La Voce 77 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - luglio 2024

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Costruire il Fronte delle forze anti Larghe Intese

Tra le masse popolari crescono la preoccupazione per il corso delle cose e la sfiducia nella classe dominante. Preoccupazione e sfiducia si combinano con l’insofferenza e la ribellione alla direzione della borghesia che in tutti i paesi imperialisti si manifestano già largamente in alcuni processi: 1. nella crescente astensione dalle elezioni indette dalla borghesia con partiti costituiti da suoi esponenti e dai loro agenti o succubi e regole calibrate per favorirli, 2. nelle iniziative di solidarietà con il popolo palestinese contro il genocidio condotto dallo Stato sionista d’Israele, in mobilitazioni contro la guerra ibrida che gli imperialisti USA-NATO e i loro associati conducono contro la Federazione Russa tramite il regime filo-nazista di Kiev, contro la corsa agli armamenti e la minaccia nucleare, contro le nuove guerre che essi stanno preparando nell’Asia-Pacifico, 3. nelle molteplici lotte contro singole misure dello smantellamento dell’apparato produttivo (delocalizzazioni, importazioni, ecc.) sostenute dalle autorità borghesi e contro singole manifestazioni della distruzione delle condizioni dell’esistenza umana sulla Terra (inquinamento, grandi opere inutili e nocive, spettacoli e turismo, ecc.) che la sopravvivenza del capitalismo implica.

Perché diventino una forza capace di cambiare il corso delle cose, sicuramente occorre che le masse popolari si mobilitino su scala maggiore dell’attuale, che raggiungano un livello di organizzazione più alto dell’attuale e con una direzione della classe operaia e dei comunisti ben più forte dell’attuale, che acquisiscano un livello di coscienza politica e ideologica più elevato dell’attuale. Ma tutto questo non avviene spontaneamente. Le masse elevano la loro coscienza man mano che i comunisti le portano a partecipare alla rivoluzione socialista e fanno di ogni iniziativa una scuola di comunismo, si mobilitano e diventano più combattive man mano che si rendono conto per esperienza diretta di avere un centro che le mobilita con una linea che le porta a vincere. Ne abbiamo avute ripetute dimostrazioni nella storia del nostro paese. Così come abbiamo visto più volte mobilitazioni di massa diffuse e combattive rifluire perché i dirigenti (organismi e individui) che avevano non sono stati capaci di indicare una linea giusta, di organizzarle e dirigerle in modo da vincere, di elaborare piani realistici e buoni, non hanno saputo convogliare e organizzare la protesta e la volontà di lotta delle masse intorno a un obiettivo comune, non hanno saputo sfruttare i successi ottenuti per rilanciare la lotta a un livello superiore. Il Biennio Rosso, la Resistenza contro il nazifascismo, gli anni ’70 parlano chiaro per quanto riguarda il secolo scorso, ma ne abbiamo esempi su ampia scala anche nella storia più recente del nostro paese, come la mobilitazione messa in moto dalla FIOM contro il piano Marchionne nel 2010-2011 e la lotta contro le Larghe Intese di cui il M5S si è fatto portavoce nel 2013 e nel 2018-2020.

Nel nostro paese la mobilitazione delle masse popolari coinvolge un numero crescente di classi e settori ma è ancora frammentata in mille rivoli e organismi, si sviluppa su numerosi fronti che però marciano ancora divisi; è un insieme caotico e contraddittorio di lotte, di azioni collettive (cioè di gruppi) e individuali, di sentimenti e di idee in cui convivono, si scontrano e si succedono speranza e disperazione, idealismo e abbrutimento, solidarietà e aggressione, rivolta e rassegnazione. Promotori e dirigenti di questa mobilitazione sono partiti e organizzazioni del movimento comunista cosciente e organizzato, sindacati di base e sinistra della CGIL, associazioni, comitati e reti, sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, schierati contro le Larghe Intese (LI), contro le politiche guerrafondaie della NATO, i vincoli di austerità dell’UE, il sostegno ai sionisti dello Stato d’Israele e contro le misure antipopolari, reazionarie e repressive del governo Meloni: alcuni di lunga data e altri di formazione più recente, ognuno ha un certo seguito e una certa influenza tra le masse. Il coordinamento, l’unione di questi partiti, sindacati, associazioni, comitati, reti e singoli in un Fronte anti Larghe Intese è il passo necessario, qui e ora, per far fare un salto politico e organizzativo alla lotta contro il governo Meloni. In passato lo abbiamo chiamato Comitato di Salvezza Nazionale o Comitato di Liberazione Nazionale, ma la cosa importante non è il nome. La cosa importante è che sia un organismo che raccoglie stabilmente dirigenti ed esponenti delle forze anti Larghe Intese e opera con continuità per

