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Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga
Durata e Governo di Blocco Popolare
La lotta per il
socialismo è un processo concreto. È una guerra. Come
tutte le guerre, per essere vinta necessita di una giusta strategia,
che poggi
sull’analisi concreta della situazione concreta. Il limite principale
della
prima ondata della rivoluzione proletaria fu esattamente che il
movimento
comunista non aveva ancora elaborato, come concezione perseguita
consapevolmente, la giusta strategia per condurre nei paesi
imperialisti la
guerra per l’instaurazione del socialismo. In altre parole,
parafrasando quello
che disse Mao nel 1940 a proposito della rivoluzione proletaria in
Cina: “Per
più di cento anni noi abbiamo fatto la rivoluzione senza avere
una concezione
chiara e giusta della rivoluzione. Abbiamo agito alla cieca. Da qui le
nostre
sconfitte”. Con il Manifesto Programma abbiamo fatto i conti
con questo
limite. Grazie al bilancio dell’esperienza fatto alla luce del
marxismo-leninismo-maoismo, abbiamo indicato la strategia universale
della
rivoluzione proletaria: la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga
Durata
(GPRdiLD). È attraverso questa strategia che faremo dell’Italia
un nuovo paese
socialista. Questo è l’obiettivo della GPRdiLD.
1. In cosa
consiste la strategia della GPRdiLD?
Nel Manifesto
Programma (capitolo 3.3, pag. 203) abbiamo
sintetizzato così la risposta a questa domanda:
“L’essenza della
GPRdiLD consiste:
1. nella
costituzione del partito comunista come centro del Nuovo Potere
della classe operaia;
2. nella
mobilitazione e aggregazione crescente di tutte le forze
rivoluzionarie della società attorno al partito comunista;
3. nella
elevazione del livello delle forze rivoluzionarie;
4. nella loro
utilizzazione secondo un piano
- per sviluppare
una successione di iniziative che pongono lo scontro di
classe al centro della vita politica del paese in modo da reclutare
nuove
forze;
- per indebolire
il potere della borghesia imperialista e rafforzare il
Nuovo Potere;
- per arrivare a
costruire le forze armate della rivoluzione;
- per dirigerle
nella guerra contro la borghesia fino a rovesciare i
rapporti di forza;
- per eliminare
lo Stato della borghesia imperialista e instaurare lo
Stato della dittatura del proletariato”.
2. Le tre fasi
della GPRdiLD
La GPRdiLD
attraverserà tre fasi: la difensiva strategica, l’equilibrio
strategico, l’offensiva strategica. Nel Manifesto Programma
abbiamo illustrato così le caratteristiche delle tre fasi
(capitolo 3.3,
pag.203-205):
1.
“Nella prima fase (la difensiva strategica) la superiorità della
borghesia è
schiacciante. Il Partito deve accumulare forze rivoluzionarie.
Raccogliere
attorno a sé (nelle organizzazioni di massa e nel fronte) e in
sé (nelle
organizzazioni del Partito) le forze rivoluzionarie, estendere la sua
presenza
e la sua influenza, educare le forze rivoluzionarie alla lotta
dirigendole a
lottare. L’avanzamento del Nuovo Potere si misura dalla quantità
delle forze
rivoluzionarie che si raccolgono nel fronte e dal livello delle forze
stesse.
In questa fase
l’obiettivo strategico (dirigente) non è l’eliminazione
delle forze nemiche, ma raccogliere tra le masse popolari forze
rivoluzionarie,
estendere l’influenza e la direzione del partito comunista, elevare il
livello
delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro
organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la
loro lotta contro
la borghesia più efficace, elevare il loro livello di
combattività”.
2.
“Nella seconda fase (l’equilibrio strategico) il contrasto tra le forze
rivoluzionarie raccolte attorno al partito comunista e la borghesia
è arrivato
a un punto tale che la lotta di classe diventa guerra civile e il Nuovo
Potere,
inquadrando militarmente una parte delle masse popolari e tramite il
passaggio
alla rivoluzione di una parte delle forze armate nemiche, forma proprie
forze
armate che si contrappongono a quelle della borghesia. La prima fase
genera la
seconda fase. Senza preventiva accumulazione delle forze rivoluzionarie
non c’è
seconda fase (…)
L’obiettivo
strategico (dirigente) in questa fase è impedire la
distruzione delle proprie forze armate, riuscire a fare in modo che
continuino
ad esistere, che il nemico non riesca a distruggerle. Di regola
però la
conquista della vittoria è più una questione politica
(impedire che la
borghesia dispieghi completamente le sue forze e faccia valere la sua
superiorità militare) che una questione militare in senso
stretto”.
3.
“Nella terza fase (l’offensiva strategica) il Nuovo Potere è
ormai in grado di
lanciare le proprie forze all’attacco, sia in termini strettamente
militari,
sia in termini politici generali, per distruggere le forze nemiche.
L’avanzamento della rivoluzione si misura dalla quantità di
forze nemiche,
militari in senso stretto e politiche in generale, eliminate o
dissolte.
L’obiettivo
strategico (dirigente) in questa fase è l’instaurazione del
Nuovo Potere in tutto il paese. La sua realizzazione conclude questa
fase della
GPRdiLD e conclude anche la GPRdiLD stessa”.
3. La
realizzazione della strategia passa attraverso la tattica
La tattica
è la traduzione della strategia in ogni fase che la compone,
è
la linea e il piano particolare in cui si esprime la strategia nella
varie fasi
della guerra. Ogni fase della GPRdiLD ha un suo piano tattico. Una
volta che la
strategia per condurre la guerra è definita, il suo esito
dipende dal piano
tattico che il Partito adotta in ogni fase che la compone e dalla sua
applicazione.
La tattica non
viene stabilita arbitrariamente. Essa poggia sull’analisi
concreta della situazione concreta, quindi:
1.
sull’analisi delle caratteristiche del Partito e delle forze di cui
esso già
dispone (condizioni soggettive);
2. sull’analisi
del contesto in cui il Partito opera (condizioni oggettive). Questo
significa:
a) analisi del
campo delle masse popolari:
analisi delle classi, delle varie forze organizzate, dei movimenti e
delle
personalità che fanno parte di questo campo e delle loro
tendenze. Su questa
base il Partito individua le forze principali della rivoluzione, le
forze
secondarie, le forze intermedie, le forze ausiliarie, il rapporto che
intercorre tra esse e, inoltre, tra esse e i nemici principali e
secondari che
appartengono al campo della borghesia imperialista;(1)
b) analisi del
campo della borghesia imperialista:
analisi delle classi e delle forze che fanno parte di questo campo,
delle loro
caratteristiche, delle loro contraddizioni (di interessi e quanto al
modo per
tenere sottomesse le masse popolari) e delle leggi del loro sviluppo.
Su questa
base il Partito individua i nemici principali, i nemici secondari, il
rapporto
che intercorre tra essi e, inoltre, tra essi e le forze principali,
secondarie,
intermedie e ausiliarie nel campo delle masse popolari.
Una volta
sviluppata questa analisi, almeno nelle sue linee generali (è
infatti sbagliato, idealista e attendista, aspettare di avere
un’analisi
completa ed esaustiva della situazione per poi elaborare una linea e un
piano
di lavoro), il Partito elabora un piano tattico in cui vengono indicati:
1. gli obiettivi
principali e secondari da raggiungere per la fase
tattica;
2. i fronti su
cui combattere;
3. gli obiettivi
specifici da raggiungere in ogni fronte per contribuire
al raggiungimento degli obiettivi principali e secondari della fase
tattica;
4. la linea e il
metodo da seguire in ogni fronte per raggiungere gli
obiettivi specifici in funzione degli obiettivi principali e secondari
della
fase.
Attraverso
l’applicazione del piano tattico, il Partito ne verifica la
valenza, migliora la sua inchiesta, se necessario corregge o
arricchisce il
piano stesso.
4. Il nostro
piano tattico per la prima fase della GPRdiLD
Per questa fase
della GPRdiLD (la fase della difensiva strategica) il
piano tattico di cui si è dotato il Partito nel 2004 è il
Piano Generale di
Lavoro (PGL).
L’obiettivo che
perseguiamo con il PGL è consolidare e rafforzare il
Partito e costruire il Fronte delle forze rivoluzionarie che lo
circonda, per
arrivare alla seconda fase della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio
strategico).
