Dopo le elezioni del 13 maggio

domenica 20 maggio 2001.
 

Comunicato della CP, 20 maggio 01

Dopo le elezioni del 13 maggio

Con la formazione del governo Berlusconi la borghesia imperialista ha creato la condizione per compiere un passo avanti nell’eliminazione di quelle condizioni minime di civiltà e di benessere che i lavoratori avevano conquistato combattendo, guidati dal primo Partito comunista italiano, contro i padroni e i loro regimi prima fascista e poi democristiano. Eliminare i diritti dei lavoratori proletari sul posto di lavoro e nella vita sociale, disgregare le organizzazioni di massa dei lavoratori, ridurre la parte del prodotto sociale che va ai lavoratori, eliminare intere categorie di lavoratori autonomi a vantaggio delle grandi aziende, rendere più precario, più lungo e più intenso il lavoro, ridurre le pensioni e mettere i pensionati in mano agli speculatori, ritrasformare i servizi sociali (sanità, scuola, trasporti, abitazione, riscaldamento, ecc.) in merci riservate a chi ha i soldi per pagarle, mettere ogni aspetto della vita individuale e sociale a disposizione dei capitalisti perché ne facciano un nuovo terreno in cui fare profitti, ridurre le libertà e la sicurezza della massa della popolazione e aumentare la libertà dei ricchi e degli arrampicatori sociali: questa è la politica che i padroni seguono oramai da 25 anni a questa parte e che hanno accelerato dopo il 1992. Essa ha confermato che, se i lavoratori non lo frenano lottando, il capitalismo per sua natura li riduce alla miseria e alla disperazione. Con questa politica la borghesia imperialista cerca di ridurre la società a una massa di individui legati tra loro solo dal mercato e dal capitale. Un obiettivo irraggiungibile, un vero e proprio miraggio. Ma il tentativo di realizzare questo obiettivo irraggiungibile è di per se stesso catastrofico, ha aumentato le differenze economiche e culturali tra le classi, tra le regioni, tra le razze e tra i paesi, ha diffuso miseria, prostituzione, abbrutimento e ogni genere di degradazione materiale e spirituale, ha manomesso l’ambiente naturale fino a sconvolgerlo. Da noi i più colpiti sono le donne, i giovani, gli immigrati, i lavoratori delle piccole imprese e la popolazione delle zone più povere del paese. I bambini, gli anziani e tutte le categorie della popolazione non utilizzabili per produrre profitti sono diventati categorie di inutili, di superflui e di esuberi e risentono le conseguenze più pesanti. Con l’eliminazione delle conquiste, dilaga nuovamente in ogni angolo della società la barbarie capitalista, viene eliminato anche quel poco di solidarietà e quel minimo di sicurezza che il movimento comunista era riuscito a introdurre anche negli ordinamenti della società borghese, il disprezzo per i lavoratori e per i poveri diventa nuovamente la cultura dominante, i ricchi ritornano a ostentare la loro ricchezza come una benedizione di dio e dei loro preti per una razza eletta, il resto della popolazione ha diritto a vivere solo se ai capitalisti gli affari vanno bene (è una “variabile dipendente” dal capitale) e grazie alla loro beneficenza.

Con il governo Berlusconi compiono un passo avanti i capitalisti, gli industriali, i banchieri, i capi della Mafia e delle altre organizzazioni criminali, il Vaticano, la Confindustria e le altre associazioni padronali, gli speculatori, i parassiti, gli alti prelati, i ricchi, le congregazioni religiose e il clero, i prepotenti e gli arrampicatori sociali. Essi hanno affidato il governo del paese al più ricco di loro, al finanziere della mafia, al padrino di Craxi, all’affiliato della P2 di Gelli, al re degli speculatori, degli arrampicatori sociali e della malavita del paese, a un individuo che a partire dalla fine degli anni ‘60 nel corso di alcuni decenni è riuscito a imporsi ai suoi concorrenti, ad accumulare un enorme patrimonio e a diventare il capo di un impero tentacolare. Sotto la sua direzione essi contano di riuscire a sottomettere meglio ai loro affari la massa dei lavoratori italiani e a farsi valere di più in giro per il mondo e aumentare la loro parte del bottino sul mercato mondiale. Le elezioni del 13 maggio hanno sanzionato la loro scelta in modo formalmente conforme alle leggi della Repubblica. I potenti del paese, dal Papa a D’Amato ad Agnelli, unanimi proclamano che ora finalmente l’Italia avrà un governo stabile e duraturo, capace di condurre un lavoro a lungo termine. Il governo Berlusconi si metterà all’opera per portare avanti con maggiore determinazione e ferocia il programma di rapina condiviso da tutta la borghesia imperialista, ai danni della massa della popolazione e delle condizioni ambientali e sociali dell’esistenza e in contrasto con le leggi proprie delle forze produttive e delle condizioni naturali della nostra vita. Dal 13 maggio i padroni e i loro seguaci sono un po’ più liberi e la massa della popolazione è un po’ più prigioniera dei capitalisti.

