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Comunicato
17 agosto 2008
La guerra che cova tra
la Georgia e la Russia non piove dal cielo: è conseguenza del
marasma
in cui la
borghesia imperialista affoga le masse popolari di tutto il mondo,
è
frutto del
crollo dei regimi revisionisti e della nuova libertà d’azione
dei
capitalisti, sciolti
dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto con
la prima
ondata della rivoluzione proletaria.
Il degrado economico,
politico, sociale, intellettuale, morale e ambientale degli ex paesi
socialisti
è quanto di meglio è riuscita a fare la borghesia
imperialista nel
tentativo di
smantellare il campo socialista e restaurare il suo dominio in tutto il
mondo.
La
situazione di degrado
economico e politico negli ex paesi socialisti come
la Russia è la conseguenza della restaurazione del capitalismo.
Da
quando i
revisionisti negli anni ’50 hanno preso la guida dei principali partiti
comunisti sorti nel corso della prima ondata della rivoluzione
proletaria, essi
hanno interrotto il cammino che la classe operaia e il resto delle
masse
popolari di questi paesi, guidate dai comunisti, stavano compiendo
verso il
comunismo e hanno avviato una fase di restaurazione graduale del
capitalismo.
Una restaurazione graduale che dagli anni ‘60 alla fine degli anni ‘80
ha
portato all’eliminazione dei germi di comunismo che erano stati
costruiti, al ristabilimento
degli elementi dell’economia capitalista che erano stati abbattuti e al
rafforzamento di quelli non ancora superati: rapporti commerciali tra
le
aziende, redditi non da lavoro, accumulazione individuale di ricchezze,
uso
delle ricchezze accumulate come capitale, libera iniziativa economica
privata,
ecc.
In questa prima fase la borghesia
dei paesi imperialisti aveva dato un
sostegno più o meno mascherato ai revisionisti, ma la sua azione
era
contrastata dalle contraddizioni interne agli stessi paesi socialisti,
dalla
sinistra dei partiti comunisti di questi paesi e anche dalla residua
forza del
movimento comunista internazionale.
Con lo scioglimento dell’URSS e
dei paesi socialisti dell’Europa
dell’Est, alla fine degli anni ’80, la restaurazione ha
subito una forte accelerazione. Inizia una nuova
fase caratterizzata dalla restaurazione rapida e a tutti i costi del
capitalismo, dall’eliminazione violenta delle residue condizioni
dignitose di
vita e di lavoro delle masse popolari e della classe operaia.
La decadenza del movimento
comunista, che ha perso la direzione dei
principali partiti comunisti a livello internazionale, ha permesso alla
borghesia imperialista di fare il bello e, soprattutto, il cattivo
tempo in
ogni angolo del mondo.
Il sistema capitalista è
in preda
alla sua seconda crisi generale per
sovrapproduzione assoluta di capitale. La borghesia imperialista, per
tenere in
piedi il suo ordinamento sociale di lusso e spreco per pochi e di
sfruttamento
e miseria per molti e di devastazione del pianeta, è costretta a
stravolgere
gli assetti economici, politici e culturali costruiti a conclusione
della prima
crisi. Per uscire dalla prima crisi generale la borghesia imperialista
ha
costretto tutta l’umanità a subire due guerre mondiali: a cosa
ci
costringerà
per uscire da questa seconda crisi? In parte lo stiamo già
vedendo da
alcuni
anni, ma il peggio deve ancora venire se la rinascita del movimento
comunista
non invertirà il corso delle cose.
Non si tratta di malvagità
personale dei singoli capitalisti: è il
tentativo della borghesia di tenere a galla il suo putrescente
ordinamento
sociale, basato sullo sfruttamento degli operai e dei lavoratori e
funzionante
solo a patto che da questo sfruttamento nell’attività produttiva
un
capitalista
o l’altro ricavi un profitto.
