Indice della letteratura comunista

Indice del  MANIFESTO PROGRAMMA DEL NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Indice del Capitolo I

 

Manchettes cap. 1


1

K. Marx (1818-1883) e F. Engels (1820-1895) hanno raccolto ed elaborato l'eperienza delle lotte della classe operaia, usando a questo fine i più raffinati strumenti del pensiero accumulati dall'umanità fino ai loro tempi:

1. La filosofia dialettica di G.W.F. Hegel (1770-1831)

2. L'economia politica di A. Smith (1723-1790) e di D. Ricardo (1778-1823)

3. Il materialismo degli illuministi francesi del secolo XVIII.


2

Gli Stati che governano i paesi capitalisti sono organi di direzione della borghesia imperialista: questa classe ha il monopolio del potere ed è economicamente impossible che i paesi imperialisti siano governati da altre classi, quali che siano le forme (democratiche o autoritarie, monarchiche o repubblicane) con cui la classe dominante regola i rapporti tra i gruppi che la compongono e i rapporti con le altre classi della popolazione. Per questo tutti gli Stati dei paesi capitalisti sono dittature della borghesia. Nessun governo può funzionare in questi paesi se non ha il sostegno della parte più importante della borghesia.

Analogamente, nei paesi socialisti il potere sarà monopolio della classe operaia, anche se per la natura propria dei paesi socialisti la stragrande maggioranza della popolazione godrà di fatto di libertà e di poteri in una misura e di un tipo quali i lavoratori non hanno mai avuto in nessun paese borghese. Quindi lo Stato dei paesi socialisti sarà lo Stato della dittatura della classe operaia (dittatura del proletariato).

Riferimenti: K. Marx, Per la critica del programma di Gotha (1875).

V.I. Lenin, Stato e rivoluzione (1917), in Opere, vol. 25.


3

"Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente".

K. Marx-F. Engels, L'ideologia tedesca (1845-1846), cap. 1 (Feuerbach), parte 2, in Opere complete, vol. 5.


4.

Produttività del lavoro umano

La quantità di beni o servizi prodotti da un lavoratore nell'unità di tempo è la produttività del suo lavoro. Quando il lavoro diventa collettivo, come nelle fabbriche moderne, è in generale impossibile distinguere il contributo di ogni singolo lavoratore alla produzione. In questi casi la produttività del lavoro è data dalla quantità di beni o servizi prodotti da un dato numero di lavoratori nell'unità di tempo.


5

La prima società operaia inglese venne fondata dal calzolaio Thomas Hardy (1752-1832). Essa oltre a fare agitazione politica promosse numerose rivolte tra la popolazione industriale di Londra e delle Midlands. Lo Sato soppresse la società operaia nel 1799 nel quadro di generali misure repressive, ma i movimenti si estesero nell'illegalità e con lotte sanguinose fino al 1824-1825 quando lo Stato attenuò le disposizioni che vietavano agli operai di organizzarsi.

Nel 1811 attorno a Nottingham e nei vicini distretti gruppi di operai cominciarono a distruggere le nuove macchine (luddismo). Il movimento dopo il 1814 si estese a tutti i distretti industriali inglesi e venne represso dallo Stato con misure terroristiche.

A partire dagli anni attorno al 1830 gli operai inglesi parteciparono attivamente, accanto alla borghesia, alle lotte per la riforma del Parlamento avanzando proprie richieste (cartismo) e nel 1847 strapparono la legge che limitava a 10 ore la durata legale della giornata lavorativa.


6

Nel periodo della sua ascesa la borghesia produsse una teoria dei rapporti economici scientifica per quanto l'orizzonte degli interessi borghese lo permetteva, l'economia politica classica. I maggiori esponenti furono Adam Smith (1723-1790), David Ricardo (1778-1823), Thomas Robert Malthus (1766-1834). Quando la borghesia entrò nella fase del suo declino e dovette lottare non più contro le forze feudali superstiti, ma contro la classe operaia in ascesa, la sua produzione nel campo delle scienze sociali si inaridì e si ridusse a esaltazione della società esistente e a mascheramento dei reali rapporti sociali: economia politica volgare, economia politica marginalista, ecc.


