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(nuovo)Partito
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62° anniversario della vittoria della Resistenza
Il malcontento, il malessere e la
preoccupazione per
l’andamento delle cose sono ampiamente diffusi non solo tra le masse
popolari,
ma persino in ampi strati della classe dominante. Che cosa impedisce
che questi
stati d’animo si traducano in un movimento di rinnovamento della nostra
società? Sono forse insolubili i problemi che abbiamo di fronte?
Per capire se i problemi che
abbiamo di fronte sono o no
solubili, non bisogna fermarsi al fatto che sono tanti, che sono gravi,
che
sembrano complicati. Bisogna capire da dove vengono, quali sono le
cause. Il marxismo
ha da tempo dimostrato che essi provengono tutti dall’ordinamento
sociale
capitalista, dalla sua natura e dal carattere imperialista che esso ha
raggiunto stante le circostanze in cui si è sviluppato. Gli uomini
oramai
dispongono delle conoscenze, delle forze e delle risorse per far fronte
a
ognuno dei problemi che tormentano la vita dell’umanità. Ma non possono
ancora
metterle in opera perché la classe che dirige la società (la borghesia
imperialista e gli alti funzionari, i ricchi e il clero che la
sorreggono) è
legata all’attuale ordinamento sociale. Questo ordinamento sociale è la
condizione della sua esistenza, del suo ruolo, dei suoi privilegi e
della sua
civiltà. Questa classe non concepisce altro mondo che l’attuale, per
quanti
lamenti sui mali della società si levino dalle sue stesse fila. Essa
ostacola e
reprime ogni progetto di società alternativo all’attuale società. Ha
combattuto
con la ferocia del fascismo, del nazismo, dell’imperialismo USA i primi
paesi
socialisti, finché essi sono prima degenerati e infine crollati. Ha
ostacolato
e deformato tutte le conquiste di civiltà e di benessere che i
lavoratori dei
paesi imperialisti le hanno strappato nei decenni passati e, appena ne
ha avuto
la forza, ha intrapreso la restaurazione delle sue vecchie libertà e la
soppressione di quel tanto di libertà che i lavoratori avevano
conquistato. Se
fosse dipeso da questa classe dominante, la maggioranza dell’umanità
gemerebbe
ancora sotto il sistema coloniale e semicoloniale. Anche su questo
terreno essa
sta cercando di riprendersi tutto quello che ha perso. La sua “guerra
infinita”, la sua “guerra preventiva”, la sua “guerra al terrorismo”
che
insanguina e devasta il mondo, non è che il suo tentativo di
sottomettere di
nuovo tutti i popoli e tutti i paesi. Vi è dunque una classe che impone
l’ordinamento sociale attuale, che lo vuole mantenere in vita a tutti i
costi,
per quanto alcuni suoi esponenti mostrino, non importa se sinceramente
o per
scena, di deprecare i suoi mali e di compatire le sue vittime. Il
malcontento,
il malessere e la preoccupazione dei capitalisti, dei ricchi, del
clero, degli
alti funzionari non si tradurranno mai in azione concreta per cambiare
in
meglio l’ordinamento sociale. Anche se si tureranno il naso per lo
schifo, essi
continueranno a fare quello che devono fare per preservare il loro
ordinamento
sociale: non ne concepiscono un altro, se non nell’aldilà. Finché non
avremo
tolto il potere a questa classe, finché non l’avremo allontanata dal
comando,
noi saremo invischiati e a schiacciati dalle relazioni commerciali, dal
bisogno
e dalla mancanza di denaro, dalle relazioni di dipendenza che questa
classe
impone: esse costituiscono il suo ordinamento sociale e la base della
sua
esistenza. Le aziende continueranno a esistere per produrre profitti e
per
questo produrranno inquinamento, disoccupazione, morti sul lavoro,
merci
avariate o inutili (o addirittura nocive), spreco di risorse,
precarietà,
abbrutimento fisico, culturale e morale della massa dei lavoratori,
rischi di
ogni genere che ora qui ora là diventeranno disastri. Per le aziende
borghesi
il benessere dei lavoratori e la prevenzione dell’inquinamento sono un
costo,
la crescita della produzione e del fatturato una questione di vita o di
morte.