La borghesia imperialista oggi
è
capeggiata dagli USA, dal Vaticano e dai
sionisti e non subisce ancora la pressione e la minaccia di un nuovo,
forte movimento
comunista. Oggi ha ancora mano libera per razziare e distruggere. Da
quasi 30
anni conduce una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse
popolari in
ogni angolo del mondo: estende ed intensifica il saccheggio dei paesi
oppressi,
elimina le conquiste di civiltà e benessere delle masse popolari
dei
paesi
imperialisti e si è gettata sui paesi ex socialisti nel
tentativo di
estendere
il suo dominio e il terreno di sfruttamento a milioni di lavoratori e
alle loro
risorse tecnologiche e ambientali.
Quando il movimento comunista era
forte, anche nei paesi imperialisti le
condizioni dei lavoratori erano molto migliori di quelle attuali.
Oramai invece
nei paesi imperialisti i lavoratori e la masse popolari vivono e
lavorano in
condizioni che si avvicinano velocemente a quelle di 100 anni fa.
Gli imperialisti (USA in testa)
si dichiarano paladini della liberà e
esportatori della liberà, ma è la libertà dei
padroni di sfruttare,
inquinare,
uccidere. Quello che gli imperialisti hanno da esportare lo stanno
già
scoprendo da tempo tutti i paesi oppressi dagli eserciti della
borghesia
imperialista e dallo sfruttamento dei capitalisti. I paladini della
liberà sono
in realtà i promotori nei propri paesi e gli esportatori nel
resto del
mondo
del disastro economico, politico, sociale, intellettuale, morale e
ambientale che
subiamo da decenni.
Con la globalizzazione
(cioè la
libertà di azione delle imprese
capitaliste in tutti i paesi), la privatizzazione e la
finanziarizzazione
(GPF), gli imperialisti USA si sono infiltrati in tutti i paesi, salvo
quelli
le cui Autorità, per un motivo o l’altro, si sono opposte
energicamente
– e gli
imperialisti USA li hanno qualificati come “paesi canaglia”,
aggredendoli o
cercando di isolarli e boicottarli in nome della “guerra contro il
terrorismo”
e del “diritto alla democrazia e alla libertà (dei padroni)”.
Infatti i
primi a
fare grandi affari dall’adozione della linea della GPF sono stati gli
imperialisti USA, e lo Stato USA li ha sostenuti in ogni modo. La
borghesia
della maggior parte dei paesi del mondo si è accodata alla linea
della
GPF
perché sotto la copertura di questa linea poteva procedere
più
decisamente
nella eliminazione delle conquiste delle masse popolari del proprio
paese,
anche se il ruolo di ognuno degli Stati accodati alla linea degli
imperialisti
USA ne risultava indebolito. Il processo non ha però portato
alla
creazione di
un Super Stato (come ipotizzano i soggettivisti alla T. Negri): ha
portato
invece alla competizione, al caos e alla guerra.
La borghesia imperialista ha
fatto e continua a fare i conti senza
l’oste. Il corso che essa ha impresso alle cose, il suo “nuovo ordine
mondiale”
genera resistenze crescenti sia da parte delle autorità di vari
paesi
sia da
parte delle masse popolari. Per ragioni diverse le classi dirigenti di
vari
paesi non sono disposte a seguire la linea imposta dagli imperialisti
USA.
D’altra parte le masse popolari non sono disposte a tollerare il
peggioramento
delle condizioni di vita che le classi dirigenti vorrebbero imporre
loro. Le
stesse classi dirigenti devono tener conto di questa resistenza delle
masse
popolari. In alcuni paesi l’aspetto prevalente è la non
disponibilità
delle
classi dirigenti a sottomettersi al “nuovo ordine mondiale” che gli
imperialisti USA e i sionisti vorrebbero imporre. In altri paesi
è
principale
l’aspetto della resistenza delle masse popolari.
Fatto sta che, sia pur per
ragioni diverse, gli imperialisti USA sono in
difficoltà di fronte a vari paesi: Cina, Russia, Afghanistan,
Iran,
Iraq,
Libano, Palestina, Pakistan, Siria, Corea del Nord, Myanmar (Birmania),
Nepal, Somalia,
Sudan, Zimbabwe, Cuba, Venezuela, altri paesi dell’America latina, ecc.