■ diffondere, organizzare e promuovere l’orientamento e la mobilitazione non solo contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra, ma anche per lavoro, istruzione, assistenza sanitaria e servizi pubblici per tutti, per un lavoro dignitoso quanto a condizioni di lavoro e salariali, per tenere aperte le aziende che padroni e speculatori vogliono chiudere, per pensioni eque e assistenza a ogni persona anziana, per fermare o convertire le produzioni che alimentano la devastazione ambientale e il riscaldamento climatico e trasformare il sistema produttivo, i consumi e le abitudini di vita in modo conforme alla conservazione e al miglioramento dell’ambiente, ecc.;

■ lanciare e condurre campagne comuni, che ogni organizzazione aderente sviluppa in modi e in forme conformi alle proprie caratteristiche, così da sostenere e potenziare quanto già ognuna di esse fa e valorizzare le iniziative di lotta e gli insegnamenti di altri organismi e movimenti, mettendole in connessione, rafforzando in ognuna la coscienza della propria importanza, delle proprie possibilità e della propria forza, dando modo a ogni organizzazione di imparare e insegnare alle altre, di sostenersi a vicenda, di mettere in comune conoscenze, esperienze e strumenti di lotta;

■ promuovere la nascita di nuovi organismi di lavoratori, territoriali e tematici e il loro coordinamento;

■ organizzare, promuovere e sostenere ogni forma di lotta: proteste sotto i palazzi del potere, scioperi e manifestazioni di piazza, appelli e referendum, irruzione nelle campagne elettorali, ma anche disobbedienza di massa, non pagamento di bollette e tasse, gestione democratica, partecipata e collettiva di parti crescenti della vita associata, appropriazione collettiva dei beni e dei servizi necessari a una vita dignitosa (“spese proletarie”). Ogni forma di protesta e di lotta contro la guerra e il peggioramento delle condizioni delle masse popolari è giusta e legittima, l’unico criterio è avere la forza per farla. Per “bloccare tutto”, “occupare”, “assediare i palazzi del potere” occorre un centro promotore che combina le diverse anime della mobilitazione, quella pacifica, quella “indignata” e quella militante, in funzione dell’obiettivo comune.


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Il Fronte anti Larghe Intese

rappresenta il legame che di fatto già esiste nelle lotte contro la guerra USA-NATO alla Federazione Russa e alla RPC, contro il genocidio sionista in Palestina e nella solidarietà con la resistenza del popolo palestinese, contro l’assoggettamento del nostro paese all’UE e alla BCE, contro lo smantellamento dell’apparato produttivo (chiusura di aziende, delocalizzazioni), contro la distruzione della sanità e della scuola pubblica, contro la devastazione dell’ambiente, contro l’autonomia differenziata, il premierato e le altre misure del governo Meloni,

incarna l’unità di interessi delle masse popolari,

costituisce il centro autorevole della lotta comune delle masse contro il nemico comune.

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Due concezioni oggi ostacolano la costruzione del Fronte delle forze anti Larghe Intese.

1. Una è la tesi che prima bisogna costruire il partito comunista e poi è possibile costruire il fronte, diffusa tra esponenti e gruppi promotori dell’unità dei comunisti e della ricostruzione del partito comunista (area Resistenza Popolare e Movimento per la Rinascita Comunista in primis). È vero, come obiettano alcuni di questi compagni alla nostra proposta del fronte anti Larghe Intese, che Lenin insegnava che “prima di unirsi e per unirsi, è necessario innanzitutto definirsi risolutamente e nettamente” (Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica, in Opere complete, Editori Riuniti 1960 vol. 9). Ma dire che oggi i comunisti ovunque collocati devono promuovere e partecipare al Fronte delle forze anti Larghe Intese non rinnega questo insegnamento di Lenin, tutt’altro. Lenin si riferiva all’unità dei comunisti in partito, non all’unità di tutte le forze mobilitabili nella lotta contro il nemico.(1)


1. Che prima di unirsi e per unirsi in partito i comunisti devono prima definirsi è la linea che indichiamo di contro alla linea che i comunisti devono unirsi “mettendo da parte le divergenze” o “rinunciando ognuno a qualcuna delle sue convinzioni”.


