Sabotiamo il "pacco" per Napoli, cacciamo Manfredi e la sua giunta!

   

Comitato Babuskin del (nuovo) PCI - Comunicato n.7 - 10 giugno 2022


Compagni, operai, studenti,

Sabotiamo il “pacco” per Napoli, cacciamo Manfredi e la sua giunta

Liberiamo il paese dal governo Draghi!


Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi hanno firmato dopo alcuni mesi di trattative il Patto per Napoli, ovvero l’accordo tra governo e Comune per il risanamento dei conti dell’Ente cittadino. Si tratta di un accordo che si inserisce nell’azione promossa dal governo Draghi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, di svendita del patrimonio pubblico, di sottomissione della città di Napoli al capitale finanziario e speculativo, con la complicità dell’amministrazione PD-M5S di Gaetano Manfredi. Ma al di là dei bei discorsi sulla legalità e il risanamento delle casse cittadine, il Patto per Napoli è un vero e proprio “pacco” per le masse popolari napoletane!


In cosa consiste il Patto per Napoli?

Il Patto per Napoli rientra nella legge 234 del 30 dicembre 2021 (Bilancio previsionale dello Stato 2022 - 2024) che all’articolo 1, comma 567, riconosce ai comuni capoluogo di città metropolitana con un disavanzo superiore a 700 euro

pro-capite un contributo, da qui al 2024, di 2 miliardi e 670 milioni di euro da ripartire tra i vari comuni. I pagamenti, tuttavia, sono vincolati alla firma di un Patto tra il sindaco e il Presidente del Consiglio (questo è il Patto per Napoli, appunto) che prevede, a garanzia delle somme erogate, l’attuazione di una serie di “riforme” (sul modello previsto dall’UE per i singoli paesi europei per il PNRR) e stabilisce che i comuni debbano assicurare con propri fondi importi pari ad un quarto delle somme messe annualmente a disposizione dallo Stato, con l’obiettivo di risanare i debiti finanziari e coprire il disavanzo.

Secondo il Patto, il Comune di Napoli riceverà nei prossimi 20 anni 1 miliardo e 231 milioni di euro, erogati in tranche

entro il 31 marzo di ogni anno (a marzo di quest’anno sono arrivati i primi 54 milioni). In cambio di questa somma il Comune, che tra le altre cose ha già dovuto sospendere i pagamenti ai fornitori dei debiti fino al 31 dicembre 2021, si è impegnato ad attuare le seguenti misure:

- aumento delle entrate derivate dalla riscossione, tramite l’anticipazione al 2024 della consegna dei carichi all’Agenzia delle Entrate – Riscossione e l’assegnazione, dal 2026, della riscossione coattiva a società private;

- incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF (già al massimo livello previsto per legge) dello 0,1% dal 2023 e di un ulteriore 0,1% dal 2024;

- introduzione, dal 2023, di una tassa di imbarco aeroportuale;

- alienazione e svendita del patrimonio pubblico tramite il piano definito con la società Invimit, dipendente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze;

- riduzione dei fitti passivi dal 2023;

- definizione, entro il 1° settembre 2022, di un piano di privatizzazione delle Società Partecipate;

- l’incremento delle spese per investimenti nel periodo 2022 – 2026, rispetto alla media del triennio precedente, in misura pari alle risorse assegnate tramite i vari fondi incrementate, con risorse proprie, del 5%;

- aumento, dal 2027, dei canoni di locazione e concessione del patrimonio pubblico.


Il Comune, fermo restando quanto stabilito dal Patto in materia di riscossione, patrimonio e partecipate nonché l’impegno ad assicurare risorse proprie pari ad un quarto del contributo statale, potrà proporre, previa deliberazione del Consiglio Comunale, una rimodulazione delle misure per la raccolta della propria quota di risorse e di conseguenza aggiornare il cronoprogramma.