Negli ex
paesi socialisti il
potere è stato preso in mano dai revisionisti
più corrotti, dagli affaristi e criminali cresciuti sotto i
regimi
revisionisti
e dagli eredi dei gruppi filofascisti e filonazisti fuggiti all’estero,
formatisi alla scuola degli imperialisti e rientrati una volta crollato
il
regime revisionista.
Il campo socialista aveva dato
modo di sopravvivere e svilupparsi alle
particolarità locali, anche se in alcuni casi la difesa o
addirittura
lo
sviluppo delle particolarità locali significava anche il
mantenimento
di
arretratezze culturali e nelle relazioni sociali. Nell’ambito del
socialismo
queste sarebbero scomparse nel tempo. I nuovi regimi borghesi
instaurati negli
ex paesi socialisti hanno invece cercato di abolire queste
particolarità locali
con la scusa della “nuova identità nazionale”, imposta con
metodi
fascisti
(mobilitazione reazionaria delle masse popolari). È il caso
della
Georgia
rispetto alle regioni dell’Ossezia, dell’Abkhazia e dell’Adjaria.
Questa
imposizione ha ulteriormente diviso le masse popolari dato che
comunque, nell’ambito
dei rapporti capitalisti ripristinati negli ex paesi socialisti, le
differenze
diventano contrasti perché i rapporti sociali e individuali sono
basati
sulla
competizione: o io o te. Questa è la legge capitalista!
Nella maggior parte degli ex
paesi socialisti la borghesia imperialista
non ha però gioco facile. Solo in alcuni casi è riuscita
ad instaurare
governi
fantoccio che assecondano con efficacia le sue esigenze e riescono (sia
pure con
risultati dubbi e precari) a sottomettere le masse popolari allo
sfruttamento
imperialista. Sottomettere allo sfruttamento le masse popolari di un ex
paese socialista
non è cosa semplice.
L’esperienza della classe operaia
e delle masse popolari degli ex paesi
socialisti, per quanto mortificata da anni di direzione revisionista,
induce i
proletari a non piegarsi supinamente agli sfruttatori. Per avere la
mano più
libera sugli ex paesi socialisti, la borghesia imperialista deve quindi
rendere
ancora più miserabili le condizioni di vita delle masse
popolari, deve
assoldare la feccia peggiore tra fascisti, trafficanti, mafiosi e
assassini che
senza scrupoli riescono a dividere le masse popolari e a portarle a
scontrasi
tra loro. Per portare alla miseria e alla disperazione le masse
popolari di
questi paesi, la borghesia deve riciclare il peggio delle anticaglie
del
passato, del retaggio culturale medievale, arretrato che il movimento
comunista
solo in parte aveva superato. La mobilitazione reazionaria più
spinta e
violenta è l’unica via attraverso la quale la borghesia
imperialista
riesce a
mettere le mani sugli ex paesi socialisti.
Il grande
assente oggi nei paesi
oppressi e aggrediti dagli imperialisti,
nei paesi ex socialisti e anche nei paesi imperialisti è un
forte
movimento
comunista che lotti contro la borghesia per l’instaurazione di nuovi
paesi
socialisti. Ma la rinascita del
movimento comunista è in corso.
1. Il governo USA si è
oramai
insediato in numerosi paesi in ogni
continente. Ha esteso la rete delle sue agenzie di spionaggio, di
controllo,
poliziesche, politiche e militari nella maggior parte dei paesi del
mondo e fa
mille sforzi per estenderla e rafforzarla ulteriormente. Cerca di
ridurre tutti
i paesi al rango di protettorati USA. Ma gli interventi e l’invadenza
del
governo USA suscitano resistenze crescenti persino tra gli alleati, gli
accoliti e i servi degli imperialisti USA. Il bottino promesso o fatto
balenare
con le aggressioni, anche quando c’è, non soddisfa i banditi
imperialisti, non
è all’altezza della necessità di valorizzazione del loro
capitale.