7

"In che cosa il proletario si distingue dallo schiavo?

Lo schiavo è venduto una volta per sempre; il proletario deve vendere se stesso giorno per giorno, ora per ora. Il singolo schiavo, proprietà di un solo padronte, ha l'esistenza - per miserabile che possa essere - assicurata dall'interesse di questo padrone; il singolo proletario, proprietà per così dire dell'intera classe dei borghesi e il cui lavoro viene acquistato solo se qualcuno ne ha bisogno, non ha l'esistenza assicurata. Questa esistenza è assicurata solo alla classe dei proletari nel suo insieme. Lo schiavo si trova al di fuori della concorrenza; il proletario si trova nel suo mezzo e ne risente tutte le oscillazioni. Lo schiavo è considerato un oggetto, non un membro della società civile; il proletario è riconosciuto come persona, come membro della società civile. Lo schiavo può quindi avere un'esistenza migliore del proletario, ma il proletario appartiene a uno stadio superiore di sviluppo della società e si trova egli stesso a un grado di sviluppo superiore a quello dello schiavo. Lo schiavo si emancipa abolendo, fra tutti i rapporti di proprietà privata, solo il rapporto della schiavitù e divenendo così, dapprima, egli stesso proletario; il proletario si può emancipare solo abolendo la proprietà privata [dei mezzi di produzione] in generale".

F. Engels, Principi del comunismo (1847), in Opere complete, vol. 6.


8

La natura e le leggi del modo di produzione capitalista sono state esposte da K. Marx nella sua opera maggiore Il capitale. Il primo volume venne pubblicato nel 1864, il secondo e il terzo vennero pubblicati postumi da F. Engels rispettivamente nel 1885 e nel 1894. In quest'opera Marx descrisse anche la nascita e lo sviluppo del modo di produzione capitalista e della società borghese fino alla metà del secolo XIX.


9

Le forze produttive della società comprendono:

- la capacità lavorativa umana (forza-lavoro),

- l'esperienza e la conoscenza impiegate nel processo lavorativo (la professionalità),

- gli utensili, le macchine, gli impianti e le installazioni che i lavoratori usano nel processo produttivo,

- gli animali, i vegetali, i minerali e le altre risorse naturali impiegate nella produzione.


10

Lo Stato

L'essenza dello Stato è il monopolio della violenza che la classe economicamente dominante avoca a sé. Lo Stato è fondamentalmente costituito dall'insieme degli organi deputati ad esercitarla (polizia, forze armate, magistratura, carceri, ecc.).

L'esposizione più sistematica della teoria marxista dello Stato è nell'opuscolo di V.I. Lenin, Stato e rivoluzione (1917), in Opere, vol. 25. Le concezioni dello Stato che gli opportunisti e i revisionisti hanno avanzato dopo Lenin, fino allo "Stato di tutto il popolo" proposto da Kruscev nel 1961 al ventiduesimo congresso del PCUS, non presentano novità teoriche rispetto a quelle smascherate da Lenin.

L'origine dello Stato è descritta nell'opera F. Engels, L'origine, della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884).


11

Il capitalismo monopolistico di Stato è la combinazione dei monopoli e del capitale finanziario (quindi non generalmente dell'intera classe borghese - cosa che già esisteva, ma dei monopolisti e dei re della finanza) con lo Stato. Essa sorse nell'epoca imperialista ed ebbe una crescita particolarmente rapida con la Prima guerra mondiale. Nelle società a capitalismo monopolistico di Stato, questo e la pubblica amministrazione assumono direttamente un ruolo determinante nella vita economica per imporre gli interessi della ristretta oligarchia dei capitalisti monopolisti e dei re della finanza a tutto il resto della società, anche al resto della borghesia (fine della democrazia borghese). Il capitalismo monopolistico di Stato è il massimo risultato degli sforzi della borghesia di regolare il movimento economico della società pur restando nell'ambito della proprietà privata e della libera iniziativa individuale dei capitalisti.


