Comunicato della Commissione Provvisoria

Gli attentati di martedì 11 settembre a New York e a Washington

Comunicato del 30 settembre 2001
domenica 30 settembre 2001.
 

Commissione Preparatoria

del congresso di fondazione del

(nuovo)Partito comunista italiano

e.mail:

page web: www.lavoce.freehomepage.com


Partecipare all’attuazione del piano in due punti per costituire il partito comunista proposto dalla CP:

1. elaborare il Manifesto Programma del partito a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria Nazionale dei CARC nel 1998;

2. costituire Comitati di Partito clandestini provvisori che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma e lo Statuto del partito ed eleggerà il Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i Comitati di Partito.

30 settembre 2001

Anniversario della proclamazione della RPC da parte di Mao Tse-tung, presidente del PCC

Comunicato

Proletari e popoli oppressi di tutto il mondo, uniamoci

per lottare contro la guerra imperialista

per lottare contro i gruppi imperialisti americani

per lottare ciascuno contro i gruppi imperialisti del proprio paese

per la rinascita del movimento comunista

Gli avvenimenti che hanno seguito gli attentati di martedì 11 settembre a New York e a Washington mostrano il caos economico e morale e lo stato di guerra in cui ci trascinano gli interessi dei gruppi imperialisti e l‘ordine che essi impongono al mondo e confermano che la rinascita del movimento comunista è l’unica via di progresso per le classi sfruttate e per i popoli oppressi.

Gli attentati di New York e Washington sono diversi dalle distruzioni e dalle stragi che l’ordine mondiale dell’imperialismo ha prodotto e produce in ogni angolo del mondo: dall’Indonesia al Nicaragua, dal Ruanda all’Argentina. Essi hanno causato morte e distruzione come gli altri. Ma essi hanno un’importanza politica particolare perché hanno mostrato che è possibile violare il rifugio che gli imperialisti di tutto il mondo e i loro agenti credevano di avere sul suolo americano, che è possibile aggirare il ricatto nucleare, chimico e batteriologico che i gruppi imperialisti americani fanno pesare su tutto il mondo, che è possibile affrontare con successo le varie tecniche di guerra controrivoluzionaria che gli imperialisti hanno messo a punto, che è possibile portare la guerra nel covo stesso degli imperialisti americani, che la guerra a cui l’imperialismo sta portando si combatterà anche sul suolo americano, che le masse popolari americane diventeranno inevitabilmente protagoniste della prossima ondata della rivoluzione proletaria. In breve, hanno mostrato che è possibile trasformare la guerra che gli imperialisti conducono per opprimere e sfruttare, in una guerra delle classi sfruttate e dei popoli oppressi per eliminare l’imperialismo.

Nell’immediato, questi attentati hanno quindi menomato gravemente il prestigio dei gruppi imperialisti americani sia agli occhi degli altri gruppi imperialisti sia agli occhi delle classi sfruttate e dei popoli oppressi di tutto il mondo. Nello stesso tempo hanno offerto ai gruppi imperialisti alcune opportunità per mobilitare sotto la loro direzione una parte delle masse popolari, per porle di fronte al falso dilemma o affidare agli imperialisti un potere più brutale, più arbitrario e più opaco o essere esposte agli attacchi terroristici, per imporre con più forza i loro interessi. Persino Berlusconi giustifica la sua Finanziaria con l’economia di guerra! Persino il miscredente Berlusconi invoca la civiltà cristiana!

Subito dopo gli attentati, i gruppi imperialisti americani sono passati all’offensiva per ristabilire il loro prestigio ferito, fanno leva sull’emozione delle masse popolari americane questa volta colpite anch’esse sanguinosamente per creare quella mobilitazione a favore della guerra imperialista senza la quale è impossibile allo Stato di un paese moderno condurre con speranza di successo una guerra su grande scala, hanno intimato a tutti i gruppi imperialisti, a tutti gli Stati e a tutti i gruppi dirigenti di credere loro sulla parola e di collaborare a colpire i bersagli che essi indicheranno. Essi reagiscono rabbiosamente e si mostrano disposti a scatenare ritorsioni e rappresaglie di ogni genere pur di eliminare o mettere in riga i gruppi e gli Stati che in qualche modo organizzano, si fanno portavoce o anche solo non reprimono con sufficiente energia l’ostilità delle classi sfruttate e dei popoli oppressi contro l’ordine di cui gli imperialisti americani sono il gendarme mondiale che manovra il pugno militare grazie al quale la mano invisibile del mercato soffoca miliardi di uomini e di donne. Il delitto sicuramente commesso da Bin Laden è di essersi ribellato agli imperialisti USA che per anni aveva servito, di usare le ricchezze che l’ordine imperialista gli attribuisce non per speculare ma per animare la ribellione contro i gruppi imperialisti americani. Non sono l’ideologia arretrata con cui ammanta la sua attività e le credenze su cui fa leva che suscitano l’ostilità dei gruppi imperialisti americani, ma la sua opposizione agli interessi dell’imperialismo americano. Non sono i suoi difetti ma il suo pregio che lo fanno additare dagli imperialisti americani come il pericolo pubblico numero uno.

Gli attentati di New York e di Washington aprono nuove prospettive di lotta alle forze rivoluzionarie di tutto il mondo perché portano sul territorio americano la guerra scatenata dagli imperialisti americani nel mondo e, chiunque ne sia l’autore, mostrano il ruolo centrale che le masse popolari americane avranno nello scontro. Nello stesso tempo, chiunque ne siano gli autori, danno ai gruppi imperialisti americani la possibilità di dispiegare su scala più grande la loro natura reazionaria e fascista. Il duplice volto degli attentati di martedì 11 settembre, le contrapposte prospettive che aprono e le opposte ipotesi sui loro autori, rispecchiano lo stato attuale dello scontro tra progresso e reazione, tra rivoluzione e controrivoluzione, tra comunismo e imperialismo.