L’amministrazione Manfredi, tramite le misure previste dal Patto, conta di incassare nei prossimi 20 anni circa 730 milioni di euro, prendendoli prevalentemente dalle masse popolari. Basti pensare all’aumento dell’addizionale IRPEF che, stando a quanto affermato nella relazione presentata dall’assessore al Bilancio (l’ex sindacalista CISL nonché ex sottosegretario PD all’economia Pierpaolo Baretta) sul Patto, graverà principalmente sulle fasce di reddito tra i 15 e i 35 mila euro, cioè sugli operai e i proletari dipendenti dalle aziende capitaliste, dalle aziende pubbliche e dalla Pubblica Amministrazione.

Il progetto sui cui si sono accordati Draghi e Manfredi è quindi quello spolpare ulteriormente i lavoratori, i precari e i disoccupati napoletani con la “scusa” del debito cittadino. Un debito che in larga parte non è frutto della bolletta dell’acqua o qualche multa non pagata da qualche famiglia delle masse popolari ma delle speculazioni finanziarie fatte coi soldi pubblici dalle precedenti amministrazioni (stipula di derivati sul debito), dalla mancata riscossione di tasse dovute dai grandi evasori della città, dai buchi neri di ruberie e appalti fatti con i commissariamenti delle emergenze terremoto e rifiuti.


Otto mesi di Manfredi sono già troppi!

Nel Comunicato n. 6 del CdP Babuskin avevamo già indicato quale fosse il piano di Manfredi e della sua giunta per la città di Napoli: privatizzare le aziende comunali, esternalizzare i servizi, svuotare il centro storico dai ceti popolari, promuovere opere di speculazione immobiliare e urbanistica, sfrattare le occupazioni sociali e abitative della città, prestare il fianco all’opera di privatizzazione della sanità pubblica, spolpare le masse popolari napoletane attraverso la riscossione dei tributi (salvando i milioni di debiti che dovrebbero invece versare gli “amici degli amici”) e reprimere il dissenso con la forza.

È su questi punti che Manfredi sta provando a impostare l’azione della sua amministrazione. Ma è una tigre di carta! Sin

dal suo insediamento a parte qualche proclama non ha ancora osato andare fino in fondo del suo programma, se non attraverso alcune delibere di cessione di beni immobili e qualche restrizione sulla movida. Questo perché il governo della città è talmente debole che non solo è saltato il primo consiglio comunale per la mancanza del numero legale (eppure più della metà dei consiglieri sono della maggioranza) ma è stata necessaria la nomina di un commissario regionale per formare le giunte delle municipalità per le quali a distanza di 7 mesi PD, M5S e le altre forze politiche della coalizione non riuscivano a trovare un accordo. Per questo Manfredi, il 2 giugno, ha chiamato preoccupato i napoletani all’unità “nazionale”, indicata come l’unica arma da sfruttare in questi “tempi bui”.

Ma quale unità? L’unità tra chi è sfruttato con chi lo sfrutta? L’unità tra chi taglia servizi e diritti alla maggioranza della popolazione per favorire gli affari di pochi? L’unità di chi si trova a essere vessato da imposte, affitti e bollette con i 285 grandi evasori della città di Napoli che invece vengono ricevuti con i migliori onori dal sindaco e i suoi assessori?(1) Non è questa l’unità che serve alle masse popolari!

1. Sono 285 i grandi evasori della città, quelli che devono al Comune oltre 100mila euro. Si va dall’Alenia all’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, dal circolo nautico Rari Nantes ai presidi sanitari Santobono-Pausilipon e clinica Posillipo, fino alle suore salesiane della carità che devono versare al Comune più di un milione di euro; enti pubblici come il CNR e il conservatorio musicale di San Pietro a Majella, organismi direttamente collegati al Comune, come la Mostra d’Oltremare, ANM, Terme di Agnano e la fallita Bagnoli Futura ma soprattutto l’Università Federico II che ha un debito di 13,9 milioni di IMU; l’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) ha invece un debito di 9,7 milioni di euro. A questi si aggiungono grandi alberghi, supermercati, banche e società di vario genere.


