Cacciare Manfredi, De Luca e Draghi!

   

Comitato Babuskin del (nuovo) PCI – Comunicato n.6 – 18 novembre 2021


Cacciare Manfredi, De Luca e Draghi!

Imporre governi locali e nazionali di emergenza popolare!


Il sindaco Gaetano Manfredi e la lotta da condurre a Napoli

Le ultime elezioni amministrative, al di là dei proclami di vittoria del PD e del M5S, sono state una vera mazzata per i partiti delle Larghe Intese e per la coalizione che sostiene il governo Draghi. L'astensione, che è andata ben oltre il 50%, è infatti la dimostrazione plastica dello schifo che le masse popolari provano per Draghi, per le Larghe Intese, per i suoi partiti e per i suoi esponenti e le misure che i nuovi sindaci dovranno mettere in campo alimenteranno ulteriormente tanto la contrapposizione tra il sistema politico della borghesia imperialista e le masse popolari quanto le contraddizioni nelle stesse fila della borghesia imperialista, in particolare tra lo Stato centrale e le Amministrazioni Locali.


Per accedere ai fondi del PNRR, che arriveranno solo “a singhiozzo” e stritoleranno ulteriormente il paese nella morsa del capitale finanziario e speculativo, i nuovi sindaci eletti il 3 e 4 ottobre, tutti a vario titolo esponenti delle Larghe Intese, dovranno varare infatti manovre “lacrime e sangue” contro le masse popolari: dalla nomina di commissari per il debito (con tutto ciò che comporta in termini di blocco della spesa pubblica, delle assunzioni, ecc.) fino alla privatizzazione delle Società Partecipate, cui il disegno di legge sulla concorrenza approvato dal governo Draghi dà una decisa spinta in avanti con il trasferimento allo Stato di tutti i poteri in materia di servizi pubblici locali e l'obbligo per i comuni di motivare il mancato ricorso al mercato.


A tal proposito sono emblematiche le ultime dichiarazioni del neoeletto sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il quale ha apertamente richiesto al governo Draghi la nomina di un commissario per la gestione del debito e ha subito indicato, come primo punto del programma presentato ai consiglieri comunali, la privatizzazione delle principali aziende partecipate. Il tutto dopo aver giurato, solo due mesi fa, che mai avrebbe accettato il commissariamento del Comune! Insomma, l'uomo simbolo dell'alleanza tra il M5S e il PD, presentato alle masse popolari come argine contro il “pericolo fascista”, ha gettato subito la maschera palesando chiaramente la sua natura di ligio esecutore del programma comune della borghesia imperialista.


Chi è realmente Gaetano Manfredi?

La storia di Gaetano Manfredi è simile in tutto e per tutto a quella dei tanti “tecnici” che prima hanno fatto carriera grazie alle mille relazioni con i politicanti borghesi e poi sono direttamente “scesi in campo” assumendo in prima persona ruoli politici. Fratello di Massimiliano, ex segretario napoletano della Sinistra Giovanile (la giovanile dei vecchi Democratici di Sinistra), poi stretto collaboratore dell'ex ministro della Pubblica Amministrazione Luigi Nicolais, deputato e dirigente PD e infine consigliere regionale in Campania, Manfredi sin dai primi anni 2000 ha coltivato una fitta rete di relazioni nell'ambito delle Larghe Intese e in particolare del polo PD. Dal 2006 al 2008 (governo Prodi II), grazie ai buoni uffici del fratello, è stato consigliere del ministro Nicolais. In seguito, è tra i componenti della commissione di collaudo del “Progetto Case”, la mega–speculazione edilizia portata avanti dal governo Berlusconi a seguito del terremoto de L'Aquila del 2009. In questa veste è stato indagato per falso ideologico in atto pubblico, disastro e crollo colposo per aver attestato la conformità dell'opera alla legge, al contratto e ai progetti, quando invece non era a norma. L'udienza è stata ritardata per problemi nella notifica degli atti alle parti. A settembre 2020, quando si è svolta, Manfredi e altri sono stati prosciolti con sentenza di non luogo a procedere per avvenuta prescrizione. Con lui erano indagati Edoardo Cosenza (ex assessore alla Protezione Civile della giunta Caldoro e docente di tecnica delle costruzioni alla Federico II), Francesco Tuccillo (presidente dell'Associazione Costruttori Edili di Napoli) e Wolf Chitis (costruttore noto a Napoli per i suoi rapporti e intrecci oscuri con politica e Camorra, coinvolto in Tangentopoli e in varie altre inchieste).


