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  La Voce 40 del (nuovo)Partito comunista italiano

Appello ai partiti, agli organismi e ai protagonisti del MCI

Problemi e compiti del
Movimento Comunista Internazionale nel 21° secolo

 

La crisi economica generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, entrata nella sua fase terminale alla fine del 2007, infligge alle masse popolari di tutto il mondo atroci sofferenze e grandi distruzioni. Proprio per questo essa crea però anche una situazione favorevole per la realizzazione dei compiti del Movimento Comunista Internazionale. Infatti genera le condizioni per lo sviluppo della seconda ondata della rivoluzione proletaria, dopo la prima che si sviluppò nella prima parte del secolo scorso nel contesto della prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. La crisi del capitalismo e le stesse manovre delle classi dominanti per prolungare, nonostante la crisi del capitalismo, la vita del loro sistema di relazioni sociali e del loro sistema di relazioni internazionali comportano la mobilitazione delle masse popolari e sconvolgono in ogni paese e a livello internazionale le abituali, tradizionali e consolidate relazioni e attività delle masse popolari e le obbligano a trovare nuove vie e a praticare nuove relazioni. Il MCI realizzerà i suoi compiti, ma solo se risolve i problemi che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo in luce e a cui durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e fino a oggi non ha dato soluzione.

 

La costruzione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è l’avvenimento risolutivo dell’avanzata del movimento comunista nel corso dell’attuale nuova crisi generale del capitalismo.

 

Il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nei paesi imperialisti (nella prima parte del secolo scorso) condotto alla luce del marxismo-leninismo-maoismo mostra chiaramente quali limiti ed errori dei partiti comunisti dei paesi imperialisti hanno impedito che questi instaurassero il socialismo nei rispettivi paesi durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

 

La carovana del (n)PCI sta applicando gli insegnamenti di quel bilancio per fare la rivoluzione socialista in Italia e fare dell’Italia un nuovo paese socialista, dando con questo il miglior contributo che può dare alla seconda ondata della rivoluzione proletaria.

 

La carovana del (n)PCI reputa che ogni partito e organismo del MCI deve far propri gli insegnamenti dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria per riuscire a svolgere con successo il proprio compito in ogni paese e a livello internazionale: per questo li ha esposti e li propaganda al meglio delle sue possibilità in documenti che ha diffuso anche in lingue largamente parlate nel MCI.

 

La forma più alta dell’internazionalismo proletario consiste nell’aiutare ogni partito, organismo e protagonista del movimento comunista a comprendere e assimilare la teoria della crisi generale e il bilancio del movimento comunista.

 

Il compito principale del MCI è fare la rivoluzione socialista, instaurare il socialismo nei paesi imperialisti.

Il problema principale del MCI è che non è ancora riuscito a realizzare questo compito, nonostante che negli attuali paesi imperialisti le condizioni oggettive per instaurare il socialismo siano presenti dalla fine del secolo XIX.

La rivoluzione di nuova democrazia nei paesi oppressi dall’imperialismo, dal punto di vista storico generale ha una grande importanza perché aiuta, favorisce la rivoluzione nei paesi imperialisti. Ma è sbagliato sostenere che la vittoria della rivoluzione antimperialista nei paesi oppressi farà scoppiare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti ed è sbagliato anche sostenere che è la premessa necessaria di questa.

 La prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato che la vittoria del movimento comunista in paesi della periferia del sistema imperialista (come la Russia) e in paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale (come la Cina, la Corea, il Vietnam, Cuba e altri) non è bastata a mettere il movimento comunista in condizione di instaurare il socialismo in Europa e nell’America del Nord.

Fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti dipende principalmente dalla concezione del mondo e dal metodo di lavoro che i comunisti adottano. Il movimento comunista non ha finora instaurato il socialismo in nessun paese imperialista per i suoi limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe nei paesi imperialisti e nel mondo.

Oggi per sviluppare la concezione del mondo e il metodo di lavoro dei comunisti fino a renderli adeguati al compito, cioè tali che il MCI riesca a fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, bisogna in sintesi affrontare quattro questioni.

In primo luogo, bisogna fare un giusto bilancio del movimento comunista, cioè della prima ondata della rivoluzione proletaria e dell’esperienza dei primi paesi socialisti, della crisi del movimento comunista (esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria) e del revisionismo moderno: questa è la premessa necessaria della rinascita del movimento comunista che può avvenire solo sulla base del marxismo-leninismo-maoismo.

In secondo luogo bisogna comprendere e adottare la teoria della (prima e seconda) crisi generale del capitalismo nell’epoca imperialista: solo così è possibile intervenire nella conseguente situazione rivoluzionaria in sviluppo.

In terzo luogo bisogna comprendere natura, efficacia e limiti del regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia nei paesi imperialisti. La borghesia mantiene in vita questo regime fin quando è efficace, cioè fino a quando grazie ad esso riesce a impedire la crescita della coscienza e dell’organizzazione delle masse popolari oltre limiti compatibili con il suo dominio. Quando non lo è più, la borghesia ricorre alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari, cioè al fascismo, al terrore, alla guerra civile e alla guerra.

