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La sorte degli operai della FIAT di Pomigliano è la sorte degli operai e delle masse popolari di tutta Italia!
Comunicato del Comitato Centrale
13 giugno 2010


Comunicato CC 12/10 - 18 giugno 2010

 

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Ricordiamoci del Luglio ’60, cinquanta anni fa e della

fine del governo Tambroni!

 

Cedere oggi al ricatto di Marchionne non salverà i lavoratori di Pomigliano e della Campania!

 

Chi detta le condizioni a Marchionne?

Chi garantisce che la FIAT manterrà le sue promesse? Fino a quando?

 

Solo mettendosi alla testa della protesta e della lotta dei lavoratori di tutto il paese per costituire un governo di emergenza è possibile garantire lavoro a tutti e uscire dalla crisi dove i Marchionne ci hanno chiuso!

 

Pomigliano, Termini Imerese, Vinyls e le altre mille aziende a rischio chiusura, ridimensionamento o delocalizzazione dicono tutte la stessa cosa: che la manovra finanziaria di Tremonti e il ricatto di Marchionne sono una questione sola, la questione della crisi del capitalismo!

 

Occorre finirla col capitalismo!

Occorre una società nuova, in Italia e nel mondo!

Ogni lavoratore che non vuole subire i padroni deve contribuire a costruirla! Può contribuire a costruirla!

 

La sorte degli operai della FIAT di Pomigliano è la sorte degli operai e delle masse popolari di tutta Italia!

 

Facciamo del posto di lavoro un problema di ordine pubblico!

 

Nessuna pace sociale senza giustizia sociale!

Senza giustizia sociale, pace sociale significa lasciare sola ogni persona che i padroni mettono nei guai!

 

Un governo d’emergenza deve prendere il potere e rimettere in sesto il paese devastato dalla banda Berlusconi, dai suoi accoliti e dai suoi padrini!

 

La sorte degli operai di Pomigliano, si decide nelle strade e nelle piazze di tutto il paese, dove si decide anche la sorte degli altri lavoratori!

 

Marchionne e Tremonti vogliono ridurre anche in Italia i lavoratori al livello in cui sono in Brasile, in Polonia, in India o in Cina. Berlusconi è il loro padrino, con il Vaticano e la Criminalità Organizzata.

Brunetta e Marcegalia predicano che i lavoratori di Pomigliano sono dei fannulloni assenteisti, perché si darebbero malati per vedere la partita e quando ci sono le elezioni. Ma chi chiede conto ai ricchi e ai preti di cosa fanno loro? Dove è l’uguaglianza di diritti e doveri in Italia?

Gli amici e complici di Scaiola e di Bertolaso fanno la morale agli operai!

Brelusconi predica la morale! In quale delle sue ville dormirà stasera? Se a Veronica Lario che chiede 3 milioni di euro al mese è disposto a dargliene solo 300 mila al mese, da dove gli viene tanta ricchezza? Se ha potuto comperare Bossi e la Lega Nord e assoldare i migliori piazzisti, pubblicitari e organizzatori di campagne elettorali che c’erano sulla piazza, che eguaglianza c’è tra lui e un operaio ricattato per mantenere un posto da 1.000 e pochi euro al mese quando gli va bene?

Noi comunisti vogliamo certo una società in cui ogni persona adempie scrupolosamente il suo dovere. Ma in cui ogni persona abbia un lavoro che risulta alla luce del sole e che la regola valga per tutti, a partire dall’alto!

Oggi i doveri valgono solo per chi non è ricco! Chi non è ricco non ha diritti. Chi è ricco ha tutti i diritti. Berlusconi è la dimostrazione vivente!

 

Il mondo è cambiato, ma i padroni vogliono costringere i proletari a vivere e lavorare come cento anni fa!

Novanta anni fa, quando si trovò alle strette per l’occupazione delle fabbriche (biennio rosso!), Agnelli propose agli operai di rilevare loro la FIAT e gestirla in cooperativa. Non sognò neanche di trasferirla altrove, perché la ricchezza degli Agnelli era lo stabilimento. Altri tempi. Ora Marchionne e gli Agnelli ricattano e agli operai dicono: o fate come vogliamo noi o chiudiamo e andiamo in India o in Polonia, in Brasile o in Cina: e perché no in Sudafrica?

Cosa sono 700 milioni di investimenti per la FIAT? I signori oggi ragionano a miliardi. La BP in questi giorni senza battere ciglio ha accantonato 20 miliardi di dollari come garanzia per l’inquinamento che ha prodotto nel Golfo del Messico (per risparmiare alcune centinaia di migliaia di dollari di misure di sicurezza). 700 milioni di euro, fanno neanche 150.000 euro (il costo di un modesto appartamento, non di quelli a cui sono abituati gli Scaiola e i Bertolaso) per ogni operaio che promettono di far lavorare. Se anche li investissero davvero, credete che sia un vincolo per restare a Pomigliano se troveranno da fare affari più grossi altrove? E se le auto non le vendono? Se chiudono Termini Imerese, quanti milioni buttano al vento? Anche per le fabbriche che chiudono una dopo l’altra hanno buttato soldi: ma di soldi ne hanno quanti ne vogliono. I soldi li creano le banche e se i padroni sono d’accordo tra loro, le banche ne possono creare quanti ne vogliono.

