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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 17/10 - 1° settembre 2010

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La situazione è difficile, ma gli operai hanno in mano la soluzione per risolverla!

I padroni non possono nulla contro la massa dei lavoratori!

 

I lavoratori uniti possono rimettere in moto il paese, assicurare a tutti le condizioni di una vita dignitosa, stabilire relazioni feconde con gli altri paesi che hanno gli stessi nostri problemi!

 

I comunisti devono avere il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono coalizzarsi e costituire un loro governo d’emergenza che ponga rimedio subito almeno agli effetti più gravi della crisi, il Governo di Blocco Popolare!

 

Il Governo di Blocco Popolare deve essere costituito dalle persone che già oggi godono della fiducia delle OO e delle OP e governare appoggiandosi alle OO e alle OP!

 

I capitalisti non possono tollerare neanche quanto ancora resta dei diritti che i lavoratori hanno conquistato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria!

Essi vogliono i lavoratori disponibili senza riserve ai loro ordini e disposti a battersi contro altri lavoratori! La loro linea è la mobilitazione reazionaria delle masse popolari!

Marchionne e Berlusconi sono i campioni esemplari dei capitalisti del nostro tempo! Papa Ratzinger è il loro direttore spirituale!

 

I gruppi più reazionari e più criminali della borghesia e del clero già oggi promuovono prove di fascismo per avviare la mobilitazione reazionaria.

I dirigenti sindacali e i capi delle OO e delle OP saranno travolti dalla mobilitazione reazionaria se non si decidono a mettersi alla testa del movimento per costituire il GBP!

 

 

Prima della stagione delle ferie nel nostro paese abbiamo compiuto un grande passo in avanti nella mobilitazione rivoluzionaria. Con la battaglia di Pomigliano e la lotta contro i licenziamenti FIAT gli operai hanno posto al centro della politica del paese la lotta per i posti di lavoro.

Marchionne e il suo campo hanno detto la loro: “Quando, come adesso, si tratta di costruire insieme il futuro che [noi padroni] vogliamo, non può esistere nessuna logica di contrapposizione interna [di voi lavoratori a noi padroni]. Questa è una sfida tra noi e il resto del mondo. Ed è una sfida che o si vince tutti insieme oppure tutti insieme si perde [o voi lavoratori la vincete per noi o voi perdete].” Questo dicono i padroni : i lavoratori devono obbedire, lavorare e combattere agli ordini dei padroni, contro gli altri lavoratori. In realtà non si tratta neanche di italiani contro il resto del mondo. Marchionne i suoi affari li fa in tutto il mondo, dove guadagna di più. Tutti i padroni delocalizzano. Quello che i padroni propongono, qui e in altri paesi di loro scelta, ai pochi lavoratori che i padroni scelgono e che accettano di stare agli ordini, è la guerra contro gli altri lavoratori. Non ce n’è per tutti: quelli che ci servono e stanno ai nostri ordini, mangeranno; per gli altri tanto peggio per loro. Questo dicono i padroni.

Noi comunisti diciamo: “Ce n’è per tutti! Oggi gli uomini possono produrre tutto quello che serve perché ogni uomo e ogni donna disponga di quanto necessario a una vita dignitosa e perché ognuno partecipi su basi di pari dignità alla vita e all’attività sociali. L’unico ostacolo è il sistema di relazioni sociali imposto e tutelato dai padroni, dalle Organizzazioni Criminali e dal Vaticano. Bisogna abolirlo. Bisogna che il paese sia governato da chi vuole far valere che ce n’è per tutti: dalle OO, dalle OP e da un governo formato da persone che godono della loro fiducia.”

Queste sono le vie. Sono solo queste due. Non esiste terza via. Chi va predicando o cercando una terza via, o è un illuso o è un imbroglione.

La nostra via è possibile, realistica e in linea con le concezioni e i sentimenti più avanzati che l’umanità ha elaborato. La via promossa da Marchionne e dagli altri padroni, condanna gran parte dell’umanità alla distruzione. La via dei padroni è la via della guerra e della distruzione. Ma comunque noi comunisti non ci lasceremo far su dai padroni e dai loro Marchionne. Una guerra i padroni sanno come incomincia, ma quando e come finirà, lo decideranno le forze che scenderanno in campo.