11bis

Economicamente irrealizzabili sono quelle rivendicazioni che sono incompatibili con la natura del modo di produzione dominante.

Riferimento: V.I. Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all'"economicismo imperialista" (1916), in Opere, vol. 23.


12

Nei primi secoli della vita del modo di produzione capitalista il proletariato era composto praticamente solo di lavoratori manuali dell'industria, perché solo la produzione industriale era stata assorbita nel modo di produzione capitalista. Da qui l'abitudine che per inerzia si trascina di considerare operai solo i lavoratori manuali dell'industria. Un po' alla volta il modo di produzione capitalista si è però esteso anche agli altri settori produttivi, ha creato nuovi settori e ha approfondito la divisione del lavoro all'interno delle aziende: di conseguenza entrarono a far parte del proletariato anche i lavoratori di altri settori e lavoratori non manuali. Fino alla seconda metà del secolo XIX classe operaia e proletariato erano tuttavia grossomodo ancora la stessa cosa. "Per proletariato si intende la classe degli operai salariati moderni che, non possedendo alcun mezzo di produzione, sono costretti a vendere la loro forza-lavoro per vivere" (Engels). Nella fase imperialista della società borghese, la proletarizzazione della società si è estesa, altri lavoratori sono stati ridotti allo stato di proletari (cioè di lavoratori che per vivere devono vendere la loro forza-lavoro) pur non lavorando alle dipendenze di un capitalista per valorizzare il suo capitale. Sono così sorte nuove classi proletarie, diverse dalla classe operaia. Attualmente la classe operaia è solo una componente del proletariato.

A seguito dello sviluppo della proletarizzazione della società, oggi il proletariato comprende quindi anche altre classi, oltre alla classe operaia: i dipendenti pubblici e di enti non aventi fine di lucro, i dipendenti di aziende non capitaliste (artigiane, familiari, cooperative, ecc.), i dipendenti assunti per il servizio personale dei ricchi. Per una migliore comprensione di questo argomento, rinviamo al capitolo 3.2. di questo Manifesto Programma.


13

Carattere collettivo delle forze produttive

Per accrescere la produttività del lavoro umano la borghesia ha dovuto sviluppare forze produttive collettive, cioè tali che la quantità e qualità delle ricchezze prodotte dipendono sempre meno dalle capacità, qualità e caratteristiche del singolo individuo e in misura sempre maggiore dall'insieme organizzato degli individui, il collettivo, dalle condizioni in cui il collettivo lavora e dalla combinazione di questi e di altri elementi. Parallelamente il singolo lavoratore è stato ridotto all'impotenza: egli può procurarsi da vivere solo se inserito in un collettivo di produzione.


14

Fin dall'inizio del modo di produzione capitalista le banche davano denaro in prestito ai capitalisti che con esso costituivano parte o tutto il loro capitale produttivo. Il capitale produttivo è il capitale che si accresce percorrendo e ripercorrendo il processo Denaro - Merci (mezzi di produzione, materie prime, forza-lavoro) - Lavorazione - Nuove Merci - Più Denaro (D - M - L - NM - PD). Nell'epoca imperialista la combinazione tra il capitale bancario e il capitale produttivo divenne così stretta che nacque un nuovo genere di capitale, il capitale finanziario (società per azioni, consorzi, ecc.) su cui è cresciuto il castello della Borsa, della speculazione finanziaria e del parassitismo imperialista che soffoca l'economia reale e dà luogo alle crisi finanziarie.

Riferimento: V.I. Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), in Opere, vol. 22.