Promozione del fronte, promozione dell’unità dei comunisti e ricostruzione del partito comunista sono tre processi che i comunisti devono invece promuovere contemporaneamente (sono dialetticamente connessi), dando priorità all’uno o all’altro a seconda delle circostanze in cui operano e delle masse a cui si rivolgono.(2)


2. È così che abbiamo fatto noi promotori della Carovana del (n)PCI quando negli anni ‘80 abbiamo dato il via alla nostra opera. Non abbiamo posto un prima e un poi tra promozione del fronte, promozione dell’unità dei comunisti e ricostruzione del partito comunista. Siamo partiti dalla situazione esistente. L’analisi della situazione diceva: sconfitta del tentativo di costruire il partito comunista tramite la lotta armata. Abbiamo costruito il Coordinamento dei comitati contro la repressione (CCCR) e gli organismi di solidarietà con i prigionieri politici, Il Bollettino del CCCR, poi la rivista Rapporti Sociali, i Centri di documentazione Filorosso, poi i CARC, la Commissione preparatoria del Congresso di fondazione del (n)PCI, ecc. Oggi operiamo in una situazione più avanzata rispetto a quell’epoca: le masse popolari hanno rotto con i revisionisti moderni (che sono naufragati) e i loro scimmiottatori, il distacco delle masse dalla borghesia, dai suoi partiti e dalle sue istituzioni si è notevolmente allargato.


Dobbiamo distinguere tra unità d’azione per promuovere la lotta dei lavoratori (in cui il metodo principale rispetto ai lavoratori è la linea di massa e tra i comunisti è la politica da fronte: iniziative comuni in ogni caso in cui è possibile, dibattito franco e aperto, solidarietà contro la repressione) e unità dei comunisti per costituire il partito (in cui il metodo principale è la lotta ideologica con al centro il bilancio del movimento comunista). Nella situazione attuale, la costituzione del Fronte delle forze anti Larghe Intese alimenta anche la costruzione del partito comunista e l’unità dei comunisti: costituisce un ambito in cui i partiti e le organizzazioni del movimento comunista sviluppano l’unità d’azione nella mobilitazione delle masse, il dibattito franco e aperto su questioni ideologiche e politiche (bilancio dell’esperienza, concezione del mondo, analisi del corso delle cose, strategia), la solidarietà di classe.


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Un esercito politico non è un esercito di soldati. Mentre un comando militare entra in guerra con un esercito già pronto, i comunisti devono costruire il proprio esercito nel corso della guerra stessa. E lo costruiscono man mano che le masse popolari si rendono conto, grazie alla propria esperienza, che le parole d’ordine del partito sono giuste, che la sua direzione è giusta e capace e si organizzano in organismi che, più o meno influenzati o addirittura diretti dai comunisti, si impegnano a un livello superiore nella lotta di classe, mentre gli esponenti più avanzati si arruolano nelle file dei comunisti.

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2. L’altra è la tesi della “passivizzazione delle masse”, diffusa tra organismi promotori dell’opposizione al governo Meloni, in particolare nell’area di Potere al Popolo, Rete dei Comunisti, USB. Quest’area ha organizzato molte delle mobilitazioni studentesche in sostegno della resistenza palestinese che hanno attraversato il paese e la manifestazione nazionale del 1° giugno a Roma “contro il governo Meloni, reazionario, padronale e guerrafondaio per una vera alternativa”, a cui hanno aderito circa 60 organismi e partecipato alcune migliaia di persone. Nel bilancio di questa manifestazione, Potere al Popolo scrive che la “passivizzazione delle masse prodotta da anni di dispositivi neoliberali e di tradimenti, prima del centrosinistra, poi del populismo grillino, oltreché effetto della pandemia, è un problema anche per noi che ambiamo a suscitare un processo di radicale trasformazione con e per la maggioranza che produce realmente la ricchezza in questo paese. Senza porsi nell’ottica di rispondere a questo stato di passività, è difficile produrre quello scatto in grado di sconfiggere l’attuale governo. Il tentativo della manifestazione di sabato, riuscitissimo, era dunque quello di mostrare alla società italiana che esiste una vera opposizione, che al di fuori delle forze politiche screditate impegnate nelle elezioni europee esistono riferimenti (politici, giovanili, sindacali) chiari e definiti e che è dunque possibile uscire dall’isolamento e dalla rassegnazione: non siete soli, non siamo soli, si può reagire alla barbarie, ai salari da fame e a un genocidio in corso.

Ora è il momento di dare continuità a questo processo, di continuare a mobilitarsi in primis contro la complicità con il genocidio in Palestina, e contemporaneamente di rafforzarci dal punto di vista organizzativo (…). Non è il momento della rassegnazione e della passività, e la manifestazione di sabato lo ha dimostrato. Come scriveva il grande scrittore e dirigente palestinese Ghassan Kanafani: ‘ti spetta qualcosa in questo mondo perciò alzati’!”.(3)


3. Comunicato di Potere al Popolo: Oltre 10mila al corteo contro il governo Meloni, flop comizio Fratelli d’Italia, 3 giugno 2024.


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Elezioni europee e “vento di destra”

Se letto usando il materialismo dialettico, l’esito delle elezioni europee di giugno è molto istruttivo. La sfiducia delle masse popolari nell’operato dei gruppi imperialisti europei, dei loro partiti ed esponenti, delle loro istituzioni si è espressa sul terreno elettorale in due modi.