La questione immediata è che noi comunisti con gli operai e il resto delle masse popolari possiamo prevenire la mobilitazione reazionaria promossa da Marchionne e dal suo campo. Il corso delle cose conferma le nostre tesi a proposito della crisi economica, della crisi ambientale e della crisi politica.

La disgregazione della maggioranza governativa e parlamentare e l’inconsistenza dell’opposizione borghese ad essa, sono sempre più clamorosamente evidenti. La maggioranza parlamentare che dalle elezioni del 2008 eseguiva gli ordini della banda Berlusconi è esplosa. Il vertice della Repubblica Pontificia è in fermento. Oltre alle difficoltà oggettive delle crisi in corso a livello mondiale, ci sono fattori particolari interni alla Repubblica Pontificia che favoriscono il suo disfacimento. Il Vaticano da più di 30 anni ha al suo vertice un Papa non italiano e i dignitari della corte pontificia si sbranano tra loro con maggiore licenza e libertà. Il Presidente della Repubblica è paralizzato dai ricatti cui la banda Berlusconi ricorre senza ritegno: la partecipazione dei miglioristi del PCI (Napolitano era il loro capo) a Tangentopoli e le attività di Napolitano al Ministero degli Interni offrono alla banda Berlusconi spunti per ricatti senza fine. Per loro natura né il Vaticano, né le Organizzazioni Criminali, né la banda Berlusconi che è il loro nucleo dirigente hanno una propria linea di fronte alla crisi economica. I finanzieri e gli industriali cercano un governo che li faccia partecipare in misura più ampia alla speculazione e agli affari del sistema imperialista mondiale. I gruppi politici della Repubblica Pontificia si stanno riorganizzando e rimescolando, alla ricerca di una combinazione vincente.

Nel campo della sinistra borghese, extraparlamentare dopo le elezioni del 2008, è iniziato una specie di risveglio culturale, cresce il numero dei suoi esponenti che allarmati si pongono dei problemi su dove va il mondo, su dove farlo andare. La discriminante è tra

- da una parte gruppi e individui che si ostinano ancora a cercare una soluzione della crisi economica nell’ambito dell’economia capitalista con una qualche diversa politica economica e una soluzione della crisi politica in una qualche nuova combinazione delle forze politiche e degli esponenti politici della Repubblica Pontificia,

- dall’altra parte quelli che si azzardano a guardare oltre l’orizzonte della economia capitalista e della Repubblica Pontificia.

In effetti il problema che dobbiamo fronteggiare nel nostro paese va oltre i confini della Repubblica Pontificia. Tutto il mondo è in preda alla crisi generale del capitalismo, anche se le forme in cui si manifesta sono diverse e diversa è la gravità con cui i singoli paesi sono colpiti. Inoltre il sistema imperialista mondiale è oramai tale che chi ha più forza può manovrare per scaricare sugli altri gli effetti peggiori. Per questo ora qui ora là si hanno manifestazioni più acute o si grida alla fine della crisi. Il G8, il G20 e le varie congreghe dei caporioni dei paesi imperialisti si riuniscono e avallano misure di facciata, che lasciano il tempo che trovano.

Tra i personaggi che oggi godono in qualche misura della fiducia delle OO e delle OP, la questione del GBP fa la sua strada. Per ora la maggior parte di quelli che si pronunciano, si schermiscono e dicono che loro “non contano un cazzo”. E forse credono veramente di non contare un cazzo perché nella loro mentalità borghese contare vuol dire essere tenuti in conto dai padrini della Repubblica Pontificia. Ma man mano che il paese diventerà ingovernabile da governi emanazione della Repubblica Pontificia, diventerà palese che sono le masse popolari che fanno la storia e che chi gode dell’appoggio delle masse popolari ha la forza per governare. Mentre invece è impossibile governare un paese imperialista senza un certo livello di adesione delle masse popolari, cioè con la classe operaia all’opposizione. Quindi sono le masse popolari (e in particolare la classe operaia) che in definitiva decidono. Il trattamento che Marchionne, il governo Berlusconi e il PD riservano già oggi alla FIOM è il segnale ancora pallido della sorte che attende questi personaggi se non costituiscono il GBP: anche questo li convincerà che per loro non c’è altra via di sopravvivenza che diventare promotori e protagonisti del GBP. D’altra parte è evidente persino a Bonanni che il prestigio e la forza della FIOM presso gli operai crescono ogni volta che FIOM resiste a Marchionne.

