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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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La situazione è difficile,
ma gli operai hanno in mano
la soluzione per risolverla!


Comunicato CC 18/10 - 2 settembre 2010

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF]

La situazione è difficile, ma gli operai hanno in mano la soluzione per risolverla!

 

Ecco come si stanno creando nel paese le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare, il governo d’emergenza costituito dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari

che porrà immediatamente rimedio alle conseguenze più gravi della crisi e aprirà la strada alla instaurazione del socialismo, se noi comunisti applicheremo una linea giusta!

 

Raccogliamo da Internet e pubblichiamo due comunicati significativi. Benché provenienti da organismi ben diversi tra loro e diversi anche per l’impostazione, essi indicano la stessa cosa: tra le masse popolari e in particolare tra gli operai si moltiplicano le OO e le OP. Nei fatti, pur con parole diverse e riferendosi a situazioni diverse, i due comunicati indicano entrambi che gli operai devono unirsi per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, un governo che goda della fiducia delle OO e delle OP e che governi attraverso le OO e le OP.

 

1.

Dal sito di Operai Contro: http://www.operaicontro.it/ del 31 agosto 2010

 

PUBBLICHIAMO LA LETTERA DEI GRUISTI DELLA INNSE AGLI OPERAI DI MELFI

 

Avete la nostra più completa solidarietà e con questa alcune osservazioni che speriamo vi possano servire.

Ci siamo già passati, nel 2001 la direzione aziendale licenziò 3 operai, 3 delegati della FIOM. Il giudice li reintegrò al lavoro, condannando l’azienda per attività antisindacale. Il padrone decise di lasciarli a casa, pagando loro lo stipendio. Gli operai licenziati chiesero comunque di essere accompagnati in fabbrica dall’ufficiale giudiziario. Il capo del personale con i suoi avvocati li ricevette in una stanza isolata, ripeteva che non li avrebbe fatti entrare. Fu a quel punto che gli operai in corteo uscirono dall’officina, presero i 3 delegati e li accompagnarono in reparto. La direzione dovette accettare il dato di fatto, ma per sei mesi ancora li tenne al confino, in un angolo del reparto, senza dargli il lavoro. I delegati riuscivano lo stesso a fare attività sindacale, il loro rapporto con gli operai era sempre più forte, alla fine la direzione dovette cedere ed ognuno tornò a fare il proprio lavoro. L’esperienza ci ha insegnato che senza l’intervento diretto degli operai non è possibile difendersi.

Ora che a Melfi si è provato a chiedere sostegno ai grandi capi delle istituzioni, ora che anche eminenti rappresentanti della chiesa hanno manifestato la loro compassione, ma non è successo niente, non è meglio abbandonare queste illusioni? Cinquemila operai non contano niente? Siamo al punto che per riportare in fabbrica 3 operai che hanno in tasca una sentenza di reintegro bisogna mettersi nelle mani di chi non ha nessuna intenzione di inimicarsi la FIAT ed a mezza voce chiede come buona azione di trovare una soluzione?

Chi può imporre a Marchionne il reintegro reale al lavoro? Forse la legge? Ma la legge si è fermata davanti ai cancelli di Melfi. Chi comanda in fabbrica è il padrone, è sua proprietà.

Ma una possibilità c’è: una ribellione degli operai di Melfi. La produzione non la fanno quelli che applaudono Marchionne a Rimini, i giornalisti e i politici che appoggiano le sue scelte. La produzione la fanno notte e giorno sulle linee gli operai e la possono fermare in qualunque momento, devono solo trovare l’unità e l’organizzazione per farlo.

Si è fatto un gran parlare di questioni di dignità. Ma la dignità noi come operai la perdiamo quando siamo costretti , in migliaia, a passare di fronte ai nostri compagni licenziati senza muovere un dito, sapendo che non hanno commesso niente, che erano in sciopero per una ragione collettiva e che lo stesso giudice gli ha dato ragione. Di fronte a questa realtà è la nostra dignità di operai che è messa in discussione.  La dignità degli operai è la ribellione, altrimenti è solo paura, sottomissione, non avere più la forza di guardarsi in faccia. Non serve cercare giustificazioni. E’ vero, ci sono sindacalisti collaborazionisti, che svolgono un lavoro per dividerci, ricattarci, giocano a chi si fa più bello con la FIAT per ricavarne favori e privilegi. Ma è così difficile metterli in un angolo, superarli con la nuova unità costruita fra gli operai stessi?