In quarto luogo bisogna comprendere che la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata ha valore universale. Essa vale anche per la conquista del potere nei paesi imperialisti, secondo leggi particolari specifiche valide per la situazione concreta di ciascuno di quei paesi. In paesi imperialisti come l’Italia, ad esempio, l'accumulazione delle forze rivoluzionarie procede tramite la costituzione e la resistenza del partito comunista clandestino e la sua direzione sulle masse popolari ad aggregarsi in organizzazioni di massa di ogni genere necessarie per soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali, a partecipare alla lotta politica borghese onde sovvertirne l'andamento e a condurre le lotte rivendicative, il tutto finalizzato all’obiettivo di costituire un proprio governo d’emergenza fino a porre la borghesia nell’alternativa di scatenare la guerra civile o perdere il potere senza combattere. I comunisti in Italia devono lavorare e lavorano nella prospettiva di dover affrontare e vincere la guerra civile. Questo è nel nostro paese il corrispondente di quello che è "l'accerchiamento delle città da parte delle campagne" in paesi semifeudali.

Il (n)PCI ha sintetizzato la sua posizione su questi quattro temi in un suo documento diffuso a livello internazionale (I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale, in inglese in http://www.nuovopci.it/eile/en/f-issues.html).

In questo documento il (n)PCI individua come limite persistente nel movimento comunista una concezione meccanicistica della rivoluzione, come evento che accade per fattori a noi esterni, come “rivoluzione che scoppia”, come un’insurrezione delle masse popolari di cui i comunisti presumono di potersi mettere alla guida quando scoppierà. Già F. Engels, autocriticandosi nel 1895 anche a nome di Marx nella sua Introduzione a Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, ha indicato che fin dai tempi della Prima Internazionale mancò al movimento comunista una concezione materialista dialettica della rivoluzione, come evento prodotto dalla nostra azione soggettiva se questa corrisponde alle leggi della realtà, come “rivoluzione che si costruisce” secondo la strategia della guerra popolare  rivoluzionaria di lunga durata. Invece i partiti comunisti, in attesa dell’insurrezione, da un lato appoggiavano le lotte rivendicative della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari, partecipavano alla lotta politica borghese come il partito più a sinistra dello schieramento politico e promuovevano la sviluppo della coscienza politica e l’organizzazione della classe operaia e delle masse popolari. Dall’altro lato facevano propaganda del comunismo. Non combinavano i due lati. Per questo in essi si svilupparono due tendenze unilaterali, opposte e complementari: l’economicismo e il dogmatismo. Queste due deviazioni si sono mantenute fino a oggi e sono i principali ostacoli che il MCI deve rimuovere per darsi una giusta concezione del mondo, una giusta strategia e una giusta linea.

Il dogmatismo è la deviazione che si sviluppa dalla propaganda del socialismo slegata dalla pratica, dalla professione della concezione comunista del mondo non assunta come guida dell’azione pratica (politica, rivendicativa, culturale).

L’economicismo è la deviazione che si sviluppa dalla pratica (lotta rivendicativa e partecipazione alla lotta politica borghese - esiste anche una lotta politica rivendicativa, laburista come ben chiaramente spiega Lenin nel Che fare?) senza principi, non guidata dalla concezione comunista del mondo.

Della socialdemocrazia tedesca ante-1914 giustamente Lenin e altri dissero che il dogmatico Kautsky era il suo maestro nel campo della teoria (dogmatismo), mentre la sua pratica (sindacale e politica) in realtà corrispondeva alle concezioni propugnate da Bernstein. I congressi della socialdemocrazia tedesca condannavano regolarmente le tesi revisioniste di Bernstein, ma Bernstein non aveva difficoltà ad accettare le risoluzioni dei congressi e restare disciplinatamente nel partito che agiva secondo le sue concezioni.

La giusta concezione del mondo che è insieme metodo di lavoro, oggi è il marxismo-leninismo-maoismo. La lotta per la sua affermazione è l’aspetto principale dell’internazionalismo proletario. L’aiuto principale che ogni partito comunista può dare agli altri, è contribuire alla comprensione, assimilazione e affermazione della giusta teoria della crisi generale e del giusto bilancio del movimento comunista, affinché ogni partito tiri le giuste conclusioni per costruire la rivoluzione socialista nel proprio paese tenendo conto delle sue caratteristiche particolari e contribuire così al compito comune della rivoluzione proletaria mondiale.

 

Il marxismo-leninismo-maoismo è base e strumento per la vittoria dei partiti comunisti in ciascun paese!

Il marxismo-leninismo-maoismo è base e strumento per l’organizzazione della nuova Internazionale Comunista!

Viva il marxismo-leninismo-maoismo!

Viva il movimento comunista internazionale!

 

 

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