I buoni servigi resi agli speculatori e ai palazzinari gli sono valsi, tra il 2011 e il 2013, le nomine a membro della Commissione Grandi Rischi e del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ma è dal 2014 che la sua carriera fa un deciso salto in avanti. È di quell'anno infatti la nomina alla presidenza della Conferenza dei Rettori Universitari Italiani (CRUI), dopo quattro anni da rettore dell'Università Federico II di Napoli.


Sono gli anni del governo Renzi - Bergoglio che segnano un salto di qualità tanto nell'attacco all'istruzione pubblica, con la “Buona Scuola” e la “Buona Università”, tanto nella corsa alle Grandi Opere inutili e speculative con il decreto “Sblocca Italia”. Manfredi fu tra gli artefici di queste scelte politiche: basti pensare che nel 2016, commentando i dati sui test di ingresso per le facoltà di medicina, disse che “limitare l'ingresso ai corsi di laurea significa garantire agli studenti la qualità della formazione e i servizi” e che sempre nello stesso anno fu nominato tra i membri della cabina di regia per Bagnoli, in palese conflitto di interessi visto il suo ruolo di rettore della Federico II.


Gli anni del suo rettorato alla Federico II sono segnati da ulteriori scandali: dalle nomine fatte in concorso con il clan dei casalesi, oggetto di un'inchiesta della procura di Napoli del 2017 alla maxi – evasione della TARI denunciata dai candidati M5S al Comune di Napoli Matteo Brambilla e alla Regione Marì Muscarà. Nel 2019 arriva il riconoscimento del suo ruolo nella distruzione dell'università pubblica con la nomina a ministro dell'università del governo Conte II. È in questo periodo che Manfredi diventa un punto di riferimento per la costruzione dell'alleanza tra il PD e il M5S nel tentativo di integrare il M5S nel sistema delle Larghe Intese e si guadagna la candidatura a sindaco di Napoli culminata con l'elezione del 4 ottobre 2021.


Il programma di Manfredi per la città

Non bisogna farsi illusioni e farsi deviare dalle dichiarazioni roboanti e inneggianti di queste settimane. Il programma di Manfredi è chiaro e nulla stanno facendo lui e la sua giunta per nasconderlo. La composizione stessa della sua giunta è tutta un programma!


L’assessore al bilancio, Pier Paolo Barretta, ad esempio, è docente di Storia dell'Economia alla Pontificia Università Antonianum di Roma. Proveniente dall’associazionismo cattolico era ragioniere in alcune aziende metalmeccaniche a Porto Marghera in cui fu anche eletto delegato del Consiglio di Fabbrica nel 1971. Ex sindacalista CISL (è stato segretario nazionale FIM e segretario nazionale aggiunto della CSIL con Bonanni), deputato del PD e Sottosegretario all'economia nei Governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte II. Viene presentato come un tecnico di alto profilo e definito il “papa straniero” perché cattolico e veneto. Sarà il braccio destro di Manfredi nell’opera di liquidazione finanziaria della città di Napoli. Stesso discorso vale per la scelta di mettere il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, Edoardo Cosenza, come assessore alle infrastrutture e alla mobilità; come per quella di nominare Antonio De Iesu (ex questore di Napoli, Milano, Avellino e Salerno) assessore alla Polizia Municipale e alla legalità; e anche per quella di nominare il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Napoli, Vincenzo Santagada, assessore alla sanità. Tutti uomini di potere, legati ai poteri della città e del paese, soldati che hanno risposto attenti alla chiamata delle Larghe Intese per “normalizzare” Napoli.