Quanto ai loro autori, solo la fiducia cieca nelle autorità costituite può portare ad escludere in modo assoluto che gruppi imperialisti americani o gruppi sionisti collegati ad essi e allo Stato d’Israele, avamposto dell’imperialismo USA nel nostro emisfero, siano loro stessi gli autori degli attentati di New York e di Washington o che li abbiano almeno favoriti. Non depone in questo senso solo la reticenza a rendere pubbliche le prove della responsabilità di Bin Laden che di contro affermano con arrogante sicurezza e in nome della quale chiedono la mobilitazione per la guerra. Né solo il fatto che autorevoli sostenitori di Bush, come i telepredicatori Pat Robertson e Jerry Falwell, abbiano salutato gli attentati come un meritato castigo di Dio che riporterà l’America sulla retta via. Depone a favore di questa ipotesi anche lo sfruttamento su larga scala che sia i gruppi imperialisti americani sia i sionisti fanno degli attentati per “portare l’America sulla retta via”, rimuovere gli ostacoli alla realizzazione dei loro vecchi obiettivi e risolvere i problemi che li assillavano. Non sarebbe la prima volta che essi sacrificano una parte delle loro forze e le vite di loro concittadini per riuscire a mobilitare la popolazione americana a sostegno dei loro disegni di guerra. Tra le masse popolari americane vi è una diffusa e radicata ostilità a partecipare alle avventure militari dei gruppi imperialisti e ciò corrisponde in modo più accentuato che altrove ai loro interessi. A loro volta i gruppi imperialisti americani sono già ricorsi proprio a provocazioni e crimini analoghi agli attentati di settembre per trascinarle nella prima guerra mondiale (affondamento di navi passeggeri americane), nella seconda guerra mondiale (attacco di Pearl Harbor) e nella guerra contro il Vietnam (incidente del Golfo del Tonchino). “Cosa volete che importino a questi signori ventimila morti?” hanno giustamente esclamato Dario Fo e Franca Rame dopo gli attentati. L’ordinamento sociale, che i gruppi imperialisti americani impongono con ogni mezzo in tutto il mondo, miete ogni giorno decine di migliaia di vittime, negli USA e nel resto del mondo. La classe dirigente americana è quindi educata al più assoluto cinismo e all’indifferenza per la vita dei cittadini americani e per la vita di popolazioni di altri paesi, al razzismo e alla completa mancanza di scrupoli. Lo ha mostrato più volte nella storia. H. Kissinger è l’eroe di tale cinismo, consacrato premio Nobel per la pace nel 1973 e padre dell’uso dei diritti umani come arma diplomatica, del piano Condor, della sovversione dei regimi legali del Cile, di Cipro e del Bangladesh, dell’estensione della guerra del Vietnam al Laos e alla Cambogia, del genocidio di Timor-Est. Gli Stati Uniti d’America sono il paese dove il capitalismo ha espresso più liberamente e nel modo più puro la sua essenza, dove la democrazia borghese ha raggiunto la sua massima realizzazione e ha lasciato il passo, prima che altrove, alla controrivoluzione preventiva. La classe dirigente americana da decenni a questa parte fa pesare sul mondo intero il ricatto nucleare, ha lanciato la corsa al riarmo, alla creazione di ogni nuovo tipo di armi (nucleari, batteriologiche, chimiche, elettroniche, spaziali) e di nuove tecniche di guerra, ha elaborato gli strumenti più raffinati con cui eliminare prima e poi prevenire la rinascita del movimento delle classi sfruttate, ha ripetutamente usato vasti strati della popolazione americana come cavie per sperimentare e mettere a punto nuove tecniche di guerra, ha portato al suo massimo sviluppo un sistema di rapporti internazionali basato sull’ingerenza, sulla diplomazia segreta, sui colpi di mano, sugli intrighi, sull’assassinio di dirigenti politici e sul terrorismo di Stato, non ha esitato a seminare epidemie e pestilenze che hanno colpito intere popolazioni, le loro coltivazioni o i loro allevamenti, ha messo le più raffinate conquiste della scienza e della tecnica al servizio della morte e della distruzione emulando anche in questo campo i nazisti tedeschi e i militaristi giapponesi, ha violato ogni trattato e ha calpestato obblighi di cui imponeva la stretta osservanza agli altri, ha ridotto ogni diritto universalmente riconosciuto a una semplice arma per imporre i propri interessi, violare ogni diritto, proteggere i propri servi e alleati e distruggere i propri avversari. Da cinquanta anni a questa parte non c’è terrorismo di Stato e massacro che non sia stato ispirato o almeno protetto dalla classe dirigente americana: dall’Indonesia a p.zza Fontana, dal Cile alla Palestina, dalla Grecia al Guatemala. In Italia le stragi di Ustica e del Cermis gridano vendetta ancora oggi. Essa reputa lecita per sé ogni cosa utile ai suoi interessi e un reato ogni attività altrui che li contrasta. Tra di loro i gruppi imperialisti americani hanno un’attività politica talmente opaca, con caratteristiche criminali talmente sviluppate, con una esperienza dell’intrigo e del ricatto talmente raffinata e vasta, che non si può affatto escludere che gli attentati di New York e Washington siano stati promossi dall’interno stesso dei gruppi imperialisti americani o dei loro complici sionisti, oppure che siano stati facilitati, provocati e lasciati avvenire a ragion veduta, per ricavarne i vantaggi che ora comunque cercano di ricavarne. Già l’uccisione del presidente John Kennedy (1963), di Martin Luther King (1968) e di Robert Kennedy (1968) hanno clamorosamente dimostrato che negli USA vi sono eminenze grigie che comandano e che manovrano nell’ombra la Presidenza, il Congresso e le altre istituzioni ufficiali e legali e stringono in un anello di ricatti il complesso della classe dominante degli USA. Persino il presidente Eisenhower, predecessore di Kennedy, aveva denunciato questa morsa che soffocava e condizionava le istituzioni politiche ufficiali (“il complesso militaro-industriale”). La Commissione parlamentare Warren che dovette condurre le indagini sull’uccisione di John Kennedy arrivò alla conclusione che le informazioni di cui era venuta in possesso dovevano restare segrete “nell’interesse della nazione americana”. I rapporti tra le famiglie mafiose e quelli tra le eminenze del Vaticano danno l’immagine più realistica dei rapporti che legano tra loro i gruppi imperialisti americani: in lotta feroce l’uno contro l’altro ma anche legati l’uno all’altro dalla catena dei reciproci ricatti e della comune opera di oppressione e sfruttamento delle masse popolari: nessuna famiglia o eminenza mai farà appello al pubblico contro un’altra famiglia o eminenza, l’omertà regna sovrana.