Come detto nel paragrafo precedente, un piano tattico viene elaborato
sulla
base dell’analisi concreta della situazione concreta. Se la situazione
cambia
(del tutto o in parte) per via di una contingenza o di fattori che
durante la
stesura del piano tattico non esistevano (o avevano un ruolo
secondario), è
necessario cambiare o riadeguare il piano stesso.
È quello
che è avvenuto nell’ultimo anno. In quest’ultimo anno, infatti,
la situazione ha avuto degli sviluppi significativi: la seconda crisi
generale
del capitalismo (generata dalla sovrapproduzione assoluta di capitale)
è
entrata nella sua fase acuta e finale. In questa situazione è
necessario
adottare delle misure d’emergenza per uscire dalla crisi e non farla
pagare
alle masse popolari. Il Partito però ancora non ha “i numeri e
il prestigio”
necessari affinché sia realistica (attuabile direttamente) la
proposta di
instaurare il socialismo, come soluzione immediata alla crisi. In altre
parole,
la crisi è entrata nella sua fase acuta e finale prima che il
Partito diventasse
l’avanguardia organizzata della classe operaia (l’organizzazione di
tutti o
almeno di gran parte degli operai avanzati, cosa che presuppone che
tutti o
almeno la gran parte degli operai avanzati siano “conquistati” al
comunismo),
prima quindi che l’attuazione del PGL portasse al raggiungimento di
questo
obiettivo. Per volgere a favore della lotta per il socialismo questa
situazione
oggettiva positiva (l’entrata della crisi generale nella fase
acuta e
finale) tenendo conto della nostra debolezza oggettiva, il
Partito ha
riadeguato il suo piano tattico, arricchendolo con la linea della
creazione
delle condizioni necessarie perché le organizzazioni operaie e
le
organizzazioni popolari costituiscano un Governo di Blocco Popolare
(GBP).
Attraverso il nuovo piano tattico accumuleremo forze e avanzeremo verso
la
seconda fase della GPRdiLD (l’equilibrio strategico) nella nuova
situazione che
si è delineata. Affrontiamo ora in maniera più
approfondita la linea del GBP e
l’analisi concreta della situazione concreta su cui essa poggia.
5. In risposta
alla crisi sta crescendo l’autorganizzazione delle masse popolari
Nel 2008 l’Onda
studentesca ha lanciato su ampia scala e con grande
risonanza la parola d’ordine “Non pagheremo noi la vostra crisi!”.
Questa
parola d’ordine sta prendendo sempre più piede tra gli elementi
avanzati della
classe operaia e del resto delle masse popolari. Viene rilanciata da un
angolo
all’altro del paese: da Vicenza alla Campania, dalla Val Susa
all’Alitalia, da
Lampedusa ai lavoratori autonomi che protestano per le quote latte,
dalla
mobilitazione del 17 gennaio 09 in sostegno della Resistenza
Palestinese agli
scioperi del 17 ottobre 08, del 12 dicembre 08 e del 13 febbraio 09,
dalle
lotte dei ferrovieri per la sicurezza sul lavoro alle migliaia di
operai che
lottano contro la chiusura delle fabbriche, ai lavoratori immigrati
scesi
oramai in mille piazze del paese contro le imprese razziste di
Autorità,
fascisti e Lega Nord, contro le discriminazioni antimusulmane del
clero, contro
le imprese naziste dei sionisti a Gaza, contro le leggi fasciste e le
angherie
di Maroni, contro licenziamenti, espulsioni, sfratti e altre mille
angherie,
alle donne che lottano contro Vaticano, fascisti e stupratori, contro
licenziamenti, ecc.
Questa
mobilitazione in buona misura si sta sviluppando in maniera
indipendente e autonoma rispetto ai partiti della sinistra borghese.
Poggia
principalmente sull’autorganizzazione delle masse popolari. Il seguito
di cui
ormai godono (e quindi il ruolo che svolgono) i partiti della sinistra
borghese
è ben sintetizzato dal flop che il 17 gennaio hanno incassato
con la
celebrazione dell’equidistanza che avevano patrocinato ad Assisi, in
contrapposizione con la manifestazione di Roma in sostegno alla
Resistenza
Palestinese organizzata dal Forum Palestina (hanno fatto il bis, dopo
il flop
del 9 giugno 07 e la visita di Bush al Vaticano e al governo
Prodi-D’Alema-Bertinotti).
In questa
situazione stanno nascendo nuovi organismi popolari, comitati
di resistenza e comitati di lotta (per la difesa dell’ambiente, per la
difesa
dell’istruzione e della sanità pubblica, per la difesa al
diritto alla casa,
contro le discriminazioni razziali e religiose, contro stupratori e
antiabortisti, ecc.) e quelli già esistenti stanno acquistando
un ruolo sempre
più significativo (ad esempio i No dal Molin, i No TAV, i No
VAT). La stessa
cosa vale anche per movimenti come quello di Beppe Grillo (il
cosiddetto
movimento dei “grillini”). Sta crescendo il ruolo d’orientamento e
mobilitazione dei sindacati alternativi (come dimostra lo sciopero del
17
ottobre 08 che ha superato le più rosee aspettative) e della
sinistra dei
sindacati di regime (ad esempio la Rete 28 aprile di Cremaschi, Lavoro
e
Società di Nicolosi, la FIOM di Gianni Rinaldini, la Funzione
Pubblica CGIL di
Carlo Podda). È questa situazione di fermento che ha costretto
Epifani & C.
ad indire lo sciopero generale del 12 dicembre, a non firmare l’accordo
che
CISL, UIL e UGL hanno sottoscritto il 22 gennaio 09 con la banda
Berlusconi per
avanzare nell’eliminazione del CCNL, a rinunciare a sabotare lo
sciopero del 13
febbraio indetto dalla FIOM e dalla Funzione Pubblica CGIL.
Grazie allo
sviluppo dell’autorganizzazione, sta crescendo la spinta
verso l’unità nei vari ambiti (da quello sindacale, a quello dei
comitati di
lotta, a quello politico): dal Patto di consultazione permanente tra
Federazione Cobas, Rappresentanze di Base e SdL alla partecipazione
della
maggior parte dei sindacati alternativi allo sciopero generale del 12
dicembre
08 indetto dalla CGIL; dal Patto di mutuo soccorso tra No dal Molin, No
TAV,
Rete Campana Rifiuti Zero alla manifestazione del 10 ottobre 08; dalla
Costituente Comunista al Patto di Consultazione di forze comuniste ai
numerosi
appelli per la costruzione di liste unitarie e popolari per le prossime
elezioni (ad esempio quelli del Partito dei CARC, di Sinistra Critica,
del
PdAC, del PRC, dei “grillini”). Ma questi sono solo alcuni degli esempi
più
noti! A livello locale, oltre ad aumentare il numero di iniziative
unitarie, si
stanno sviluppando coordinamenti tra RSU (ad esempio quello tra gli RSU
del
settore camper in Val d’Elsa), coordinamenti antifascisti,
coordinamenti
studenteschi, coordinamenti ambientalisti, coordinamenti in sostegno
della
Resistenza Palestinese, ecc.
6. Chi sono i
principali promotori dell’autorganizzazione delle masse popolari? Qual
è il
loro futuro?
Questo fermento
non è prodotto principalmente dall’azione del Partito. Le
nostre forze sono ancora troppo deboli per essere già
così efficaci. Principali
promotori sono gli esponenti della sinistra dei comitati di resistenza,
dei
comitati di lotta, dei coordinamenti (ad esempio il Forum Palestina nel
caso
della manifestazione di Roma del 17 gennaio), dei sindacati
alternativi, dei
sindacati di regime, delle sezioni dissidenti del PRC e PdCI, dei
“frammenti in
libertà della sinistra borghese” (PCL, Sinistra Critica, PdAC),
dei sinceri
democratici (ad esempio Beppe Grillo, ecc.). Insomma, i principali
promotori
sono quelle forze che nel corso della battaglia contro il governo
Prodi-D’Alema-Bertinotti hanno via via acquisito una certa autonomia
politica e
ideologica dalla sinistra borghese.
