28 gennaio 2022. Comunicato numero 31 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano


Saluto ai partecipanti alla presentazione pubblica dell’Appello Ora l’unità – per il Partito comunista in Italia


Il Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano saluta i partecipanti alla presentazione pubblica dell’Appello Ora l’unità – per il Partito comunista in Italia che si terrà a Pisa il 29 gennaio alle 15.30 al Circolo ARCI Putignano, in piazza 25 aprile. Invita ciascuno a partecipare portando i suoi migliori contributi e augura che l’iniziativa sviluppi il lavoro iniziato con l’assemblea tenuta sabato 22 gennaio a Roma, cui il Comitato centrale del (nuovo)PCI ha inoltrato il suo saluto con il Comunicato 1/2022 del 20 gennaio (in http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2022/com01-22/Com.CC_1-2022_Costruire_un_pc_all_altezza_del_suo_compito.html). Il (nuovo)PCI ha anche inoltrato a promotori e partecipanti all’assemblea del 22 gennaio un Avviso ai Naviganti (n. 117) il 18 gennaio (in www.nuovopci.it/dfa/2022/117/avvnav117.html) che pone alla loro attenzione un documento di Gramsci scritto a Mosca nell’ottobre 1923. Il Comitato Aurora fa proprio e invita a leggere quanto il (nuovo)PCI espone nel Comunicato del suo Comitato centrale e nel suo Avviso ai Naviganti e quanto scrive Gramsci in questo suo documento chiaro, diretto e di grande insegnamento per aiutarci a sciogliere i nodi principali per costruire un partito comunista capace di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Per fare questo serve il dibattito franco e aperto tra chi è impegnato nell’opera, così come in qualsiasi piccolo o grande lavoro quelli che sono impegnati a farlo discutono su come farlo nel modo migliore e confrontano i rispettivi giudizi ed esperienze. I documenti del (n)PCI sopra citati e quello di Gramsci sono contributo a questo dibattito, e perciò invitiamo a dedicarvi attenzione.

Il dibattito è un elemento necessario. Nessuno ha la verità in tasca né titolo ereditario che qualifichi qualcuno migliore di qualcuno altro, cioè più capace di fare il partito che serve. Il dibattito però da solo non basta, e anzi da solo degrada a discussione infinita, ripetitiva e che a lungo andare stanca e avvilisce i tanti esponenti della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari disposti a mettere mente e cuore in quest’opera gloriosa. Tanti di loro sanno che bisogna unirsi in un partito e istintivamente rifiutano chi pretende di separarsi dagli altri su principi astratti, dogmi senza legame con la pratica. A fianco del dibattito franco e aperto è quindi necessaria l’unità d’azione, cioè l’operare insieme e nella pratica comune verificare cosa è giusto, quale principio porta al successo, e su quello unirsi.

L’unità d’azione tra le forze che riconoscono la necessità del partito comunista si sviluppa in più campi, a partire dalla lotta della classe operaia e fino al sostegno e alla promozione della mobilitazione delle masse popolari contro la guerra. Questa mobilitazione non è dovuta solo a un fatto interno, un sentimento generale, e cioè l’odio verso la guerra quando le masse popolari e i popoli sono costretti a sterminarsi tra di loro agli ordini delle classi che li dominano, e oggi agli ordini della borghesia imperialista. È dovuta anche a un fatto esterno, oggettivo, e cioè al fatto che la crisi in corso conduce alla guerra imperialista, ha la guerra imperialista come sbocco. A fronte di questo l’unica alternativa è la rivoluzione socialista condotta dalla classe operaia in testa alle altre classi delle masse popolari e guidata dal suo partito comunista. Con il partito comunista le masse popolari si oppongono alla guerra della borghesia imperialista in modo cosciente, via via organizzandosi sotto la direzione del partito che diventa il loro Stato Maggiore, strutturandosi come esercito che risponde alla guerra della borghesia imperialista con la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, che dura, cioè, fino alla vittoria. Le masse popolari però si mobilitano contro la guerra imperialista da subito, spontaneamente e anche su larga scala. Questa tensione popolare contro la guerra è evidente nelle recenti iniziative dei portuali di Genova contro le navi che trasportavano armi di guerra in Yemen e Palestina, collegate con analoghe azioni dei portuali di Trieste, Livorno, Napoli, Le Havre, Amburgo, Anversa, Santander fino a Oakland in California. In passato si è manifestata contro gli interventi degli imperialisti americani in Iraq. In un passato lontano si espresse nelle mobilitazioni spontanee della classe operaia nei paesi coinvolti nella Prima Guerra Mondiale, che indussero le classi dominanti a porvi fine per il timore di essere rovesciate come era accaduto in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre.

La tendenza alla guerra da parte della borghesia imperialista, comunque, è altrettanto evidente nella gestione criminale dell'ambiente, della crisi climatica e della pandemia. Nei paesi imperialisti è in corso da tempo una guerra di sterminio non dichiarata della borghesia imperialista contro le masse popolari, che ha come sola ragione d’essere la necessità di mantenere il modo di produzione capitalista quale che sia il prezzo da pagare in termini di sterminio di esseri umani, di distruzione di beni, di azzeramento di attività produttive e di apparati produttivi e di devastazione dell’ambiente. Tutto questo è chiaro per chiunque osservi lo stato di cose presente e per chiunque ha esperienza del passato fino dai tempi in cui questa crisi è iniziata (questa è una crisi di lunga durata, iniziata nella metà degli anni ’70 dello scorso secolo e via via aggravatasi fino alla sua fase terminale iniziata nel 2008 con la crisi dei mutui subprime negli USA e aggravatasi in forma ormai insostenibile a partire dal 2020 con la pandemia).