Questa è la realtà del mondo di oggi. E in questo mondo, agli operai invece pretendono misurare i minuti per andare al cesso!

 

Cedere oggi ai ricatti di questi personaggi, in queste condizioni, vuol dire trovarsi peggio ancora domani.

Uno a uno loro ci riducono alla fame e peggio. Ma uniti siamo noi più forti dei padroni.

Possiamo creare un mondo fondato sull’uguaglianza di diritti e doveri!

È quello che vogliamo. È quello di cui hanno bisogno i lavoratori e le masse popolari.

È quello per cui lottiamo noi comunisti!

Per questo i padroni e i preti, Berlusconi e il Vaticano, la Criminalità Organizzata e la Confindustria, Marcegaglia e Brunetta odiano tanto i comunisti e denigrano tanto il comunismo!

Se la FIOM è veramente dalla parte degli operai, deve mettersi alla testa della mobilitazione dei lavoratori da una parte all’altra d’Italia per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi!

Ogni organizzazione e ogni personaggio che ha un qualche seguito, se è veramente e concretamente dalla parte degli operai, deve usare il credito e il prestigio che ha per mobilitare i lavoratori a costituire un governo d’emergenza!

Nessun ordine pubblico finché c’è miseria e disoccupazione!

Nessuna pace sociale senza giustizia sociale!

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni popolari devono costituire loro un governo d’emergenza che prenda in mano il paese e applichi sistematicamente le seguenti sei misure generali:

1.       Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2.       Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3.       Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessun individuo deve essere emarginato).

4.       Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5.       Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6.       Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Questo governo d’emergenza costituito da organismi e da personaggi che già godono di una qualche autorità presso gli operai e le masse popolari e che opera con il loro sostegno, è il Governo di Blocco Popolare (GBP).

Un simile governo avrà una grande capacità d’azione. Le OO e delle OP assolveranno in ogni angolo del paese al compito di

- indicare caso per caso al GBP i provvedimenti particolari e concreti che deve adottare per realizzare nel caso concreto le sei misure generali,

- far attuare i provvedimenti che il GBP adotta e attuarli direttamente quando i funzionari pubblici recalcitrano ad attuarli,

- stroncare le manovre a cui certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei loro accoliti, complici e alleati ricorreranno per boicottare e sabotare l’azione del GBP.

In questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

Si creeranno così le condizioni per accelerare la rinascita del movimento comunista e deludere le speranze della classe dominante (la borghesia imperialista, il Vaticano, le Organizzazioni Criminali, con i loro padrini esteri: gli imperialisti USA e i gruppi sionisti) di riprendere in mano la situazione.

Allora anche con i Marchionne e i tipi come lui ragioneremo alla pari! Spiacerà forse a Veronica Lario che non avrà i suoi 300 mila euro al mese, ma sarà meglio così anche per lei e il suo ex marito sarà curato come si deve.

E della Finanziaria di Tremonti, non ne avremo più bisogno!

 

Questa è la sola via che ci consente di risolvere stabilmente la questione di Pomigliano, di Termini Imerese, della Vinyls e delle mille altre aziende che i padroni minacciano di chiusura, ridimensionamento o delocalizzazione, di risolverla a favore degli operai e delle masse popolari di tutta Italia!

È la sola via che ci consente di impostare una relazione di collaborazione con gli operai, i lavoratori e le masse popolari di Tychy, della Polonia e di tutti gli altri paesi del mondo, invece della guerra tra poveri a cui invece ci spingono Marchionne, Berlusconi, Tremonti, Bossi e i loro padrini e mandanti, dal Vaticano agli imperialisti USA, dai banchieri franco-tedeschi ai gruppi sionisti!

 

La questione di Pomigliano si risolve in tutta Italia! Marchionne, Berlusconi e i loro complici e padrini vogliono isolarla a Pomigliano, ma è una questione che riguarda tutti gli operai e tutte le masse popolari del nostro paese!

 

FIOM, USB, CGIL, ogni organizzazione che per qualsiasi motivo ha voce in capitolo nella questione Pomigliano, se è realmente dalla parte degli operai di Pomigliano deve mettersi alla testa della mobilitazione delle masse popolari di tutto il paese per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi!

Non servono lotte e scioperi di testimonianza, fatti per spompare i lavoratori: serve un movimento che cambi il governo del paese!

 

Gli operai di Pomigliano e di Termini Imerese devono mettersi alla testa della riscossa di tutti i lavoratori!

Sono così salvano anche se stessi!

 

Che in ogni fabbrica e in ogni azienda si formi un comitato di solidarietà con gli operai di Pomigliano, di Termini Imerese, della Vinyls, di tutte le aziende minacciate di chiusura, ridimensionamento o delocalizzazione!

 

Che da ogni fabbrica e da ogni azienda, da ogni quartiere e da ogni paese parta un movimento di riscossa dei lavoratori e delle masse popolari che costituisca un governo d’emergenza capace di far fronte alla crisi!