L’installazione
di imprese negli ex paesi socialisti ha costi crescenti e presenta
rischi via
via più elevati anche per i pescecani imperialisti più
aggressivi. Di
fatto
solo l’economia di guerra, il mercato delle armi, della droga, della
prostituzione,
degli organi, le attività criminali, le speculazioni e il
saccheggio
sono
redditizi. Instaurare imprese capitaliste nei paesi aggrediti è
…
un’impresa! È
un obiettivo ancora lontano e difficile. Anche i risultati militari
delle
aggressioni sono sempre più scarsi, dubbi, precari. La
resistenza dei
paesi
aggrediti si rafforza, come si rafforza l’odio verso gli imperialisti
USA e
verso i loro accoliti in un numero crescente di paesi su cui incombe la
minaccia di aggressione.
Anche all’interno degli USA e
degli altri paesi imperialisti, si rafforza
l’unità della mobilitazione contro la repressione e contro la
guerra
imperialista con la mobilitazione contro l’eliminazione delle conquiste
di
civiltà e benessere che le masse popolari avevano strappato alla
borghesia
sotto la direzione dei comunisti.
2. La moltiplicazione dei partiti
comunisti, la diffusione del
marxismo-leninismo-maoismo come loro teoria guida, la moltiplicazione
dei paesi
in cui i partiti comunisti adottano e conducono la guerra popolare
rivoluzionaria
di lunga durata, di cui il Partito comunista del Nepal (maoista)
è
l’esempio
più luminoso, sono i segnali della rinascita del movimento
comunista.
La chiave
per portare la seconda ondata della rivoluzione proletaria che va
montando nel
mondo ad un livello superiore, è imboccare con decisione la via
per la
rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, ricavata da un giusto
bilancio
dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e da
una giusta
analisi della situazione attuale: la guerra popolare rivoluzionaria di
lunga
durata!
Non esiste una soluzione alla
condizione di precarietà, abbrutimento,
miseria, fame, guerra e morte a cui la borghesia imperialista conduce
le masse
popolari di tutto il mondo, che non sia l’abbattimento del suo stesso
ordinamento
sociale. L’ordinamento capitalista potrebbe sopravvivere solo se tutto
il
capitale trovasse nuovamente la via per valorizzarsi a sufficienza.
Ciò
potrebbe avvenire solo dopo immani distruzioni della ricchezza e delle
risorse
oggi esistenti. Solo allora tutto il capitale residuo potrebbe
riprendere la
produzione e lo sfruttamento nella ricostruzione. Ma il mondo si
ritroverebbe solo
ad un nuovo punto di partenza, con davanti a sé prima o poi un
nuovo
futuro di
crisi, miseria, fame e morte.
C’è solo un modo per
spezzare
questo circolo vizioso, questa catena che
soffoca l’umanità sotto il peso di un ordinamento da trogloditi:
abbattere il
capitalismo, instaurare il socialismo e portare avanti la
trasformazione del
mondo fino al comunismo.
Solo un sistema finalizzato alla
produzione pianificata di beni e
servizi, che abbandona decisamente la produzione di profitti, che mette
la
massa della popolazione in condizioni che la spronano a dedicare il
meglio
delle proprie risorse e delle proprie energie alle attività
specificamente
umane, può portarci fuori dal marasma attuale. Solo una
società diretta
dai
lavoratori organizzati può risolvere via via i principali
problemi
delle masse
popolari e farci uscire dal marasma attuale. La pianificazione
dell’attività
economica diretta dai lavoratori organizzati è superiore alla
libera
iniziativa
privata dei padroni. La dittatura del proletariato è un
ordinamento
sociale
superiore alla “democrazia” borghese.
Il
socialismo è il nostro
futuro!
L’esperienza della classe
operaia e delle masse popolari dei primi paesi socialisti è
ricca di
insegnamenti.
La rinascita del movimento
comunista è possibile: richiede solo un giusto bilancio di
quell’esperienza e
una giusta comprensione dei limiti che il movimento comunista non ha
superato durante
la prima ondata della rivoluzione proletaria.
