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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 16/10 - 28 agosto 2010

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Alle organizzazioni della carovana del (nuovo)PCI e ai loro membri!

Alle organizzazioni della resistenza al procedere della crisi del capitalismo!

 

Una grave malattia che veniva da lontano ha messo fuori combattimento uno dei nostri compagni: traiamone la giusta lezione, rafforziamo la lotta contro la Repubblica Pontificia!

 

Nonostante la malattia che ne minava le forze, il compagno Marco Proietti ha dedicato senza riserve, fino al limite delle sue forze, le sue energie e le sue risorse alla causa del comunismo nelle file della carovana!

 

Le condizioni di vita e il sistema di relazioni sociali che la Repubblica Pontificia impone, sono un focolaio d’infezione, che deturpa e rovina fisicamente, moralmente e intellettualmente la popolazione italiana!

 

Contribuire con maggiore forza alla causa a cui il compagno ha dedicato la sua vita, è la forma più alta di solidarietà, la manifestazione migliore di riconoscimento, di affetto e di stima nei confronti del nostro compagno, per il compagno l’impulso più stimolante ed efficace a recuperare!

 

Contrastare il disfattismo e la denigrazione del movimento comunista!

 

Per anni Marco Proietti ha contribuito con tutte le sue forze, con dedizione e generosità singolari alla nostra causa, alla causa della rinascita del movimento comunista. In particolare i compagni di Roma conoscono la sua determinazione e il suo slancio. Marco ha svolto con capacità e grande impegno la sua attività in varie organizzazioni della carovana e ha assolto con disciplina ai compiti che gli sono stati assegnati in varie organizzazioni della carovana e a vari livelli. Dall’aprile 2009 Marco era stato nominato Portavoce della Delegazione del (n)PCI, compito che ha svolto meglio che le sue condizioni di salute glielo hanno consentito, fino al limite delle sue forze.

Il Partito e il compagno assieme hanno assiduamente combattuto l’avanzare della malattia che minava le forze del compagno, prodotto dell’infame sistema di relazioni sociali in cui siamo cresciuti: in definitiva questa battaglia l’abbiamo persa, la malattia ha messo Marco fuori combattimento e il compagno ha dovuto abbandonare il posto a cui era assegnato.

La Delegazione e il Partito sono ben consapevoli della perdita che subiscono a causa della messa fuori combattimento del compagno, chiamano tutti i membri della carovana, tutti i comunisti e tutti i sostenitori e i simpatizzanti della causa del comunismo a riconoscere i meriti che Marco ha acquisito e a riempire il vuoto che quindi ha lasciato nelle nostre file, condividono il dolore di tutti quelli che lo amano.

Il Partito ha sostenuto il compagno nell’opera che ha svolto, lo ha aiutato a resistere alla malattia che ne minava le forze, continua a sostenerlo anche nella situazione attuale. Marco si è dedicato senza riserve alla nostra causa e appartiene alle nostre file, è uno dei nostri. I capitalisti seguono con i proletari la pratica “usa e getta”: non è la pratica di noi comunisti. Per noi comunisti, come diceva il compagno Stalin, l’uomo è la cosa più preziosa. Ogni nostro compagno è prezioso per le masse popolari che hanno bisogno di liberarsi dalla Repubblica Pontificia e instaurare il socialismo.

 

Siccome il nostro compagno Marco Proietti nelle file della carovana ha dedicato senza riserve tutte le sue personali risorse economiche e tutte le sue energie fisiche e spirituali alla causa del comunismo, i nemici del comunismo approfittano della sua messa fuori combattimento per denigrare il movimento comunista e per promuovere disfattismo.

La putrefazione e il disfacimento della Repubblica Pontificia sono evidenti. I suoi padrini e sostenitori si appigliano a ogni occasione e inventano anche menzogne d’ogni genere per ostacolare la rinascita del movimento comunista che porrà fine alla Repubblica Pontificia e al tormento fisico e psicologico che essa infligge alle masse popolari. Ecco la sostanza della situazione.

Chi in qualche misura, in un modo o nell’altro si associa all’opera dei padrini e sostenitori della Repubblica Pontificia, la asseconda o la tollera, lavora contro l’interesse delle masse popolari che soffrono nella melma purulenta e puzzolente della Repubblica Pontificia.

 

“Ecco come i comunisti sfruttano e spremono i generosi che si lasciano ammaliare dalle loro parole!”.

“Il comunismo è morto e sepolto: quelli che si ostinano a farlo rivivere sprecano tempo e risorse”.

Queste due frasi riassumono gli argomenti dei denigratori del movimento comunista e dei promotori del disfattismo.

In realtà le radici della malattia che ha messo il compagno Marco Proietti fuori combattimento stanno proprio nelle condizioni materiali, morali, intellettuali e psicologiche in cui la Repubblica Pontificia costringe le masse popolari del nostro paese. Le condizioni infami della Repubblica Pontificia hanno formato, segnato e deformato ognuno di noi. Essa mantiene in vita forme di vita e relazioni arretrate. Impedisce che le nuove avanzate conoscenze e forze produttive siano applicate su larga scala a beneficio della popolazione, in particolare nella formazione degli uomini, nella educazione dei bambini. Essa ha bisogno di servitori e di proletari rassegnati, creduli e obbedienti agli ordini dei Ratzinger, dei Berlusconi, dei Fini, dei Marchionne o dei Prodi di turno. Non tollera uomini avanzati, fieri della loro dignità, creatori della propria storia.