La banda di Berlusconi è una combinazione eterogenea di forze disparate, divise dall’interesse particolare che guida le attività di ognuna di esse e dalla concezione delle soluzioni generali che ognuna di esse vorrebbe imporre nella società per perseguire il suo particolare interesse. Esse sono tenute assieme dal denaro e dai mezzi illimitati di cui Berlusconi personalmente dispone e dal proposito di arricchimento e di scalata sociale che ognuna di esse conta di realizzare al seguito di Berlusconi. È una banda di briganti uniti a Berlusconi dalla brama di bottino. Essa comprende gli uomini più reazionari e più decisi a rigettare indietro i lavoratori, con il massimo e più cinico dispiegamento dei mezzi e delle risorse più avanzati oggi disponibili. Tra i governi che la borghesia si poteva dare, il governo Berlusconi sarà il più moderno quanto ai mezzi impiegati e il più reazionario quanto agli ordinamenti sociali che cercherà di instaurare. Conquistato il governo, la banda Berlusconi cercherà senza alcuno scrupolo legalitario di rendere funzionale ai suoi disegni l’intero apparato statale (colpendo sia una parte degli attuali esponenti della classe dirigente sia i dipendenti pubblici) e di annientare le residue organizzazioni di massa dei lavoratori o di acquisire la loro piena collaborazione rendendole ancora più impermeabili agli interessi e alla volontà dei loro associati e della massa dei lavoratori.

I governi di centro-sinistra hanno aperto la strada al governo Berlusconi. In particolare hanno demoralizzato e disgregato le organizzazioni di massa dei lavoratori che erano il maggiore ostacolo contro il rigurgito di barbarie capitalista. In sei anni di governo il centro-sinistra ha dimostrato ai lavoratori associati e alla massa della popolazione che le loro organizzazioni di massa, in particolare i sindacati che il regime dirigeva e controllava, non difendevano neanche i loro interessi immediati e diretti, ha tolto ad esse ogni prestigio, ha demoralizzato i loro membri e attivisti, ha ridotto la loro influenza nella società, le ha disgregate e isolate. In nome dei cittadini disorganizzati ha colpito i lavoratori organizzati, in nome dell’eguaglianza ha eliminato le maggiori conquiste che alcuni gruppi di lavoratori avevano strappato. La triste sorte del già glorioso quotidiano comunista l’Unità è esemplare dello stato in cui la borghesia di sinistra, i suoi portavoce e i loro alleati hanno condotto quanto sopravviveva del vecchio movimento comunista. Essi hanno riabilitato i fascisti proprio perché ostinati negli ideali di sopraffazione e di sfruttamento che il fascismo ha cercato di imporre con inaudita ferocia. In nome della sicurezza che la borghesia stessa toglie e della lotta contro la criminalità che sorge dall’interno stesso della borghesia, hanno colpito in mille modi quanto ancora vi era di organizzato tra i lavoratori e i giovani e hanno umiliato e smantellato i settori più combattivi dei lavoratori. In particolare hanno cercato con l’intimidazione e la confusione di impedire la ricostruzione del partito comunista. Contro la ricostruzione del partito comunista i governi di centro-sinistra hanno rimesso in uso e impiegato sistematicamente il reato di associazione sovversiva introdotto dal fascismo con le leggi eccezionali del 1926 e col Codice Rocco del 1931, hanno potenziato la sua applicazione fino al decreto-legge approvato dal governo di Amato un mese prima delle elezioni che equipara la ricostruzione del partito comunista ai peggiori reati previsti dal Codice Penale, hanno messo in opera mille angherie per intimidire singoli e organismi (l’ultima in ordine di tempo: l’arresto elettorale di otto membri di Iniziativa Comunista con 80 perquisizioni), hanno intossicato l’opinione pubblica con la sistematica equiparazione della ricostruzione del partito comunista al terrorismo, per creare tra le masse un terreno ostile alla ricostruzione del partito comunista hanno compiuto e simulato attentati attribuendoli ai comunisti e hanno sfruttato sistematicamente gli attentati compiuti dai piccoli gruppi di militaristi e lo stato generale di insicurezza e precarietà generato dalla borghesia stessa.

