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Avviso ai naviganti 136

15 gennaio 2023

105° anniversario dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (15 gennaio 1919)

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]


“Oggi, a Berlino, la borghesia e i social-traditori esultano: sono riusciti ad assassinare Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Per quattro anni Ebert e Scheidemann hanno portato gli operai al macello in nome di interessi briganteschi. Oggi si sono assunti la parte di carnefici di dirigenti proletari. L’esempio della rivoluzione tedesca conferma che la ‘democrazia’ è solo una copertura della rapina borghese e della violenza più feroce. Morte ai carnefici!” [Discorso pronunciato dopo l’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Lenin, Opere, vol. 28 pag. 417]

La prima notizia dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, commesso il 15 gennaio 1919, giunse a Mosca il 17 gennaio. Il 19 gennaio si tenne una grande manifestazione, nel corso della quale presero la parola Lenin, Sverdlov, Lunaciarski e altri.


Ai promotori, fautori e protagonisti dell’unificazione dei comunisti in partito

Cosa l’assassinio di Luxemburg e Liebknecht insegna sul partito comunista che occorre oggi

La nuova guerra mondiale a pezzi, lo smantellamento dell’apparato produttivo, il disastro ecologico, lo sfascio della sanità pubblica, la disoccupazione, la precarietà e la miseria crescente sono il risultato del sistema di relazioni sociali vigente nei paesi imperialisti e del sistema di relazioni internazionali che essi hanno imposto nel mondo. Per porvi fine bisogna porre fine a quel sistema, cioè instaurare il socialismo.

Che le masse popolari, per combattere fino a vincere, scalzare dal potere la borghesia imperialista e instaurare il socialismo, hanno bisogno di un partito comunista è la prima lezione che deriva sia dall’esperienza storica sia dall’analisi della società attuale: l’esistenza di un partito comunista all’altezza dei suoi compiti è il fattore decisivo della vittoria. Ben vengano quindi le iniziative e il dibattito in corso sull’unificazione dei comunisti in partito: sono espressione di questa necessità e un ingrediente della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

Nel nostro come in altri paesi imperialisti due linee si scontrano tra i promotori, i fautori e i protagonisti delle iniziative di unificazione dei comunisti in partito. Una linea di destra che pone l’unificazione organizzativa come aspetto principale se non unico del processo, una linea di sinistra che invece pone come aspetto principale l’elaborazione di una strategia comune basata sul bilancio dell’esperienza e l’analisi del corso delle cose. L’anniversario dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht non è solo l’occasione per commemorare e rendere omaggio ai comunisti caduti per mano della borghesia, per denunciare la ferocia di ieri e di oggi della classe dominante, ma soprattutto per comprendere, assimilare e applicare le lezioni che ne derivano sulla natura del partito comunista che occorre.


Porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista è una guerra oppure bastano le lotte rivendicative e la partecipazione alla lotta politica borghese accompagnate dalla propaganda del socialismo, della storia del movimento comunista e delle sue conquiste, dell’esperienza dell’URSS e degli altri paesi socialisti? Che caratteristiche deve avere il partito comunista per mobilitare e dirigere le masse popolari a condurre la rivoluzione socialista fino alla vittoria? Può il partito comunista basare la sua esistenza sulla libertà di azione politica che la borghesia imperialista gli concede, sottostare alle leggi e al potere della borghesia, cioè essere un “partito rivoluzionario nei limiti della legge”? Oppure deve essere un partito di rivoluzionari di professione, capace di avere suoi agenti in ogni ambiente, di indagare su tutto quello che occorre conoscere per guidare la rivoluzione, di colpire dovunque è necessario colpire, cioè deve essere un partito clandestino?


Che il partito comunista deve essere clandestino, anche solo come misura per impedire che la borghesia decapiti il partito, ce lo insegnano in negativo Gramsci arrestato del 1926, Thälmann (Germania) arrestato nel 1933, Zachariadis (Grecia) arrestato nel 1936, Cunhal (Portogallo) arrestato nel 1949 e tanti altri eroici dirigenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, tra i quali emergono Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht assassinati nel 1919. Ce lo insegna in positivo Lenin, che contro i menscevichi difese strenuamente e praticò la clandestinità del partito anche quando l’impero zarista, dopo la rivoluzione del 1905, si diede ordinamenti politici ispirati alla democrazia borghese: egli visse lunghi anni nella clandestinità e nella clandestinità ritornò nel luglio 1917 fino alla conquista del potere.

Per questo raccomandiamo lo studio dei tre testi di Lenin che alleghiamo a questo Avviso ai Naviganti:

- i primi due, Partito clandestino e lavoro legale e Come Vera Zasulic uccide il liquidatorismo, illustrano la lotta condotta da Lenin contro quelli che in Russia dopo la Rivoluzione del 1905 (che aveva strappato alcune forme di attività politica legale) volevano liquidare il partito clandestino e la concezione di Lenin circa il legame tra partito clandestino e lavoro di massa,

- il terzo, A proposito dell’opuscolo di Junius, mette in luce il legame tra organizzazione clandestina e capacità del partito di “elaborare fino in fondo le parole d’ordine rivoluzionarie ed educare sistematicamente le masse secondo il loro spirito”.

Ovviamente non basta che un partito comunista sia clandestino perché possa svolgere con successo il suo compito: il fattore principale del successo di un partito comunista è la sua linea politica. Se la linea politica è sbagliata, la struttura clandestina non salverà il partito dalla sconfitta. Tuttavia la struttura clandestina renderà meno difficile al partito tirare la lezione delle sconfitta e correggere la linea.

Il proletariato vincerà perché i comunisti comprendono sempre più a fondo le condizioni della lotta di classe, correggono i loro errori, superano i loro limiti e applicano le lezioni dell’esperienza nel promuovere e dirigere la rivoluzione socialista in corso.

La situazione è favorevole allo sviluppo del potere delle masse popolari organizzate. Abbiamo molto da imparare e da fare, ma la vittoria è possibile.

Con la borghesia l’umanità non ha futuro: la borghesia non può che seminare guerra, povertà, disoccupazione, abbrutimento, inquinamento, distruzione dell’ambiente.


Bando alla paura! Bando alla sfiducia e al disfattismo! Bando all’attesa che la rivoluzione socialista scoppi!

Fare dell’instaurazione del socialismo la propria scelta di vita!


Costituire Comitati di Partito clandestini

in ogni azienda, scuola, università, istituzione, quartiere e paese!