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  Comitati di Partito - campagna di organizzazione e di reclutamento

CdP Anna Maria Mantini - Il nostro lavoro alla luce dell'articolo sui CdP in La Voce 33 10 febbraio 2010

 

INDICE DELLA RUBRICA

Comitati di Partito
campagna di organizzazione e di reclutamento

  

 

La contraddizione principale che il Partito affronta oggi nel suo sviluppo è quella tra una teoria avanzata e una pratica arretrata. Lo si spiega bene nell’articolo su I Comitati di Partito nel n. 33 di La Voce.

La nostra pratica non è più arretrata di quella di altre organizzazioni che nel nostro paese si dichiarano comuniste, rivoluzionarie, marxiste-leniniste, marxiste-leniniste-maoiste. È più arretrata della nostra teoria. Le altre organizzazioni hanno una pratica meno arretrata rispetto alla loro teoria perché la loro teoria è poco avanzata. Sono limitate pesantemente dal dogmatismo e dall’empirismo, più di quanto lo siamo noi. Hanno meno disponibilità a “trasformarsi per vincere”, quindi in definitiva a vincere, di quanta ce n’è nella carovana del (n)PCI. La loro posizione è più arretrata rispetto alla nostra nella divisione in due correnti descritta nel n. 31 di La Voce nell’articolo Moltiplicare i Comitati di Partito, tra:

“1. quelli che sono consapevoli che si diventa comunisti e sono disposti a diventarlo, a trasformarsi, a dividere in due quello che sono, la natura che ognuno di noi ha ricevuto dalla sua storia e a contrapporre le due parti e sviluppare una nuova personalità. Questi non hanno paura di riconoscere i propri errori, di riconoscere i propri limiti; sono alla ricerca continua (e per sua natura dolorosa) dell’individuazione e della comprensione dei propri limiti e di cosa fare per superarli; sono grati a tutti quelli che con le loro critiche e con la loro condotta li aiutano a capire e a trasformarsi;

2. quelli che pensano di poter fare il comunista restando come sono, mantenendo integralmente le loro abitudini e le loro idee, di essere già comunisti, di essere soggetto e non anche oggetto della rivoluzione. Sono ancorati al loro passato e non vogliono dividerlo in due e mollare una parte per sviluppare l’altra. Usano gli errori e i limiti degli altri per giustificare la loro resistenza a trasformarsi e progredire. Usano le loro buone azioni per giustificare e difendere i loro limiti di fronte ai compiti attuali. Usano i loro pregi e il loro ruolo sociale per difendere i loro limiti. Sono ancorati al passato, sono sulla difensiva, si sentono oppressi dalle critiche e dai compiti.”

La nostra pratica, quindi, è arretrata rispetto alla nostra teoria. Questo significa che dogmatismo ed empirismo sono presenti nelle nostre file, che noi stessi dobbiamo prendere la prima corrente in modo deciso e definitivo. Tutto questo vale anche per il CdP Mantini.

Limiti del percorso passato e prospettive di sviluppo indicati nell’articolo sui CdP in La Voce 33 si applicano perfettamente al nostro Comitato. Alcuni passi dell’articolo ci aiutano ad andare più a fondo nella soluzione dei problemi e a comprendere meglio i limiti da superare.

Noi diciamo che “la rivoluzione si costruisce, non si prepara”. Questa costruzione è estensione del Nuovo Potere, cioè costruzione del predominio sul territorio, un processo che è promosso dal Partito. Il Partito promuove il processo tramite l’estensione della rete dei CdP e il loro rafforzamento. Questo è il modo particolare in cui si sviluppa la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPRdiLD) nei paesi imperialisti.

Ieri in Cina, sotto la guida del Partito Comunista diretto da Mao Tse tung, oggi nelle Filippine, in India, in Perù e in altri paesi oppressi e semicoloniali, la GPRdiLD si sviluppa principalmente conquistando il territorio nelle campagne e circondando le città. Qui in Italia, e “in tutti i paesi dell’Europa Occidentale il cuore del potere della borghesia è la sua egemonia sulle masse popolari, la sua capacità di orientare la loro coscienza e di dirigere la loro azione” (La Voce, n. 33, pag. 3). Il Nuovo Potere che il Partito costruisce passo dopo passo è capacità di orientare la coscienza delle masse e di orientare la loro azione.

Il metro su cui si misura l’efficacia della nostra azione sta quindi in quanto avanziamo in questo territorio, cioè nella capacità di orientare la coscienza delle masse e la loro azione. Come esempio positivo abbiamo l’estensione della capacità di influenza e di orientamento da parte delle organizzazioni della carovana del (n)PCI in varie città della Toscana a seguito della ronda antifascista di Massa del luglio 2009 e dei fatti che sono seguiti, in particolare della mobilitazione contro gli arresti degli antifascisti dell’11 ottobre 2009.

Avanzare nella costituzione della rete dei Comitati di Partito ed estendere la capacità di orientare la coscienza delle masse e la loro azione è la rivoluzione in atto, la rivoluzione che si costruisce, lo sviluppo della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata. Questo è il metro che consente anche al nostro CdP di misurare i suoi progressi.

Con questo metro affrontiamo con più sicurezza il lavoro che iniziamo. Abbiamo alle spalle un’esperienza notevole, che si può mettere a frutto depurandola dai limiti di dogmatismo e di empirismo che ci hanno impedito di crescere. Abbiamo misurato una capacità incisiva che si è estesa oltre la nostra zona operativa, cioè anche a livello nazionale, con il Comunicato “Solidarietà ad Alessandro della Malva e a tutti gli antifascisti”.