D’altra parte è noto che nel mondo si sono formati e sempre più si formano gruppi e correnti decise a lottare senza tregua contro l’ordine che i gruppi imperialisti americani e i loro alleati e concorrenti impongono nel mondo. L’ordine che i gruppi imperialisti impongono con ogni mezzo nel mondo, la devastazione, la miseria, la prostituzione e l’abbrutimento che il loro ordinamento sociale comporta, suscitano e sempre più susciteranno ribellioni di ogni genere. Il contrasto tra l’universale dipendenza tra individui e tra nazioni creata nei fatti e i rapporti di sfruttamento e di sopraffazione tra individui e tra paesi che per sua natura il modo di produzione capitalista comporta, genera uno stato endemico di violenza e di guerra. La guerra di sterminio che di fatto gli imperialisti stanno conducendo nel mondo con le loro leggi e le loro armi, le fatiche fino all’estenuazione, la miseria fino alla morte per fame che essi hanno reso condizione quotidiana di vita per centinaia di milioni di uomini e donne, i contrasti tra razze, nazioni, gruppi linguistici, gruppi religiosi, sessi e di ogni altro genere che essi fomentano e acuiscono e su cui fanno leva per mantenere il loro potere, la protezione che essi accordano ai regimi più reazionari e oppressivi finché assecondano i loro interessi, la sovversione di cui si sono fatti maestri contro ogni governo che ostacoli i loro affari, le basi militari che a questo scopo hanno disseminato nel mondo, tutto questo presto o tardi si trasformerà in guerra delle classi sfruttate e dei popoli oppressi contro l’imperialismo e in particolare contro l’imperialismo americano, ma ha come primo, immediato e “spontaneo” effetto uno stato generale di guerre di ogni genere e di massacri di inaudita estensione che è in realtà la prima arretrata e brutale forma della ribellione allo stato esistente delle cose. Questo movimento di ribellione all’imperialismo ha una grande importanza storica, svolgerà un importante ruolo nella storia del genere umano. È l’inizio della seconda ondata della rivoluzione proletaria che eliminerà l’imperialismo e instaurerà il socialismo. Infatti il comunismo è l’unico ordinamento sociale superiore al capitalismo: esso solo valorizza le grandi conquiste realizzate dagli uomini nell’ambito del capitalismo e nello stesso tempo risolve le contraddizioni che nell’ambito del capitalismo sono insolubili e apre la via ad un ulteriore progresso impossibile nel capitalismo. Ma è un inizio che ha luogo in una condizione di estrema debolezza del movimento comunista in quanto movimento cosciente e organizzato. Il faro che fino a qualche decennio fa illuminava e orientava ogni movimento di ribellione all’imperialismo è momentaneamente ridotto quasi a nulla.

Le sconfitte che il movimento comunista ha subito nella seconda metà del secolo scorso a causa dei limiti e degli errori che caratterizzano l’inizio di ogni grande movimento sociale veramente innovativo, costringono questo grande movimento di ribellione all’imperialismo a ripartire, in un certo senso, dalla forme più elementari (le rivolte disperate, i colpi di mano, gli attentati, le sette), a trovare centri di aggregazione precari e transitori in capi tradizionali che l’imperialismo anziché usare mette da parte, a vestirsi di concezioni e credenze tradizionali del tutto inadeguate come teorie rivoluzionarie, a volte le stesse su cui gli imperialisti, in altre circostanze, hanno fatto e fanno leva per animare la mobilitazione reazionaria delle masse. Gli uomini, gli organismi e le concezioni che oggi i gruppi imperialisti americani (e i Berlusconi che li scimmiottano) indicano come terroristi e pericolo numero uno per il genere umano, come l’ultima incarnazione del Male, sono gli stessi che dieci anni fa sostenevano, armavano e additavano come “combattenti della libertà” (degli imperialisti). A causa delle momentanea difficoltà del movimento comunista, avviene in questi anni a livello mondiale quello che su scala minore è avvenuto 200 anni fa in Europa, quando sette e concezioni cristiane animarono i primi movimenti socialisti. Il movimento pratico si veste e traveste con i panni che la storia e le sue classi dirigenti hanno preparato, salvo modificarli e cercarne di nuovi man mano che le sconfitte gli mostrano che sono troppo stretti, che sono inadatti al compito, fino a trovare quelli adeguati all’opera che la situazione reale gli assegna. La rivoluzione proletaria non è un pranzo di gala, un movimento che si sviluppa secondo un disegno preordinato e ben definito, con grazia e con coscienza di se stesso. È la rivolta di centinaia di milioni di uomini e donne che l’imperialismo ha tenuto nell’oscurità e nella schiavitù e ha educato al servilismo e alla superstizione, all’egoismo e alla sopraffazione, ma a cui rende ora impossibile continuare la vecchia miserabile esistenza mentre li esclude da una vita nuova con le leggi “naturali” della sua economia e con le leggi dei suoi Stati che vietano la libera circolazione dei lavoratori (leggi antimmigrati) e dettano la loro discriminazione.

Di fronte a questo gigantesco risveglio delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, che involontariamente proprio l’imperialismo ha provocato e provoca in conformità alla sua natura, noi comunisti non dobbiamo spaventarci, tanto meno dobbiamo seguire i suggerimenti di quelli che vorrebbero “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Questo movimento è potente e inarrestabile. Esso ha bisogno di capi migliori degli attuali e di concezioni più adeguate ai suoi veri compiti storici: eliminare il capitalismo ed instaurare il socialismo. E via via li troverà, li educherà e selezionerà, anche se nessuno di noi sa attraverso quali e quante traversie e tentativi. Non sono comunisti degni di questo nome quelli che rifiutano questo movimento in nome dei suoi limiti che ne intralciano il cammino. È vero: c’è ancora molto di capitalismo in questo movimento, molte delle sue teorie sono reazionarie, molti dei suoi capi attuali si sono formati alla scuola dei capitalisti e li imitano: “sono dei miliardari, non dei poveracci”, malignano i miliardari. Ma i veri comunisti devono essere la parte più avanzata di questo movimento e portare in esso la coscienza dei suoi compiti storici e dei metodi che gli consentiranno di realizzarli: l’insegnamento accumulato dal movimento comunista nei suoi 150 ani di esistenza. I veri comunisti saranno quelli che si metteranno alla testa di questo movimento, guidati dalla coscienza di cui esso ha bisogno e che lo guideranno a realizzare i compiti che esso stesso richiede ma che ancora non comprende.

