Attenti agli imbroglioni!
La vera storia di Antonio Bassolino

   

Comitato “Babuskin” del (nuovo)PCI - Comunicato n. 4 - 27 agosto 2021


Dopo essere già stato eletto sindaco di Napoli per ben due mandati (il 1993 e il 1998) e aver ricoperto ruoli di primo piano nella politica borghese a livello locale e nazionale, Antonio Bassolino nel febbraio scorso ha annunciato la sua ricandidatura a sindaco per le prossime elezioni amministrative che si terranno il 3-4 ottobre (1° turno) e 17-18 ottobre (2° turno).

Con la sua candidatura, lanciata in pompa magna, Bassolino vuole rilanciarsi (dopo essere stato trombato e messo ai margini della vita politica tramite una manovra giudiziaria ordita dai suoi concorrenti), imbrogliando le masse popolari nel tentativo di far dimenticare i crimini e le malefatte che, da buon servo della Repubblica Pontificia, ha compiuto. Per questo, si serve della rete di relazioni di potere e di clientele intessute nelle sue precedenti esperienze da sindaco e da presidente della Regione Campania e fa leva sul suo passato di uomo del PCI, della cui eredità si presenta agli occhi di chi ha la falce e martello nel cuore come unico vero “custode”.

Si tratta di una vera e propria truffa! La storia di Bassolino, infatti, è quella di un uomo legato da mille fili alle Larghe Intese e al loro sistema malavitoso, che ha usato il ruolo conquistato nel PCI revisionista negli anni del “capitalismo dal volto umano” (1945 - 1975) per costruirsi una fitta rete di clientele e di rapporti di potere.

Vicino alla sinistra salottiera di Pietro Ingrao e formatosi politicamente nelle lotte operaie dell’hinterland napoletano, tra gli anni ’70 e gli inizi degli anni ’90, Bassolino compie la sua “scalata” ai vertici del PCI, prima a livello locale (consigliere comunale e segretario provinciale PCI ad Avellino, segretario regionale in Campania), poi a livello nazionale (cooptato da Enrico Berlinguer nel Comitato Centrale nel 1972, deputato negli anni ’80). Nel 1993 l’ondata di Tangentopoli coinvolge anche la classe dirigente del PCI napoletano (nel frattempo trasformatosi in PDS (Partito Democratico della Sinistra) dopo la “svolta della Bolognina” del 1989 e la liquidazione del PCI nel 1991), in gran parte vicina alla destra affarista interna al partito incarnata dai “miglioristi” di Amendola, Napolitano, ecc. Bassolino, in una Napoli funestata dagli scandali di corruzione, rimane l’unico possibile candidato sindaco per l’ex PCI.

Erano gli anni della putrefazione del regime DC e dell’“operazione Agnelli” che mirava a sostituire la DC con una coalizione basata sul PCI–PDS e Bassolino fu tra i protagonisti di quelle elezioni amministrative in cui furono eletti molti sindaci provenienti dal PCI–PDS o candidatisi in coalizione con esso (a Napoli, Torino, Roma, ecc.). Quanto la svolta politica di cui il PCI e Bassolino si fecero promotori fosse frutto di una manovra ordita da pezzi della classe dominante, lo testimoniano le dichiarazioni rilasciate nel 2013 dal pentito di camorra Domenico Bidognetti, che smentiscono categoricamente il mito del Bassolino “anticamorra” e rivelano gli appoggi di cui godette in quelle elezioni da parte di pezzi delle organizzazioni criminali: “noi del clan dei Casalesi chiedemmo al clan Lago di Pianura di sostenere Alessandra Mussolini per andare contro i nostri rivali, i Moccia di Afragola, che invece appoggiavano Antonio Bassolino” (dall’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18.03.2013).

Durante i suoi due mandati da sindaco, Bassolino nascose dietro la cortina fumogena del “Rinascimento napoletano” l’attuazione di misure perfettamente in linea con il programma comune della borghesia imperialista. Basti pensare alla dichiarazione di dissesto finanziario, tra i primi provvedimenti del suo primo mandato, che comportò un’ondata di licenziamenti, svendite e privatizzazioni tra cui quella della gestione dell’aeroporto di Capodichino, affidato per il 70% agli inglesi di British Airport Authority. O ancora all’organizzazione sul territorio di Napoli di “grandi eventi” a carattere speculativo, come il G7 del 1994, ospitato a Napoli grazie ai buoni uffici dell’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi (l’ex governatore della Banca d’Italia esecutore nel 1981 dell’eversivo “divorzio” tra la Banca d’Italia e il Tesoro) o ancora alla sottomissione della città di Napoli al circuito della speculazione finanziaria, tramite l’emissione sul mercato dei BOC (Buoni Ordinari del Comune). Una manovra, quest’ultima, i cui costi (interessi, servizio sul debito, ecc.) pesano ancora sulle casse del Comune e che Bassolino ripeterà in Regione, favorendo la banca d’affari svizzera UBS in cui lavorava suo figlio.

I buoni servizi offerti alla Repubblica Pontificia hanno portato Bassolino a diventare, nel 1998, ministro del lavoro nel primo governo D’Alema, rendendosi complice delle politiche di precarizzazione del lavoro portate avanti dal “centro-sinistra” e dal “centro-destra” e lavorando con al fianco consiglieri come Massimo D’Antona, tra i protagonisti degli attacchi ai diritti dei lavoratori portati avanti in quegli anni. Proprio l’uccisione di quest’ultimo, da parte delle Nuove Brigate Rosse, lo portò a dimettersi da ministro e tornare a tempo pieno alla politica locale, da cui pure non si era mai realmente staccato (nel 1998 era contemporaneamente ministro del lavoro e sindaco di Napoli, pur avendo di fatto delegato la gestione del Comune al suo vice Riccardo Marone).