L’unità che serve è l’azione per cacciare il sindaco Manfredi e il suo capo Draghi

L’unità che serve alle masse popolari si costruisce a partire da due condizioni. La prima è che la rete delle organizzazioni operaie e popolari - quella formata dai Comitati per la sanità pubblica e il diritto alla salute, dai lavoratori, dai docenti e studenti contro il Green Pass, dagli operai Whirlpool, dai lavoratori delle Aziende Partecipate, dai lavoratori degli ospedali pubblici, dai Comitati dei Disoccupati, dai lavoratori degli enti comunali e dai comitati ambientali - diventi capace di agire come una rete di Nuove Autorità Pubbliche di direzione delle aziende, degli ospedali, dei quartieri, dei territori. Una rete capace di individuare le misure necessarie alle loro battaglie e le impongano all’Amministrazione, alla Regione e al Governo con forza, coraggio e spirito unitario.

La seconda è che le organizzazioni politiche come PaP, PRC, PC o PCI, i sindacalisti più combattivi del SI Cobas, USB,

COBAS, sinistra interna alla CGIL e simili, gli eletti nelle istituzioni, i presidenti e consiglieri municipali (dal M5S a PaP) determinati a non sottomettersi alle Larghe Intese, formino un fronte unito contro Manfredi e Draghi. Fronte che devono sostenere e in cui devono esercitare un ruolo anche uomini alla De Magistris, Alberto Lucarelli, Alex Zanotelli e

simili, soggetti che se vogliono acquisire un ruolo politico superiore e più favorevole alle masse popolari (come dicono)

devono usare l’autorevolezza di cui ancora godono e mettersi sin da ora a suonare la carica contro i nemici dichiarati delle masse popolari napoletane Manfredi, De Luca e Draghi. Cacciamoli!


Compagni e compagne, è necessario passare all’attacco!

Bisogna fare di ogni azione antipopolare portata avanti dalla giunta Manfredi un problema di ordine pubblico. Bisogna fare in modo che in questa situazione nascano ovunque nelle aziende capitaliste e pubbliche, in città e nei singoli quartieri organismi operai e popolari che con la loro azione diventano punto di riferimento per i lavoratori e le masse popolari, quindi organismi che agiscono da Nuove Autorità Pubbliche che contendono potere a quelle della borghesia.

Il Collettivo di Fabbrica dell’ex GKN insegna e mostra la strada a centinaia di operai per insorgere (mobilitarsi e organizzarsi in ogni azienda capitalista e pubblica per la salvaguardia dell’apparato produttivo, contro le delocalizzazioni, ecc.) e convergere (unirsi ad altre vertenze territoriali come la lotta alla devastazione ambientale e riscaldamento climatico, per la sanità e l’istruzione pubbliche, gratuite e universali, per il trasporto ecosostenibile, ecc.).

Devono imboccare questa strada tutti coloro che si oppongono al catastrofico corso delle cose, a partire dai comunisti. Solo così la loro azione conduce a risultati concreti e ci farà avanzare sulla strada della cacciata di Manfredi, Draghi e tutti i politicanti e affaristi della loro risma. Non sono i padroni a essere forti, sono i lavoratori e le masse popolari che devono organizzarsi e coordinarsi per far valere la loro forza!


Dobbiamo organizzarci per combattere a modo nostro fino a vincere!

L’emancipazione delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!

Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria! Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!


Quali passi compiere?

Il primo passo è organizzare ovunque scritte murarie e affissione di striscioni “insorgiamo per cacciare Manfredi e Draghi”

Il secondo passo da compiere per arruolarsi è costituire un gruppo di studio del Manifesto Programma del (n)PCI.

Il terzo passo è mettersi in contatto nel modo appropriato con il Centro del Partito!