In questa situazione, noi comunisti dobbiamo essere chiari, come lo possono essere solo persone che non hanno niente da nascondere e niente da perdere.

A chi onestamente cerca una prospettiva, dobbiamo spiegare che la gravità e l’universalità del male sono tali che stabili soluzioni particolari possono trovarsi solo nell’ambito di una soluzione universale, storica e di lungo respiro. Solo chi si mette a questo livello riesce a vedere le soluzioni particolari, pratiche e realistiche e i passi da compiere per l’immediato, la soluzione particolare e concreta.

L’umanità uscirà dalla crisi attuale in modo progressista solo instaurando il socialismo. La costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passo sulla via dell’instaurazione del socialismo. Il socialismo è un’impresa difficile ma possibile. Instaurare il socialismo è possibile. Solo l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti (e instaurarlo e mantenerlo in uno porterà inevitabilmente alla sua instaurazione anche negli altri) crea le condizioni necessarie perché l’umanità esca dalle difficoltà in cui è impantanata restando nell’ambito dei sistema di rapporti sociali capitalisti.

Queste tesi sembrano in contrasto con l’esperienza storica.

La borghesia, il clero e i loro portavoce, difensori e seguaci cercano di invalidarle, sia con dotte argomentazioni sia ridicolizzandole. Ma i fatti hanno la testa dura: i capitalisti non hanno una via d’uscita dalla crisi valida per tutta l’umanità.

I delusi e i depressi non osano credere che il socialismo è la soluzione e che è possibile instaurare il socialismo.

I fatti della seconda parte del secolo scorso non hanno forse smentito noi comunisti clamorosamente, dolorosamente e su scala planetaria?

Così sembrava. Nel 1989 Fukuyama si affrettò a proclamare che la storia era finita. Reagan e Woityla si compiacquero l’un l’altro del crollo dell’Unione Sovietica che pensavano fosse opera loro. Ma a circa 30 anni da quando (1976-1982) la Repubblica Popolare Cinese ha abbandonato il ruolo di centro promotore del movimento comunista e di sua base rossa mondiale e a nemmeno 20 anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’umanità è alle prese con gli stessi problemi a cui il movimento comunista aveva cercato di dare soluzione nella prima parte del secolo scorso. Il corso della storia mondiale conferma il marxismo: il capitalismo non ha futuro, è stato un sistema economico e politico di passaggio tra il vecchio mondo schiavista e feudale e il futuro comunismo. L’esperienza dei primi paesi socialisti, nonostante il loro fallimento, a chi alla luce dei problemi attuali la studia per come è stata, si rivela come la fonte preziosa di insegnamenti e l’indicazione di una prospettiva per il futuro, mentre nessuno sa indicare un’altra prospettiva in qualche misura ragionevole e credibile, benché molti invochino una prospettiva di futuro e tutti, per così dire, nel marasma attuale ne avvertano la necessità.

Ma come può essere ragionevole, realistica e credibile una soluzione che è fallita?

In realtà non è la prima volta che l’umanità nella sua storia imbocca una strada e fallisce nei primi tentativi, benché in definitiva poi risulti essere la strada giusta. Così successe ad esempio con la rivoluzione borghese contro le monarchie feudali e la Chiesa in Europa Occidentale. Circa 200 anni fa, nel 1815, la Santa Alleanza dichiarò il fallimento della rivoluzione borghese che nei cento anni successivi si estese a tutta l’Europa e da qui al resto del mondo.

È facile capire come il fallimento dei primi paesi socialisti e della prima ondata della rivoluzione proletaria si concilia con l’evidenza che il socialismo è l’unica via per cui l’umanità può uscire dal marasma attuale. Basta accettare le tesi più volte proclamate dai maggiori dirigenti e promotori del movimento comunista:

1. la trasformazione della società borghese in società comunista gli uomini la possono compiere solo con conoscenza di causa;

2. la concezione del mondo che li deve guidare per compiere con successo questa trasformazione non è una dottrina uscita bella e completa, come una ricetta pronta per l’uso, dal cervello di Marx o di qualche altro dirigente comunista. Al contrario, essa è una scienza sperimentale che i comunisti elaborano dall’esperienza, come ogni altra scienza.