Quindi lo stato attuale di questo movimento non esclude affatto che ad esso appartengano gli autori degli attentati che martedì 11 settembre hanno colpito a New York e a Washington importanti installazioni dell’imperialismo americano. Questo benché gli attentati abbiano colpito anche le masse popolari americane. Fa parte della arretratezza attuale del movimento antimperialista non essere in grado di far leva sulla contraddizione che oppone le masse popolari americane ai gruppi imperialisti che le opprimono e le sfruttano. Esso anzi ancora confonde in un tutt’uno questi due opposte forze sociali perché è anzitutto sfruttando e manipolando, opprimendo e corrompendo le masse popolari americane che i gruppi imperialisti americani derivano la forza con cui schiacciano le masse popolari del resto del mondo. Sarà solo nel corso del suo progresso e man mano che le masse popolari americane si contrapporranno più profondamente ai gruppi imperialisti americani, che questo movimento imparerà a distinguerle dai gruppi imperialisti e farà anzi dell’appoggio al movimento di emancipazione politica delle masse popolari americane uno dei suoi strumenti di lotta e di vittoria contro l’imperialismo, come già aveva iniziato a fare il movimento comunista vietnamita. Anche durante la seconda guerra mondiale i comunisti condussero la guerra contro i nazifascisti puntando sulla mobilitazione delle masse come arma principale mentre gli imperialisti angloamericani usavano come arma principale il terrorismo di massa (bombardamenti a tappeto della popolazione civile di Dresda e di Milano e bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki). Gli attentati contro i soldati americani a Beirut, in Somalia, in Arabia Saudita e in Yemen, quelli contro le ambasciate USA a Nairobi (Kenya) e a Dar es-Salaam (Tanzania), l’attentato del ‘93 contro le Torri Gemelle di New York e gli altri attentati con cui il movimento antimperialista ha colpito i gruppi imperialisti americani e i loro compari sionisti, dimostrano solo che anche i gruppi combattenti antimperialisti hanno imparato a padroneggiare contro i gruppi imperialisti americani e sionisti i metodi e le tecniche di guerra elaborati dagli stessi imperialisti. I gruppi imperialisti non hanno più il monopolio del terrore, delle armi e della violenza. Questo è un grande passo avanti per tutta quella parte dell’umanità che ha bisogno di liberarsi dall’imperialismo. Altri passi attendono di essere compiuti. Il movimento rivoluzionario per vincere compirà sicuramente grandi innovazioni e invenzioni in ogni campo delle concezioni e delle tecniche, anche militari.

Nonostante le vittime innocenti, nonostante le arretratezze, noi comunisti rendiamo omaggio agli eroi che hanno sacrificato la loro vita per colpire importanti installazioni dell’imperialismo americano. Essi erano certamente convinti di dare con questi attentati un colpo importante al reale nemico dei loro popoli. In particolare noi comunisti dei paesi imperialisti dobbiamo rendere loro omaggio e difendere la loro immagine dal fango con cui gli imperialisti e i loro portavoce e servi cercano di macchiarla. Se oggi il movimento comunista nel mondo è debole e tante energie e tanto eroismo vengono dispersi in metodi di lotta arretrati e poco efficaci, la responsabilità è soprattutto di noi comunisti dei paesi imperialisti. Il fango che gli imperialisti spargono, è fango lanciato contro la causa del comunismo. Non a caso Berlusconi, che scioccamente a volte dice quello che gli imperialisti più furbi e i politici più matricolati pensano e non dicono in pubblico, ha proclamato che loro (i gruppi imperialisti) “hanno conquistato i paesi comunisti e conquisteranno anche i paesi islamici non ancora sottomessi”. Gli imperialisti e i loro portavoce chiamano follia questo eroismo, ma sono atterriti dal fatto per loro inspiegabile che migliaia di uomini e di donne seguono tale “follia” mentre milioni di uomini e di donne rendono omaggio a tale “follia”. In realtà la “follia” tanto condannata e denigrata dagli imperialisti è lo stesso eroismo con cui i combattenti dell’Armata Rossa hanno fermato e respinto le armate nazifasciste a Stalingrado, a Mosca, a Leningrado. È l’eroismo con cui i proletari di Parigi hanno difeso la Comune. È l’eroismo dei partigiani della Resistenza che in decine di paesi hanno sacrificato la loro vita contro le forze all’inizio preponderanti dei nazifascisti. È l’eroismo di cui hanno dato prova i soldati dell’Armata Rossa del popolo cinese nella Lunga Marcia e nella lotta prima contro l’imperialismo giapponese e poi contro l’imperialismo americano, migliaia e migliaia di martiri delle lotte di liberazione nazionale antimperialista combattute in Asia, in Africa e in America Latina, i combattenti della Corea, del Vietnam, di Cuba e di mille altre gloriose imprese delle lotte che nel secolo scorso hanno fatto compiere in ogni angolo del mondo un grande passo in avanti alla causa dell’emancipazione delle classi sfruttate e dei popoli oppressi. Essi sono la personificazione della massima generosità di cui i rivoluzionari sono capaci e sono la più alta espressione finora raggiunta dagli uomini nel loro progresso storico. L’eroismo dei combattenti della lotta contro l’imperialismo sarà ricordato dalle future generazioni come l’inizio, i prodromi attraverso cui la seconda ondata della rivoluzione proletaria si è aperta la sua strada. Quello che la voce dell’imperialismo denigra ora come “fanatismo” è in realtà la rottura con l’inerzia, l’indifferenza morale, la demoralizzazione, l’abbrutimento, la rassegnazione, la disperazione che la sconfitta del movimento comunista ha provocato tra le masse popolari di tanta parte del mondo, con l’adattamento, la scimmiottatura e l’evasione dal mondo reale che l’imperialismo promuove. È per questo che ora questo “fanatismo” fa impazzire di rabbia e di paura gli imperialisti e i loro associati, che si profondono in genuflessioni e riverenze davanti al Papa, al Dalai Lama e a tutti gli altri residuati delle superstizioni della storia di cui alimentano le opere e i conti correnti.