Quello che nel nostro paese fa la Repubblica Pontificia, lo fanno altri regimi borghesi negli altri paesi imperialisti, con maggiore o minore ferocia a secondo della storia del paese e della forza della lotta delle classi oppresse. La sconfitta, sia pure temporanea ma non ancora recuperata, che il movimento comunista ha subito nella seconda parte del secolo scorso, aggrava gli effetti della seconda crisi generale del capitalismo. Milioni di uomini e donne sono vittime della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce anche nel nostro paese contro le masse popolari: disoccupazione, miseria, guerre, malattie, epidemie, “disastri naturali”. La deportazione in massa dei rom e degli altri immigrati e la persecuzione di cui sono vittime nei Centri di Internamento ed Espulsione sono una manifestazione emblematica del cancro con cui questi regimi corrodono l’umanità. Le condizioni ambientali peggiorano, lo stato generale di salute e di igiene degrada, aumenta il numero dei malati, in particolari il numero dei malati mentali: basta che ognuno guardi attorno a sé e che segua la cronaca.

Milioni di noi hanno sperimentato fin da bambini le infami condizioni in cui la Repubblica Pontificia costringe le masse popolari. Milioni di persone sono affette da malattie fisiche, morali e intellettuali risultato delle condizioni infami che la Repubblica Pontificia incarna, mantiene e con ogni mezzo cerca di far durare. L’aumento inarrestabile del consumo di farmaci, di trattamenti sanitari e di carcerati conferma che le condizioni di vita e il sistema di relazioni che la Repubblica Pontificia impone sono patogeni, costituiscono un focolaio di infezione.

È un’epidemia contro cui non esiste cura individuale che sia risolutiva. Fare la rivoluzione fino a instaurare il socialismo è la sola terapia universale ed efficace delle malattie e dei guasti prodotti dall’attuale sistema di relazioni sociali, la sola terapia che taglia alle radici la fonte del male. Le altre cure sono palliativi, pezze per tirare a campare o per nascondere il male.

Dedicando se stesso senza riserve alla lotta contro la Repubblica Pontificia nonostante la malattia che ne minava le forze, Marco Proietti ha compiuto lo sforzo più razionale e più concreto che un individuo può compiere per porre fine al verminaio e alla fonte dell’infezione che avvelena, deturpa e rovina la vita delle masse popolari del nostro paese.

 

È del tutto comprensibile che i sostenitori della Repubblica Pontificia si scaglino con livore contro questa semplice verità. È parimenti comprensibile che i vigliacchi e i deboli che non osano guardare in faccia la realtà e gettarsi nella lotta difficile ma adeguata a porre fine alla fonte dell’infezione che li affligge, vedano questa semplice verità come il fumo negli occhi, come qualcosa che capillarmente rinfaccia a ognuno di loro la sua vigliaccheria e la sua debolezza: sanno di danzare sulla tolda del Titanic mentre la nave affonda ma non hanno la forza o il coraggio di mettersi con quelli che costruiscono la via della salvezza.

I fautori del disfattismo attribuiscono alla lotta che conduciamo le debolezze che ognuno di noi comunisti si porta dietro dalla formazione che questa società gli ha dato. Anche ognuno di noi comunisti è stato, come tutti, formato e segnato dalle condizioni sociali in cui è nato e cresciuto. Noi comunisti non respingiamo nessuno che sinceramente vuole combattere per porre fine a questo regime, a questo sistema di relazioni sociali, instaurare un sistema di relazioni sociali all’altezza delle conoscenze più avanzate e dei sentimenti migliori che la specie umana oramai ha elaborato. Nelle nostre file c’è un posto per chiunque vuole sinceramente combattere a questo scopo. Ciò che distingue e caratterizza noi comunisti è che noi, nonostante le deformazioni che la Repubblica Pontificia ci ha impresso nel corpo e nello spirito, abbiamo già trovato la forza e il coraggio di ribellarci alla Repubblica Pontificia e abbiamo imboccato la strada della lotta che vi porrà fine per noi e per tutti, la strada che una massa crescente di uomini e donne imboccheranno, perché è l’unica via di salvezza per la specie umana confrontata con la seconda crisi generale del capitalismo e con la crisi ambientale, con una degenerazione inedita della società borghese.

Questa è la lezione salutare che le masse popolari devono tirare dalla malattia che ha messo fuori combattimento il compagno Marco.

Questa è la lezione che ogni persona ragionevole deve assimilare e diffondere.

Questa è la lezione che noi comunisti traiamo e insegniamo.

 

Preti e borghesi, pagherete caro, pagherete tutto!

 

Chi ha lottato per porre fine alla Repubblica Pontificia avrà un posto d’onore nel nostro futuro!

 

Raddoppiamo gli sforzi per porre fine alla Repubblica Pontificia e instaurare il socialismo!

 

Avanti con forza maggiore per costituire il Governo di Blocco Popolare, il solo governo capace di porre da subito rimedio almeno alle più gravi conseguenze della crisi generale del capitalismo e della crisi ambientale che il capitalismo ha prodotto!