Quante volte, in altri campi, gli scienziati hanno fallito perché non ne conoscevano ancora abbastanza per arrivare al successo che confermava la loro scienza e a cui in definitiva però sono arrivati?

Così è anche per il passaggio dalla società borghese al comunismo, l’impresa che l’umanità deve compiere perché, e questo è evidente a ogni persona onesta che ha studiato il problema, nell’ambito dei rapporti di produzione capitalisti, delle divisioni di classe che su di essi si basano, dei rapporti sociali che ne derivano e delle idee e dei sentimenti a questi connessi, l’umanità non può far fronte al marasma sociale, alla crisi ambientale, alla crisi intellettuale e morale in cui è deragliata, nonostante gli immensi progressi che essa ha compiuto in ogni campo e le conoscenze e le forze produttive di cui oggi è padrona: un insieme di problemi che, se non risolti, non solo impediscono ogni ulteriore progresso di civiltà, ma minacciano la sopravvivenza stessa della specie umana.

Ripercorriamo quindi la storia del movimento comunista. Se comprendiamo perché esso nel secolo scorso non ha raggiunto i suoi propositi di costruire una nuova umanità padrona finalmente della sua storia, sapremo anche che cosa dobbiamo fare.

Durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso, il movimento comunista non è riuscito a instaurare il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti. Perché?

Perché non aveva ancora una concezione giusta della strategia che bisogna seguire per fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Aspettava che la rivoluzione scoppiasse. Pensava che sarebbe stata una rivolta popolare del tipo di quelle con cui in Europa Occidentale si era fatta la rivoluzione borghese contro le monarchie feudali e la Chiesa Cattolica. Il partito comunista doveva illustrare alla massa dei lavoratori le potenzialità di benessere e di civiltà racchiuse nella società presente di contro alle sofferenze e alla miseria a cui la dominazione della borghesia e del clero condannava la massa della popolazione. Doveva raccogliere e formare nel suo seno gli esponenti più avanzati e più generosi delle masse popolari ed elaborare in forma di obiettivi politici le aspirazioni migliori delle masse popolari in ogni campo della vita sociale e guidarne le lotte rivendicative di miglioramenti immediati. Doveva spingere in ogni modo ognuna delle classi e dei gruppi delle masse popolari, a partire dagli operai, a formare organizzazioni aggregate attorno al partito. Dovunque la borghesia lo permetteva, doveva partecipare alla lotta politica borghese come partito di opposizione a tutti i partiti della classi dominanti.

Questo doveva fare il partito comunista e prima o poi la rivolta sarebbe scoppiata, accesa dall’una o dall’altra degli eccessi che le classi dominanti per la loro natura non potevano che commettere. Nel corso di una di queste rivolte il partito comunista avrebbe preso il potere come il partito più avanzato tra quelli che avevano promosso la rivolta, quello più rappresentativo degli interessi genuini della grande maggioranza della popolazione, interessi che forse non erano ancora del tutto chiari a questa grande maggioranza, ma che presto, nel corso della realizzazione pratica, avrebbero dovuto apparirle abbastanza chiari, con convincente evidenza.

Ma questa strategia non ha funzionato, si è rivelata fallimentare, non corrispondente alla natura delle relazioni tra le classi nelle società imperialiste.

L’esperienza ha dimostrato che l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti può essere solo il risultato di una lotta di classe di lunga durata, che il partito comunista dirige e che la classe operaia e il resto delle masse popolari conducono campagna dopo campagna, con battaglie e operazioni tattiche che rafforzano il Nuovo Potere che si viene costruendo attorno al partito comunista e mettono gradualmente con le spalle al muro il potere delle classi oggi dominanti, fino alla sua completa eliminazione. A questa lotta diamo il nome di guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Questa è la strategia della rivoluzione socialista, che bisogna condurre in ogni paese applicando le leggi generali e scoprendo e applicando paese per paese le sue leggi particolari.