L’azione di
queste forze spinge oggettivamente verso la
costruzione di un governo composto dalle organizzazioni operaie e dalle
organizzazioni popolari che adotti le misure d’emergenza necessarie per
far
fronte alla crisi, anche se esse ancora non ne sono consapevoli
(e in
alcuni casi sono anzi impaurite del loro successo o addirittura avverse
a
questa prospettiva). Non esistono infatti altre strade per le masse
popolari
per far fronte alla crisi e queste forze, con l’ulteriore aggravamento
della
crisi e con lo sviluppo della mobilitazione popolare, si troveranno a
confrontarsi sempre di più con questa necessità posta
all’ordine del giorno
dalla crisi stessa.
Molte di queste
formazioni diventeranno tra le principali promotrici
coscienti della costruzione del GBP (indipendentemente da quale
sarà il
nome che daranno al governo di emergenza), spinte proprio dalle forze
sociali su
cui poggiano, che mobilitano e orientano e da cui dipendono
perché da lì
vengono la loro forza, le loro risorse e le loro reclute. Le formazioni
che non
lo faranno, saranno tagliate fuori dagli eventi: perderanno il sostegno
e il
prestigio di cui oggi godono tra le masse popolari, che è frutto
esattamente
del ruolo che quelle formazioni svolgono nella lotta delle masse
popolari per
non pagare la crisi dei padroni. Sono le masse che fanno la storia e i
gruppi
dirigenti hanno un ruolo (sono riconosciuti e seguiti) solo se fanno
gli
interessi del gruppo sociale che rappresentano (questo vale in generale
per
tutti i gruppi dirigenti e, in particolare, per quelli che dirigono le
masse
popolari e che appartengono a questo campo).
Nell’analizzare
i vari comitati di lotta, i coordinamenti, i sindacati
alternativi, la sinistra dei sindacati di regime, le sezioni dissidenti
del PRC
e PdCI e i frammenti in libertà della sinistra borghese non
dobbiamo quindi
partire da quello che oggi essi dicono (concezione, parole d’ordine)
né da come
si comportano (morale) i loro capi né dai pensieri e dalle
intenzioni
(coscienza) di questi. Dobbiamo mettere in primo piano l’analisi delle
forze
sociali su cui poggiano. Quanto maggiore è il loro legame con le
masse (e in
particolare con la classe operaia) e quanto maggiore è il ruolo
che oggi
svolgono nella lotta delle masse popolari per non pagare la crisi dei
padroni,
tanto maggiori sono le possibilità che queste forze
parteciperanno alla
costruzione del GBP. Principalmente non perché saremo noi a
dirglielo.
Principalmente perché saranno spinte in questa direzione dalla
loro base
sociale. Essa le spingerà a trovare soluzioni concrete e,
quindi, a fare i
conti con la loro concezione attuale e con gli atteggiamenti, le
intenzioni e la
condotta dei loro attuali dirigenti!
Come già
detto, quanto maggiore è il legame di queste formazioni con la
classe operaia, tanto maggiore è la spinta che riceveranno in
questa direzione.
Non a caso! Da un lato le fabbriche e le aziende sono i principali
bersagli
della crisi. Dall’altro la classe operaia più di ogni altra
classe è abituata
al lavoro collettivo e alla lotta collettiva. In definitiva, importanti
passi
in avanti nella costruzione del GBP saranno fatti nei prossimi mesi,
quando
migliaia di operai verranno licenziati e decine di fabbriche verranno
chiuse o
minacciate di esserlo. La classe operaia è la classe che
più di tutte le altre
classi delle masse popolari è in grado, per il ruolo che svolge
nella società
capitalista, di spingere in avanti il resto delle masse popolari.
È con
questa prospettiva (mettersi alla testa della costruzione del GBP o
essere tagliati fuori) che nei prossimi mesi dovranno misurarsi i
Bernocchi, i
Cremaschi, i Rinaldini, i Cararo, lo stesso Ferrero; è con
questa prospettiva
che dovranno misurarsi l’RdB, la CUB, i Cobas, lo Slai-Cobas, lo
Slai-Cobas per
il sindacato di classe, l’SdL, l’SLL e gli altri sindacati alternativi,
le RSU
e le RSA, la Rete 28 Aprile, Lavoro e Società, la FIOM e le
altre componenti
della sinistra dei sindacati di regime; è con questa prospettiva
che dovranno
misurarsi i No dal Molin, i No TAV, i No VAT, la Rete Campana Rifiuti
Zero e
tutti i vari comitati di resistenza, comitati di lotta e coordinamenti;
personaggi come Beppe Grillo dovranno fare i conti con questa
prospettiva, così
come Malabarba (Sinistra Critica), Ferrando (PCL), Ricci (PdAC) fino a
tutti
coloro che si stanno dando da fare per costruire la Costituente
Comunista e
altri coordinamenti rossi.
I sindacalisti
di regime come Epifani che il 13 febbraio in piazza S.
Giovanni ha cercato di deviare le masse popolari con la linea “di
sciopero in
sciopero porteremo il governo Berlusconi ad attuare le misure
necessarie per
far fronte alla crisi!” (sembrava diventato uno di Lotta Continua di un
tempo o
uno dei trotzkisti attuali che chiamano alla lotta permanente!) saranno
travolti dagli eventi e tagliati fuori, se non cambieranno registro.
Con la sua
linea, Epifani difende infatti il governo Berlusconi, assicura che
è possibile
migliorarlo, cerca di impedire che nelle organizzazioni operaie e nelle
organizzazioni popolari si diffonda e prevalga la convinzione che per
attuare
le misure d’emergenza necessarie devono esse stesse costituire il
governo.
7. Le tre
condizioni per costruire il Governo di Blocco Popolare
Questa è
la situazione che ci troveremo ad affrontare nelle prossime
settimane e mesi. Come emerge, la linea del GBP non è qualcosa
“inventata” dal
Partito, un coniglio tirato fuori da una cilindro magico. È la
sintesi
scientifica di un processo già in atto nel nostro paese. Il
Partito l’ha
elaborata sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta.
Le masse
popolari avanzeranno o comunque cercheranno di avanzare verso la
costruzione di
un governo di questo tipo, indipendentemente dall’azione del Partito.
Così come
operai messi sul lastrico e senza altra possibilità di uscita,
occupano la loro
fabbrica e cercano di autogestirla, anche senza l’intervento del
Partito.
La riuscita di
questa impresa (la costruzione del GBP) poggia su tre
pilastri:
1. la
propaganda dell’obiettivo di un governo composto dalle organizzazioni
operaie e
dalle organizzazioni popolari che adotti le misure necessarie per far
fronte
alla crisi, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi
consapevole delle
aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni
popolari;
2. il
rafforzamento (politico e organizzativo) e la moltiplicazione in ogni
modo e ad
ogni livello di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari;
3. la
promozione in ogni modo e ad ogni livello del coordinamento delle
organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari. Sarà per
questa via che
esse costituiranno il nuovo governo.
Da un lato il
lavoro per creare queste tre condizioni si svilupperà spontaneamente.
Ossia gli esponenti più lungimiranti, più generosi,
più avanzati delle
organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari saranno spinti
dalla
loro esperienza pratica in questa direzione. Si troveranno a sviluppare
le tre
condizioni prima nella pratica e poi con una comprensione via via
superiore,
coscientemente (allo stesso modo quindi con cui hanno iniziato ad
autorganizzarsi nella lotta contro la crisi dei padroni con una certa
autonomia
dai partiti della sinistra borghese).
Dall’altro lato
sarà l’azione cosciente e mirata del Partito, attraverso
il metodo del sistema delle leve (che vedremo più avanti), a
contribuire ad
orientare le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari in
questa
direzione.
Per tutta una
certa fase, per via della debolezza oggettiva del Partito,
l’aspetto principale sarà il primo (il fattore spontaneo).
Quanto maggiore
sarà il numero delle organizzazioni operaie e delle
organizzazioni popolari che si muoveranno in questa direzione, tanto
più
spedito sarà il processo di costruzione del GBP. Diciamo di
più: solo
attraverso questa azione le organizzazioni operaie e le organizzazioni
popolari
si potranno ulteriormente sviluppare, superando i limiti che oggi si
trascinano
dietro (in primis l’economicismo, il settarismo e il legalitarismo) e
che
cozzano con la nuova situazione che si sta delineando.