Noi onoriamo la memoria degli eroi attuali del movimento antimperialista, dei combattenti più generosi della guerra delle classi e dei popoli oppressi contro l’imperialismo, anche se non seguiremo i loro metodi di lotta. Con essi infatti è possibile infliggere anche colpi importanti agli imperialisti, ma è impossibile eliminare il sistema imperialista. Tutti i popoli del mondo, per proseguire con successo fino alla vittoria la lotta per l’eliminazione del sistema imperialista, raccoglieranno e valorizzeranno il messaggio dell’eroismo e della dedizione alla causa delle classi e dei popoli oppressi che oggi i martiri e gli eroi ci danno, memori che “non c’è amore più grande che dare la vita per i propri fratelli” e in definitiva trasformeranno la loro lotta contro gli imperialisti in una guerra rivoluzionaria popolare di lunga durata che mobiliterà anche le masse popolari americane, come aveva iniziato a fare la guerra del popolo vietnamita, per instaurare il socialismo. Nel contesto della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, attentati eroici come quelli compiuti attualmente dal movimento antimperialista diventeranno armi di grande efficacia per demoralizzare il nemico e avvicinarne la sconfitta, come lo furono gli attentati fatti dai GAP contro i nazifascisti durante la Resistenza.

Quali che siano gli autori degli attentati di settembre, essi hanno comunque messo a nudo i punti deboli dei gruppi imperialisti americani. La stessa reazione dei gruppi imperialisti americani conferma che essi hanno assoluto bisogno di aggregare attorno a sé le masse popolari americane e quindi mostra quale è la loro principale debolezza. I gruppi imperialisti americani e i loro agenti sionisti annidati in Israele non hanno alcuna volontà (né per loro natura sono in grado) di affrontare le cause dell’odio che monta in ogni parte del mondo contro di loro. Essi al contrario stanno approfittando a man bassa degli attentati di settembre, come più non potrebbero fare anche se essi stessi li avessero organizzati o assecondati, per realizzare proprio quegli obiettivi che anche prima perseguivano e che suscitano tanto movimento contro di loro.

1. Negli USA manca ancora un forte partito di opposizione alla politica interna ed estera dei gruppi imperialisti, cioè un forte partito comunista. In questa situazione, come era inevitabile, gli attentati di settembre negli USA non hanno avuto l’effetto immediato di rafforzare la lotta delle masse popolari americane contro i propri gruppi imperialisti che le coinvolgono in guerre e attentati, ma hanno prodotto un’ondata di patriottismo e di paura. I gruppi imperialisti fomentano questa ondata e fanno leva su di essa per incatenare più fortemente le masse popolari americane alla loro direzione e introdurre una legislazione che potenzia l’attività repressiva e il controllo di FBI, CIA, NSA e altri organismi repressivi sulla popolazione americana ed elimina quei freni legali alla loro invadenza e prepotenza che vennero instaurati negli anni ‘60 e ‘70 grazie al contraccolpo progressista che la guerra del Vietnam e le sconfitte via via più forti fino alla rotta finale avevano prodotto negli USA. Vengono abolite le conquiste sociali della “grande società” introdotte sotto la presidenza Johnson e viene abolita la direttiva del 1976 di Gerald Ford che toglieva agli agenti della CIA e agli altri dipendenti del governo federale protezione legale per gli omicidi perpetrati all’estero. Un progetto di legge che aboliva la direttiva Ford era già stato depositato al Congresso in gennaio da Bob Barr, un parlamentare seguace di Bush. Ma nello stesso tempo non sfuggono alla loro natura: licenziano, speculano, le società di assicurazione hanno triplicato le polizze, ecc. Questi sono i limiti invalicabili della “solidarietà nazionale” che i gruppi imperialisti possono realizzare.

2. Sfruttando e alimentando l’ondata di paura faccia agli attentati, le autorità americane introducono di fatto negli USA una prassi repressiva che va oltre la stessa legislazione di cui si è già detto. La realtà va oltre la legge. Attorno alle autorità viene creato un clima di “fiducia sulla parola” e di obbedienza cieca (“credere, obbedire e combattere”). Attorno alle forze di polizia viene diffuso un clima di onnipotenza e di impunità. Il senzatetto a causa degli attentati per ora dice: “Io non sono uno di quei disgraziati che dormono tra i cartoni sugli scalini delle chiese presi a calci dalla polizia”, ma la polizia è sempre più libera di prendere a calci i senzatetto. Il FBI ha arrestato più di 300 persone senza rispettare le procedure legali. La raccolta di prove e le procedure giudiziarie diventano una lungaggine che lede l’interesse pubblico. La polizia già educata al servilismo verso i ricchi e al disprezzo verso i poveri, al razzismo e al maschilismo, è incoraggiata ad aumentare il suo carattere antipopolare. Perquisizioni, fermi, intercettazioni, violazioni del domicilio e detenzioni segrete diventano prassi corrente in nome della sicurezza. Linciaggi, pogrom, intimidazioni, discriminazioni e prepotenze di ogni genere si diffondono: almeno tre persone di aspetto mediorientale sono già state linciate. Bill Clinton si vanta pubblicamente di avere già nel ‘98 segretamente e illegalmente autorizzato l’uccisione di Bin Laden. Arresti segreti, condanne segrete ed esecuzioni segrete sono una prassi che si allarga, riproducendo sotto alcuni aspetti l’ambiente sociale delle monarchie assolute dell’Europa del ‘700. I diritti dell’individuo e del cittadino sono sacrificati alla sicurezza. La persecuzione degli immigrati clandestini e delle minoranze religiose e razziali si diffonde. L’intolleranza, chiamata tolleranza zero, diventa prassi universale e dagli emarginati e dai poveri si espande a strati più ampi della popolazione. I metodi e gli organismi della controrivoluzione preventiva contro gli oppositori politici vengono potenziati, diventano più rozzi e sbrigativi ed espandono il raggio della loro attività. Tutto questo però urta contro le abitudini radicate delle masse popolari degli USA, il paese dove la democrazia borghese si è più sviluppata e acuisce i contrasti tra gli stessi gruppi imperialisti americani.