E’ vero, la repressione colpisce chi si espone, ma se ad esporsi sono centinaia se non migliaia, la musica cambia. La paura deve finire, voi siete gli operai di Melfi, 21 giorni di sciopero non li abbiamo dimenticati, la FIAT fu costretta ad abbassare la cresta e così ci avete reso tutti più forti. Il coraggio e la forza non vi manca, il giudice ha deciso il rientro dei 3 operai, tocca a voi riportarli dentro.

                                                                                                                          I gruisti della INNSE

Ai compagni di Operai Contro di Napoli, un ringraziamento per aver reso possibile far

giungere agli operai di Melfi questo comunicato dei gruisti della INNSE.

 

Comunicato stampato e distribuito dalla Sezione di Napoli della

Associazione per la Liberazione degli Operai - fip 30.08.10                                                                                                                      

Per contatti scrivere: ASLO via Falck, 44 - 20099 Sesto San Giovanni (MI)

http://www.asloperaicontro.org -  http://www.operaicontro.it - e-mail:  operai.contro@tin.it

 

 

2.

 

Parte la campagna contro i 15 licenziamenti della Coop. Papavero

 

Dal sito di Lombardia Indymedia del  01/09/2010

autore: Sind. Intercategoriale Cobas

Peggio che alla FIAT!

ALLA GLS ITALY DI CERRO AL LAMBRO SCIOPERANO:

15 OPERAI LICENZIATI DALLA COOP PAPAVERO

A SEI MESI DI DISTANZA, DOPO LE FERIE, IN AGOSTO

SCIOPERANO: LICENZIATI IN 15

 

Il 2-3 e il 12-13 febbraio 2010 gli operai scioperano rivendicando:

- rispetto umano e un trattamento dignitoso

- rispetto della normativa e dei livelli salariali previsti dal contratto nazionale

- buste paga corrette e il pagamento di tutte le ore lavorate (ordinarie e straordinarie)

- una distribuzione equa e non ricattatoria dei carichi di lavoro, delle turnazioni, dell'orario e degli straordinari

- il pagamento degli arretrati (salari, TFR) non versati dalla coop precedente che aveva l'appalto e di cui per legge deve rispondere il committente, la GLS Italy di Cerro al Lambro.

GLI OPERAI NON DEVONO PROTESTARE!

I lavoratori della cooperativa, in maggioranza giovani extracomunitari, ad ogni sciopero si sono trovati di fronte non solo la cooperativa, ma oltre un centinaio tra poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, schierati davanti al capannone GLS Italy di Cerro al Lambro.

Più di una volta hanno caricato i picchetti per impedire la riuscita dello sciopero, il blocco degli ingressi, la solidarietà di lavoratori di altre coop, di precari, operai, centri sociali, giovani, che partecipavano alla lotta.

Dopo la lotta parte la ritorsione della Coop. Papavero, con contestazioni disciplinari: avete scioperato!

Ma con una condotta antisindacale la coop si rifiuta di ascoltare i lavoratori a propria difesa con il sindacalista di fiducia da loro designato, come previsto dall’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori.

CERRO AL LAMBRO COME MELFI, TERMOLI, POMIGLIANO

Senza aver più contestato nulla ai lavoratori, dopo sei mesi, la Coop. Papavero fa 15 licenziamenti politici, di rappresaglia.

Non è solo una vendetta e un attacco al diritto di sciopero. L’obiettivo è quello di intimidire i lavoratori delle cooperative, impedire che si organizzino per difendere i propri diritti e le proprie condizioni di lavoro.

La volontà dei padroni delle cooperative e dei grandi appaltatori che si servono di loro, è quella di mantenere questi lavoratori in uno stato permanente di ricatto, di assenza di regole certe e di rispetto delle minime norme contrattuali. Per tutti e due un unico imperativo: fare più guadagni pagando il meno possibile i lavoratori.

Quello che accade a Cerro al Lambro è uguale al piano Marchionne per la Fiat: una politica padronale di meno salari e meno diritti.

I 15 licenziati della Coop. Papavero hanno subito la medesima sorte degli operai licenziati dalla Fiat, 3 a Melfi, 1 a Termoli: un licenziamento politico per intimidire tutti i lavoratori.

Isolati si perde, uniti si vince. Occorre coordinare nazionalmente le iniziative contro tutti i licenziamenti politici di lavoratori. Occorre dare una risposta nazionale all’attacco congiunto di governo e padroni, che vogliono ridurre ancora di più diritti e salari in ogni posto di lavoro.

Riportare al lavoro i 15 licenziati alla GLS Italy di Cerro al Lambro, i licenziati Fiat di Melfi e Termoli, non è solo solidarietà, ma difendere noi stessi. Se i licenziamenti passano, se si diffonde il messaggio padronale che “chi lotta la paga”, le condizioni peggioreranno per tutti.

