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del (nuovo)Partito comunista italiano
anno XXVI - novembre 2024Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word
Nella riunione di Solidnet tenuta a L’Avana tra il 27 e il 29 ottobre 2022 (la 22° delle riunioni pressoché annuali - la prima venne tenuta 25 anni fa ad Atene nel maggio 1999) è emerso in modo netto tra i 58 partiti comunisti e operai rappresentati il contrasto a proposito della teoria della “piramide imperialista” elaborata dal Partito Comunista Greco (KKE). Questa teoria riguarda il movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) di tutto il mondo ed è una questione importante relativa all’analisi del corso delle cose in cui operiamo. Per comprendere di cosa si tratta dobbiamo partire dagli ultimi due secoli della storia dell’umanità ricostruita in modo logico, nel senso che a questa espressione ha dato F. Engels nel 1859.(1)
Nel 1848, alla fine del secondo capitolo del Manifesto del partito comunista, Marx ed Engels affermano che si stavano creando le condizioni oggettive della trasformazione delle società divise tra due classi fondamentali, la borghesia capitalista e la classe operaia, nella futura società comunista. L’analisi su cui essi si basavano riguardava principalmente i paesi dell’Europa centrale. Illustrate le caratteristiche della trasformazione oggettiva, essi indicavano il lato soggettivo di essa: le caratteristiche dei suoi promotori, i comunisti, le trasformazioni delle menti e dei cuori dei suoi protagonisti, la condotta di questi. I loro seguaci chiamarono socialismo la società in cui i promotori consapevoli di questa trasformazione 1. detenevano il potere statale, 2. il loro Stato dirigeva l’attività economica, 3. le risorse della società erano sistematicamente volte a promuovere in ogni paese rapporti sociali, idee e sentimenti adeguati alla futura società.(2)
La Comune di Parigi (1871) fu il primo tentativo di costituire un simile Stato e la borghesia capitalista vi pose termine con un sanguinoso massacro che rafforzò l’alleanza con essa delle residue classi feudali, in particolare del clero della Chiesa Cattolica.
Dopo di allora la trasformazione maturata in Europa e indicata da Marx ed Engels si è prospettata in tutto il mondo stante il passaggio, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, della società capitalista all’epoca imperialista della quale Lenin illustrerà in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916) gli aspetti economici (ma non quelli politici e sociali, né l’origine). Engels nella Prefazione (5 novembre 1886) alla prima edizione inglese del Libro I di Il capitale indica l’inizio di questa epoca nella fine della successione di decennali crisi cicliche che dal 1825 al 1867 si era avuta nei paesi capitalisti e nell’approdo di questi paesi “nel pantano di disperazione di una depressione permanente e cronica”.(3)
1. Anche la storia della nostra epoca, come quella delle epoche precedenti, procede spesso a salti e a zigzag e il modo logico di farne l’analisi è il più adatto. Per l’illustrazione del modo logico rimando a F. Engels, Karl Marx - Per la critica dell’economia politica (1859) in Opere complete vol. XVI, Editori Riuniti 1983 pagg. 478-479.
2. Nella Carovana del (n)PCI chiamiamo questi tre aspetti pilastri del socialismo.
3. È utile notare che Engels quando scrive questa Prefazione non ha ancora studiato i capitoli 13-15 del Libro III di Il capitale. È in questi capitoli che Marx aveva illustrato, prevedendone l’inevitabile avvento, la sovrapproduzione assoluta di capitale che è la fonte dell’epoca imperialista.
Nel 1917, nel contesto della guerra tra paesi imperialisti, la Prima guerra mondiale (1GM), in gran parte dell’Impero Russo si è costituito il primo paese socialista. I comunisti russi (uniti in un partito che, guidato da Lenin, organizzativamente si basava sul centralismo democratico) presero il potere statale convinti che anche gli altri partiti della Seconda Internazionale avrebbero fatto lo stesso almeno in Europa. Invece in nessuno dei paesi imperialisti né i partiti socialisti della Seconda Internazionale né i partiti dell’Internazionale Comunista costituita nel 1919, raggiunsero questo obiettivo: benché ogni partito comunista dichiarasse di perseguirlo, né nella comprensione del contesto in cui agiva né nella sua struttura organizzativa raggiunse nei decenni che seguirono il livello necessario per realizzarlo. Nonostante questo, guidati da Lenin e da Stalin i comunisti russi schiacciarono la borghesia russa che (nonostante le sollecitazioni del partito di Lenin e di Stalin) aveva rifiutato ogni collaborazione con il nuovo Stato nell’attività economica e anzi aveva promosso la guerra civile 1918-1921 sostenuta dalle potenze e dai gruppi imperialisti di tutto il mondo. Essi per alcuni decenni proseguirono nella costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, sostennero i partiti comunisti dei paesi imperialisti e promossero e sostennero nel resto del mondo la rivoluzione di nuova democrazia delle classi e dei popoli oppressi.
L’Unione Sovietica, giovandosi anche dei movimenti rivoluzionari che si sviluppavano nei paesi imperialisti, fece fronte vittoriosamente alle successive aggressioni con cui le potenze e i gruppi imperialisti di tutto il mondo cercarono di “soffocare il bambino finché è ancora in culla” (così Churchill sintetizzò il loro obiettivo). Il culmine di queste aggressioni fu la Seconda guerra mondiale (2GM) condotta dagli Stati nazisti e fascisti. Questi furono alla testa dell’aggressione mentre invece alcuni tra gli stessi grandi Stati imperialisti (Gran Bretagna e USA in particolare), stante le contraddizioni tra le potenze e i gruppi imperialisti e la mobilitazione delle masse popolari in ognuno dei rispettivi paesi, nonostante avessero contribuito alla preparazione dell’aggressione non poterono partecipare apertamente alla guerra contro l’URSS ma anzi nel corso della 2GM ufficialmente dovettero appoggiare l’URSS.
La 2GM si concluse nel 1945
- da un lato con la formazione in Europa orientale del campo socialista che comprendeva anche una parte della stessa Germania (la Repubblica Democratica Tedesca - RDT) oltre alle altre sette Democrazie Popolari, la formazione di nuovi paesi socialisti in Asia (Repubblica Popolare Cinese, Repubblica Popolare Democratica di Corea) e il rafforzamento e l’estensione di rivoluzioni di nuova democrazia (principale tra queste quella del Vietnam) e di grandi movimenti rivoluzionari antimperialisti in molte colonie, semicolonie e paesi politicamente indipendenti in Asia, in Africa e in America Latina;
- da un secondo lato con la supremazia dei gruppi imperialisti USA non solo sulle masse popolari degli USA ma anche sugli altri Stati imperialisti e le loro colonie e semicolonie: la creazione (con gli Accordi di Bretton Woods, 1944) del sistema monetario mondiale del dollaro fu l’espressione ufficiale della loro supremazia, sancita nel 1949 anche dalla creazione della NATO;
- da un terzo lato con grandi conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari di gran parte dei paesi imperialisti strapparono alla borghesia guidate dai rispettivi partiti comunisti: per questi fu l’alternativa alla lotta per conquistare il potere e instaurare il socialismo, mentre per la borghesia furono concessioni a cui dovette addivenire perché nei partiti comunisti dei rispettivi paesi l’ala destra riuscisse a prevalere sull’ala sinistra e infatti iniziò a eliminarle quando nei paesi imperialisti l’ala destra dei rispettivi partiti comunisti prevalse definitivamente sull’ala sinistra e la decadenza del socialismo in Unione Sovietica e nelle Democrazie Popolari dell’Europa orientale, promossa dai revisionisti moderni a partire dal XX Congresso del PCUS (1956), con le riforme compiute lungo il periodo Breznev (1964-1982) arrivò a un certo livello.
È da questa storia ricostruita nel modo logico che oggi, per promuovere la rivoluzione socialista nel proprio paese e contribuire all’avanzamento della rivoluzione socialista nel mondo, i comunisti dei paesi imperialisti devono partire nell’analisi e nella condotta della lotta in corso tra le classi e nel bilancio del percorso fatto da un lato dalla rivoluzione socialista che è avanzata e avanza nel mondo e dall’altro lato dalla lotta dei gruppi imperialisti per la sopravvivenza del loro dominio.
L’epoca imperialista è caratterizzata dal grande sviluppo nel mondo delle rivoluzioni socialiste e delle rivoluzioni di nuova democrazia e dalla lotta contro di esse condotta dalla borghesia imperialista. Questa è al suo interno spinta dalla sovrapproduzione assoluta di capitale e dalle contraddizioni tra i gruppi che la compongono ognuno dei quali deve valorizzare il suo capitale.
La concezione della “piramide imperialista”, elaborata dal KKE e da questo promossa con vigore anche nell’ambito di Solidnet, mette invece in primo piano le sconfitte subite dal MCCO e i limiti con cui devono fare i conti i comunisti nel far avanzare la rivoluzione socialista e far fronte alla borghesia imperialista. La sconfitta più importante è quella subita in URSS: il percorso avviato nel 1956 (XX Congresso nel PCUS) ha dato luogo allo sviluppo della borghesia burocratica e, nell’illegalità, della borghesia nazionale (cioè malavita più o meno organizzata) e dopo 35 anni è sfociato in Europa nella dissoluzione del campo socialista culminata nel 1991 anche nella dissoluzione politica della stessa URSS - non entro in merito degli aspetti del secondo e soprattutto del terzo pilastro del socialismo che sopravvivono alla dissoluzione politica stante anche che il capitalismo monopolistico di Stato, come ben spiegò Lenin, è l’anticamera del socialismo.
Quanto alla costruzione del socialismo nella Repubblica Popolare Cinese, fondata nel 1949 e comprendente gran parte della Cina, il PCC dovette far fronte ben presto al venir meno dell’aiuto che l’URSS aveva iniziato a fornire nello sviluppo delle forze produttive di beni e servizi. Il PCC diretto da Mao Zedong dopo aver condotto con successo la guerra che pose fine alla dominazione semicoloniale e alle aggressioni delle potenze imperialiste, dovette aprire una sua via per lo sviluppo delle forze produttive a partire dall’arretratezza ereditata dal sistema semicoloniale e da decenni di guerra.(4) La Rivoluzione Culturale Proletaria lanciata nel 1966 non portò ai progressi attesi. L’ala del PCC guidata a partire dal 1976 da Deng Xiaoping credette di trovare la soluzione nell’appoggiare lo sviluppo della borghesia nazionale e della borghesia burocratica cinesi e nell’apertura agli investimenti dei gruppi imperialisti (chiamò “riforma e apertura” questa nuova linea). Questi a loro volta erano spinti a collaborare con il progetto di Deng dalla sovrapproduzione assoluta di capitale e dalla contesa con la borghesia burocratica e nazionale che rinasceva nell’URSS. Lo scontro (1989) di piazza Tienanmen mise però in chiaro che gli investimenti dei gruppi imperialisti portavano alla ripresa della dominazione imperialista anche nella Cina unita nella RPC. Contro questo il PCC reagì con forza (Deng non si appoggiava sulla lotta di classe ma era tuttavia un nazionalista, intollerante della rinascita della dominazione delle potenze e dei gruppi imperialisti sulla Cina) e si avvalse 1. dei risultati nel frattempo raggiunti nello sviluppo del forze produttive, 2. della debolezza intrinseca del sistema imperialista mondiale (per rendersi conto di questa basta considerare le guerre perse dal complesso militare-industriale-finanziario USA dal 1945 a oggi) nonostante il successo che la borghesia imperialista aveva conseguito nei confronti dell’URSS e delle Democrazie Popolari europee, 3. delle lotte rivoluzionarie in corso nel mondo. Esso diede il via a una nuova linea per la costruzione del socialismo. In questa si avvaleva anche della borghesia nazionale e della borghesia burocratica cinesi, ma faceva principalmente leva sulla mobilitazione delle masse popolari cinesi e sulla collaborazione con tutte le forze del mondo, anche quelle capitaliste e persino anticomuniste ma danneggiate dagli effetti catastrofici dell’epoca di nera reazione succeduta alla sconfitta subita dal movimento comunista cosciente e organizzato in Europa e negli USA.
4. In proposito rimando i lettori che vogliono approfondire le proprie conoscenze ai volumi 13 e successivi delle Opere di Mao Tse-tung, Edizioni Rapporti Sociali.
Di contro a questa linea la teoria della “piramide imperialista” esclude che un partito comunista, che ha la direzione politica del proprio paese e mobilita le masse popolari nella costruzione del socialismo, possa rafforzare il primo e il secondo pilastro del socialismo avvalendosi sia della collaborazione della borghesia nazionale e della borghesia burocratica (che Lenin e Stalin prima dell’inizio della guerra civile 1918-1921 avevano sollecitato in URSS), sia dei contrasti tra le potenze e i gruppi imperialisti (come Lenin e Stalin hanno costantemente cercato di fare opponendosi ai dirigenti del loro partito - celebre il caso di Trotski nel 1917 - che rifiutavano di farlo).
Secondo la concezione propugnata dal KKE, dopo l’eliminazione dell’URSS non esisterebbero più paesi socialisti, tutti i paesi sarebbero ancora dominati dalla borghesia imperialista, combinati tra loro in un sistema di relazioni che il KKE chiama “piramide imperialista”. La teoria elaborata dal KKE
- non tiene conto del fatto che, a seguito dell’espansione nel mondo delle attività produttive dei grandi monopoli dei paesi imperialisti sono sorti e sorgono in vari altri paesi grandi aziende e centri di produzione di livello internazionale se non mondiale per la loro rete di aziende produttrici, di aziende fornitrici e appaltanti e di aziende di commercializzazione dei prodotti:(5) la nascita di queste aziende è una caratteristica della seconda crisi generale del capitalismo. A differenza delle grandi aziende monopolistiche dei paesi imperialisti, queste aziende non sono inserite in un sistema di capitalismo monopolistico di Stato che conferisce alle aziende partecipanti un potere politico, però le vincola in qualche misura a una condotta compatibile con la linea dello Stato e con le altre aziende del paese;
- trascura la tesi di Lenin sulla relazione tra i due opposti sistemi, socialismo e capitalismo monopolistico di Stato, con i quali devono fare i conti anche tutti i paesi arretrati.
Sbagliano i comunisti che negano il ruolo che ha la linea di costruire entità come i BRICS+ - da essi liquidate come “alleanze imperialiste” - nella promozione della rivoluzione socialista nel mondo. Ma per far avanzare la rivoluzione socialista nel proprio paese i comunisti dei paesi imperialisti devono promuovere la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (6) nelle condizioni concrete del proprio paese che è la via della rinascita del MCCO.
Tonia N.
5. Un esempio noto in Italia è ArcelorMittal S.A., ufficialmente con sede in Lussemburgo ma proprietà di una potente famiglia dell’India, che ha assorbito non solo gran parte della produzione italiana di acciaio con l’ILVA di Taranto (ex IRI, divenuta Acciaierie d’Italia dal 2017), ma anche la produzione di acciaio della Francia (Usinor) e di altri paesi.
6. In proposito rimando all’articolo L’ottava discriminante in La Voce n. 10 - marzo 2002.