15

Forme Antitetiche dell'Unità Sociale (FAUS)

Le FAUS sono istituzioni e procedure con cui la borghesia cerca di far fronte al carattere collettivo oramai assunto dalle forze produttive, restando però sul terreno della proprietà e dell'iniziativa individuali dei capitalisti e quindi in contraddizione con i rapporti di produzione capitalisti. Sono mediazioni tra il carattere collettivo delle forze produttive e i rapporti di produzione che ancora sopravvivono. Sono ad esempio FAUS le banche centrali, il denaro fiduciario, la contrattazione collettiva dei rapporti di lavoro salariato, la politica economica dello Stato, i sistemi previdenziali, ecc.

Riferimenti: K. Marx, Lineamenti fondamentali di critica dell'economia politica (Grundrisse). Il capitolo del denaro, in Opere complete, vol. 29.

Le forme antitetiche dell'unità sociale, in Rapporti Sociali n. 4 (1989).


16

Piano del capitale

A partire dalla seconda metà del secolo scorso vari teorici e uomini politici, borghesi e revisionisti, hanno sostenuto che oramai la borghesia aveva raggiunto la capacità di governare il movimento economico della società secondo un suo piano. Alcuni sostenevano che lo avrebbero governato le banche, altri che lo avrebbero governato gli Stati. Tutte queste pretese si sono rivelate o illusioni o imbrogli.

Riferimento: Don Chisciotte e i mulini a vento - A proposito della parola d'ordine "lotta contra il piano della borghesia per uscire dalla crisi", in Rapporti Sociali n. 0 (1985).


17

Lenin, L'opportunismo e il fallimento della II Internazionale (1916), in Opere, vol. 22.


18

J.V. Stalin, Principi del leninismo, cap. 8.


19

Crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale

Riferimenti: K. Marx, Il capitale, libro 3, cap. 15.

La crisi per sovrapproduzione di capitale è trattata in vari articoli della rivista Rapporti Sociali: n. 0 (1985), La crisi attuale: crisi per sovrapproduzione di capitale; n. 1 (1987), Crack di borsa e capitale finanziario; n. 5/6 (1990), Ancora sulla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale; n. 8 (1990), Marx e la crisi per sovrapproduzione di capitale; n. 9/10 (1991), Sulla situazione rivoluzionaria in sviluppo; n. 12/13 (1992), La seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, n. 16 (1994-1995): La situazione attuale e i nostri compiti; n. 17/18 (1996), Per il dibattito sulla causa e la natura della crisi attuale.


19 bis

La teoria della situazione rivoluzionaria di lungo periodo è uno degli apporti del maoismo al pensiero comunista.

Riferimento: Sulla situazione rivoluzionaria in sviluppo; in Rapporti Sociali n. 9/10 (1991).


19 tris

Il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese e i compiti delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, in Rapporti Sociali n. 12/13 (1992).


20

"Il progresso rivoluzionario non si fece strada con le sue tragicomiche conquiste immediate, ma, al contrario, facendo sorgere una controrivoluzione serrata, potente, facendo sorgere un avversario, soltanto combattendo il quale il partito dell'insurrezione raggiunse la maturità di un vero partito rivoluzionario".

K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, (1850), in Opere complete, vol. 10.


21

Rivoluzione di nuova democrazia

Dopo che il capitalismo è entrato nella sua fase imperialista, la borghesia è diventata incapace di dirigere la rivoluzione democratico-borghese che si svolgeva o doveva ancora svolgersi nei paesi ancora feudali o semifeudali. Questa rivoluzione dovette essere diretta dalla classe operaia tramite il suo partito comunista. Essa è quindi chiamata rivoluzione di nuova democrazia per distinguerla dalla vecchia rivoluzione democratico-borghese diretta dalla borghesia. La teoria della rivoluzione di nuova democrazia è uno degli apporti del maoismo al pensiero comunista.

Riferimento: Mao Tse-tung, Sulla nuova democrazia, in Opere di Mao Tse-tung, vol. 7.


21 bis

CARC, Sul maoismo, terza tappa del pensiero comunista (1993).

L'esperienza della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria è esposta nei volumi 23, 24, 25 delle Opere di Mao Tse-tung.


21 tris

Il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese e i compiti delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, in Rapporti Sociali n. 12/13 (1992).