Guerra di sterminio non dichiarata significa che provoca innumerevoli vittime tra le masse popolari togliendo loro il necessario per vivere, cioè togliendo i beni materiali e spirituali che loro servono. Oggi possono essere prodotti in quantità illimitata e con dispendio minimo di lavoro stante lo sviluppo delle forze produttive, ma nella società capitalista i beni e servizi sono proprietà della borghesia imperialista e ogni capitalista li produce solo se riesce a venderli con profitto. Se questo non può avvenire allora li elimina e li distrugge (la tentata chiusura della GKN da parte di Melrose è solo l’ultimo di una serie infinita di esempi della distruzione dell'apparato produttivo del nostro Paese). La guerra che serve alla borghesia imperialista, però, infine è quella «classica»: non le basta distruggere poco a poco sotto il velo di una pretesa «normalità». Quanto più la crisi si aggrava, tanto più forte è la spinta a ricorrere alle armi e a procedere a distruzioni di massa. Questo è all’orizzonte nelle tensioni in Ucraina, territorio dove gli imperialisti USA e UE hanno impiantato condizioni per l’aggressione alla Russia. Unità d’azione delle forze che riconoscono la necessità del partito comunista è nel promuovere e sostenere la mobilitazione delle masse popolari contro la guerra che incombe e i cui segnali si moltiplicano. Unità di azione che si traduce nel creare le condizioni per farla finita con la borghesia e il suo sistema di oppressione, miseria e guerra, instaurando la società socialista.

Le masse popolari sono senz’altro disposte a mobilitarsi contro la guerra e contro gli imperialisti che la scatenano. Se non ci sono più state grandi mobilitazioni dopo quelle contro l’aggressione degli imperialisti USA all’Iraq nei primi anni duemila è perchè le masse popolari hanno sperimentato che tutte quelle mobilitazioni per quanto grandi non producono alcun effetto se non sono inserite in un processo di cambiamento generale della società. Tutte quelle mobilitazioni contro la guerra e per la pace hanno mostrato una volta di più che ogni azione che si limita alla denuncia, alla rivendicazione, alla protesta senza alcuna proposta di soluzione fallisce. Infine, come ci ha insegnato Lenin, ogni «parola d’ordine ‘negativa’, non legata a una precisa soluzione positiva, non ‘acuisce’, ma ottunde la coscienza perchè è una parola vuota, un puro grido, una declamazione senza contenuto» (Intorno a una caricatura del marxismo e all’«economicismo imperialista», 1916, in Opere, vol. 23). È la stessa ragione per cui le masse popolari non si mobilitano per campagne referendarie, dopo avere sperimentato che la borghesia imperialista non ha tenuto alcun conto dell’esito che escludeva la privatizzazione di un bene comune quale è l’acqua e la devastazione della sanità e della scuola pubbliche. È la ragione per cui sempre meno si mobilitano per le elezioni politiche e amministrative constatato che la borghesia imperialista non si accontenta di manipolare e intossicare menti e cuori, ma non tiene comunque conto dei voti e mette al potere gli uomini che sceglie in altre sedi (a Bruxelles, Francoforte, Washington) e che sono i più affidabili nel realizzare il suo programma. Si mobiliteranno invece quanto più troveranno una direzione capace di condurle alla vittoria.

Una buona occasione per l’unità d’azione delle forze che aderiscono all’appello Ora l’unità – per il Partito comunista in Italia è la mobilitazione contro la subordinazione dell’Italia agli imperialisti USA e quindi contro la loro occupazione del nostro territorio nazionale, come nel caso della base militare di Camp Darby che copre quasi mille ettari in provincia di Pisa, a Tirrenia. Intento degli imperialisti USA è potenziare la base, che è punto d’appoggio per tutti gli attacchi che scatenano o intendono scatenare, appoggiati nel loro progetto dal presidente della regione Toscana Eugenio Giani e dai sindaci di Livorno e Pisa. Contro questo progetto di potenziamento della base il 24 gennaio scorso dal PRC di Pisa e Livorno e dal gruppo consiliare di Pisa «Una città in comune» hanno tenuto un presidio. Appoggiare iniziative come questa, moltiplicarle, coordinarle è rendere concreta l’unità per il Partito comunista di tutti gli aderenti all’appello. Bisogna inoltre chiamare alla mobilitazione le masse popolari inquadrate nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine contro gli imperialisti che occupano il nostro territorio e a difesa delle masse popolari del nostro paese, così come hanno fatto durante la Resistenza e così come hanno fatto e fanno nei paesi socialisti. Un partito comunista che è tale chiama queste forze a disobbedire a chi li vuole scagliare contro altri paesi nelle “missioni umanitarie” NATO e UE (oggi soldati italiani, da poco scappati dall’Afghanistan, sono ancora sparsi dalla Siria, all’Africa alla Lituania) o contro le masse popolari del nostro paese e anzi ad affiancare la mobilitazione crescente delle masse popolari contro il regime criminale sotto la cui direzione il paese precipita verso la rovina e la guerra, a partire dalla disobbedienza contro le norme liberticide che impongono il Green Pass per lavorare, per muoversi e in definitiva per vivere nella società.

La riscossa delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo! Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

Per informazioni, vedi il sito del (nuovo)Partito comunista italiano in www.nuovopci.it, dove trovate anche le istruzioni per utilizzare metodi di comunicazione protetti (TOR e PGP).

Comunicazioni con il CdP Aurora al recapito theaurors@netcourrier.com