3. Bush aveva strappato una risicata vittoria elettorale promettendo, tra l’altro, di ritirare i soldati americani dal Kossovo e dalla penisola balcanica, di riportare a casa almeno una parte delle truppe americane sparse per il mondo e di diminuire l’intervento e l’implicazione degli Stati Uniti nel resto del mondo (isolazionismo). Era solo propaganda elettorale escogitata da qualche consulente per scroccare voti, come il “contratto con gli italiani” firmato da Berlusconi, ma che proprio per questo conferma la resistenza delle masse popolari americane a servire gli interessi dei gruppi imperialisti. Non poteva diventare una politica reale perché la sua attuazione è contraria agli interessi dei gruppi imperialisti americani che traggono grandi profitti dallo sfruttamento dell’intero pianeta e che solo grazie ad essi sono finora riusciti a contenere la crisi economica e a mantenere una certa stabilità politica. Le truppe americane non si sono mai ritirate spontaneamente dai paesi dove sono riuscite a piantare le tende: dall’Europa, da Cuba, dall’Arabia, dal Giappone, dalle Filippine, ecc. e stanno cercando di impiantarsi in Colombia e altrove. Il governo Bush sfrutta ora gli attentati per abbandonare le sue promesse elettorali (come Berlusconi “dimentica” il suo “contratto”) e lanciarsi con più forza nella corsa al riarmo nucleare, batteriologico e chimico, per lanciarsi in nuove avventure di guerra in ogni angolo del mondo e per rafforzare la vacillante leadership internazionale dei gruppi imperialisti americani e del loro governo, per aggregare gli altri gruppi imperialisti sotto la propria direzione basandola ancora più sulla supremazia militare e finanziaria. Questa iniziativa suscita però crescenti sospetti, insofferenza, malessere tra i gruppi imperialisti e le classi dominanti degli altri paesi. Per contrastarli i gruppi imperialisti americani ricorrono a manovre, complotti e attentati (essi sono i principali promotori del terrorismo negli altri paesi con cui ricattano le rispettive classi dominanti) che aggravano i contrasti. Ciò comporta anche una crescente dispersione di truppe e di altro personale governativo americani che li rende un più facile bersaglio.

4. L’economia americana fa acqua da ogni parte e con essa va a rotoli anche la stabilità politica del paese. Da dieci anni in qua gli imperialisti americani hanno tamponato la crisi economica nel loro paese principalmente succhiando capitali e risorse di ogni genere dal resto del mondo. Oramai il deficit commerciale (450 miliardi $/anno) e gli investimenti economici e politici (aiuti e operazioni) USA all’estero (200 miliardi $/anno) richiedono che ogni anno affluiscano alla Borsa USA dall’estero 650 miliardi di $. Il rafforzamento della UE e il calo, anche per vari motivi d’altro genere, della Borsa USA compromettono questo afflusso indispensabile all’equilibrio finanziario del sistema economico e politico USA e aggravano ulteriormente la crisi dell’economia reale USA. Un aggravamento della crisi economica minacciava tutto il mondo prima di martedì 11 settembre. I gruppi imperialisti USA stanno cercando di sfruttare gli attentati di settembre per addebitare ad essi la crisi economica mondiale e per attuare un intervento massiccio dello Stato nell’economia, imperniato sul riarmo e su sussidi pubblici di ogni genere alle imprese americane e per scoraggiare la concorrenza e l’emancipazione dei gruppi imperialisti degli altri paesi, in particolare di quelli europei e giapponesi.

5. Da ultimo il governo Bush sta cercando di ridurre all’obbedienza o eliminare i gruppi e gli Stati che non accettano l’ordine che i gruppi imperialisti americani vogliono imporre al mondo e non assecondano i loro interessi e di parare la crisi politica che già prima di settembre minacciava i paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale retti da governi asserviti agli imperialisti americani, dove la seconda Intifada del popolo palestinese e la vittoria degli Hezbollah del Libano agiscono da catalizzatori del malcontento popolare. I gruppi imperialisti americani stanno mobilitando le loro forze e quelle dei loro alleati e dei loro servi all’insegna della parola d’ordine che inconsapevolmente ma non a caso hanno ripreso dalle SS naziste: Dio è con noi (Gott mit uns). I loro soci sionisti si sono scagliati con rinnovata ferocia contro i palestinesi nel tentativo di espellerli dalla Palestina. Nonostante tutti i riguardi e le ipocrisie diplomatiche, la guerra lanciata da Bush e dai suoi accoliti è la guerra dei gruppi imperialisti contro le masse oppresse e sfruttate dei paesi coloniali e semicoloniali. Questa è la guerra imperialista che minaccia oggi tutto il mondo. Prima o poi essa sarà dai comunisti e dalle forze rivoluzionarie trasformata in guerra delle classi e dei popoli oppressi di tutto il mondo contro l’imperialismo, ma il compito immediato e la via per arrivare a quella trasformazione è mobilitare le masse popolari per impedire o ritardare la guerra imperialista.

Questi sono gli aspetti principali della massiccia campagna che i gruppi imperialisti americani hanno lanciato in America e nel mondo, facendo leva sugli attentati di settembre. Essi hanno dato un potente impulso alle politiche che cercavano già prima di portare avanti, contando di rovesciare gli ostacoli che si paravano sulla loro strada per quello che essi ne possono capire e per quello che essi nei limiti della loro natura possono fare.

La “crociata mondiale contro il terrorismo” lanciata da Bush mira a prevenire l’esplosione economica e politica del sistema imperialista mondiale, a stabilire tra i gruppi imperialisti americani una gerarchia basata sul ricatto, a mettere la popolazione americana e quella degli altri paesi imperialisti in condizioni di libertà vigilata potenziando gli strumenti della controrivoluzione preventiva, a legare mani e piedi i gruppi imperialisti degli altri paesi ai gruppi imperialisti USA, a mantenere al potere i governi antipopolari asserviti agli USA, a schiacciare sotto il peso del nuovo ordine mondiale dell’imperialismo i popoli dei paesi coloniali e semicoloniali. È il tentativo di realizzare il sogno di un mondo dominato dall’alto della Casa Bianca.