In realtà, di fronte alle carneficine e alle distruzioni causate dalla prima crisi generale del capitalismo e dalle due guerre mondiali, il movimento comunista nella prima parte del secolo scorso costituì i primi paesi socialisti, dalla Unione Sovietica alla Repubblica Popolare Cinese, alle democrazie popolari dell’Europa Orientale, solo in paesi arretrati dal punto di vista del precedente sviluppo storico, cioè

1. della eliminazione dei rapporti di dipendenza personale (dal feudatario, dal prete, dal padrone di schiavi, dal protettore, dal capofamiglia) di ognuno dei lavoratori che costituivano la massa della popolazione: rapporti che avevano caratterizzato i regimi feudali e schiavisti,

2. della sostituzione di quei rapporti con la produzione mercantile capitalista e con la connessa formazione, a livello di massa, di individui ognuno libero da rapporti di dipendenza personale e dipendente solo dal sistema di relazioni sociali.

Senza l’instaurazione del socialismo nei più avanzati paesi imperialisti, lo sviluppo dei primi paesi socialisti diventava un’impresa storica complessa, dall’esito incerto. Marx aveva già scritto nel 1882 (Prefazione alla II traduzione russa del Manifesto del Partito comunista) che tutto quello che lui poteva dire quanto alla possibilità che la Russia, allora già in pieno fermento rivoluzionario, evitasse di passare attraverso la tormenta dello sviluppo borghese, era che evitare questo passaggio era probabilmente possibile se la rivoluzione antifeudale in Russia avesse scatenato la rivoluzione socialista nell’Europa Occidentale. Così non è avvenuto perché il movimento comunista dei paesi imperialisti restò fermo a una concezione troppo arretrata della rivoluzione socialista per approfittare della spinta propulsiva data al progresso dell’umanità dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917, dalla costituzione dell’Unione Sovietica, dallo sviluppo vittorioso della rivoluzione di nuova democrazia in Cina fino alla costituzione delle RPC (1949), dalla vittoria contro il nazifascismo e dall’eliminazione del vecchio sistema di oppressione coloniale nei paesi dominati dalle potenze imperialiste.

A causa di quella sua concezione arretrata, il movimento comunista non riuscì a superare la difesa accanita e senza risparmio di mezzi che, con rinnovata ferocia barbarica e con un inedito cinismo che faceva ricorso agli strumenti più avanzati della conoscenza e a quanto sopravviveva delle vecchie classi e sistemi reazionari, in primo luogo alla Chiesa cattolica, la borghesia imperialista oppose al progresso dell’umanità, ricorrendo all’instaurazione di regimi di controrivoluzione preventiva nei paesi imperialisti più forti, di regimi fascisti negli altri paesi imperialisti, ad ogni forma di aggressione, di sovversione e di sabotaggio contro i primi paesi socialisti e contro il movimento rivoluzionario nelle colonie e nelle semicolonie.

Il movimento comunista che aveva promosso la costituzione dei primi paesi socialisti, non aveva ancora coscienza abbastanza chiara che questi dovevano non solo assolvere al ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, ma dovevano anche trattare con successo il superamento delle grandi contraddizioni generate dalle sette grandi differenze sociali che essi ereditavano dal vecchio mondo:

1. la contraddizione tra dirigenti e diretti,

2. la contraddizione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale,

3. la contraddizione tra lavoro d’organizzazione e lavoro esecutivo,

4. la contraddizione tra città e campagna,

5. la contraddizione tra uomini e donne,

6. la contraddizione tra adulti e giovani,

7. la contraddizione tra paesi, regioni e settori avanzati e paesi, regioni e settori arretrati.

A questo si aggiunge che allora l’umanità non aveva ancora elaborato la coscienza della crisi ambientale in cui il capitalismo stava affondando l’umanità intera.

La parte meno avanzata del movimento comunista, la sua ala destra, quella più soggetta all’influenza della borghesia, del clero e delle altre vecchie classi dominanti, tendeva a dare soluzioni borghesi, quindi storicamente superate ma note, ai problemi di cui lo sviluppo dei primi paesi socialisti chiedeva la soluzione e a reintegrare i primi paesi socialisti nel sistema imperialista mondiale sopravvissuto alla prima crisi generale del capitalismo e alla situazione rivoluzionaria di lungo periodo che essa aveva generato.