8. Le
contraddizioni che si creeranno nel campo borghese con il processo di
costruzione del GBP
Attraverso la
lotta per la costruzione del GBP, le masse popolari
costringeranno la borghesia a cedere momentaneamente su alcuni aspetti,
ad
adottare delle misure straordinarie per far fronte alla crisi contro i
suoi
stessi interessi (ad esempio nazionalizzazione di fabbriche che
chiudono,
stanziamento di fondi per i lavoratori licenziati, nazionalizzazione
delle
banche, controlli sugli speculatori, ecc.). Queste misure straordinarie
alimenteranno la costruzione del GBP, se il Partito, le organizzazioni
operaie
e le organizzazioni popolari le utilizzeranno per rafforzare
l’orientamento delle
masse popolari e la loro organizzazione (insomma, se ne faranno una
scuola di
comunismo per rilanciare ad un livello superiore la lotta), se
sfideranno la
borghesia ad attuarle dicendo chiaramente che però non bastano
anziché, come
oggi Epifani, spingere le masse popolari a dare loro credito e seminare
illusioni.
Lo sviluppo di
questo processo di costruzione del GBP porterà al
delinearsi nel campo borghese di una nuova sinistra borghese (saranno
quelle
forze che cercheranno di mediare tra il campo borghese e le masse
popolari,
cercando di far adottare dallo Stato borghese misure per alleviare le
sofferenze dei lavoratori) e una nuova destra reazionaria (saranno
quelle forze
che vorranno adottare il pugno di ferro contro le masse popolari,
promuovere la
mobilitazione reazionaria e instaurare un regime dittatoriale). Se il
Partito,
le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari non si faranno
abbindolare dalla nuova sinistra borghese ma, al contrario,
interverranno su di
essa per alimentare le contraddizioni in campo nemico facendo leva sul
principio della “rincorsa a sinistra” (la sinistra borghese per sua
natura deve
rincorrere i movimenti di massa), questo permetterà al nostro
campo, da un lato
di rendere incerta la borghesia imperialista sulla linea da adottare
per
contrastare il processo di costruzione del GBP e di guadagnare tempo
per
avanzare nella rinascita del movimento comunista, dall’altro di unire
al GBP la
borghesia di sinistra (o una parte consistente di essa) quando prima o
poi la
destra reazionaria scatenerà la guerra civile contro di esso.
Nel campo
borghese l’uno si dividerà in due, come già è
avvenuto in
situazioni analoghe nel corso dei 160 anni di storia del movimento
comunista.
Politicanti come Di Pietro stanno cercando di ergersi a punto di
riferimento
nel “teatrino della politica borghese” per il malessere delle masse
popolari:
saranno (a meno di cambiamenti repentini, ma possibili, di rotta nelle
prossime
settimane o mesi) tra i soggetti che più si troveranno tra
“l’incudine e il
martello”, tra le pulsioni repressive e autoritarie della destra
reazionaria e
la base sociale che oggi in qualche modo li sostiene. Questa gli
chiederà con
maggiore insistenza di contribuire alla costruzione del GBP.
Il processo di
divisione dell’uno in due avverrà, se si lavorerà con
metodo, anche all’interno della Chiesa Cattolica. L’analisi della
situazione
attuale, mostra già delle contraddizioni significative
all’interno della
Chiesa: le correnti che hanno preso posizione contro il ritiro della
scomunica
al vescovo negazionista Richard Williamson, le denunce di famiglia
Cristiana
contro il ministro Maroni e le sue leggi e ordinanze razziste e
fasciste, ecc.
costituiscono solo un esempio di queste contraddizioni che attraversano
la
Chiesa Cattolica. Un altro esempio, certamente più ridotto ma
comunque di una
certa importanza, è costituito dall’adesione di Pax Christi di
Caserta
all’appello No alla persecuzione dei comunisti! così
come aveva già
fatto don Vitaliano di Benevento.
9. L’azione
del Partito nella costruzione del GBP
Abbiamo detto
che per via della debolezza del Partito in questa fase, la
costruzione del GBP non sarà diretta dal Partito, ma si
svilupperà
principalmente in maniera spontanea, ossia sulla spinta dei vari
comitati di
resistenza, comitati di lotta, ecc. Il Partito opererà per
sostenere questa
tendenza e rafforzarla. Attraverso questa azione, via via si
conquisterà, nel
fuoco della lotta di classe, la fiducia degli elementi avanzati della
classe
operaia e del resto delle masse popolari, perché, oltre che
esserlo, sempre più
anche apparirà che è il combattente più risoluto e
lungimirante nel campo delle
masse popolari. Questo creerà le condizioni per consolidare e
rafforzare il
Partito e costruire il Fronte delle forze rivoluzionarie che lo
circonda. In
altre parole è attraverso questa azione che avanzerà la
rinascita del movimento
comunista del nostro paese. Da questa dipenderà l’esito stesso
del GBP e della
lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Solo
attraverso la
rinascita del movimento comunista sarà infatti possibile
consolidare ed
estendere le misure adottate dal GBP e fronteggiare la guerra civile
che la
borghesia imperialista prima o poi scatenerà contro di esso. In
altre parole,
solo attraverso la rinascita del movimento comunista sarà
possibile affrontare
con successo il passaggio dalla prima alla seconda fase della GPRdiLD,
il
passaggio alla fase dell’equilibrio strategico.
In sintesi: per
tutto un certo periodo il fattore spontaneo (ossia tutto
quello che non è principalmente frutto dell’azione mirata e
consapevole del
Partito) sarà l’aspetto principale nella costruzione del GBP. Il
consolidamento
e rafforzamento del Partito e la costruzione del Fronte delle forze
rivoluzionarie (quindi la rinascita del movimento comunista nel nostro
paese)
sarà l’aspetto dirigente, ossia l’obiettivo che noi perseguiremo
attraverso il
lavoro di costruzione del GBP. Nel corso della lotta per la costruzione
del GBP
e, successivamente, per il consolidamento e rafforzamento del GBP, la
rinascita
del movimento comunista diventerà l’aspetto principale, oltre
che essere già
l’aspetto dirigente. Il Partito nel corso della lotta
conquisterà infatti la
maggior parte degli operai e degli elementi avanzati delle masse
popolari.
È alla
luce di questa dialettica che affermiamo che la nostra principale
parola d’ordine d’azione in questa fase è “le organizzazioni
operaie e le
organizzazioni popolari devono costituire un governo d’emergenza”.
Invece “fare
dell’Italia un nuovo paese socialista!” è oggi la nostra
principale parola
d’ordine di propaganda.
Adesso che
abbiamo affrontato l’analisi concreta della situazione
concreta su cui poggia la linea del GBP, le tre condizioni per
costruirlo, le
forze principali che opereranno per la sua costruzione e inquadrato
nelle sue
linee generali il ruolo del Partito in questa lotta, possiamo entrare
più nel
dettaglio rispetto all’azione stessa del Partito nel processo di
costruzione
del GBP.
10. Il metodo
delle leve
Come il Partito
può intervenire sulle organizzazioni operaie e sulle
organizzazioni popolari tenendo conto della sua debolezza oggettiva?
Come può
costringere la borghesia imperialista a fare quello che è
opportuno che faccia,
per la lotta per il socialismo, nonostante questi limiti oggettivi?
Il Partito in
questa fase opera principalmente attraverso il metodo delle
leve, sfruttando il sistema di leve che oggi esiste nella nostra
società,
stante le relazioni attuali tra le classi e le forze organizzate.
Vediamo
concretamente cosa significa, sia nel campo delle masse popolari che
nel campo
della borghesia imperialista.
1. Nel
campo delle masse popolari. Il Partito
è già in contatto
diretto con alcuni comitati di resistenza, alcuni comitati di lotta,
alcuni
sindacati, alcune organizzazioni operaie e alcune organizzazioni
popolari.
Intervenendo direttamente sulla sinistra di uno di questi
organismi con
la propaganda e con il reclutamento e facendo leva sul legame che
questo
organismo ha con le masse (da cui dipende), il Partito esercita
un’influenza su
questo organismo e orienta la sua azione. Con le sue forze attuali il
Partito è
già in grado di condurre questa operazione verso un certo numero
di organismi.