Non vi è dubbio che a lungo andare i gruppi imperialisti americani saranno sconfitti e che il sistema imperialista mondiale sarà sostituito da un superiore ordinamento sociale. Proprio perché ogni passo fatto dagli imperialisti per mantenere il loro ordine suscita maggiori ostilità e nuovi nemici. Essi al massimo possono riuscire a guadagnare tempo e a rendere più difficile, complicata, dolorosa e distruttiva la strada che le masse popolari percorreranno per emanciparsi dall’imperialismo. Quanto all’immediato, non è detto che il movimento che i gruppi imperialisti americani hanno lanciato approfittando degli attentati di settembre risolva i problemi che essi devono risolvere per far fronte, anche solo ancora per alcuni anni, alla crisi economica e alla crisi politica e culturale che ne è derivata. I risultati immediati degli avvenimenti e delle iniziative in corso dipenderanno da vari fattori. 1. Quanto reggerà il sistema di ricatti e pressioni che tutta la manovra tende al massimo tra gli stessi gruppi imperialisti americani? 2. Fino a che punto i gruppi imperialisti e i gruppi dirigenti degli altri paesi accetteranno ancora una volta di subire l’iniziativa dei gruppi imperialisti americani? 3. Quanto resisteranno alle pressioni e alle aggressioni americane i gruppi e gli Stati che non accettano l’ordine che i gruppi imperialisti americani vogliono imporre al mondo e che attualmente sono alla testa del movimento antimperialista? 4. Quanto le masse popolari americane e degli altri paesi (il popolo di Seattle), in particolare quelle degli altri paesi imperialisti, scenderanno in piazza in misura e maniera tali da influire sul corso degli avvenimenti?

Noi non siamo oggi in grado di rispondere esaurientemente a tutte queste domande e crediamo che nessuno realmente lo sia.

Quello che è fin d’ora chiaro sono i seguenti punti.

1. È sbagliato sperare che i gruppi imperialisti degli altri paesi oppongano un argine importante alla furia dei gruppi imperialisti americani e sionisti. I gruppi imperialisti degli altri paesi cercano ognuno di essi di approfittare del clima di guerra creato dagli americani per aumentare la corsa al riarmo, potenziare le forze di polizia e rafforzare gli organismi della controrivoluzione preventiva. Ognuno di essi cerca con ogni mezzo di suscitare nel suo paese un movimento nazionalista che aggreghi le masse attorno ai “propri” gruppi imperialisti, di porre le masse popolari di fronte alla falsa alternativa: o concedere maggiori e più arbitrari poteri ad essi e rinunciare alle libertà politiche e civili e alle conquiste, o restare preda del terrorismo e della criminalità, mentre in realtà l’insicurezza, la criminalità e il rischio terrorismo nascono proprio dal dominio dei gruppi imperialisti e dall’ordinamento sociale che essi impongono.

I gruppi imperialisti concorrenti dei gruppi imperialisti americani, in sostanza i gruppi imperialisti europei e giapponesi, sono succubi dell’iniziativa americana, recalcitrano ma si accodano, come hanno fatto nel ‘90 quando parteciparono all’aggressione contro l’Irak e nel ‘99 quando parteciparono all’aggressione contro la Iugoslavia. Alcuni gruppi dirigenti, come le classi dirigenti della Russia, della Cina e dell’India, cercano di trarre qualche profitto immediato dalla iniziativa lanciata dagli imperialisti americani. In generale ognuno cerca di trattare con gli imperialisti americani il proprio appoggio per ottenere qualcosa in cambio. Ma si tratta di gruppi dirigenti che hanno reso i loro paesi dipendenti dal sistema imperialista mondiale e quindi dai gruppi imperialisti americani e che in definitiva saranno vittime del gioco a cui cercano di partecipare.

Esemplare del comportamento dei gruppi imperialisti degli altri paesi è il comportamento del Vaticano. Tra tutti i gruppi imperialisti è uno di quelli che più basa la sua potenza finanziaria sul seguito che riesce a mantenere tra le masse popolari. Esso quindi da una parte ha ripetuto anche in questi giorni e continuerà a ripetere i suoi lamenti per la prepotenza sanguinaria e l’egoismo degli imperialisti americani: un sintomo dei sentimenti reali delle masse popolari da cui il Vaticano trae le sue risorse. Dall’altra parte ha evitato con cura di fare quelle cose che avrebbero effettivamente frenato se non bloccato la furia sanguinaria degli imperialisti americani, anzi ha fatto esattamente l’opposto di quanto necessario. In tutto il mondo ha scoraggiato e diviso la mobilitazione e le manifestazioni popolari contro i gruppi imperialisti americani e gli Stati ad essi asserviti. Ha confuso in una generale condanna della “violenza” gli eroici combattenti per l’emancipazione delle classi sfruttate e dei popoli oppressi dall’imperialismo con gli assassini mercenari al soldo degli imperialisti e le loro imprese. Negli USA, il paese dove una forte mobilitazione popolare contro la guerra e l’oppressione dei popoli delle colonie e delle semicolonie avrebbe avuto da subito un ruolo politico della massima importanza ed efficacia, ha dato via libera ai vescovi perché si associassero alla crociata lanciata da Bush. Né si dica che il Vaticano “non poteva imporre la sua volontà ai vescovi americani”: si è visto come l’ha imposta quando si trattava di mettere a tacere i teologi della liberazione e il clero che a sua maniera parteggiava per i movimenti rivoluzionari in Nicaragua, in Brasile e in decine di altri paesi!

Purtroppo oggi il movimento comunista non ha la forza e la direzione lungimirante che aveva negli anni 30 quando riuscì a manovrare in modo che i gruppi imperialisti non si coalizzarono tra loro contro il movimento delle classi sfruttate e dei popoli oppressi e contro l’Unione Sovietica che ne era la parte più avanzata. Allora la guerra mondiale iniziò come guerra tra gruppi imperialisti. Ora invece non è da escludere che per alcuni anni i gruppi imperialisti americani riescano a trascinare al loro rimorchio con le buone e con le cattive, con premi e con ricatti, gli altri gruppi imperialisti nella guerra contro il movimento delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, vestita da “guerra contro il terrorismo”. Tuttavia l’opposizione di interessi immediati tra questi gruppi e i gruppi imperialisti americani costituisce un fattore di debolezza ineliminabile del campo imperialista, un fattore destinato a crescere stante la natura delle cose e la particolare prepotenza che caratterizza gli imperialisti americani. Quindi costituisce e costituirà una forza di riserva per il campo antimperialista.