Questa ala destra prevalse perché l’ala sinistra del movimento comunista, nonostante lo spirito di rivolta che la animava, né nei paesi socialisti né negli altri paesi seppe elaborare una concezione del mondo abbastanza avanzata da inventare soluzioni progressiste ai problemi di sviluppo dei primi paesi socialisti e da trovare la strada per instaurare il socialismo nei paesi imperialisti e negli altri paesi.

Da qui il revisionismo moderno, la lenta e tormentoso decadenza dei primi paesi socialisti fino al crollo di alcuni e al cambiamento di colore di altri.

Ora il movimento comunista ha di fronte il compito di mobilitare e organizzare la classe operaia perché guidi l’umanità a instaurare il socialismo in tutto il mondo e dare quindi soluzione ai problemi che impediscono all’umanità di uscire dal marasma sociale e dalla crisi ambientale in cui la borghesia imperialista, il clero e i residui della altre vecchie classi dominanti l’hanno fatta deragliare. Questo è un compito difficile, ma del tutto possibile, in linea con le grandi trasformazioni e i grandi progressi, da uno stato simile a quello di altre specie animali allo stato attuale, che la specie umana ha compiuto nel corso della sua storia plurimillenaria e con l’accelerazione che la produzione mercantile capitalista ha impresso allo sviluppo delle sue conoscenze e delle sue forze produttive e alla trasformazione intellettuale e sentimentale dell’umanità stessa. Il movimento comunista è oggi pienamente cosciente dei suoi limiti che hanno impedito che la prima ondata della rivoluzione proletaria si estendesse vittoriosamente a tutto il mondo, la facesse finita definitivamente con il capitalismo e, chiudendo la fase ancora barbarica della storia umana, facesse passare l’umanità intera dal regno della necessità al regno della libertà. Esso ha tirato le lezioni necessarie dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ed è preparato per la seconda ondata che monta in tutto il mondo, sotto la spinta della seconda crisi generale del capitalismo e della crisi ambientale.

Sono gli uomini che fanno la loro storia. Domani non succederà niente di misterioso. Il domani sarà il risultato di quello che gli uomini fanno oggi. Finora, fino all’instaurazione della società borghese, gli uomini hanno fatto la loro storia senza conoscere il risultato che stavano producendo. Pensando di fare altro. Solo i ricchi e gli sfruttatori avevano un pensiero autonomo dagli assilli della sopravvivenza quotidiana. Ma i limiti della loro azione storica stavano nella loro natura di sfruttatori e nei limiti pratici a cui tutta l’umanità ancora soggiaceva.

Invece la trasformazione della società capitalista in società comunista per sua natura gli uomini la possono compiere solo con un certo grado di consapevolezza. Perché essa è il passaggio

- dal regno della necessità, dalla specie umana che è costretta a dedicare gran parte delle sue energie e risorse alla sopravvivenza, con le attività propriamente umane riservate a una minoranza sfruttatrice e la massa dell’umanità condannata a produrre le condizioni per la sopravvivenza di tutti,

- al regno della libertà, della specie umana che oramai dispone in abbondanza e con sicurezza delle condizioni della sopravvivenza per tutti e può quindi decidere liberamente dell’impiego delle sue risorse ed energie, dedicarle in massa alle attività specificamente umane: realizzare in massa l’esortazione di Dante: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”.

Quindi in questa epoca gli uomini fanno la loro storia solo se conoscono i materiali che hanno a disposizione per farla e le leggi che devono applicare nell’usarli, le leggi della trasformazione della società umana e le impiegano con crescente maestria. Ma oggi gli uomini, per le condizioni sociali in cui sono posti, non sono in massa in grado di conoscere tutto ciò. Questo è il compito specifico di noi comunisti. Noi dobbiamo conoscere la situazione e le leggi della trasformazione della società capitalista in società comunista. Il marxismo-leninismo-maoismo ci offre le basi per questa conoscenza. Il Manifesto Programma del (n)PCI espone succintamente il m-l-m, in termini generali per quanto riguarda il movimento comunista internazionale e in termini più particolari per quello che riguarda il movimento comunista del nostro paese.