I nomi fatti sono solo alcuni esempi che bene rendono l’idea di quale sarà il programma di Manfredi: privatizzare le aziende comunali, svuotare il centro storico dai ceti popolari, promuovere opere di speculazione immobiliare e urbanistica, sfrattare le occupazioni sociali e abitative della città, prestare il fianco all’opera di privatizzazione della sanità pubblica, spolpare le masse popolari napoletane attraverso la riscossione dei tributi (salvando i milioni di debiti che dovrebbero invece versare gli “amici degli amici”) e reprimere il dissenso con la forza.

In sintesi, la figura di Gaetano Manfredi rientra pienamente nell'ambito delle operazioni che la borghesia imperialista ha messo e sta mettendo in campo per cercare di “rattoppare” la breccia apertasi nel suo sistema politico con le elezioni del 2018. La toppa, tuttavia, si sta rivelando già da subito peggiore del buco.


I punti deboli dell’Amministrazione Manfredi

A fronte delle bocche di fuoco che l’ex ministro mette in bella mostra, ci sono dei punti deboli evidenti e ineludibili su cui il movimento comunista cosciente e organizzato, le forze politiche e sindacali anti Larghe Intese e la rete delle organizzazioni operaie e popolari della città possono fare leva per avanzare nella lotta per cacciare Manfredi e imporre un’amministrazione locale che sia loro espressione:

  1. la larga maggioranza di cui gode è precaria. È precaria perché è stata sostenuta alle elezioni solamente dal 28% degli aventi diritto al voto (neanche tre elettori ogni dieci!) e perché sarà intralciata dai contrasti tra gruppi di potere, liste e partiti che la sostengono, ognuno dei quali cercherà di favorire i propri settori sociali di riferimento elettorale e clientelare e le sue congreghe locali per mantenere e aumentare il proprio consenso. Questo costringerà Manfredi a dirimere ogni questione “caso per caso” e senza la certezza di riuscire a “sbrogliare la matassa”. In particolare il Presidente della Regione Vincenzo De Luca è il padrino di questa amministrazione ed è in una fase di estrema debolezza a livello politico travolto e delegittimato da inchieste della magistratura e da consigli regionali dai lunghi coltelli (la maggioranza scricchiola). Camorristi, imprenditori e amichetti di lungo corso si guardano intorno e preparano il paracadute. La componente deluchiana nella maggioranza di Manfredi (che oltre a pezzetti di PD comprende centristi, moderati, uomini vicini a Forza Italia e Italia Viva) sarà quindi la principale scheggia impazzita con cui il neo sindaco dovrà fare i conti;

  2. le promesse del miracolo economico e del patto per Napoli sono già franate. Lo ha ammesso candidamente nel suo primo discorso da consigliere comunale Antonio Bassolino, quando ha raccontato che il “patto per Napoli” lo sapevano tutti che era una trovata utile per le elezioni e che adesso c’è da unirsi tutti in un unico scopo: “far arrivare i soldi del PNRR a Napoli” e mettere a posto qualche cosina qua e là. Da un imbroglio si passa a un altro insomma. Come se svolgere buoni uffici presso il governo centrale di per sé significhi ottenere fondi, prebende e concessioni. È un imbroglio! La contraddizione tra amministrazioni locali e governo centrale è un fattore oggettivo della crisi in corso. Le amministrazioni sono davanti a un bivio: o decidono di fare i passacarte del governo centrale spolpando le masse popolari, dilapidare il patrimonio e la cassa comunale portando in dissesto i comuni se necessario, oppure imporre e pretendere una serie di misure favorevoli alle manutenzioni ordinarie delle città (che significa assunzioni, posti di lavoro, investimenti pubblici), mettere in sicurezza le fasce popolari della popolazione garantendo i servizi sociali e i diritti essenziali per cui si battono e altre misure simili. In sostanza o essere servi e complici o lottare contro le Larghe Intese e il loro governo nazionale capeggiato da Draghi!