Il Comunicato ha inciso precisamente nella contraddizione indicata in questo articolo sui CdP nel n. 33 di La Voce, dove si scrive: “Il nemico di classe infatti sarà sempre diviso tra coloro che ritengono utile adottare la "linea dura" della repressione dispiegata per contrastare la rinascita del movimento comunista e coloro che invece ritengono che conviene temporeggiare, fare interventi repressivi mirati e senza troppo clamore per timore che la "linea dura" rafforzi l'organizzazione clandestina. L'esistenza e l'azione di un Partito clandestino con la sua rete di CdP è quindi uno scudo di protezione per le organizzazioni di massa pubbliche”.

Il CdP Mantini ha scritto: “Essere membro del Partito dei CARC è reato [per la borghesia, ndr]. Più in generale, essere antifascisti è reato. Tutto ciò rende esplicito uno degli insegnamenti che il nostro Partito, il (nuovo) Partito comunista italiano, ha tratto dall'esperienza della lotta politica nel nostro paese e negli altri paesi imperialisti negli ultimi decenni [e anche in tutto il secolo scorso, cioè da quando il capitalismo è entrato nella fase imperialista, ndr]: la borghesia imperialista non può permettere ai comunisti di discutere, agire e organizzarsi liberamente. Perciò, giustamente, il (n)PCI ha deciso di costituirsi e di operare a partire dalla clandestinità.” Le reazioni rabbiose della destra (Pansa e gli altri pennivendoli di regime) dimostrano che il CdP ha colpito nel segno.

Il clamore che il nostro Comunicato ha suscitato entro tutta l’area delle FSRS toscane ha fatto emergere la destra al loro interno, in modo che abbiamo potuto distinguerla chiaramente. La destra delle FSRS si è distinta dicendo l’esatto contrario di quello che diciamo noi, cioè che l’esistenza di organismi clandestini mette a rischio le organizzazioni pubbliche, cioè che i Comunicati (e la stessa esistenza) di un Comitato clandestino con il nome di una compagna caduta nella guerra contro lo Stato borghese acuivano la repressione contro gli antifascisti arrestati e imprigionati.

Tutto questo ha chiarito dubbi alla sinistra delle FSRS, che ha avuto modo di riconoscere la destra e prendere le distanze dalle sue concezioni sbagliate.

Non abbiamo invece ancora verificato quanto siamo riusciti a mobilitare nelle FSRS la sinistra a unire a sé il centro e isolare la destra. Questo aspetto negativo di quest’operazione del CdP Mantini deriva dal fatto che la sua valenza e la capacità incisiva conseguente non erano calcolate. È stata un’applicazione poco consapevole della linea del Partito e, in questo, espressione del Vecchio Metodo di Lavoro. È stata cioè una reazione necessaria all’azione repressiva da parte dello Stato borghese, una reazione giusta ma non consapevolmente mirata allo sviluppo dell’azione futura, secondo il principio della concatenazione, entro un piano generale di estensione del Nuovo Potere nella zona operativa di competenza del CdP Mantini.

Quindi in quest’occasione si è manifestato ancora l’empirismo di cui si parla in questo articolo di La Voce. Ricordiamo che l’empirismo consiste nello sviluppare una pratica separata dalla teoria, cioè interventi slegati uno dall’altro, attuati quando il lavoro pubblico lascia tempo, per dare continuità alla propria esistenza, anziché secondo un piano mirato a spingere in avanti la lotta di classe nella propria zona operativa.

Un altro limite importante del CdP viene esposto da questo articolo di La Voce al punto 3, dove si chiede: “Può un CdP discutere di quello che avviene in un'organizzazione di massa pubblica (sia essa un'organizzazione modello o no) e tracciare una linea di intervento per orientare, con la linea di massa, la sinistra in essa presente in modo che questa con la sua mobilitazione faccia sviluppare l'organizzazione nella direzione che il CdP ritiene più positiva e funzionale alla GPRdiLD?”.

Il CdP non è intervenuto sulle organizzazioni di massa pubbliche, né a livello cittadino né a livello regionale perché, dati i limiti della propria attività, si è sottovalutato, si è considerato “brutta copia” dell’organizzazione pubblica, secondo la concezione sbagliata delle posizioni di destra nella Terza Lotta Ideologica Attiva (3a LIA).

Nemmeno è intervenuto nella 3a LIA, secondo la concezione sbagliata per cui la questione riguardava l’organizzazione pubblica dove la lotta si è manifestata apertamente prima che altrove. Dietro questa concezione del “non intromettersi” sta, in definitiva, l’atteggiamento di chi esita ad agire con determinazione, coraggio e continuità come soggetto trasformatore del mondo.

Questi aspetti positivi e questi limiti da superare sono quelli che comprendiamo meglio grazie a quest’articolo di La Voce. Esso comunque è importante nel suo complesso, come guida per l’azione, grazie agli otto aspetti che indica nella sua parte conclusiva. Memorizzando bene questi otto aspetti e utilizzandoli come guida per l’azione che mira a costruire il Nuovo Potere, il lavoro futuro del nostro CdP sarà di qualità superiore e potremo dare un buon contributo al Partito.