La gestione cosciente, collettiva e pianificata dell’attività economica e di tutto il resto delle attività umane, coerente con le conoscenze più avanzate e i sentimenti più progrediti che la specie umana ha già sviluppato e con il loro ulteriore sviluppo; la gestione cosciente, democratica e organizzata del complesso dei rapporti sociali fatta ad ogni livello dalle masse popolari organizzate e in particolare dagli operai organizzati, con l’accesso in massa degli uomini alle attività specificamente umane finora riservate alle classi sfruttatrici: ecco le due pratiche sociali che apriranno alla specie umana la via di progressi, di attività e di relazioni oggi ancora inconcepibili. Questo sarà il comunismo.

Il socialismo è quindi una via possibile da instaurare e da gestire e adeguata a risolvere i compiti che la specie umana si trova oggi di fronte.

Al contrario l’umanità non può trovare nell’ambito del capitalismo e del suo sistema di rapporti sociali, soluzione ai suoi attuali problemi:

alla crisi economica che impedisce che l’intera umanità disponga dei beni e dei servizi necessari per una vita dignitosa benché sia capace di produrne in misura adeguata;

alla crisi dei suoi rapporti sociali nei singoli paesi e internazionali;

alla crisi intellettuale e morale che oggi attanaglia l’intera umanità: paralizza centinaia di milioni di uomini e di donne e getta nella disperazione le nuove generazioni, in particolare proprio nei paesi imperialisti;

alla crisi ambientale.

Infatti la ricchezza dell’umanità si presenta in gran parte come capitale accumulato nelle mani della borghesia imperialista ed esso è già ora diventato troppo grande perché la borghesia lo possa valorizzare. D’altra parte per sua natura la borghesia permette ai lavoratori di produrre e di disporre di quanto necessario alla vita, solo se così facendo valorizzano il suo capitale. Da questa contraddizione provengono la crisi, la speculazione, la concorrenza e la guerra di tutti contro tutti. La miseria e l’emarginazione di una parte crescente dell’umanità si contrappongono allo spreco senza limiti e al parassitismo di una minoranza. Berlusconi è l’espressione più riuscita, caricaturale se non fosse tragica, di questa minoranza. La scienza e la cultura sono monopolio della minoranza che le usa per incrementare l’ignoranza, la superstizione e i pregiudizi nella maggioranza, intossicarne la coscienza e dividerla in parti contrapposte, come se non ci fosse abbastanza perché tutti vivano dignitosamente e ognuno partecipi su basi di pari dignità alla vita e all’attività sociali. Lo sviluppo della specie umana come è concepito dalla borghesia e come è possibile nell’ambito del suo sistema di rapporti sociali, cioè come estensione illimitata dei suoi consumi abitudinari e dei comportamenti individuali e sociali propri della fase barbarica della sua storia, è diventato incompatibile con ogni forma di aggregazione e convivenza sociale e con un rapporto duraturo con il resto dell’ambiente del pianeta Terra. La disgregazione sociale, la precarietà degli individui e i disastri naturali provocati dall’attività umana, sono diventati una pandemia che distrugge la specie umana. La specie umana può sopravvivere e riprendere la sua strada di progresso solo instaurando un sistema più progredito di rapporti sociali e intervenendo risolutamente a conservare, proteggere e migliorare il pianeta Terra con un’azione collettiva, pianificata e adeguata alle conoscenze e alle risorse di cui dispone.

Instaurare il socialismo è possibile e necessario. Il nuovo Partito comunista chiama i suoi membri e simpatizzanti e tutti i comunisti a mobilitarsi e unire le forze con rinnovata generosità e fiducia; a reclutare gli operai avanzati perché costituiscano ovunque e a ogni livello, nelle aziende, nei quartieri e nei paesi Organizzazioni Operaie e i più generosi formino Comitati di Partito; a moltiplicare in ogni campo, nella lotta rivendicativa e nella soluzione diretta dei compiti di produzione, distribuzione e organizzazione dei servizi e della vita sociale, un vasto numero di Organizzazioni Popolari che coinvolgano tutte le classi delle masse popolari, di ogni genere ed età, di ogni nazionalità, lingua e provenienza fino a coprire capillarmente tutto il paese e ogni campo della vita.

