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del (nuovo)Partito comunista italiano
anno XXVI - novembre 2024Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word
Come avviene ogni quattro anni, la classe dominante negli USA, la borghesia imperialista, ha chiamato in ognuno dei 50 Stati e nel distretto federale di Washington che essa riconosce come componenti del suo Stato (esclusi quindi alcuni piccoli territori dove tuttavia essa domina non solo di fatto ma anche ufficialmente: Porto Rico, Guam, Isole Vergini, Isole Marianne, Samoa Americane) i cittadini che, in base a criteri fissati dalle leggi dei singoli Stati, hanno diritto a eleggere i 538 “grandi elettori” (il loro numero è attribuito a ogni Stato dall’articolo 2 della Costituzione degli USA in vigore dal 1789 e da modifiche successive). Questi eleggono una delle coppie di candidati (presidente e vicepresidente) fissate nei mesi precedenti dal Partito Repubblicano, dal Partito Democratico e da altri partiti (ma dal 1865 sono state elette solo coppie designate da uno dei due primi partiti). Eletto (312 grandi elettori su 538) con circa il 60% tra gli aventi diritto se si tiene conto anche di quelli che non si sono neanche registrati, è risultato Donald Trump già presidente dal 2017 al 2021. Il 20 gennaio Trump succederà a J. Biden, Partito Democratico, alla testa del più potente dei paesi che compongono la Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti, UE e associati.
Anche in Italia, come in altri paesi, già da mesi gli esponenti dei mezzi di manipolazione delle menti e dei cuori delle masse popolari e anche molti dei portavoce del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) italiano hanno trattato di queste elezioni concentrandosi sulle differenze tra le due coppie di candidati, Trump-Vance e Biden-Harris. Biden solo all’ultimo momento è stato sostituito da Kamala Harris nel ruolo di candidato per il Partito Democratico: i capi dell’apparato del suo partito hanno dichiarato dubbie le capacità mentali di Biden giunto a 80 anni dopo 4 anni di presidenza (2021-2025) e dopo avere tra il 2009 e il 2017 collaborato come vicepresidente di Obama (eletto per due volte a occupare ufficialmente il ruolo di presidente perché esponente della popolazione di colore e nonostante questo con un numero decrescente di grandi elettori e di voti) a scaricare sui gruppi imperialisti di altri paesi e sulle masse popolari USA ed estere gli effetti della grande crisi finanziaria del 2008 e di varie operazioni militari.
Gran parte di essi, concluse le elezioni, stanno ora inducendo chi li ascolta a occuparsi di cosa farà Trump (già presidente dal 2017 al 2021) quando il prossimo 20 gennaio succederà ufficialmente a Biden. Molti di essi speculano sulle caratteristiche di Trump e dei personaggi che Trump sta designando a formare la sua squadra di governo, dopo che i designati da Trump avranno ricevuto le necessarie approvazioni del Congresso USA (in entrambe le camere il Partito Repubblicano in base ai risultati delle elezioni del 5 novembre ha la maggioranza, quindi l’approvazione non dovrebbe incontrare particolari problemi).
Ma in realtà chi è che decide cosa faranno gli USA nei prossimi anni? Chi ha deciso quello che hanno fatto gli USA negli anni in cui alla testa dell’amministrazione USA vi sono stati i presidenti indicati nella tabella qui sotto e i loro predecessori?