In tutti i paesi imperialisti il
movimento comunista può e deve
approfittare della situazione rivoluzionaria in sviluppo che la stessa
crisi
del sistema capitalista ha generato. Per farlo deve dotarsi di un
giusto
bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione
proletaria,
definire e applicare una linea giusta per costruire e rafforzare nuovi
partiti
comunisti che abbiano come obiettivo principale fare del proprio paese
un nuovo
paese socialista e contribuire così alla rinascita del movimento
comunista che
va montando nel mondo.
In Italia la confusione è
grande,
ma la rinascita del movimento comunista
avanza.
La sinistra borghese ha subito un
crollo dal quale non si solleverà. I
suoi residui, la sua componente di sinistra è allo sbando. Va
cercando
soluzioni alla propria crisi, alla perdita di consenso e di legame con
la
classe operaia, con i lavoratori e con le masse popolari.
Questa situazione permette alla
destra borghese di lavorare più
liberamente di prima, di condurre più a fondo la sua politica di
lacrime e
sangue, di smantellare senza mezze misure le conquiste delle masse
popolari.
Fascismo, razzismo, violenza e repressione contro immigrati, Rom,
extracomunitari
e contro antifascisti, antimperialisti e comunisti si estendono e si
intensificano.
La mobilitazione delle masse
popolari contro il rigurgito fascista e
razzista, contro la repressione, contro l’eliminazione delle conquiste
e contro
la guerra imperialista ha fatto notevoli passi in avanti e ha bisogno
di una
nuova direzione e di maggiore autonomia ideologica, politica e
organizzativa
dalla sinistra borghese. Questa è una grande opportunità
per i
comunisti del
nostro paese. Il (n)PCI ha già indicato chiaramente il
significato e il
contenuto dell’autonomia dei comunisti dalla sinistra borghese e
promuove la
mobilitazione per rafforzarla.
Infatti il (nuovo)Partito comunista italiano, consapevole della situazione rivoluzionaria in sviluppo che caratterizza la fase attuale, ha posto tra i suoi obiettivi principali, fin dal lavoro per la sua costruzione, l’assimilazione di una giusta concezione del mondo (basata sul marxismo-leninismo-maoismo), il giusto bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e la definizione di una giusta linea di azione per fare dell’Italia un nuovo paese socialista: la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Il risultato di questo lavoro è raccolto nel Manifesto Programma del (n)PCI, nella rivista del Partito La Voce e nei Comunicati del Partito.
Il patrimonio teorico del Partito
non è solo uno strumento indispensabile
per leggere nel giusto modo ciò che accade intorno a noi. Esso
è anche
la
conquista dell’autonomia ideologica dalla sinistra borghese di cui il
movimento
comunista ha oggi bisogno per la sua rinascita. Per questo il Partito
invita
quanti già riconoscono che per fare la rivoluzione è
necessaria una
teoria
rivoluzionaria, a contribuire al dibattito su tale patrimonio e alla
sua
assimilazione.
Con un
giusto
orientamento e una giusta linea, ogni vittoria diventa possibile!
Assimilare le
concezione comunista del mondo esposta nel Manifesto
Programma del
(n)PCI, verificarla e arricchirla nella pratica della lotta
di classe!
Uniamoci sempre più
profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono
alla
guerra di aggressione degli imperialisti e alla guerra di sterminio non
dichiarata perpetrata dalla borghesia imperialista e dalle altre forze
reazionarie!
La lotta per fare dell’Italia
un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché
crescano su
grande
scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari
italiane
autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro
lotte
per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso
e
sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro
lotta
contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia
e le
altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista
e
razzista e
contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il
benessere!
Che i lavoratori, le
donne, i giovani più avanzati si arruolino nelle fila del
Partito
comunista,
degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e
contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!
Rafforzare la struttura clandestina centrale
del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei
Comitati di
Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il
lavoro
sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!
Costruire in ogni azienda, in ogni zona
d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino
del
(n)PCI!