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Nuovo - Partito comunista italiano

Comunicato CC 23/2023
20 ottobre 2023

Saluto alla Conferenza Internazionale - Per una pace vera, per una pace giusta: ai promotori e partecipanti

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Comunicato CC 24/2023 - 31 ottobre 2023

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4 Novembre, Giorno dell’Unità nazionale: anche tra le fila delle Forze Armate bisogna organizzarsi e lottare contro la sottomissione del nostro paese ai gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei!
Fermare i promotori della Terza guerra mondiale!


Il 4 Novembre, Giorno dell'Unità nazionale (indicato non ufficialmente anche come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate) è una delle più importanti giornate celebrative che i vertici della Repubblica Pontificia utilizzano per promuovere iniziative in tutta Italia, con il fine di nascondere l’azione antipopolare condotta dai loro governi e la sottomissione del nostro paese ai gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei. Il Giorno dell’Unità nazionale fu istituito per “commemorare” la fine della Prima guerra mondiale con l'entrata in vigore dell'armistizio firmato il 3 novembre 1918. L’armistizio sancì la resa dell'Impero austro-ungarico al Regno d’Italia e permise all'Italia l'annessione di Trentino Alto Adige e Venezia Giulia, fu firmato con la morte di oltre 650.000 soldati italiani e circa 2 milioni di feriti e mutilati su quasi 6 milioni di soldati chiamati alle armi, la morte di un numero imprecisato di civili a causa dello sviluppo di carestie e epidemie (influenza spagnola) causate dalla guerra, a cui si aggiungono i 350.000 processi e le 150.000 condanne (di cui oltre 4.000 a morte) contro i soldati italiani che si ribellarono agli ordini di dirigenti criminali e guerrafondai.

In nome della strage della Prima guerra mondiale, i vertici della Repubblica Pontificia e il governo Meloni, con il Ministro della Difesa Guido Crosetto, vogliono continuare nel sostegno alla guerra per interposta persona che i gruppi imperialisti USA conducono contro la Federazione Russa in Ucraina fino all’ultimo ucraino, sostenuta col sacrificio dei lavoratori italiani di ogni settore. A ciò si aggiunge il sostegno allo Stato sionista d’Israele, braccio armato degli USA in Medio Oriente, che con il massacro del popolo palestinese e le sue continue provocazioni a Iran, Siria, Egitto, Libano accelera l’allargamento della guerra a un livello mondiale.


La Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei con la propria opera sprofonda l’umanità nella Terza guerra mondiale. La seconda crisi generale del sistema capitalista e il connesso stravolgimento delle relazioni internazionali che la CI non riesce più a controllare, spinge gli imperialisti USA, che sono a capo della CI, a continue e crescenti iniziative militari (tramite NATO, governi fantoccio, ecc.) contro i paesi che rifiutano di sottostare al suo dominio nel mondo (in particolare Federazione Russa, Repubblica Popolare Cinese, ecc.). I vertici della Repubblica Pontificia e il governo Meloni intendono seguire questo andazzo continuando a sottostare al protettorato USA sul nostro paese e a sostenere le sue operazioni criminali.

Con le parate e le cerimonie istituzionali del prossimo 4 Novembre, i vertici della Repubblica Pontificia e il governo Meloni intendono coprire con la retorica dell’unità nazionale le misure lacrime e sangue che cercano di imporre ai lavoratori italiani in nome del “sacrificio necessario” richiesto dalla NATO e i suoi complici: smantellamento del Reddito di Cittadinanza, carovita, diminuzione del cuneo fiscale per i padroni e le multinazionali (che intendono scaricare sulle masse popolari), taglio dei servizi e prosecuzione dello smantellamento della sanità pubblica a favore di quella privata, ecc. Per intimorire i lavoratori e le masse popolari, insofferenti per le condizioni di vita e di lavoro sempre più dure, attaccano anche le libertà democratiche che sono garantite dalla Costituzione italiana (già pesantemente lese dal regime DC e dai successivi governi delle Larghe Intese), aumentando la repressione contro gli organismi popolari e operai che lottano per i propri diritti. Questo avviene in particolare contro i lavoratori della Pubblica Amministrazione: un passo in questo senso è il decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n. 81 del 2023 in merito ai comportamenti dei dipendenti pubblici, compresi i militari. Il DPR aggrava le pene contro chi si ribella e denuncia le malefatte dei vertici istituzionali e del governo, le storture nel proprio posto di lavoro, nel caso dei militari gli ordini meschini a cui sono chiamati ad obbedire, per poi essere gettati via come spazzatura come coloro che si sono ammalati di tumore lavorando in poligoni e teatri di guerra contaminati dall’uranio impoverito della NATO, obbligati dal giuramento sulla Costituzione, definiti “non più idonei al servizio”.