I governi di centro-sinistra hanno aperto sotto ogni aspetto la strada all’avvento del governo Berlusconi. Ogni proposito di contrastare l’azione del governo Berlusconi grazie agli uomini e ai partiti del centro-sinistra, ai loro tentativi di far valere anche nella nuova situazione i loro particolari interessi individuali e di gruppo, ai loro propositi di rivincita, è un’illusione pericolosa. Per la loro natura, anche se sono contrari a Berlusconi e ai suoi metodi, essi creano le condizioni della sua ascesa.

Tutto questo vuol dire che la borghesia imperialista e il suo governo Berlusconi hanno davanti la strada libera?

Assolutamente no. In quello che abbiamo detto sono già indicati gli ostacoli che essi incontreranno sia da parte dei vari gruppi imperialisti, sia da parte delle masse popolari, sia nelle condizioni oggettive dell’economia capitalista e della vita sociale. Berlusconi e la sua banda possono mantenersi alla testa del paese solo se raccolgono un successo dopo l’altro, solo se avanzano continuamente nell’assoggettare di più i lavoratori ai padroni e nel vincere la competizione con gli altri gruppi imperialisti. I contrasti tra i gruppi imperialisti sono destinati ad acuirsi, in Italia e all’estero. Berlusconi è riuscito a imporsi ai gruppi imperialisti italiani come capo del loro governo e cercherà con ogni mezzo di prolungare la sua permanenza usando da ora in poi a suo vantaggio anche la legalità e trasformandola secondo le sue convenienze. Ora però egli avrà contro altri grandi gruppi imperialisti che non possono tollerare che egli metta il potere politico di un paese importante come l’Italia al servizio dei suoi traffici palesi e occulti facendo loro una “concorrenza sleale” sul mercato mondiale. I gruppi imperialisti italiani che lo hanno portato al potere e quelli che hanno accettato la sua ascesa, per le condizioni generali in cui si trova la società capitalista vedranno sfumare gran parte dei successi che da questo si ripromettono. Tra i briganti e gli arrampicatori sociali che si sono messi al seguito di Berlusconi, inevitabilmente si apriranno mille contrasti e mille lotte perché ognuno vuole assicurarsi più ricchezza e più potere e Berlusconi avrà difficoltà a mantenere l’ordine nel suo branco. Questo per quanto riguarda i contrasti nel campo imperialista di cui potremo approfittare e che indeboliranno e freneranno l’azione di rapina che Berlusconi e la sua banda si propongono.

Quanto al campo delle masse popolari, le condizioni per compiere il lavoro di raccolta, formazione e accumulazione delle forze rivoluzionarie che è attualmente il nostro compito, cambiano parzialmente ma non sono peggiorate. L’azione di rapina che il governo Berlusconi porterà avanti con più forza e cinismo, approfondirà il solco che già oggi divide la grande massa della popolazione italiana dalla borghesia imperialista. Confidare il governo del paese a Berlusconi è stato per la borghesia imperialista un gesto dettato dal coraggio della disperazione: essa rinuncia, più apertamente di quanto l’abbia mai fatto da un secolo a questa parte, a combattere il movimento comunista impegnandosi a eliminare la miseria e l’oppressione che portano le masse ad abbracciare il comunismo. Essa toglie alle masse ogni speranza di un futuro migliore che non dipenda dalla bontà e dai buoni affari dei ricchi, cioè da nulla. Essa più apertamente che mai pone le masse nella condizione di doversi rimboccare le maniche e di poter fare affidamento solo sulla classe operaia e sul comunismo.

In un modo o nell’altro, sia pure in ordine sparso, in misura diversa e con tempi diversi, non c’è classe delle masse popolari che non risentirà sulla propria pelle e a proprio danno l’opera del governo Berlusconi. Nelle condizioni pratiche della vita sociale moderna, le misure che il governo Berlusconi deve realizzare moltiplicheranno i conflitti, le malattie, i disastri "naturali" e il caos. Ciò darà luogo, inevitabilmente e spontaneamente, a mille forme di opposizione. Perfino una parte di quelli che hanno aperto la strada a Berlusconi dovranno in qualche misura opporsi al suo governo e appoggiare l’opposizione, per difendere i loro interessi particolari e per mantenere una qualche influenza tra le masse popolari. Sta a noi comunisti unire i mille e dispersi movimenti di opposizione, imparare a coordinarli tra loro e a fare in modo che uno profitti all’altro, convogliarli in un indirizzo unitario sotto la direzione della classe operaia esercitata tramite il suo partito comunista e fare della lotta contro il governo Berlusconi la forma concreta della lotta per il socialismo nel nostro paese, nell’ambito della rinascita del movimento comunista, della generalizzazione della lotta antimperialista e della diffusione della lotta per il socialismo in corso in tutto il mondo. A quelli che sono spaventati dall’avvento del governo Berlusconi, ai disfattisti che seminano paura e portano alla rassegnazione, ricordiamo che neanche col fascismo (e ora non siamo a quel punto!) la borghesia riuscì a soffocare definitivamente il movimento comunista che anzi ne uscì più forte di prima.