Su questa base è del tutto possibile rendere ingovernabile il paese da ogni governo emanazione della Repubblica Pontificia e convogliare le contraddizioni in seno alle masse popolari verso la costituzione di un governo d’emergenza che poggi sul contributo e sull’iniziativa delle OO e delle OP e sia formato da persone che già oggi godono della loro fiducia. Un simile governo, che chiamiamo Governo di Blocco Popolare, è in grado di dare rapidamente soluzione almeno alle più gravi manifestazioni della crisi economica, della crisi ambientale e della crisi politica attuando momento per momento e caso per caso provvedimenti particolari e concreti conformi alle seguenti sei misure generali:

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Un simile governo godrà di una forza e di una capacità di intervento enormi. Perché esso sarà sostenuto da decine di migliaia di OO e di OP presenti capillarmente in ogni angolo del paese che interverranno ovunque e ad ogni livello a

- indicare caso per caso al GBP i provvedimenti particolari e concreti che deve adottare per realizzare nel caso concreto le sei misure generali,

- far attuare i provvedimenti che il GBP adotta e attuarli direttamente quando i funzionari pubblici recalcitrano ad attuarli,

- stroncare le manovre a cui certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei loro accoliti, complici e alleati ricorreranno per boicottare e sabotare l’azione del GBP.

In questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

Le classi ora dominanti non potranno che accettare la costituzione del GBP. Si rassegneranno in attesa di creare le condizioni per riprendere in mano la situazione. Ma in realtà nelle OO e nelle OP le masse popolari impareranno a governarsi. Questo è oggi nel nostro paese la strada per marciare verso l’instaurazione del socialismo, prevenendo la borghesia e il clero dal ricorrere alla guerra civile e mettendoci in condizioni di vincere se osassero ricorrervi. Quanto più sarà sicuro ed evidente che le masse popolari ne uscirebbero vincenti, quanto meglio combattiamo da subito le “prove di fascismo” che già oggi la parte più reazionaria e più criminale della borghesia e del clero promuovono, tanto maggiori sono le probabilità di prevenire e impedire alla borghesia e al clero di ricorrervi.

Bisogna organizzarsi, non accettare le limitazioni che la borghesia, il clero e le loro autorità impongono. Già oggi c’è tutto quello che occorre perché tutti vivano una vita dignitosa: cibo, case, vestiario, mezzi di trasporto, energia, elettrodomestici e attrezzi: ogni cosa. Bisogna nella maniera più organizzata di cui si è capaci e tutelando con rigore i legittimi interessi dei lavoratori proprietari, prendere ai ricchi e al clero tutto quello che hanno accumulato nelle loro mani e che occorre alle masse popolari. Nonostante i divieti dei ricchi, del clero e delle loro autorità, bisogna fare direttamente quanto necessario perché ogni uomo e ogni donna abbiano una vita dignitosa. Oltre a far fronte a bisogni immediati, anche per questa via renderemo il paese ingovernabile dai governi emanazione della Repubblica Pontificia.

Ce n’è per tutti, perché ogni uomo e donna disponga di quanto necessario a una vita dignitosa e possa partecipare su basi di pari dignità alla vita e all’attività sociali: questo è il criterio che dobbiamo far valere in ogni campo.

È possibile: basta moltiplicare le OO e le OP, rafforzarne l’attività e la coesione con una vasta democrazia e orientarle a coordinarsi per costituire il GBP.

Il punto morto a cui l’umanità sembra arrivata è effettivamente un punto morto, ma della società borghese.

Il governo della più grande potenza imperialista mondiale, gli USA, non sa e non può fare altro che agitare armi nucleari e di svariati altri tipi e minacciare fulmini e saette, distruzione universale e immediata a chi non obbedisce. Ma non sa indicare alle donne e agli uomini una strada per porre fine alla crisi economica e alla crisi ambientale, per assicurare a tutti i membri della specie umana e a ognuno le condizioni di una vita dignitosa, al riparo dai disastri sociali e dai disastri naturali. La realtà frana sotto i piedi della borghesia imperialista USA nel suo stesso paese. Il malcontento cresce da una parte all’altra degli USA. La rinascita del comunismo nel nostro paese e nel resto del mondo, aiuterà il movimento comunista USA a prendere la direzione delle masse popolari americane e a instaurare il socialismo nel paese le cui autorità oggi fanno gravare sull’umanità la peggiore minaccia.

 

Il nuovo Partito comunista italiano

chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

È impossibile far marciare le aziende contro l’opposizione degli operai.

È impossibile governare l’Italia contro le masse popolari, contro la classe operaia.

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello!