione alle OO e alle fabbriche: la conquista degli operai avanzati alla lotta per il socialismo è determinante per vincere la GPRdiLD. La nostra attività per contribuire al meglio alla costituzione del GBP (quindi la nostra attività di orientamento delle organizzazioni modello, delle OO e delle OP) deve essere svolta in modo da portarci a sviluppare rapporti e legami con gli operai avanzati. Il numero di rapporti allacciati e in un certa misura consolidati con gli operai avanzati dalla carovana del (n)PCI nella zona in cui operiamo grazie all’orientamento da noi promosso, sarà uno dei principali criteri di verifica del lavoro che stiamo svolgendo.

 

Ci auguriamo che questo nostro contributo possa essere utile anche per gli altri CdP, in un’ottica di scambio dell’esperienza. Attenderemo con grande interesse le considerazioni, proposte e critiche del Centro in merito a questo bilancio, in modo da avanzare con un orientamento più saldo nel nostro lavoro.

Viva il (nuovo)Partito comunista italiano!

Avanziamo nella campagna d’organizzazione e reclutamento!

Avanziamo nella GPRdiLD che farà dell’Italia un nuovo paese socialista!

 


 

Nota

 

1. Una domanda al Centro: nel CdP è in corso un dibattito rispetto a un aspetto che è emerso in questa fase di bilancio e su cui sarebbe utile un parere del Centro per farci comprendere se siamo o meno fuoristrada. Riteniamo che la continuità e la sistematicità della propaganda da parte del CdP (quindi una presenza pubblica fissa: comunicati, Facebook, ecc. - per fissa non intendiamo però quotidiana o settimanale, ma ben calibrata e regolare, ad esempio un comunicato al mese) rafforzino il CdP perché lo rende conosciuto ai simpatizzanti, a chi ci ruota intorno e a tutti coloro a cui riusciamo ad arrivare  attraverso internet, per tre motivi:  

1. contrasta l’alone di sospetto e diffidenza che potrebbe esserci rispetto al CdP (e questo gioca a nostro favore nel caso di futuri attacchi repressivi e allo stesso tempo li scoraggia, apre contraddizioni nel nemico);

2. propaganda concretamente cos’è la clandestinità, ossia dimostra che il partito clandestino non è staccato dalla masse, una società segreta, ma usa tutti gli strumenti per orientare, propagandare, mobilitare, ecc. (e questo favorisce la creazione di un “brodo di coltura” per nuovi futuri reclutamenti);

3. alimenta il superamento del legalitarismo da parte della base rossa con cui siamo in contatto.

Il Centro concorda con questa nostra conclusione o la nostra è un’analisi sbagliata?

 

Risposta del Centro

Cari compagni, la continuità e sistematicità della propaganda da parte del CdP sono un’ottima cosa: abituano i referenti del CdP a pensare da comunisti (se il CdP pensa da comunista), abituano i suoi referenti a dire, di fronte ad ogni avvenimento, “vediamo cosa dice il CdP”. Se la propaganda del CdP arriva tempestivamente riempie il vuoto di pensiero di persone che non hanno ancora l’autonomia ideologica dalla borghesia necessaria per elaborare da soli un’analisi, ma che sono disposte a imparare da noi comunisti e così diventano diffusori della nostra interpretazione comunista dell’avvenimento e del mondo in generale.

Ma la continuità o sistematicità della propaganda sono un livello alto di lavoro. È il CdP già capace di assumere l’onere di fare un Comunicato al mese senza che la forma diventi una costrizione che lo inciampa? Che il CdP provi a fare più comunicati che gli riesce di fare in sicurezza e stante gli altri impegni che deve assolvere. Veda con quale frequenza riesce a dire cose giuste e poi cerchi di rendere stabile e sistematico il livello a cui riesce a collocarsi. Se un CdP potesse fare tre comunicati al giorno, addirittura gestire un’agenzia di notizie, ecc. sarebbe eccellente. Ma lo faremo quando saremo a un livello più alto dell’attuale. Un CdP potrebbe anche gestire una radio clandestina, inserirsi clandestinamente in trasmissioni TV, ecc. Ma bisogna avere le forze per farlo.