L’avvento del governo Berlusconi apre nuove prospettive di lotte e di vittorie per il movimento comunista nel nostro paese. Gli avvenimenti hanno confermato che i revisionisti, i riformisti e la sinistra borghese aprono la strada all’avvento della destra. Solo il movimento comunista può guidare le masse popolari alla salvezza e a uscire dal marasma in cui la borghesia imperialista le ha portate. Proprio il fallimento dei revisionisti, dei riformisti e della sinistra borghese conferma che è indispensabile costruire un vero partito comunista, che le masse popolari, il proletariato e la classe operaia hanno bisogno di un vero partito comunista. Sta a noi comunisti fare in modo che l’esperienza quotidiana si trasformi per un numero crescente di lavoratori in lotta, in organizzazione, in coscienza e in una lotta di livello superiore.

Alla luce di queste considerazioni, noi comunisti abbiamo nell’attuale momento i seguenti sei compiti fondamentali.

1. Costituire ad ogni livello organizzazioni pubbliche che abbiano il compito dichiarato di creare le condizioni necessarie alla ricostruzione del partito comunista, alla definizione del suo Manifesto Programma a partire dal Progetto di Manifesto Programma pubblicato nel 1998 e alla riunione del congresso di fondazione e aggregarle nel Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista.

2. Svolgere, tramite le organizzazioni facenti parte del Fronte Popolare, in ogni classe delle masse popolari, ma in primo luogo tra gli operai delle medie e grandi aziende, una vasta opera di propaganda e di agitazione contro il governo Berlusconi e l’azione di rapina che esso promuove per conto di tutta la borghesia imperialista. Combinare la lotta contro ogni aspetto particolare di essa con la lotta contro il governo Berlusconi e contro la borghesia imperialista che lo ha portato e lo mantiene al potere (quindi in particolare propagandare le Dieci misure immediate ).

3. Promuovere, tramite le organizzazioni facenti parte del Fronte Popolare, a ogni livello la più ampia unità dei lavoratori contro il governo Berlusconi e la sua azione di rapina. Unire i lavoratori facendo leva sugli interessi reali specifici di ogni gruppo di lavoratori che contrappongono tutti i lavoratori ai padroni e mettere in secondo piano le idee e le fantasie discordanti sotto cui ogni gruppo di lavoratori oggi presenta i suoi interessi, sicuri che queste saranno superate gradualmente, ma tanto più rapidamente quanto più le masse si impegneranno direttamente in una lotta vittoriosa contro i padroni, il loro Stato e i loro ordinamenti sociali. Nonostante i limiti imposti al diritto di sciopero e di associazione e il ricatto della delocalizzazione degli impianti, del licenziamento, della disocccupazione, dell’esternalizzazione e dell’immigrazione, la conflittualità sul posto di lavoro resta per i lavoratori un’arma potente: per fare profitti, i padroni hanno bisogno della pace sociale. Fare di ogni lotta rivendicativa e di difesa dei propri diritti, condotta anche solo da una piccola parte delle masse popolari, una scuola di comunismo (linea di massa).

4. Difendere dal governo Berlusconi e dai padroni le organizzazioni di massa dei lavoratori, in particolare i sindacati riconosciuti dalla massa dei lavoratori, anche se esse sono da tempo ampiamente controllate dalla borghesia. Imporre ad ogni livello la volontà e gli interessi dei lavoratori in modo da farle funzionare nella misura maggiore possibile come centri di raccolta e di organizzazione delle masse e di promozione della loro resistenza contro i padroni.

5. Dimostrare pazientemente a ogni lavoratore che i governi di centro-sinistra, la borghesia di sinistra, i riformisti e i revisionisti hanno aperto la strada a Berlusconi, illustrare i vari aspetti del lavoro che hanno condotto in questo senso e mostrare sulla base dell’esperienza che la borghesia di sinistra, i riformisti e i revisionisti non sono capaci di promuovere realmente e di dirigere efficacemente la lotta contro il governo Berlusconi perché sono legati da mille fili ad esso e al sistema che lo ha generato e che lo sostiene.

6. I compagni più avanzati devono ovunque costituire comitati clandestini del partito e partecipare direttamente alla preparazione del congresso di fondazione del nuovo Partito comunista italiano (definizione del Manifesto Programma e costruzione dell’organizzazione). Solo rafforzando la struttura clandestina del nuovo Partito comunista e marciando velocemente verso la sua fondazione, la lotta contro il governo Berlusconi potrà dispiegarsi su larga scala e diventare il movimento concreto della lotta per instaurare il socialismo.