Attraverso l’azione di questi organismi, il Partito influenza indirettamente
organismi più grandi con cui ognuno di essi è in
contatto. Questi a loro volta
influenzano organismi ancora più grandi con cui sono in
contatto. Ad esempio
alla sinistra dei sindacati di regime arriviamo tramite i sindacati
alternativi
con cui siamo in contatto, ai sindacati di regime arriviamo tramite la
loro
sinistra (Rete 28 aprile, FIOM, FP, ecc.); oppure attraverso
l’intervento diretto sulla sinistra dei sindacati di regime (Rete 28
aprile,
FIOM, FP, ecc.) arriviamo ai sindacati di regime. Tramite un comitato
di lotta
con cui siamo in contatto direttamente, influenziamo il coordinamento
di cui fa
parte, ecc. Tramite un circolo locale del PCL, Sinistra Critica o PRC e
PdCI,
influenziamo il direttivo provinciale o regionale di cui fa parte, ecc.
Attraverso questa azione arriviamo a mobilitare le masse popolari nella
direzione giusta e, tramite esse, arriviamo a condizionare e a
costringere la
borghesia imperialista, a farle fare quello che è opportuno che
faccia per la
lotta per il socialismo, a renderle la vita impossibile, ecc.
2. Nel
campo della borghesia imperialista. Noi
costringiamo la
borghesia imperialista a fare quello che vogliamo (contro i suoi stessi
interessi: a concedere alcune cose, a non farne altre, ecc.), quello
che è
utile alle masse popolari, mobilitando (per ora principalmente con il
metodo
delle leve) le masse popolari contro di essa. Le strappiamo
concessioni, la
costringiamo a migliorare le condizioni delle masse popolari, la
induciamo a
inguaiarsi e infognarsi (come hanno fatto i sionisti d’Israele in
Libano nel
2006 e a Gaza nel 2008) in iniziative sconsiderate e a compiere mosse
inconsulte e per lei controproducenti. La borghesia deve mediare con le
masse
popolari: perché teme il “conflitto sociale” come dice Emma
Marcegaglia, perché
se le masse popolari sono in agitazione ciò nuoce agli affari,
perché se le
masse popolari sono inquiete “non si sa dove andranno a parare e fin
dove
arriveranno”, perché se le masse popolari sono in movimento
proteggono e
favoriscono l’opera dei comunisti e degli altri oppositori, ecc. Se le
masse
popolari hanno l’iniziativa, la borghesia finché può (e
fino a che punto può è
relativo, dipende da varie circostanze!) media, finché arriva al
punto che “la
corda si rompe” e passa alla guerra civile, alla dittatura.
11. Piano
Generale di Lavoro (PGL) e Governo di Blocco Popolare
Alcuni compagni
a questo punto si chiederanno: “Qual è il legame tra il
PGL e il GBP? L’uno esclude l’altro?”.
No, il GBP non
sostituisce il PGL. I due aspetti sono legati
dialetticamente tra loro e insieme compongono il nostro piano tattico
per
raggiungere l’obiettivo di questa fase della GPRdiLD (la difensiva
strategica):
accumulare forze per affrontare in una situazione favorevole la seconda
fase
della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio strategico) e cioè la
guerra civile che
la borghesia prima o poi scatenerà contro le masse popolari.
Come già
detto, nel processo di costruzione del GBP convivranno e si
combineranno in un rapporto di unità e lotta il fattore
spontaneo (ossia
tutto quello che non è principalmente frutto
dell’attività consapevole e mirata
del Partito) e il fattore cosciente e organizzato che ha nel
Partito la
sua punta più avanzata.
Per tutto un
primo periodo il fattore spontaneo sarà l’aspetto
principale della lotta di classe, stante la debolezza del
movimento
comunista. Per avanzare nella guerra è necessario però
che noi comunisti
poniamo il consolidamento e rafforzamento del Partito e la costruzione
del
Fronte delle forze rivoluzionarie come l’aspetto dirigente,
verso cui è
finalizza tutta l’azione del Partito nel processo di costruzione del
GBP. Solo
consolidando e rafforzando il Partito e costruendo il Fronte
sarà possibile
infatti passare con successo alla seconda fase della GPRdiLD e tener
testa alla
guerra civile che la borghesia prima o poi scatenerà contro il
GBP. Il Partito
contribuirà alla costruzione del GBP intervenendo sul fattore
spontaneo con il
suo PGL (ossia orientando verso la costruzione del GBP
l’attività dei suoi
Comitati clandestini e l’attività di organizzazioni generate
(OG) e di
organizzazioni non generate (OnG) operanti sui quattro fronti di lotta
del
PGL). Allo stesso tempo, attraverso la lotta per la costruzione del GBP
avanzerà il consolidamento e il rafforzamento del Partito e
l’edificazione del
Fronte delle forze rivoluzionarie. Come già illustrato,
sarà infatti attraverso
questa azione che il Partito acquisterà prestigio tra la classe
operaia e il
resto delle masse popolari, accumulando forze per affrontare con
successo la
seconda fase della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio strategico). Su
ognuno del
quattro fronti del PGL cresceranno di numero e per qualità le
organizzazioni
generate (OG) e le organizzazioni non generate (OnG).
12. Come i
quattro fronti di lotta del PGL devono contribuire alla costruzione del
GBP
Come detto nel
paragrafo precedente, il Partito contribuirà alla
costruzione del GBP attraverso il suo PGL, ossia orientando in questa
direzione
i Comitati clandestini e l’attività delle OG e delle OnG dei
quattro fronti di
lotta del PGL. Analizziamo il lavoro da svolgere sui quattro fronti di
lotta.
1.
Sul primo fronte bisogna sviluppare la lotta contro il legalitarismo e
la
polizia politica, mobilitare le masse popolari contro la repressione e
promuovere la solidarietà di classe. In altre parole, bisogna
usare la lotta
contro la repressione per alimentare la divisione e la contrapposizione
tra il
campo delle masse popolari e il campo borghese, promuovere
l’autorganizzazione
popolare per far fronte agli attacchi del nemico e sabotare il suo
controllo,
far crescere l’ostilità nei suoi confronti, alimentare la
solidarietà di classe
tra proletari e, allo stesso tempo, usare a nostro favore le
contraddizioni
presenti nel campo borghese. Bisogna unire la lotta contro la banda
Berlusconi
con la lotta per il GBP. Concretamente questo significa:
a)
pianificare e realizzare un lavoro sistematico di denuncia e
informazione sul
crescente numero di misure repressive e di controllo che la borghesia
sta
mettendo in atto contro chi lotta per non pagare la sua crisi. Su
questa base
lanciare la parola d’ordine “Schediamo gli schedatori, gli aguzzini e i
loro
mandanti! Controlliamo chi ci controlla e reprime! Sabotiamo le
strutture di
controllo!”;
b)
pianificare e realizzare una campagna per promuovere la costruzione di
un
fronte unito contro la repressione, coinvolgendo sindacalisti onesti,
comitati
di lotta, associazioni progressiste (compreso quelle del mondo
cattolico),
sezioni del PRC e PdCI, sinceri democratici (ad esempio Haidi Giuliani,
Francesco Caruso, Giulietto Chiesa) che si mobilitino in sostegno dei
compagni
colpiti dalla repressione (dotandosi anche di una cassa di
solidarietà) e
contro le misure repressive messe in atto dallo Stato borghese;
c)
pianificare e realizzare una campagna per la costruzione di un
coordinamento di
avvocati che difendano gratuitamente i compagni e i proletari attaccati
dalla
repressione.