TUTTI I LICENZIATI DEVONO TORNARE AL LAVORO

CASSA DI RESISTENZA

VERSAMENTI CON CAUSALE "per i lavoratori licenziati"

+ con bollettini postali sul ccp nr. 3046206,

+ con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206,

+ con vaglia postale,

tutti intestati a: Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano.

 

I lavoratori licenziati, per poter continuare la loro lotta e non piegarsi al ricatto padronale, hanno bisogno di un sostegno economico.

La solidarietà si manifesta anche con l'appoggio economico alla loro causa. Se questo non c'è devono accettare il licenziamento e cercarsi un altro lavoro.

Dell'utilizzo dei fondi ricevuti daremo conto a tutti i sottoscrittori.

Sindacato Intercategoriale Cobas

http://sicobas.org/ coordinamento@sicobas.org

Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano tel/fax 02/49661440

 

Di comunicati come questi ne potremmo raccogliere e pubblicare altri. Lotte e iniziative analoghe si moltiplicano. La lotta per l’annullamento dei licenziamenti politici fatti da Marchionne (3 a Melfi, 1 a Termoli e 1 a Mirafiori - l’impiegato che ha osato diffondere la lettera degli operai della FIAT di Tychy (Polonia) a sostegno degli operai della FIAT di Pomigliano) rilancia a livello nazionale l’iniziativa degli operai. Per questo Napolitano e Bonanni chiamano Marchionne a “calmare il gioco”!

 

Con le loro lotte gli operai INNSE (Milano) e gli operai di Pomigliano (Napoli) hanno messo al centro della politica italiana la lotta per il posto di lavoro e per il reddito. A loro hanno fatto eco durante l’estate i lavoratori dei movimenti di lotta per il lavoro di Napoli. Ora, alla fine del periodo delle ferie, quando le aziende dovrebbero riaprire, decine di migliaia di operai da un capo all’altra dell’Italia, da Mirafiori di Torino alla INDESIT di Brembate Sopra (BG) alla FIAT di Termini Imerese (PA), si trovano di fronte ad aziende chiuse, a licenziamenti, nel migliore dei casi alla cassaintegrazione. E alle proteste degli operai si aggiungono le lotte degli insegnanti e di altri pubblici dipendenti che il governo Berlusconi priva del lavoro.

 

Non ci salverà la lotta contro i lavoratori degli altri paesi, come proposto da Marchionne!

Non ci salverà la lotta razzista contro gli immigrati, lanciata dalla Lega Nord e dai fascisti, sotto la protezione di Berlusconi, il capo delle Organizzazioni Criminali a cui il Vaticano ha confidato il governo del paese!

 

Ci salverà l’unità di tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, nati in Italia o immigrati, per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte immediatamente agli effetti più gravi della crisi e avvii la ricostruzione del paese, d’intesa con gli altri paesi che sono in situazioni analoghe e saranno disposti a stabilire accordi con il nostro GBP. Non a caso dagli operai polacchi (Tychy) e dagli operai serbi (Kragujevac), che Marchionne ha cercato di montare contro gli operai italiani, arrivano invece messaggi di solidarietà agli operai italiani.

Non è possibile governare un paese imperialista contro l’opposizione della classe operaia, senza l’appoggio o la rassegnazione delle masse popolari. Come non è possibile far marciare le fabbriche contro gli operai.

Approfittiamo del fatto che la borghesia e il clero non sono ancora pronti a scatenare la guerra civile!

Al momento la borghesia e il clero sono sconvolti da contrasti interni. La banda Berlusconi è diventata la pietra dello scandalo, un fattore di disgregazione per la borghesia e per il clero. Solo i gruppi più reazionari e più criminali della borghesia e del clero promuovono già prove di fascismo, che bisogna stroncare senza riguardi. Ma non hanno ancora l’appoggio del grosso della borghesia e del clero. Se risulterà chiaramente che nessun governo emanazione della Repubblica Pontificia riesce a governare il paese, anche il grosso della borghesia e del clero provvisoriamente ingoierà il rospo del GBP, in attesa di riprendere in mano la situazione in condizioni propizie. Ma questa sarà un’altra storia, un’altra fase della lotta per instaurare il socialismo, per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

 

I lavoratori uniti possono rimettere in moto il paese, assicurare a tutti le condizioni di una vita dignitosa, stabilire relazioni feconde con gli altri paesi che hanno gli stessi nostri problemi!

 

I comunisti devono avere il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello!