Tabella elezioni USA (storico 2004-2024)
|
2004 |
2008 |
2012 |
2016 |
2020 |
2024 |
|
P. Repubblicano |
G.W. Bush |
J. McCain |
M. Romney |
D. Trump |
D. Trump |
D. Trump |
|
N° voti candidato |
62.040.610 |
59.948.323 |
60.933.504 |
65.853.514 |
74.223.975 |
75.588.196 |
(*) |
P. Democratico |
J. Kerry |
B. Obama |
B. Obama |
H. Clinton |
J. Biden |
K. Harris |
|
N° voti candidato |
59.028.444 |
69.498.516 |
65.915.795 |
62.984.828 |
81.283.501 |
72.442.686 |
(*) |
Altri candidati |
1.221.576 |
1.960.056 |
2.290.698 |
7.948.845 |
2.920.510 |
7.516.818 |
|
Astenuti |
81.192.825 |
81.906.613 |
93.334.114 |
94.144.734 |
82.200.457 |
89.119.190 |
(*) |
Totale aventi |
203.483.455 |
213.313.508 |
222.474.111 |
230.931.921 |
240.628.443 |
244.666.890 |
(*) |
Grandi elettori |
286 |
173 |
206 |
304 |
232 |
312 |
|
Grandi elettori |
251 |
365 |
332 |
227 |
306 |
226 |
|
Grandi elettori |
1 |
0 |
0 |
7 |
0 |
0 |
|
(*) Valori stimati |
|
Uno di questi, il generale D.D. Eisenhower presidente dal 1953 al 1961, ebbe l’onestà di esporre pubblicamente quello che la sua esperienza gli aveva mostrato. Nel discorso di commiato pronunciato alla fine della sua seconda presidenza nel 1961, egli disse che era seriamente dubbio il ruolo reale dei vincitori designati dal voto degli elettori USA. A suo parere le decisioni dell’amministrazione federale, e quindi l’effetto che queste potevano avere sul corso delle cose negli USA e nel mondo, erano prese da un “complesso di militari e industriali” (oggi avrebbe detto da un “complesso di militari, industriali e finanzieri”), più che dai dirigenti designati dal voto degli elettori americani. Benché del tutto estraneo alla concezione comunista del mondo, Eisenhower aveva tuttavia avuto l’onestà di dichiarare quello che il (nuovo)PCI ha indicato nel suo Manifesto Programma illustrando (pagg. 46-56) il regime di controrivoluzione preventiva che con l’avvento (tra le fine del XIX e l’inizio del XX secolo) dell’epoca imperialista ha sostituito nei paesi capitalisti il regime di democrazia per la borghesia con cui nel corso dei circa cinque secoli precedenti in Europa i capitalisti avevano via via e di paese in paese in larga misura rimpiazzato il sistema politico feudale con i suoi monarchi, nobili e chierici delle chiese cristiane.
Negli USA, come negli altri paesi, in realtà due sono le strade aperte (possibili) per il futuro: da una parte le operazioni con cui i membri del complesso militare-industriale-finanziario, i caporioni dei gruppi imperialisti, cercano di protrarre l’esistenza del capitalismo; dall’altra la rivoluzione socialista promossa dal movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) degli USA. In realtà già i risultati delle elezioni indette dalla borghesia imperialista sono stati frutto delle operazioni di manipolazione delle menti e dei cuori della massa della popolazione nel quadro del regime di controrivoluzione preventiva: sull’esito delle elezioni i dollari che i capitalisti hanno erogato agli organismi dei maggiori partiti hanno fatto concorrenza all’esperienza diretta degli elettori (metà degli aventi diritto non ha neanche votato). Negli USA come negli altri paesi imperialisti dagli anni ’70 del secolo scorso, quando è iniziata la seconda crisi generale del capitalismo, è in corso lo smantellamento delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. Stando ai sondaggi pre-elettorali, più di due terzi degli aventi diritto di voto il 5 novembre si dichiaravano insoddisfatti della situazione economica che l’amministrazione Biden lasciava.
Quanto alla rivoluzione socialista, negli USA il MCCO dopo la repressione maccartista degli anni ‘50 è ancora molto debole.(1) La sua rinascita è in corso ma procede lentamente. Molteplici sono negli USA le lotte dei lavoratori, che ovviamente i mezzi di manipolazione delle menti e dei cuori delle masse popolari italiane passano sotto silenzio. Ma sono ancora lotte spontanee e comunque non coordinate tra loro dal MCCO USA.
1. Negli USA fin dai tempi di Marx ed Engels forte fu la lotta degli operai e degli altri proletari contro lo sfruttamento capitalista. Gli USA furono tra i paesi capitalisti uno dei primi in cui i gruppi imperialisti sostituirono la democrazia borghese con un regime di controrivoluzione preventiva. Dal Partito Socialista degli USA, membro della Seconda Internazionale, nel 1919 nacque il Partito Comunista degli USA, membro dell’Internazionale Comunista (IC). Questi però non assunse mai le caratteristiche che Lenin aveva indicato (IV Congresso dell’IC) essere necessarie perché il partito comunista di un paese imperialista promuovesse con successo la rivoluzione socialista. Anzi sotto la direzione di Earl Browder (1934-1945) fu propenso ad appoggiare il New Deal di F.D. Roosevelt con cui la borghesia imperialista USA fece fronte alla grande crisi del 1929 (infine Browder venne perfino espulso dal partito, ma senza progressi). Di contro la borghesia imperialista nel 1935 per iniziativa di J.E. Hoover (1895-1972) creò il FBI, organismo per la repressione del comunismo, di cui Hoover tenne la direzione fino alla morte. Al FBI nel 1947, per decisione del presidente H.S. Truman, si aggiunse come organismo della lotta contro il comunismo la CIA. Come se ciò non bastasse, all’inizio degli anni ’50 il senatore repubblicano J.R. McCarthy (1908-1957) scatenò una violenta campagna di repressione anticomunista (maccartismo) durata fino al 1954, che indebolì ulteriormente il MCCO USA. La via presa nel 1956 dal PCUS e dai partiti dei paesi imperialisti (Togliatti, Thorez e altri) non fece che aggravare la deviazione del partito negli USA, dove per di più tra gli intellettuali aveva assunto un peso ragguardevole il trotzkismo.
Quanto alle misure che la futura amministrazione attuerà, l’esperienza dei decenni passati insegna che più che le convinzioni e le promesse dei suoi esponenti e i programmi proclamati dal presidente e dai singoli dirigenti della sua amministrazione, varranno gli interessi e le decisioni dei maggiori gruppi imperialisti USA e multinazionali.
Quindi per avere una buona comprensione di quello che succederà dopo l’elezione di Trump noi comunisti promotori della rivoluzione proletaria dobbiamo porre mente ai problemi che il complesso militare-industriale-finanziario USA deve affrontare, ai contrastanti interessi tra i suoi componenti e tra essi e i gruppi imperialisti degli altri paesi, in particolare europei, alle circostanze che la produzione capitalista a livello mondiale, la sovrapproduzione assoluta di capitale, la devastazione e l’inquinamento della terra, dell’atmosfera e dei mari del nostro pianeta, la sua crisi climatica, lo sviluppo della rivoluzione proletaria nel mondo intero ivi compresa l’espansione dei BRICS+ promossa dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC), il blocco dell’espansione della NATO ad opera della Federazione Russa, la relativa autonomia dello Stato sionista d’Israele e altri fattori porranno loro, più che alle convinzioni, alle aspirazioni, ai propositi e ai programmi di Trump e dei dirigenti da lui nominati.
Questo non vuol dire che convinzioni, aspirazioni, propositi e programmi dei singoli e quelli ufficialmente dichiarati dai partiti non contano niente, ma che in ogni contesto dobbiamo distinguere, sia per noi sia per i nostri nemici, quello da cui i nostri nemici non possono prescindere (il principale) da quello che è secondario e che lo stesso (distinguere il principale dal secondario) dobbiamo fare per noi.
Il complesso militare-industriale-finanziario USA non è in grado di prescindere dagli aventi diritto al voto e per questo “gioca” sui due partiti (Repubblicano e Democratico) per avere un governo docile e deve fare i conti con la rinascita del MCCO negli USA. L’acceso contrasto tra la coppia Biden-Harris e Trump-Vance traduce in termini di contrasto politico ufficiale la difficoltà che il complesso militare-industriale-finanziario ha a trovare soluzioni adeguate a perpetuare il dominio della borghesia imperialista negli USA e nel mondo dopo l’inizio della seconda crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale determinata dalla fine della ricostruzione dell’Europa e del Giappone. L’abolizione del cambio fisso oro/dollaro decretata nel 1971 dal presidente R. Nixon era solo un rimedio provvisorio a scapito dei gruppi imperialisti associati a quelli USA e a favore degli investimenti industriali dei gruppi imperialisti, in particolare USA, nella RPC e nelle ex colonie e semicolonie diventate ufficialmente paesi indipendenti. Questo si combinava con l’intervento dei gruppi imperialisti nello smantellamento del socialismo in corso in URSS e nelle Democrazie Popolari dell’Europa orientale e con il tentativo di estendervi la dominazione USA-NATO, tentativo che ha avuto successo in Europa orientale ma che si è bloccato in Ucraina e nella Federazione Russa. I gruppi imperialisti USA hanno dovuto scappare dal Vietnam, come più tardi dall’Afghanistan. Il ristabilimento della dominazione dei gruppi imperialisti nel territorio della RPC è stato bloccato nel 1989 in piazza Tienanmen. Il deficit della bilancia commerciale degli USA ha continuato e continua a crescere come inarrestabilmente è cresciuto e cresce anche il debito pubblico federale in mani americane ed estere con gli interessi connessi.
Il fatto che, dopo la grande crisi finanziaria del 2008 (seconda presidenza di Bush junior), è fallito il tentativo del 2014 di inglobare l’Ucraina nella NATO e che Trump (Partito Repubblicano), vincitore alle elezioni del 2016 dopo le due presidenze Obama (Partito Democratico) e sconfitto nel 2020, ha nuovamente vinto nel 2024 è la manifestazione delle crescenti difficoltà che il complesso militare-industriale-finanziario incontra a mettere in opera soluzioni efficaci e dei contrasti che si aggravano in seno ad esso. Attualmente due correnti si contendono la direzione del mondo: la rivoluzione proletaria che avanza e la resistenza dei gruppi imperialisti alla decadenza del modo di produzione capitalista.
Il complesso militare-industriale-finanziario USA non ha soluzione ai problemi che deve affrontare. Solo provvisoriamente può rimediare al malcontento di più di due terzi dell’elettorato per la situazione economica lasciata dall’amministrazione Biden e da quelle che l’hanno preceduta, le due amministrazioni Obama (in realtà Biden) e l’amministrazione Trump. Può ricorrere alla riduzione degli interessi sui prestiti, cioè la stessa linea con cui la Federal Reserve ha fatto scoppiare la crisi del 2008. Può indurre i capitalisti USA a installare industrie negli USA con dazi sulle importazioni dagli altri paesi imperialisti, dalla RPC e dai BRICS+ e aumentare la produzione di armi, cioè estendere la Terza guerra mondiale a pezzi.
La conclusione è che l’impresa della borghesia imperialista va verso la fine del capitalismo o verso la fine della specie umana. Lo sviluppo del MCCO nel proprio paese fino a raggiungere la capacità di instaurare il socialismo è l’obiettivo che noi comunisti dobbiamo proporci e crescono le condizioni favorevoli per raggiungerlo.
Andiamo verso la fine dell’epoca di nera reazione intravista da Stalin di fronte all’eventualità della scomparsa del primo paese socialista formatosi nell’anello debole della catena imperialista. Sta a noi comunisti dei paesi imperialisti raggiungere il livello che i nostri predecessori non hanno raggiunto e portare a termine l’opera che hanno lasciato incompiuta.
Anna M.