2. Sul
secondo fronte bisogna continuare la lotta contro il legalitarismo e
l’elettoralismo, per alimentare l’irruzione delle masse popolari nel
“teatrino
della politica borghese” e il loro controllo sui politicanti, facendo
dell’irruzione una scuola di comunismo e minando alla base il terzo
pilastro
del regime di controrivoluzione preventiva.(2) Bisogna unire la lotta
contro la
banda Berlusconi con la lotta per il GBP. Concretamente questo
significa:
a) continuare
nel lavoro di costruzione di Comitati Popolari di Controllo e
denuncia
delle Autorità e della Pubblica amministrazione (CPC), per far
irrompere nel
“teatrino” le masse popolari anche in una situazione in cui non ci sono
le
elezioni e distruggere il prestigio della borghesia imperialista, del
Vaticano,
delle Organizzazioni Criminali, dei loro alleati e padrini italiani e
stranieri
(in particolare della borghesia imperialista USA, dei gruppi sionisti e
della
borghesia imperialista europea), dei loro complici, portavoce e uomini
politici
e delle loro istituzioni;
b) lavorare
per costruire per le elezioni amministrative ed europee del 7
giugno 09
Liste di Blocco Popolare, che raccolgano quanti non hanno intenzione di
pagare
la crisi dei padroni e cercano una via d’uscita positiva per le masse
popolari
dalla crisi. Le liste BP, così come i CPC, sono funzionali alla
costruzione del
GBP. Allo stesso tempo la loro costituzione e la loro natura sono
potenziate
dalla prospettiva e dall’obiettivo del GBP;
c) pianificare
e condurre un lavoro sul fronte antifascista in maniera meno
artigianale e
spontaneista, inquadrandolo nella costruzione del GBP. Con questo
lavoro
dobbiamo puntare a rafforzare i rapporti con la base rossa, con i
sinceri
democratici, con i Partigiani, con esponenti della sinistra borghese,
promuovendo il coordinamento e l’autorganizzazione contro la
riabilitazione del
fascismo e lo sdoganamento dei gruppi fascisti e contrastando la
concezione
errata e forviante che il fascismo è un’opinione che come tale,
anche se
vomitevole, va rispettata. A questa concezione dobbiamo contrapporre,
facendo
un lavoro su “due gambe”, la parola d’ordine: “Nessuna agibilità
politica per i
fascisti! Chiusura immediata dei loro covi!”;
d) unire
ad un sistematico e articolato lavoro di propaganda del GBP la
propaganda per
il socialismo, per mostrare cosa è possibile fare, per
abituare a
pensare come possibile e realizzabile quello che la cultura borghese ha
presentato e presenta come impossibile. La propaganda del socialismo
è in
sinergia con la propaganda per il GBP: bisogna infatti mostrare la
necessità e
la fattibilità del GBP e, allo stesso tempo, illustrare nel
miglior modo di cui
siamo capaci che sarà possibile difendere e ampliare le
conquiste del GBP solo
in una società socialista.
3. Sul
terzo fronte bisogna avanzare nella lotta per il rinnovamento del
movimento
sindacale, contro l’economicismo e il settarismo. Anche nel terzo
fronte
bisogna mettere al centro la lotta contro la banda Berlusconi, per il
GBP: solo
all’interno di questa lotta sarà possibile infatti procedere nel
rinnovamento
del movimento sindacale.
La situazione
che si sta delineando in questi mesi in questo campo è
particolarmente positiva. Cresce infatti la mobilitazione del
lavoratori e la
spinta verso l’unità, frutto della consapevolezza sempre
più diffusa che nella
nuova situazione non si può continuare con i “vecchi metodi”. Si
sta inoltre
estendendo l’influenza dei sindacati alternativi: la riuscita dello
sciopero
del 17 ottobre 08 lo dimostra chiaramente. Esso, inoltre, ha spinto la
FIOM ad
indire lo sciopero per il 12 dicembre 09, decisione questa che a sua
volta ha
costretto Epifani & C. a indire per questa giornata lo sciopero
generale.
Bisogna trarre da questa esperienza i giusti insegnamenti: i sindacati
di base
devono tenere alta la mobilitazione e intervenire sulla sinistra
sindacale (la
sinistra dei sindacati di regime), la quale con la sua mobilitazione
costringe
Epifani & C. a “spostarsi a sinistra”, alimentando così,
anche se
controvoglia, la mobilitazione delle masse popolari, la lotta contro la
banda
Berlusconi e la costruzione del GBP (insomma bisogna muoversi
applicando il
“metodo delle leve”: una leva piccola muove una leva più grande,
che a sua
volta muove una leva ancora più grande). Bisogna contrastare
risolutamente il
settarismo di Rappresentanze di Base (RdB). RdB è condizionata
dal modo
canagliesco con cui per anni la FP-CGIL in combutta con le
Autorità ha
contrastato e ancora contrasta le RDB nel settore pubblico. Recalcitra
a
mettersi all’avanguardia, a prendere in mano la direzione della
relazione con
la FP-CGIL e con la CGIL in generale e a passare al livello superiore
di
relazione che la situazione attuale esige. Salvo alcuni organismi
locali
(Napoli ad esempio) non ha partecipato agli scioperi del 12 dicembre 08
e del
13 febbraio 09 “perché indetti dalla CGIL”. Bisogna usare al
meglio il
dibattito franco e aperto e mobilitare nelle due organizzazioni le
sinistre
mettendo al centro proprio l’uso del “sistema di leve” e l’obiettivo
della
cacciata della banda Berlusconi e della costruzione del GBP.
Concretamente
questo significa:
a)
promuovere una campagna di lotta e mobilitazione contro il tentativo
della
banda Berlusconi di effettuare la riforma della contrattazione e
l’eliminazione
del CCNL. Attraverso questa campagna bisogna puntare a spingere la CGIL
a non
partecipare all’eliminazione del CCNL e, allo stesso tempo, a fare tra
i
lavoratori il referendum sull’accordo firmato su questo punto il 22
gennaio 09
da governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL. Epifani ha minacciato il
governo di
fare il referendum. Dobbiamo spingerlo a farlo veramente, facendo
nostra la
parola d’ordine del referendum contro questo infame accordo e
promuovendo
contro di esso la più ampia mobilitazione! Bisogna far leva sul
successo dei
referendum appena tenuti tra i dipendenti pubblici. In questo modo
rafforzeremo
la sinistra sindacale e costringeremo Epifani a fare veramente il
referendum.
Una sconfitta su questo punto (la riforma del CCNL), indebolirebbe
molto la
banda Berlusconi e rafforzerebbe la mobilitazione e l’autorganizzazione
delle
masse popolari.
b)
bisogna lottare per imporre alla borghesia misure d’emergenza contro
gli
effetti della crisi (ad esempio blocchi dei licenziamenti,
stabilizzazione dei
precari, salario pieno ai cassintegrati, reddito minimo familiare,
ecc.).
Bisogna approfittare della crisi per riaffermare garanzie universali di
reddito
e di lavoro: diritto al lavoro, diritto a un reddito dignitoso, diritto
a una
vita dignitosa.
c)
bisogna attuare direttamente misure d’emergenza (attività
economiche
mutualistiche e cooperative, spese proletarie organizzate, ecc.).
4. Quanto
al quarto, fronte bisogna che il Partito prenda l’iniziativa,
costruisca
organizzazioni (OG) ed espanda la sua influenza sulle organizzazioni
già
esistenti (OnG), seguendo i principi e i criteri già
indicati.(3) Bisogna
anzitutto capire i motivi del ritardo dell’azione del Partito su questo
fronte,
rimuoverli e sviluppare sistematicamente l’attività secondo un
piano.
In particolare e
con urgenza, bisogna pianificare e condurre una campagna
per intervenire nel movimento di lotta contro stupri e altre violenze
fatte
alle donne, per la difesa dei diritti delle donne e per la loro
emancipazione
dalla duplice oppressione del clero e dei capitalisti, per creare e
rafforzare
i legami che la carovana del (n)PCI ha già in questo ambito e
alimentare
l’autorganizzazione delle masse popolari anche in questo campo,
contribuendo
alla costruzione del GBP. Fascisti e Lega Nord (due centri del
maschilismo) in
combutta ambigua con il Vaticano e la parte più reazionaria
dell’ambiente
clericale conducono una campagna di massa contro gli stupri e le altre
violenze
fatte alle donne quando sono opera di immigrati, per fomentare la
mobilitazione
reazionaria, alimentare la persecuzione razzista degli immigrati e
dividere i
lavoratori. Bisogna approfittare del loro sporco lavoro, rovesciarlo
contro gli
autori e a favore delle donne: farne una campagna contro i centri
tradizionali
di stupri e violenze alle donne (i fascisti) e i difensori della
cultura
reazionaria maschilista e di duplice oppressione delle donne (Chiesa
Cattolica
e Lega Nord).
13. Per
costruire il GBP dobbiamo “prendere per le corna” la nostra
contraddizione
principale: la contraddizione tra teoria e pratica
Nello scorso
numero della rivista, nell’articolo A quattro anni
dall’Ottobre 04, abbiamo indicato la contraddizione principale che
attraversa il Partito in questa fase del suo sviluppo (e che quindi si
ripercuote anche nelle organizzazioni della “carovana” ideologicamente
vicine
al Partito): la contraddizione tra teoria e pratica. Allo stato
attuale,
infatti, nel nostro Partito la principale tendenza negativa da
combattere
consiste nel non tradurre la teoria nella pratica, nel non usare la
teoria
nell’azione pratica. Questa tendenza negativa ha due origini diverse ma
che, in
definitiva, producono lo stesso risultato:
1. non prestare
la dovuta attenzione allo studio del Manifesto
Programma, di La Voce, dei Comunicati del Partito e delle
Circolari
interne prodotte dal Centro;
2. studiare in
maniera accademica, dogmatica, il Manifesto Programma,
La Voce, i Comunicati del Partito e le Circolari interne, senza
tradurre
le linee generali in esse espresse in linee particolari che tengano
conto
dell’analisi concreta della situazione concreta in cui si opera
(caratteristiche del collettivo, caratteristiche delle masse popolari
nel
contesto in cui si interviene, caratteristiche del campo della
borghesia
imperialista a cui si deve concretamente far fronte).(4)
Questo produce
la seguente situazione: sulla teoria siamo tutti
d’accordo, ma nella pratica emergono le differenze e le divergenze.
Nell’articolo A
quattro anni dall’Ottobre 04 abbiamo fatto, non a
caso, l’esempio della clandestinità. Sul piano teorico siamo
tutti d’accordo,
sul piano pratico però l’attività legale risucchia
l’attività clandestina, che
viene tralasciata, trascurata, anziché essere il perno dirigente
del nostro
lavoro.
Teoricamente
siamo per la clandestinità, praticamente però siamo
legalitaristi, nel senso che ci sciogliamo nel lavoro legale. Nei fatti
poniamo
come aspetto principale e dirigente il lavoro legale. Probabilmente
questa affermazione farà saltare dalla sedia diversi compagni.
Ma questa è la
realtà delle cose ed è questa situazione che dobbiamo
affrontare per avanzare
nella guerra che stiamo conducendo. Andiamo quindi “più a fondo”
nell’analisi,
ponendo l’attenzione esattamente sulla questione del legalitarismo
poiché
costituisce una delle principali forme negative prodotte dalla
contraddizione
teoria/pratica.
Cosa intendiamo
per legalitarismo? Legalitarismo oggi da noi significa
non giocare d’attacco con il nemico di classe, non essere tatticamente
all’offensiva in una situazione di difensiva strategica, non tradurre
la teoria
in una tattica fatta di campagne, battaglie e operazioni tattiche per
raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Partito. In altre parole,
legalitarismo
significa avere una posizione di subordinazione rispetto al nemico.
Dobbiamo fare
attenzione a non cadere nell’errore di dire: “Ma come, io
faccio parte da anni del Partito clandestino, faccio degli scontri con
gli
sbirri, faccio spese proletarie, ecc. non posso essere legalitarista!”.
Legalitarismo non significa infatti principalmente farsi
imbrigliare le
mani dalle leggi scritte della borghesia. Legalitarismo oggi nelle
nostre file
significa principalmente non giocare d’attacco: non tradurre la
teoria
in pratica, in una tattica fatta di campagne, battaglie e operazioni
tattiche.
Quindi subire l’iniziativa del nemico, muoversi solo o principalmente
in
risposta ai suoi colpi, anziché essere noi a dettare i ritmi
delle danze, a
mettere la musica al suono della quale “tutti” ballano, a dettare
l’ordine del
giorno di cui “tutti” discutono. Insomma, anziché ridurre la
borghesia a essere
essa che risponde alle nostre iniziative.
Da dove nasce il
legalitarismo? Il legalitarismo nasce dall’essere
principalmente “contro” (contro il capitalismo, contro il fascismo,
contro i
padroni, ecc.) anziché essere principalmente “per” (per il GBP,
per il
socialismo). Chi è principalmente “contro” non gioca d’attacco
con la
borghesia: è “contro” il suo potere, le sue malefatte e lotta
contro di esse,
reagisce alle sue iniziative, nei casi peggiori si lamenta e deplora
(come
fanno Oscar Luigi Scalfaro, Veltroni, Eugenio Scalfari, ecc. contro
Berlusconi), ma non è “per” strappare il potere dalle sue mani e
instaurare il
socialismo.(5)
Dobbiamo
distinguere le idee dalla pratica, appunto per non cadere
nell’errore prodotto da una concezione errata del rapporto
teoria/pratica. Non
dobbiamo partire dall’idea che abbiamo di noi stessi per dire “sono
questo e
non sono quest’altro”. Al contrario, dobbiamo verificare “chi siamo”
nella
nostra azione pratica, attraverso il bilancio dell’esperienza e della
nostra
azione fatto alla luce del Materialismo Dialettico (concezione del
mondo,
metodo di conoscenza e guida per l’azione dei comunisti). Tre domande
aiutano a
verificare la nostra azione pratica.
1. In
che misura nei nostri piani di lavoro programmiamo, sulla base
dell’analisi
concreta della situazione concreta, campagne, battaglie e operazioni
tattiche
per accumulare forze e sfruttare a nostro vantaggio la divisione
sinistra-centro-destra che esiste in ogni aggregato delle masse
popolari o le
contraddizioni (d’interessi e quanto alla condotta da tenere contro le
masse
popolari: per bloccarle, deviarle, imbrogliarle, ecc.) che esistono nel
campo
della borghesia imperialista, del clero e delle altre classi dominanti?
2. Quante
volte programmiamo campagne, battaglie e operazioni tattiche per
sviluppare
un’attività per accumulare forze e sfruttare a nostro vantaggio
le
contraddizioni del nemico senza attendere i suoi attacchi per muoverci
(repressione, licenziamenti, ecc.) o le sue iniziative (l’indizione
delle
elezioni, ad esempio), ma giocando noi d’iniziativa (ad esempio
irrompere nel
“teatrino della politica borghese” anche in una situazione in cui non
ci sono
elezioni, oppure promuovere una campagna per schedare poliziotti, spie,
ecc. o
per sabotare telecamere e altri sistemi di controllo senza attendere di
essere
attaccati dalla repressione o, ancora, creare una cassa di mutuo
soccorso senza
attendere che la borghesia licenzi degli operai)?
3. Rispetto
alla clandestinità, quanto curiamo il lavoro clandestino anche
in questa
situazione in cui la borghesia ancora non mette fuorilegge i comunisti?
È a
queste domande che bisogna rispondere, alla luce del bilancio
dell’esperienza, per comprendere quanto siamo legalitaristi e quanto
giochiamo
d’iniziativa. Un inciso: non dobbiamo essere idealisti e dogmatici e
dire “o si
è sempre legalitaristi o non lo si è mai”. Il
legalitarismo è una tendenza e,
come tale, in alcune situazioni si esprime e in altre no, in alcune
situazioni
(o in alcuni aspetti della propria attività) un compagno o un
organismo è
legalitarista e in altre non lo è e, magari, ha anche le
posizioni più
avanzate.
Per essere
all’altezza dei compiti che la situazione pone e attuare il
piano tattico che il Partito ha elaborato per avanzare nella guerra che
stiamo
conducendo, dobbiamo “prendere per le corna” la nostra contraddizione
principale, la contraddizione teoria/pratica e, in particolare, una
delle
principali tendenze negative su cui essa si basa e che essa alimenta,
il
legalitarismo appunto. Solo lottando al nostro interno contro il
legalitarismo
riusciremo infatti a lottare con efficacia contro il nemico, traducendo
le
linee generali in campagne, battaglie e operazioni tattiche per
avanzare nella
costruzione del GBP e a contrastare il legalitarismo presente tra le
masse
popolari e che impedisce oggi alla classe operaia di concepirsi come
possibile
classe dirigente del nostro paese (“Lei non è pagato per
pensare. Altri sono
pagati per farlo!” è il criterio su cui si fonda l’ideologia che
la borghesia
infonde nelle masse popolari).
“Tutto quello
che è favorevole e necessario alle masse popolari è
legittimo anche se illegale: al potere dei padroni e alla loro crisi,
contrapponiamo il Governo di Blocco Popolare! Mobilitiamo la classe
operaia e
le masse popolari perché prendano in mano fabbriche, scuole e
ospedali, anche
se le leggi dello Stato borghese dicono che non è legale!”:
questa è la bandiera
che dobbiamo alzare per avanzare in questa fase della GPRdiLD,
combinando la
propaganda con azioni di lotta per alimentare la tendenza spontanea che
già in
qualche modo si esprime tra le masse popolari in questa direzione.