Altro che giuramento sulla Costituzione: i militari vengono chiamati al giuramento di fedeltà e silenzio sulle porcate che la Repubblica Pontificia ordina loro di fare!


Organizzarsi segretamente per evitare la repressione e la persecuzione da parte dei vertici militari!

I membri delle Forze Armate italiane sono tenuti al rispetto di un codice di disciplina e silenzio ampiamente restrittivo e che garantisce, al contrario, ampia possibilità di arbitrio ai vertici militari nel reprimere il dissenso interno, discriminare, fare favori a lacchè e raccomandati. È un codice principalmente repressivo che serve ad evitare il più possibile che la truppa alzi la testa di fronte alle decisioni e ai comandi dei propri superiori, per meschini e indegni che siano. I vertici della Repubblica Pontificia tentano in questo modo di tenere a bada il corpo militare, cercano di impedire che si ribelli alla prostituzione del nostro paese agli interessi del complesso militare-industriale-finanziario statunitense. I militari italiani stanchi dei soprusi nelle caserme e di sottostare agli ordini di una classe politica putrida, agli ordini di vertici militari corrotti e sottomessi agli interessi dei gruppi imperialisti USA, i militari democratici e sinceramente fedeli ai principi della Costituzione del 1948 firmata col sangue di decine di migliaia di Partigiani, tra cui molti soldati del Regio Esercito e dei Carabinieri che disertarono (8 settembre 1943) per entrare nelle fila dei reggimenti partigiani, devono iniziare ad organizzarsi. I neonati sindacati militari (dal 2019 ad oggi) sono uno strumento importante per iniziare a farlo, per fare pressione sulle istituzioni, anche se alcuni di loro o sono legati a doppio filo alla casta di ufficiali oppure hanno una concezione arretrata della lotta sindacale, soffermandosi a fare richieste e appelli senza sviluppare l’iniziativa e la mobilitazione.


Per non essere carne da macello per i padroni o strumento di repressione e controllo ai danni della popolazione italiana, per iniziare ad attivarsi, eludere la sorveglianza dei propri superiori ed evitare di essere colpiti dalla repressione, i militari devono cominciare ad organizzarsi segretamente nelle caserme. Questo significa

- individuare uno o più colleghi insofferenti per la situazione lavorativa e per il corso generale delle cose, di cui ci si può fidare, con cui cominciare a discutere e ragionare sulla situazione: le caserme sono piene di lavoratori militari stufi di eseguire ordini nel migliore dei casi inutili, di servire le pretese di ufficiali che non hanno a cuore l’interesse delle masse popolari ma utilizzano il proprio ruolo per acquisire prestigio, denaro, potere e alimentare le proprie clientele.

Tra molti militari è diffuso lo schifo verso le “missioni umanitarie” dei vertici della Repubblica Pontificia, perché sanno che nel grosso dei casi servono solo a perpetrare l’occupazione militare di altri paesi e a obbedire ciecamente agli ordini del Pentagono, anche a scapito dei lavoratori militari italiani. La maggior parte dei militari lavora per uno stipendio, per la propria famiglia, per sopravvivere alle condizioni sempre più precarie di vita e di lavoro in cui viene costretta larga parte della popolazione italiana ed è insoddisfatta per come vanno le cose. I suicidi in aumento tra i militari e in particolare tra i Carabinieri, sono sintomo che le condizioni di vita e di lavoro peggiorano nonostante le autorità cerchino di camuffare queste morti come dovute a problemi psicologici o familiari;

- riunirsi lontano dagli occhi di spioni e superiori per iniziare a organizzare attività e iniziative da intraprendere, a cominciare dal proprio posto di lavoro: inviare segnalazioni anonime a giornali e organismi che possono fare pubblica denuncia delle porcherie che avvengono nelle caserme è un modo semplice per iniziare;