2. Quanto ai gruppi e agli Stati che non accettano l’ordine che i gruppi imperialisti americani vogliono imporre al mondo, la loro resistenza sarà messa a dura prova dalla crescita delle pressioni d’ogni genere degli imperialisti americani. I limiti della loro resistenza sono segnati per ognuno di essi dal suo legame con le masse popolari e dal sistema economico sociale del rispettivo paese. La dipendenza del sistema economico dal sistema finanziario internazionale lo mette nelle mani degli imperialisti. Ciò significa che il corso degli eventi sconvolgerà inevitabilmente gli ordini e gli equilibri oggi esistenti e costringerà ad una trasformazione. Le concezioni, i metodi, le strutture saranno ognuna vagliata alla prova dei fatti che selezionerà senza pietà. Questo favorirà l’affermazione, alla direzione della resistenza contro gli imperialisti americani, delle concezioni e dei gruppi veramente comunisti. Infatti grazie ad essi l’Unione Sovietica e il campo antimperialista nella prima metà del secolo scorso riuscirono a far fronte agli imperialisti di tutto il mondo e sottrarre ad essi terreno.

3. Gli avvenimenti di settembre hanno confermato che la situazione attuale è una situazione rivoluzionaria in sviluppo e smentiscono individui e gruppi pessimisti, permeati di sfiducia nella causa della rivoluzione proletaria e convinti della stabilità dell’attuale ordinamento mondiale imperialista. La realtà supera la nostra fantasia. Quello che non si osava immaginare avviene sotto i nostri occhi. Quello che non si capiva come avrebbe potuto verificarsi, avviene.

L’unica salvezza per le masse popolari sta nello sviluppare la lotta contro l’attuale ordinamento sociale, lottare per la rinascita del movimento comunista, ricostruire veri partiti comunisti, mettersi alla testa della lotte di tutte le classi delle masse popolari per instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale. È la strada su cui la forza delle cose spinge le masse popolari di ogni paese. Esse la percorreranno tanto più rapidamente quanto più in ogni paese i comunisti sapranno unirsi e costituire un vero partito comunista e quanto più rapida sarà la rinascita del movimento comunista a livello internazionale.

In particolare le masse popolari americane prima o poi si mobiliteranno contro l’imperialismo. La loro mobilitazione arriverà tanto prima quanto più chiara sarà la via alla rivoluzione socialista che noi comunisti dei paesi imperialisti praticheremo e quanto maggiori saranno le sconfitte che gli imperialisti americani subiranno. Le stesse manovre dei gruppi imperialisti americani dimostrano che già oggi l’opposizione alla guerra imperialista e alla funzione di gendarme dell’ordine imperialista del mondo è molto diffusa tra le masse popolari americane. Confermano il carattere truffaldino delle elezioni politiche anche negli USA, “il paese più democratico del mondo”, in effetti il paese capitalista più progredito. Wilson nel 1916 si fece rieleggere presidente promettendo che mai e poi mai avrebbe portato gli USA nella guerra mondiale in corso, mentre l’amministrazione da lui capeggiata stava facendo di tutto per provocare il governo germanico a creare il fatto (l’affondamento delle navi passeggeri americane) che avrebbe permesso di trascinare la popolazione americana in guerra. Nel 1940 Roosevelt si fece allo stesso modo rieleggere promettendo che mai e poi mai avrebbe portato gli USA nella seconda guerra mondiale in corso, mentre l’amministrazione da lui diretta stava facendo di tutto (blocco commerciale) per indurre il Giappone ad attaccare gli USA. Anche G.W. Bush nel 2000 per farsi eleggere aveva promesso il disimpegno degli americani dal mondo. Gli attentati di martedì 11 settembre gli hanno permesso di lanciare la sua “crociata contro il terrorismo”. Questi fatti, come la guerra con “zero morti” (americani) adottata dagli strateghi del Pentagono, confermano il fossato che già oggi divide le masse popolari americane dalla classe dominante.

4. Quanto a noi comunisti italiani, gli avvenimenti confermano pienamente i compiti che abbiamo indicato in questi mesi, come strumenti pratici per portare a compimento il nostro compito principale in questa fase: la ricostruzione del partito comunista.

Il governo Berlusconi, anche se a volte goffamente, cerca di proporsi come servo fedele degli imperialisti americani e sfrutta la “guerra al terrorismo” per abbandonare le promesse elettorali, regolare i conti con i suoi avversari, rafforzare il suo governo che tende a trasformare in regime, accentuare la rapina ai danni delle masse popolari che è l’impegno che ha assunto di fronte alla borghesia imperialista italiana. Non lasciamoci ingannare dalle manovre diversive: l’aumento delle pensioni minime e degli assegni familiari se lo rimangerà appena la situazione glielo consentirà. I partiti del centro-sinistra suoi avversari e Rifondazione Comunista hanno aderito alla “guerra contro il terrorismo” e approfittano di essa per giustificare la resa a Berlusconi che si manifesta nel rifiutare di mobilitare le masse popolari e nel ridurre la loro opposizione alle aule parlamentari e alle manovre istituzionali dove Berlusconi ha nettamente la superiorità. La sola speranza delle masse popolari del nostro paese di opporsi efficacemente alla guerra imperialista, di difendere le proprie conquiste e di impedire la trasformazione del governo Berlusconi in regime sta nello sviluppare la conflittualità nelle aziende e nelle piazze. Solo ciò può valorizzare politicamente anche i contrasti e le esitazioni che ancora esistono nella borghesia italiana, nel Vaticano, nella mafia e negli altri pilastri del governo Berlusconi. Anche per questo, il contributo principale che i comunisti possono dare consiste nell’accelerare la raccolta di forze e di risorse per costituire il nuovo partito comunista italiano.

Gloria agli eroi e ai martiri della lotta contro l’imperialismo.

I gruppi imperialisti sono i principali nemici delle masse popolari.

Morte all’imperialismo americano, baluardo mondiale della reazione e gendarme mondiale del capitalismo.

Abbasso i gruppi imperialisti italiani, servi e concorrenti dei gruppi imperialisti americani.

Abbasso il governo Berlusconi!

Viva il (nuovo)Partito comunista italiano!