Claudio G.
Note
1. La Voce
n. 24 (novembre 2006), Le forze principali della
rivoluzione e Le forze ausiliarie della rivoluzione.
2. “Impedire che
le masse popolari e in particolare la classe operaia
partecipino alla lotta politica borghese con propri partiti
indipendenti dai
partiti borghesi; sviluppare canali di partecipazione delle masse
popolari alla
lotta politica borghese in posizione subordinata, al seguito dei suoi
partiti e
dei suoi esponenti”. Per maggiori dettagli vedere il Manifesto
Programma
pag. 51.
3. La Voce
n. 22 (marzo 2006), Il lavoro del Partito sul quarto
fronte.
4. Per
comprendere meglio cosa è la separazione teoria/pratica nelle
nostre file, consideriamo quanto detto negli articoli La forza
principale
della rivoluzione di Nicola P. e Le forze ausiliarie della
rivoluzione
di Ernesto V. in La Voce n. 24 (novembre 06). In questi
articoli sono
date in forma teorica tutte le indicazioni sulle forze principali della
rivoluzione, sulle forze secondarie, sulle forze intermedie, sulle
forze
ausiliarie e sulle reciproche relazioni necessarie per usare il metodo
delle
leve. Ma solo ora incominciamo a elaborare il metodo delle leve in
termini
pratici e probabilmente solo tra un po’ incominceremo ad usarlo
sistematicamente nella pratica.
5. Quanto al
legalitarismo, è chiarificatore l’atteggiamento dei nostri
dirigenti e membri verso le irruzioni nel teatrino della politica
borghese.
Ufficialmente nessuno è contro, ohibò! Ma quanti di
fronte a ogni irruzione
storcono il naso, non ce n’è una che gli vada bene (tanto meno
di cui siano
entusiasti), mettono in primo piano gli effetti negativi (inevitabili
come in
ogni scontro) e sorvolano sugli effetti positivi (“sono scontati” ...
quindi
non si preoccupano di sfruttarli a fondo per alzare la
combattività delle
nostre file, per convincere e insegnare, per la raccolta di forze),
deplorano
che “siamo in pochi”, che “siamo sempre gli stessi”, mostrano che
l’irruzione
era mal organizzata, improvvisata, ecc.? Quanti invece promuovono
irruzioni,
colgono e sfruttano le occasioni più favorevoli, organizzano e
dirigono
incursioni con la maggiore cura di cui sono capaci, valutano caso per
caso con
cura gli aspetti positivi e gli aspetti negativi, si preoccupano di
raccogliere
i frutti, ne tirano lezioni per sviluppare la nostra iniziativa a
livelli
superiori?
Sfruttare i
limiti delle nostre forze per non fare, far leva sugli errori
(veri) e le arretratezze (reali) dei compagni più attivi e
contrastare così la
loro opera, essere privi di entusiasmo, essere malcontenti e incerti,
lamentarsi di essere maltrattati, inascoltati o incompresi, fare
principalmente
lezioni di metodo e di forma a chi sbaglia invece di mettersi
principalmente
all’avanguardia nel tradurre in modo giusto la concezione e la linea
generale
del Partito in linee particolari e concrete valorizzando anche il
positivo di
chi sbaglia e guidare i compagni e gli organismi ad attuarle: ecco dove
si
delinea la destra nelle nostre file in questa fase in cui la
separazione
teoria/pratica è la principale contraddizione interna che
dobbiamo trattare e
l’ingresso nella fase acuta e finale della crisi generale ci impone
compiti
pratici urgenti e grandiosi per cui da anni ci siamo preparati.
Machette
Piano
Generale di Lavoro
(PGL) del (n)PCI
Nella prima fase della Guerra
Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, il
compito del (n)PCI si suddivide in due campi.
·
Consolidamento e rafforzamento quantitativo e qualitativo del
partito, della sua struttura clandestina (Centro e CdP di base e
intermedi).
·
Lavoro di massa del partito su quattro fronti.
1.
Mobilitazione delle masse
popolari nella lotta contro la repressione e nella solidarietà
con l’obiettivo
di rafforzare la capacità delle masse di resistere alla
repressione e di
sviluppare la loro coscienza di classe;
2.
Mobilitazione delle masse
po-polari a irrompere nella lotta politica borghese, con l’obiettivo
principale
di accumulare forze rivoluzionarie e secondariamente di migliorare le
condizioni di vita e di lavoro delle masse;
3.
Mobilitazione delle masse
popolari nelle lotte rivendicative: “fare di ogni lotta una scuola di
comunismo”;
4.
Mobilitazione delle masse
popolari a costruire strumenti e organismi autonomi dalla borghesia
utili per
soddisfare direttamente i propri bisogni materiali e spirituali: “fare
di ogni
iniziativa una scuola di comunismo”.
(vedi Manifesto Programma, cap.
3.5. pag. 221)
Guerra Popolare
Rivoluzionaria di Lunga Durata
Nella
prima fase (la difensiva strategica) la superiorità della
borghesia è
schiacciante. Il Partito deve accumulare forze rivoluzionarie.
Raccogliere
attorno a sé (nelle organizzazioni di massa e nel fronte) e in
sé (nelle
organizzazioni del Partito) le forze rivoluzionarie, estendere la sua
presenza
e la sua influenza, educare le forze rivoluzionarie alla lotta
dirigendole a
lottare. L’avanzamento del Nuovo Potere si misura dalla quantità
delle forze
rivoluzionarie che si raccolgono nel fronte e dal livello delle forze
stesse.
In
questa fase l’obiettivo strategico (dirigente) non è
l’eliminazione
delle forze nemiche, ma raccogliere tra le masse popolari forze
rivoluzionarie,
estendere l’influenza e la direzione del partito comunista, elevare il
livello
delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro
organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la
loro lotta contro
la borghesia più efficace, elevare il loro livello di
combattività
Manifesto Programma (capitolo 3.3, pag. 203)
Caccia allo sbirro
http://cacciaallosbirro.byethost7.com
Ostacolare il controllo!
Contrastare l’infiltrazione!
La polizia politica basa
la sua forza anche sul fatto che i suoi agenti, infiltrati, spie e
collaboratori non sono conosciuti dalle masse popolari. Farli conoscere
è un
modo pratico per rendere il loro sporco lavoro se non impossibile,
almeno
difficile. Facciamo circolare le loro foto e i loro dati!
Denunciamo le azioni di
controllo e intimidazione e l’infiltrazione degli sbirri e dei loro
collaboratori nei partiti e nelle iniziative dei comunisti, degli
antifascisti,
degli antimperialisti e negli organismi delle masse popolari.
Cacciamo gli infiltrati, gli
spioni e i collaboratori della polizia politica e delle agenzie private.
Impediamo che questi personaggi
facciano il loro sporco mestiere.
Rendiamo il loro mestiere sempre
più difficile e sempre meno allettante.
Denuncia anche tu i servi del regime!
Contribuisci ad arricchire e
completare questo sito!
Invia nuove foto e i dati
corrispondenti.
Completa le foto già messe
sul sito con i dati anagrafici, il ruolo, la
zona operativa e l’indirizzo.
Invia i tuoi contributi a
lavocenpci40@yahoo.com usando TOR.
***
Aggiornamento
delle istruzioni
Sul nostro sito -
http://lavoce-npci.samizdat.net potete trovare l’aggiornamento delle
istruzioni
sull’installazione e l’utilizzo di TOR, un sistema per la navigazione
anonima
su internet.
Da quando il Partito ha
promosso l’utilizzo di questo strumento di lavoro, sono pervenuti
suggerimenti,
proposte e richieste di aiuto da parte di compagni, collaboratori e
simpatizzanti. Questa partecipazione attiva è stata molto utile
al Centro per
migliorare il suo lavoro e per realizzare queste nuove e più
accurate
istruzioni.
Ringraziamo tutti coloro
che ci hanno dato una mano. Li invitiamo a procedere su questa strada.
Invitiamo tutti gli altri lettori a raccogliere l’esempio, anche
segnalando e
suggerendo diversi e nuovi sistemi utili alla sicurezza e alla
comunicazione
libera dal controllo poliziesco.