Non importa cosa producono, pur che si venda bene.
Tutto questo è stato provato e
dimostrato più volte da
tutti quelli che hanno riflettuto sulla situazione. I primi paesi
socialisti
hanno mostrato anche nella pratica che, togliendo il comando alla
borghesia,
era possibile liberarsi delle piaghe con cui essa affligge l’umanità.
Proprio
perché dimostravano questo, la borghesia ha cercato con ogni mezzo di
soffocarli e oggi denigra in ogni modo la loro esperienza. I discorsi
in morte
di Eltsin sono un campionario di questa denigrazione. Basta considerare
l’ostilità con cui la classe dominante di un paese enorme e potente,
con 300
milioni di abitanti, come gli USA circonda e rende difficile ancora
oggi la
vita a un paese piccolo come Cuba, con appena 10 milioni di abitanti,
per non
dubitare delle intenzioni e delle azioni della borghesia imperialista
contro i
primi paesi socialisti e del carattere menzognero e distorto di tutta
la
“scienza” che gli intellettuali borghesi diffondono a proposito dei
primi paesi
socialisti. I primi paesi socialisti sono in gran parte crollati. Ciò è
avvenuto anche a causa di questa ostilità, delle continue aggressioni
che hanno
subito, del boicottaggio a cui sono stati sottoposti. Ma la causa
principale e
decisiva del loro crollo è stata l’inesperienza degli stessi promotori
del
socialismo, dei comunisti. Era la prima volta in tutta la storia
dell’umanità
che interi paesi, popoli interi erano diretti e organizzati dai
partigiani
della libertà dei lavoratori, dai promotori della produzione al
servizio delle
masse popolari, dai lavoratori più avanzati che mobilitavano i loro
propri
compagni di lavoro senza più padroni. Non c’è da meravigliarsi che
un’impresa
del genere, la più grande e la più rivoluzionaria mai intrapresa da
quando
esistono gli uomini, si scontrasse con la mancanza di esperienza. Gli
effetti
di ogni errore furono aggravati dall’arretratezza dei paesi dove il
socialismo
era stato instaurato, dalla guerra che tutti i governi imperialisti e
tutti i
reazionari, il Vaticano e le altre istituzioni e classi residuate del
medioevo
condussero contro i primi paesi socialisti, dall’opposizione attiva e
dal
sabotaggio di quanti per interesse o per inerzia restavano attaccati al
vecchio
mondo. I ricchi di tutto il mondo e i sapienti corrotti guardarono con
gioia maligna
ogni errore che i comunisti facevano; salutarono con effusioni e
collaborazione
l’avvento negli anni ’50 dei fautori dell’avvicinamento dei paesi
socialisti al
capitalismo, dei promotori della “confluenza dei due sistemi”. Questi
per
l’inesperienza dei comunisti avevano preso il potere nei primi paesi
socialisti
e con un paziente lavorio di decenni li corrosero, corruppero e
indebolirono
fino al crollo di quasi venti anni fa. Gli Eltsin e i Gorbaciov di
venti anni
fa erano gli eredi dei Kruscev che gli imperialisti e il Papa avevano
tanto
lodato e favorito cinquanta anni fa.
Tutto questo è così elementare e
importante che la
borghesia e i suoi seguaci fanno di tutto per nasconderlo. Il maggior
danno che
la borghesia ha fatto all’umanità è che, a forza di diffondere
menzogne, ha
ucciso in molti lavoratori la fiducia di essere capaci di conoscere la
verità e
la fiducia di essere capaci di cambiare il mondo. Da qui la
disperazione che
pervade tanta parte delle masse popolari. Ma niente di tutto questo è
irreparabile.