Nel 2000, dopo aver prima sistemato il suo vice e poi aver imposto una candidata di suo gradimento (l’ex ministro democristiano dell’Istruzione e degli Interni, Rosa Russo Jervolino) al Comune di Napoli, si candidò alla presidenza della Regione Campania. Qui continuò la tessitura del suo sistema di potere cominciata quand’era sindaco di Napoli mettendo in piedi una gigantesca rete di clientele in particolare in due ambiti: la sanità, attraverso la spartizione delle nomine nelle ASL proprio con i protagonisti del vecchio regime democristiano che tanto aveva denunciato negli anni precedenti e l’ambiente, con un’enorme infornata di assunzioni clientelari di lavoratori nelle società partecipate (dalla Recam, alla PAN, alla Jacorossi), fatta sfruttando a proprio favore la lotta vittoriosa dei disoccupati organizzati e soprattutto la gestione criminale dell’emergenza rifiuti.

Per quanto riguarda la sanità, fu proprio la giunta regionale guidata da Bassolino, con Angelo Montemarano (democristiano vicino all’ex premier De Mita e all’ex ministro Rosy Bindi, con un passato da direttore dell’ASL Napoli 1, diventata sotto la sua gestione la più indebitata d’Europa) assessore alla sanità, ad avviare la distruzione su larga scala del sistema sanitario pubblico regionale con il piano ospedaliero del 2009.

Ma è nella gestione dei rifiuti che si consumarono i maggiori crimini di Bassolino, tra i principali artefici di una delle più grandi devastazioni ambientali della storia del nostro paese: dalla vicenda degli impianti di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti), la cui costruzione è stata assegnata tramite appalti truccati e in spregio a ogni regola sull’adeguatezza dei progetti all’Impregilo dell’ex manager FIAT Romiti, alla costruzione delle discariche di Lo Uttaro, Chiaiano, Terzigno, ecc. fino alla costruzione dell’inceneritore di Acerra.

Gli anni alla presidenza della Regione fecero calare ben presto la popolarità di Bassolino e fornirono ai suoi concorrenti il pretesto per trombarlo, mettendo in piedi diverse manovre giudiziarie e cacciandolo dal PD, contro cui ora si ricandida per rilanciare la sua immagine e rimettere in piedi il suo sistema di potere.

La storia di crimini e malefatte di Bassolino è emblematica del ruolo che, grazie all’opera nefasta dei revisionisti moderni, ha svolto il patrimonio di lotte e di conquiste strappate nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917 – 1976). Con esso il PCI è stato prima il partito dei compromessi con la borghesia e del “socialismo attraverso le riforme” e poi l’ala sinistra della borghesia e il puntello della Repubblica Pontificia trasformando il suo patrimonio in un ambito di profitto, di clientela, di speculazione.

Smascherare nella maniera più chiara e capillare gli imbrogli e gli altarini che si celano dietro a vicende come quella di questo lestofante è un compito fondamentale per i comunisti in questa fase. Si tratta di squarciare il velo di segreti e di ipocrisia da cui sono coperte le sue malefatte e le sue relazioni criminose e di inquadrare correttamente le manovre politiche in atto, inserendole nel contesto del tentativo di ricucire la breccia che le masse popolari hanno aperto con le elezioni del 2018 e delle contraddizioni che questo tentativo alimenta tra masse popolari e borghesia imperialista e tra le stesse fazioni della borghesia imperialista. Assolvere a questo compito è tanto più importante alla luce delle prossime elezioni amministrative di Napoli che costituiranno uno snodo importante per definire l’evoluzione della crisi del sistema politico borghese.

Ma la denuncia è solo un primo passo!

A tutti coloro che hanno la falce e martello e la bandiera rossa nel cuore, ai sindacalisti dediti all’interesse della classe operaia e dei lavoratori, a chi è impegnato nelle mille lotte e mobilitazioni in corso, diciamo di non farsi ingannare dalle sirene di chi usa la storia gloriosa del movimento comunista solo per rilanciarsi e ripulire la propria immagine! La campagna elettorale per le amministrative deve essere piuttosto un’occasione per alimentare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari. Bisogna far sentire il fiato delle masse popolari sul collo di Bassolino, irrompere in tutti i comizi, le manifestazioni pubbliche in cui è presente per smascherare pubblicamente l’imbroglio che rappresenta e costringerlo a sostenere misure realmente favorevoli alle masse popolari da fare subito, senza aspettare l’eventuale elezione!

Protagonista della campagna elettorale è dunque la rete delle organizzazioni operaie e popolari della città, dal Comitato San Gennaro –art. 32 alla Consulta Popolare Salute e Sanità, dagli Operatori Socio-Sanitari al Movimento Disoccupati 7 novembre, dai lavoratori delle partecipate al Comitato Vele di Scampia. Esse sempre più sono chiamate ad agire come un nuovo sistema di potere, in grado di dirigere pezzi crescenti della vita sociale fino a scardinare il vecchio potere della classe dominante e a diventare l’ossatura della nuova società socialista.

Solo così il patrimonio del primo movimento comunista non andrà disperso e non sarà utilizzato in modo truffaldino ma potrà essere valorizzato per alimentare la rinascita del movimento comunista e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!


Il CdP Babuskin chiama tutti coloro i quali vogliono porre un argine allo stato di cose presenti e alimentare la rinascita del movimento comunista, a mettersi in contatto con il (nuovo) Partito Comunista Italiano.

CdP Babuskin