 

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono coalizzarsi e costituire un loro governo d’emergenza che ponga rimedio subito agli effetti più gravi della crisi e avvii la ricostruzione del paese su basi più avanzate, il Governo di Blocco Popolare!

 

Il Governo di Blocco Popolare deve essere costituito dalle persone che già oggi godono della fiducia delle OO e delle OP e governare appoggiandosi alle OO e alle OP!

 

Non è vero quello che dice Marchionne, l’italo-americano che con John Elkann l’americano per adesso comanda alla FIAT. Non si tratta di una guerra tra noi italiani e il resto del mondo. Si tratta di abolire il sistema di relazioni sociali difeso dalla borghesia, dalle Organizzazioni Criminali e dal Vaticano.

 

Bisogna organizzarsi, non accettare le limitazioni che la borghesia, il clero e le loro autorità impongono. Già oggi c’è tutto quello che occorre perché tutti vivano una vita dignitosa: cibo, case, vestiario, mezzi di trasporto, energia, elettrodomestici e attrezzi: ogni cosa. Bisogna nella maniera più organizzata di cui si è capaci e tutelando con rigore i legittimi interessi dei lavoratori proprietari, prendere ai ricchi e al clero tutto quello che hanno accumulato nelle loro mani e che occorre alle masse popolari. Nonostante i divieti dei ricchi, del clero e delle loro autorità, bisogna fare direttamente quanto necessario perché ogni uomo e ogni donna abbiano una vita dignitosa. Oltre a far fronte a bisogni immediati, anche per questa via renderemo il paese ingovernabile dai governi emanazione della Repubblica Pontificia.

Ce n’è per tutti, perché ogni uomo e donna disponga di quanto necessario a una vita dignitosa e possa partecipare su basi di pari dignità alla vita e all’attività sociali: questo è il criterio che dobbiamo far valere in ogni campo.

È possibile: basta moltiplicare le OO e le OP, rafforzarne l’attività e la coesione con una vasta democrazia e orientarle a coordinarsi per costituire il GBP.

 

Il punto morto a cui l’umanità sembra arrivata è effettivamente un punto morto, ma della società borghese!

 

Non si tratta solo dell’Italia. È quello che succede in tutto il mondo. Il governo della più grande potenza imperialista mondiale, gli USA, non sa e non può fare altro che agitare armi nucleari e di svariati altri tipi e minacciare fulmini e saette, distruzione universale e immediata a chi non obbedisce. Ma non sa indicare alle donne e agli uomini una strada per porre fine alla crisi economica e alla crisi ambientale, per assicurare a tutti i membri della specie umana e a ognuno le condizioni di una vita dignitosa, al riparo dai disastri sociali e dai disastri naturali. La realtà frana sotto i piedi della borghesia imperialista USA nel suo stesso paese. Il malcontento cresce da una parte all’altra degli USA. La rinascita del comunismo nel nostro paese e nel resto del mondo, aiuterà il movimento comunista USA a prendere la direzione delle masse popolari americane e a instaurare il socialismo nel paese le cui autorità oggi fanno gravare sull’umanità la peggiore minaccia.

 

Avanti compagni! Dalla crisi in cui la borghesia e il clero ci hanno gettato possiamo uscirne!

Ne usciremo creando un nuovo paese socialista!

 

Una nuova ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo.

La nostra lotta aiuta i lavoratori degli altri paesi e la loro lotta ci rafforza.

Assieme creeremo un nuovo mondo, unito e solidale!

 

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Precisiamo!

Nel Comunicato CC 16/10 - 28.08.10 abbiamo annunciato che il compagno Marco Proietti era fuori combattimento per un tempo indeterminato a causa di una grave malattia e abbiamo lanciato l’appello a colmare il grave vuoto che il compagno lasciava nelle nostre file, nella lotta per porre fine alla Repubblica Pontificia e fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Alcuni lettori hanno inteso il Comunicato come l’annuncio che il compagno era morto.

A scanso di equivoci in cui il Comunicato CC 16/10 poteva effettivamente indurre un lettore frettoloso e di cui ci scusiamo (dobbiamo evitare la possibilità di equivoci)precisiamo che la situazione che il Partito ha denunciato consiste nel fatto che la malattia di cui il compagno Marco soffriva da tempo si è aggravata al punto che non può compiere più alcun lavoro per un tempo indeterminato.

Resta quindi valido l’appello del Partito a riempire il vuoto che Marco ha lasciato nelle file della carovana, sul fronte della lotta per porre fine alla Repubblica Pontificia e instaurare il socialismo nel nostro paese.

Coraggio quindi, compagni!