La borghesia sta riproducendo essa stessa le condizioni di una immane e
universale rivolta. Tutti quelli che hanno voluto o vogliono
riflettere,
ricavano insegnamenti dall’esperienza dei primi paesi socialisti, per
riprendere e sviluppare le loro grandi conquiste, per evitare gli
errori che li
hanno portati alla loro fine. Per quanto la borghesia nasconda la
verità e
complichi l’apparenza delle cose, per le sue stesse contraddizioni ogni
menzogna è smentita, smascherata e spazzata via da altre menzogne: dove
la
mistificazione detta legge, nessuna menzogna mantiene a lunga
l’apparenza della
verità. Nessuno dei gravi problemi che tormentano le masse popolari
trova
soluzione in questo ordinamento sociale. Lo sviluppo senza limiti e
l’aumento
della produzione generano miseria e morte. Ogni rimedio che un
esponente della
borghesia propone o mette in opera, si rivela fallimentare nel giro di
poco
tempo. Ogni vizio con cui la borghesia corrompe le masse popolari,
provoca nel
giro di poco tempo una ripulsa diffusa. La prima ondata della
rivoluzione
proletaria non ha solo costruito i primi paesi socialisti. Essa ha
anche fatto
progredire su larga scala la cultura, i sentimenti e l’esperienza
organizzativa
delle masse popolari. Per quanto la borghesia abbia distrutto
organizzazioni e
sentimenti, per quanto abbia cercato di restaurare superstizioni e
pratiche
d’altri tempi, la sua opera di distruzione ha solo scalfito, ridotto
quello che
la prima ondata della rivoluzione proletaria aveva costruito. Oggi tra
i
lavoratori avanzati dei paesi imperialisti, ci sono migliaia di persone
che
hanno una visione abbastanza chiara della situazione, che sanno che per
i mali
del presente esiste una soluzione e che questa soluzione si chiama
instaurazione del socialismo per andare verso il comunismo. Ciò che li
mantiene
ancora impotenti è la loro dispersione, la mancanza di unità
organizzativa.
Questa è anche il mezzo necessario per unificare a livello più alto le
loro
vedute e la loro linea d’azione.
Unire i lavoratori avanzati,
organizzarli perché
raggiungano una visione superiore del mondo e acquisiscano una linea
d’azione
più efficace: ecco il compito che spetta oggi ai comunisti. È un’opera
per cui
non siamo sprovveduti di mezzi. Abbiamo il patrimonio di esperienze del
passato.
Abbiamo il marxismo-leninismo-maoismo: la visione più avanzata, più
coerente e
più scientifica del mondo che gli uomini hanno finora elaborato.
Abbiamo la
convinzione e la fede che la nostra opera è possibile ed è quello di
cui le
masse popolari hanno bisogno anche se ancora non lo sanno. Abbiamo dal
passato
la dimostrazione dell’energia con cui le masse popolari realizzeranno
la nostra
opera quando l’avranno assimilata e riconosciuta come propria.
Questo è il partito comunista oggi.
L’unione organizzata
di quanti condividono questa concezione del mondo e si dedicano a
realizzare
quest’opera. Consolidare e rafforzare il partito comunista è il compito
primo
ed elementare che si pone a chi vuole trasformare lo stato attuale
delle cose.
L’opera di tutti i comunisti, di tutti i socialisti, di tutti i
partigiani, di
tutti i lavoratori attivi che ci hanno preceduto, vive oggi nel nostro
lavoro.