- elaborare e far circolare, con le dovute accortezze, volantini di protesta e denuncia all’interno delle caserme: dalla pandemia da Covid-19 a oggi, con la quale sono stati perseguitati migliaia di militari non intenzionati a vaccinarsi, le condizioni di vita e di lavoro nelle caserme non sono migliorate, tutt’altro. Mentre si trovano soldi per sostenere la produzione di sistemi d’arma e i “pacchetti” militari per il regime fantoccio di Zelensky, i lavoratori militari sono costretti a sempre peggiori condizioni: costretti a straordinari con ore a recupero (cosa che non vale per i generali, lautamente pagati), con il contratto collettivo scaduto da due anni, alloggi sovraffollati, divise logore e inadeguate, ecc. Quanto più si svilupperanno iniziative anonime di denuncia e protesta promosse da gruppi di lavoratori militari, tanto maggiore sarà la pressione sui sindacati militari per farli passare dalla denuncia scritta alla mobilitazione di piazza e allo sciopero. È possibile fare pressione sui propri sindacati militari, a partire da quelli meno conniventi con la casta dei generali agli ordini di Giuseppe Cavo Dragone (Capo di Stato Maggiore della Difesa) e Guido Crosetto, affinché si schierino contro l’invio e il trasporto di armi in Ucraina che passa dalle caserme italiane; affinché si schierino contro la complicità del nostro paese e dei vertici delle Forze Armate italiane con lo sterminio del popolo palestinese e il sostegno politico, economico e militare allo Stato sionista d’Israele; affinché si schierino contro le iniziative criminali del governo Meloni che alimentano la guerra a livello internazionale e l’uso delle Forze Armate italiane per mettere a punto queste iniziative. Il governo Meloni viola apertamente l’art. 11 della Costituzione del 1948 su cui tutti i militari e membri di governo hanno dovuto giurare;

- denunciare, in via anonima, i traffici e le porcherie che i propri comandanti e il Ministero della Difesa indicano loro di fare ai danni della popolazione italiana e a sostegno delle operazioni di guerra su ordine degli USA; denunciare i traffici e le connivenze delle industrie di armamenti, che fanno affari sulla pelle dei militari italiani e quella di altri popoli: seguire l’esempio del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova e sostenere le iniziative di boicottaggio dell’invio di armi ai paesi in guerra, facendo ad esempio trapelare informazioni su dove, come e quando avvengono le operazioni di stoccaggio e trasporto e farle avere a chi può attivarsi concretamente, per mettersi di traverso a queste operazioni.


Tanti sono i modi per iniziare ad attivarsi anche nelle caserme: i militari insofferenti e volenterosi di lottare contro il corso catastrofico delle cose e contro il governo Meloni prostituito alla NATO, per la costituzione di un governo che rispetti e applichi i principi democratici della Costituzione del 1948 (quello che noi definiamo Governo di Blocco Popolare), possono e devono organizzarsi fin da subito!

Un ruolo importante possono svolgerlo i familiari dei lavoratori militari: questi appartengono per lo più a famiglie delle masse popolari. Un militare non è solo un militare, è nella maggior parte dei casi anche figlio di proletari o di lavoratori autonomi e comunque ha relazioni familiari e personali con altri appartenenti alle masse popolari. Questa parte della popolazione, questa massa di milioni di individui oggi paga a diversi livelli il prezzo della crisi del sistema capitalista.

I familiari dei militari possono spingere i propri cari a organizzarsi e ribellarsi.


Ai più volenterosi tra i militari, ai più decisi, indichiamo di arruolarsi nel (nuovo)Partito comunista italiano e costituire Comitati di Partito clandestini nel proprio reparto o caserma, mettendosi in contatto in maniera protetta col centro del Partito. Coscienti della repressione che la classe dominante attua in mille modi contro i lavoratori di questo paese, contro i comunisti e contro chiunque ha intenzione di (e si organizza per) cambiare realmente le cose, il (nuovo)Partito comunista italiano è clandestino: si è dato la forma organizzativa necessaria a far fronte alla violenza della borghesia e del clero, a prevenire le infiltrazioni dei nemici del movimento comunista, a prevenire la repressione. La clandestinità garantisce anche maggiore possibilità per i comunisti di infiltrare le organizzazioni e istituzioni della borghesia, di avere agibilità di manovra e di azione, di essere il retroterra sicuro di tutte quelle organizzazioni pubbliche che operano per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.

Diventate membri di un esercito nuovo, che combatte per farla finita con la crisi del capitalismo e instaurare un nuovo sistema di relazioni sociali, uno Stato realmente sovrano di un paese finalmente libero da basi militari NATO e di altri paesi e da agenzie spionistiche straniere, per andare verso il socialismo!


No alla collaborazione delle Forza Armate italiane con i vertici della Repubblica Pontificia!
All’unità nazionale opporre l’unità dei lavoratori, degli sfruttati, degli oppressi, contro padroni, vertici militari corrotti e infami e una classe politica sottomessa agli interessi della NATO!
Rendere le caserme luogo di organizzazione e lotta per imporre il Governo di Blocco Popolare!