  3. legato al punto precedente c’è un altro aspetto. Manfredi, De Luca, Bassolino o chi per loro promettono di stanziare soldi per l’uno o l’altro settore dell’economia, ma questo non risolverà la crisi perché la crisi non è dovuta alla quantità di soldi che le autorità borghesi mettono in circolazione, ma alla natura del capitalismo. Non è certo perché mancano i soldi che Whirlpool chiude lo stabilimento di Napoli o che Stellantis sta dismettendo la produzione di autoveicoli nel nostro paese. I soldi ci sono, non ce ne sono mai stati così tanti, ma non sono nelle mani giuste, sono concentrati nelle mani di un pugno di capitalisti che li adoperano solo se dove e quando possono fare altri soldi. La questione quindi è agire per strapparglieli di mano, contendere dal basso il governo della città, violare ogni vincolo, patto o legge nazionale che va contro gli interessi popolari, espropriare la Curia, Confindustria e la Camorra delle loro proprietà e fare piazza pulita di sciacalli, speculatori e i loro fenomeni da baraccone!

  4. il rinnovo dei vertici di ASIA, Napoli Servizi, ABC, ANM e delle aziende comunali e partecipate è un grande campo minato per Manfredi e i suoi. È il terreno su cui manovrano le Larghe Intese intenzionate a procedere nella “normalizzazione” di Napoli e dell’esperienza, seppur parziale e contraddittoria, dell’amministrazione De Magistris (la privatizzazione dell’acqua pubblica e di ABC è uno dei campi di questa battaglia), ma è anche il terreno su cui si scontrano gli interessi particolari di tutti i partiti borghesi e i sindacati di regime dal momento che la dirigenza di un’azienda partecipata vuol dire appalti, commesse, soldi, posti di lavoro, clientele, ecc.;

  5. i progetti di privatizzazione e chiusura delle aziende pubbliche, di sgombero delle occupazioni sociali e abitative, di speculazione immobiliare e ambientale si scontrano con i bisogni delle masse popolari napoletane e con il patrimonio di esperienze e combattività dei movimenti di lotta contro la chiusura delle aziende, per la conquista dei posti di lavoro, per il diritto alla casa, la tutela della sanità pubblica e dell’ambiente ancora fortemente radicato nel senso comune delle masse popolari napoletane. La parte più avanzata di queste, quella che si organizza in comitati, collettivi, associazioni e in altre forme, è quindi chiamata a prendere in mano l’iniziativa e far andare di traverso a Manfredi, De Luca e Draghi ogni misura da macelleria sociale. Ne hanno le forze, le capacità, le esperienze e le intelligenze per poterlo fare!


A questa situazione si può far fronte a due condizioni!

La prima è che la rete delle organizzazioni operaie e popolari – quella formata dai Comitati per la sanità pubblica e il diritto alla salute, dai lavoratori, docenti e studenti contro il Green Pass, dagli operai Whirlpool, dai lavoratori delle Aziende Partecipate, dai lavoratori degli ospedali pubblici, dai Comitati dei Disoccupati, dai lavoratori degli enti comunali e dai comitati ambientali – diventi capace di agire come una rete di Nuove Autorità Pubbliche di direzione delle aziende, degli ospedali, dei quartieri, dei territori. Una rete capace di individuare le misure necessarie alle loro battaglie e le impongano all’Amministrazione, alla Regione e al Governo con forza, coraggio e spirito unitario.


La seconda è che le organizzazioni politiche come PaP, PRC, PC o PCI, i sindacalisti più combattivi del SI Cobas, USB, COBAS, sinistra interna alla CGIL e simili, gli eletti nelle istituzioni come Rosario Andreozzi, Alessandra Clemente e tutta la pletora di presidenti e consiglieri municipali (dal M5S a PaP) determinati a non sottomettersi alle Larghe Intese, formino un fronte unito contro Manfredi, De Luca e Draghi. Fronte che devono sostenere e in cui devono esercitare un ruolo anche uomini alla De Magistris, Alberto Lucarelli, Erri De Luca, Alex Zanotelli e simili, i quali anziché traccheggiare e fantasticare del proprio “ruolo politico” devono usare l’autorevolezza di cui ancora godono e mettersi sin da ora a suonare la carica contro i nemici dichiarati delle masse popolari napoletane Manfredi, De Luca e Draghi.

Cacciare Manfredi, De Luca e Draghi è possibile e necessario!

Imporre governi locali e nazionali d’emergenza per fare fronte agli effetti più gravi della crisi!

Unitevi al movimento comunista che rinasce arruolandovi tra le file del (nuovo) Partito Comunista Italiano!


Comitato Babuskin del (nuovo) PCI

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