Continuando la loro opera noi risolleviamo la loro bandiera e onoriamo
la loro
memoria. La borghesia ha portato in ogni angolo del mondo la sua guerra
di
sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Essa ogni giorno
uccide,
mutila, umilia e abbrutisce milioni di uomini e di donne, di anziani e
di
bambini. Ma in ogni angolo del mondo si sta oggi sviluppando il nuovo
movimento
comunista, si formano i nuovi partiti comunisti. Alla guerra di
sterminio che
la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo, le masse
popolari
risponderanno in modo via via più organizzato, più cosciente, più
efficace. La
conclusione della guerra che la borghesia ha lanciato sarà la sua
sconfitta e
la vittoria della rivoluzione proletaria, la vittoria dei lavoratori,
la
creazione di nuovi paesi socialisti.
Anche nel nostro paese è in corso
questo processo. Il
(nuovo)Partito comunista italiano cerca con tutte le sue forze di
esserne
efficace promotore, come con tutte le sue forze cerca di essere degno
della
tradizione di cui è erede e continuatore, la tradizione dei primi
socialisti,
dei primi comunisti, di quanti hanno resistito al fascismo e lo hanno
combattuto, dei partigiani, dei protagonisti delle eroiche lotte contro
il
regime democristiano negli anni ’50 e ’60, dei promotori della
ribellione e
della lotta armata degli anni ’70. Il Partito cerca di raccogliere e
valorizzare tutta l’esperienza e la generosità che nel passato i
lavoratori del
nostro paese, le donne e gli uomini delle masse popolari hanno espresso
e di
imparare dagli errori commessi per non ripeterli. Tutti quelli che
vogliono
partecipare e portare il loro contributo a quest’opera, sono benvenuti
e
troveranno modo di dispiegare tutta la loro energia e intelligenza e di
mostrare tutto il loro valore. Per la natura della nostra lotta, noi
dobbiamo
raccogliere e valorizzare il contributo di tutti, grande o piccolo che
sia e
fare in modo che chi è più avanzato dimostri con la sua azione e i suoi
successi che è degno di essere imitato da tutti quelli che vogliono
arrivare
alla vittoria.
È a causa delle fedeltà e della
coerenza a questo impegno
che il Partito è oggetto di un’accanita persecuzione da parte della
borghesia e
dei suoi accoliti, agenti e portavoce. Ma la persecuzione dei padroni,
dei
ricchi e del clero ha sempre rafforzato i veri comunisti. Perché ha
vagliato i
comunisti, ha eliminato dalle loro fila gli opportunisti e i deboli, ha
costretto i veri comunisti a unirsi più strettamente alle masse
popolari e ha
mostrato alle masse popolari che potevano fidarsi dei comunisti. La
persecuzione depura le nostre fila dagli opportunisti, consolida i veri
comunisti, fa affluire nuove reclute al Partito, spinge i comunisti a
progredire.
In aprile a Parigi alcuni membri
del Partito hanno
affrontato coraggiosamente il versante francese dell’ottavo
procedimento
giudiziario con cui la borghesia italiana cerca di soffocare o almeno
ostacolare l’attività del Partito. I compagni hanno saputo mobilitare
una vasta
solidarietà popolare, sfruttare le contraddizioni in seno alla classe
dominante, giocare sui contrasti di interessi tra le Autorità Italiane
e la
Autorità Francesi. In definitiva hanno fatto saltare il piano
patrocinato dal
“gruppo franco-italiano per le minacce gravi”, creato dai due Stati nel
2004
per dirigere la comune attività contro il (n)PCI. Le Autorità Francesi
hanno
dovuto rinunciare a consegnare alle Autorità Italiane i compagni che
nel 2003 e
nel 2005 avevano arrestato per conto delle Autorità Italiane. Senza di
loro
l’ottavo procedimento giudiziario contro il (n)PCI, che la borghesia ha
affidato al famigerato sostituto procuratore di Bologna, Paolo
Giovagnoli, non
può avanzare. I danni che doveva produrre nell’attività dei comunisti
del
nostro paese sono ridimensionati.
Con il suo ottavo procedimento
giudiziario la borghesia
ha comunque inferto danni all’attività del (n)PCI. Ma grazie alla
fermezza
strategica e alla flessibilità tattica con cui ha reagito all’attacco,
il
Partito ha resistito vittoriosamente ed esce rafforzato dallo scontro.