22

"Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti".

K. Marx, La guerra civile in Francia (1871).


23

Sulla lotta di classe nei paesi socialisti:

Opere di Mao Tse-tung, vol. 23, 24, 25.

Sull'esperienza dei paesi socialisti vedasi nella rivista Rapporti Sociali: n. 5/6 (1990), Il crollo del revisionismo moderno e Per il bilancio dell'esperienza dei paesi socialisti; n. 7 (1990), Ancora sull'esperienza dei paesi socialisti; n. 8 (1990), La restaurazione del modo di produzione capitalista in Unione Sovietica; n. 11 (1991), Sull'esperienza storica dei paesi socialisti.


24

K. Marx, Per la critica al programma di Gotha (1875).


25

V.I. Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), in Opere, vol. 22.


26

K. Marx, Per la critica del programma di Gotha (1875).


26bis

Nuova Politica Economica (NEP)

Politica economica messa in atto dallo Stato sovietico tra il 1921 e il 1929 e consistente nel lasciare sviluppare l'economia mercantile e l'economia capitalista entro limiti fissati dallo Stato sovietico, cioè lasciare operare liberamente i lavoratori autonomi (in pratica i contadini) e i capitalisti entro margini fissati dallo Stato proletario.

Riferimenti: V.I. Lenin, Sull'imposta in natura (1921), in Opere, vol. 32.

J.V. Stalin, Un anno di grande svolta (1929), in Opere di Stalin, vol. 12.


27

Rapporti di produzione

I rapporti di produzione comprendono tre elementi:

- la proprietà dei mezzi e delle condizioni della produzione, delle forze produttive;

- i rapporti tra gli uomini nel lavoro (nel processo lavorativo): lavoro manuale e lavoro intellettuale, lavoro esecutivo e lavoro di direzione, città e campagna, ecc.;

- la distribuzione del prodotto.

V.I. Lenin, La grande iniziativa (1919), in Opere, vol. 29.

Mao Tse-tung, Note di lettura del "Manuale di economia politica" (1960), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 18.


28

V.I. Lenin, Stato e rivoluzione (1917), in Opere, vol. 25.


29

"In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro e quindi anche il contrasto tra lavoro intellettuale e lavoro manuale; dopo che il lavoro è diventato non soltanto mezzo di vita, ma anche il bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato e la società può scrivere sulle sue bandiere: 'Da ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni'".

K. Marx, Per la critica del programma di Gotha (1875).


30

Chang Chun-chiao, La dittatura completa sulla borghesia in Opere di Mao Tse-tung, vol. 25.


30 bis

"È stato obiettato che con l'abolizione della proprietà privata cesserebbe ogni attività, si diffonderebbe una neghittosità generale.

Se così fosse, la società borghese sarebbe da molto tempo andata in rovina per pigrizia, giacché in essa chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora. Tutta l'obiezione sbocca in questa tautologia: che non c'è più lavoro salariato quando non c'è più capitale".

K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista (1848), in Opere complete, vol. 6.

Vedere il punto 6 del capitolo V di questo Manifesto Programma.


31

L'imperialismo è una sovrastruttura del capitalismo

"L'imperialismo puro, senza il fondamento del capitalismo, non è mai esistito, non esiste in nessun luogo e non potrà mai esistere. Si è generalizzato in modo errato tutto ciò che è stato detto sui consorzi, i cartelli, i trust, il capitalismo finanziario, quando si è voluto presentare quest'ultimo come se esso non poggiasse affatto sulle basi del vecchio capitalismo. ... Se Marx diceva della manifattura che essa è una sovrastruttura della piccola produzione di massa, l'imperialismo e il capitalismo finanziario sono una sovrastruttura del vecchio capitalismo. Sostenere che esiste un imperialismo integrale senza il vecchio capitalismo, significa prendere i propri desideri per realtà. ... L'imperialismo è una sovrastruttura del capitalismo. Quando crolla, ci si trova di fronte alla cima distrutta e alla base messa a nudo".

V.I. Lenin, Rapporto sul programma del partito (1919), in Opere, vol. 29.


32

Il piano del capitale

Riferimento: Don Chisciotte e i mulini a vento - A proposito della parola d'ordine "lotta contra il piano della borghesia per uscire dalla crisi", in Rapporti Sociali n. 0 (1985).


33

Operaisti

Corrente culturale e politica sorta in Italia all'inizio degli anni '60, che ha fatto propria, propagandato e cercato di attuare in campo politico la concezione della Scuola di Francoforte. I suoi esponenti ponevano al centro della loro inchiesta il contenuto del lavoro, la tecnica produttiva e le forme organizzative del lavoro, anziché i rapporti di produzione nel loro insieme. Un tratto tipico degli operaisti fu la tesi che le conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia imperialista grazie al movimento comunista, sarebbero in realtà astute riforme concepite e messe in opera dalla borghesia imperialista per "integrare" la classe operaia nel sistema capitalista e creare un nuovo spazio all'espansione del modo di produzione capitalista. Insomma gli operaisti negavano la tesi marxista che il capitale tende ad aumentare la miseria, l'oppressione, l'asservimento, l'abbrutimento e lo sfruttamento delle masse popolari, tendenza che si traduce in realtà tanto più quanto meno forte è la lotta di classe del proletariato contro di essa.

Le concezioni degli operaisti hanno avuto larga influenza sui gruppi dirigenti di Potere operaio, Lotta continua e Autonomia operaia. Principali esponenti dell'operaismo furono Renato Panzieri (con la rivista Quaderni rossi), Mario Tronti, Asor Rosa, Toni Negri.


34

Scuola di Francoforte

Concezione del mondo elaborata da intellettuali organizzati dall'Istituto per le Scienze Sociali di Francoforte, istituzione fondata negli anni '20 di questo secolo grazie ai fondi messi a disposizione da alcuni gruppi imperialisti tedeschi per contrastare l'influenza ideologica dell'Internazionale Comunista.

Le tesi principali della Scuola di Francoforte sono le seguenti.

- I rapporti di produzione capitalisti sono incorporati nelle forze produttive: nel macchinario, nell'organizzazione del lavoro, nelle strutture produttive. Quindi non esiste contraddizione tra le forze produttive collettive generate dal capitalismo e i rapporti di produzione capitalisti, contraddizione che secondo il marxismo è la contraddizione fondamentale del capitalismo, che ne determinerà inevitabilmente la fine.

- La borghesia imperialista è in grado di governare le contraddizioni della società borghese e di integrare in essa la classe operaia. Quindi il capitale elabora un suo piano (il piano del capitale) in base al quale dirige la società intera.

- Il capitalismo è un modo di produzione distruttivo e pervertitore; la sua sostituzione con il comunismo è auspicabile e moralmente necessaria., ma non è un processo storico oggettivo e inevitabile che fa inevitabilmente sorgere nella società le forze che lo attuano.

- Promotori della lotta per sostituire il comunismo al capitalismo sono gli intellettuali critici e in generale tutti quelli che sono in grado di comprendere il carattere negativo del capitalismo (i critici del capitalismo).

I più noti esponenti della Scuola di Francoforte sono stati T.W. Adorno, M. Horkheimer, H. Marcuse, J. Pollock. Essa ha raggiunto una grande influenza nel mondo universitario europeo e americano nel periodo del "capitalismo dal volto umano" (1945-1975) e, assieme al revisionismo moderno, ha contribuito a rendere difficile la vita del movimento comunista nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Come il revisionismo moderno, la Scuola di Francoforte nega che il capitalismo produce inevitabilmente crisi e guerre, nega il ruolo rivoluzionario della classe operaia, nega che il bilancio del movimento comunista è principalmente positivo. La Scuola di Francoforte ha sempre preteso di essere marxista e i suoi esponenti di essere continuatori critici del marxismo.


35

Il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese e i compiti delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, in Rapporti Sociali n. 12/13 (1992).