E questo
proprio mentre la borghesia attraversa una fase acuta della sua crisi
politica:
lo sfascio dei vecchi partiti e delle vecchie coalizioni, la ricerca
affannosa
di una legge elettorale che consenta di mantenere l’apparenza del
mandato
popolare e governare contro gli interessi delle masse popolari e
nonostante i
contrasti di interessi che lacerano la classe dominante, l’insofferenza
del
Vaticano per la mediazione che le istituzioni repubblicane riescono a
offrirgli, la pretese crescenti degli imperialisti USA e dei sionisti.
L’aggravarsi della crisi politica della borghesia crea condizioni
favorevoli
per il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista. Crea
condizioni
favorevoli per un maggiore sviluppo della mobilitazione delle masse
popolari
contro il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti, per impedire che con questo
governo
la borghesia imperialista, il Vaticano, gli imperialisti USA e i
sionisti
riescano a fare quello che non sono riusciti a fare con il governo
Berlusconi-Bossi-Fini.
La lotta contro il governo
Prodi-D’Alema-Bertinotti offre
alla sinistra dei sindacati, delle altre organizzazioni popolari e dei
movimenti popolari condizioni favorevoli per assumere un ruolo
dirigente. La
sinistra può certamente isolare la destra (gli Epifani, i Bonanni, gli
Angeletti e gli altri analoghi tristi figuri che oggi hanno la
direzione dei
grandi sindacati, delle altre organizzazioni delle masse popolari e del
movimento delle masse popolari) e assumere la direzione. Il successo
delle
manifestazioni di Vicenza (17 febbraio) e di Roma (17 marzo) lo
conferma. La
rabbiosa reazione della destra della CGIL alla crescita della
mobilitazione dei
lavoratori e all’avanzata dei comunisti e la sua crescente collusione
con la
polizia del regime lo mostrano.
Noi possiamo vincere. La lotta sarà
certamente dura e
lunga. Ma la vittoria è certa se persisteremo nella lotta e se
seguiremo un
orientamento giusto, con una sufficiente fermezza nella strategia e con
una
buona flessibilità nella tattica.
Avanti nella lotta contro il
governo Prodi-D’Alema-Bertinotti!
Costruiamo un ampio fronte che
raccolga e rafforzi tutte le forme della resistenza delle masse
popolari al
procedere della crisi generale del capitalismo!
Solidarietà con i prigionieri
politici che nelle carceri italiane e di altri paesi imperialisti
resistono
alle pressioni e alle lusinghe della borghesia! La loro resistenza
rafforza la
resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del
capitalismo!
Solidarietà con tutti quelli che
si ribellano a questo ordinamento sociale, marcio e assassino!
Sostegno ai progressisti e alla
sinistra americana che lotta contro la guerra preventiva e contro il
programma
di dominazione mondiale dell’imperialismo USA!
Solidarietà con i popoli
oppressi, dalla Palestina all’Afganistan, dall’Iraq al Libano alla
Somalia, che
resistono all’aggressione imperialista: dieci, cento, mille Nassyria!
Solidarietà con la guerra
popolare rivoluzionaria che avanza in Nepal, in India, nelle Filippine,
in
Turchia, in Perù e in altri paesi.
La mobilitazione delle masse
popolari è l’arma decisiva per impedire alla borghesia di realizzare
con il
circo Prodi quello che non è riuscita a realizzare con la banda
Berlusconi!
Il consolidamento e rafforzamento
del Partito comunista a partire dalla clandestinità è il motore
decisivo della
crescita della mobilitazione delle masse popolari e il suo risultato
più
qualificato!
Costruire in ogni azienda, in
ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato
clandestino
del (n)PCI!
W Marx! W Engels! W Lenin! W
Stalin! W Mao Tse-tung! W il marxismo-leninismo-maoismo!