In primo luogo nell’alta astensione: su 27 paesi coinvolti nel voto, solo in 12 l’affluenza al voto ha superato il 50% degli aventi diritto (e in quattro di questi - Irlanda, Francia, Romania e Svezia - di poco). L’astensione è stata particolarmente elevata in Estonia, Lituania e Lettonia e in Polonia, cioè nei paesi ex sovietici e dell’Europa orientale le cui autorità sono maggiormente coinvolte nella guerra USA-NATO contro la Federazione Russa.

In secondo luogo si è espressa nel voto a quei partiti di destra anti-UE (Rassemblement National in Francia e Alternative für Deutschland in Germania sono gli esempi più significativi) che non sono passati alla prova del governo nei rispettivi paesi. Hanno perso invece voti quei partiti di destra che una volta arrivati al governo hanno lasciato cadere i programmi anti-UE in nome dei quali hanno aumentato i loro voti: Fratelli d’Italia è il caso più significativo per la rapidità e la profondità del voltafaccia.

Dopo le elezioni europee, Roberta Metsola è stata riconfermata a capo del Parlamento europeo e Ursula von der Leyen a capo della Commissione Europea e la prima risoluzione (anche se non vincolante) che il Parlamento europeo ha votato riconferma l’appoggio incondizionato al governo fantoccio di Zelensky, elimina anche formalmente le restrizioni all’uso dei sistemi d’armi forniti dagli Stati europei per colpire il territorio della Federazione Russa e dichiara “irreversibile” il percorso di ingresso dell’Ucraina nella NATO. In sostanza: non sono le elezioni a decidere la direzione e la linea delle istituzioni europee.

Non sono le masse popolari dei paesi europei che si sono spostate a destra, sono gli imperialisti europei che si sono messi più chiaramente sulla strada della guerra al carro di quelli USA-NATO, dell’economia di guerra e della devastazione e inquinamento dell’ambiente. Per i partiti e le organizzazioni promotrici della lotta contro il governo Meloni l’esito delle elezioni europee mostra che ci sono tutte le possibilità per sviluppare la mobilitazione delle masse popolari, accrescerne l’unità, diffondere e rafforzarne l’organizzazione, elevarne la coscienza ideologica e politica e combattere l’influenza politica e ideologica della borghesia, dei fascisti e del clero, comprese le illusioni e i pregiudizi “democratici” propagandati dalla classe dominante. Anziché gridare al “vento di destra”, si tratta per noi comunisti di assumere le responsabilità nuove e superiori che ci competono.


Affluenza elezioni europee giugno 2024

Dati aggiornati al 4 luglio 2024

Fonte: https://results.elections.europa.eu/it/affluenza/


Paesi con affluenza superiore al 50%

Stato

%


Stato

%

1. Austria

56,25


7. Irlanda

50,65

2. Belgio

89,01


8. Lussemburgo

82,29

3. Cipro

58,86


9. Malta

73,00

4. Danimarca

58,25


10. Romania

52,42

5. Francia

51,49


11. Svezia

53,39

6. Germania

64,74


12. Ungheria

59,46


Paesi con affluenza inferiore al 50%

Stato

%


Stato

%

1. Bulgaria

33,78


9. Lituania

28,35

2. Cechia

36,45


10. Paesi Bassi

46,18

3. Croazia

21,35


11. Polonia

40,65

4. Estonia

37,60


12. Portogallo

36,63

5. Finlandia

40,40


13. Slovacchia

34,38

6. Grecia

41,39


14. Slovenia

41,80

7. Italia

48,31


15. Spagna

49,21

8. Lettonia

33,82





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Della relazione tra combattività delle masse e organismi che le dirigono ho già detto sopra: in sintesi la scarsa combattività delle masse è un segnale per i dirigenti, deve essere per i dirigenti un motivo di autocritica e di bilancio della propria attività, deve spingere quelli di avanguardia a unirsi su una linea e in un’organizzazione per poter dirigere le masse in modo da crescere e vincere partendo dal livello a cui esse sono. Aggiungo solo una considerazione. Le masse popolari sono tutte per i loro interessi opposte alla borghesia imperialista e al suo clero, ma sono composte da milioni di individui e da migliaia di gruppi che hanno anche interessi particolari e diversi livelli di coscienza. Tra di esse c’è una parte avanzata e una parte che è arretrata: passiva, indifferente, persino abbrutita. Non potrebbe essere altrimenti dopo che per anni sotto la guida della sinistra borghese gli operai e le altre classi delle masse popolari hanno subito una sconfitta dopo l’altra. Le sconfitte hanno demoralizzato molti e i meglio messi economicamente, i più arretrati, i più abbrutiti, i disperati sperano di salvarsi al seguito della destra borghese, sperano di uscire dal marasma attuale con le soluzioni che la destra propone e attua. Allo stesso tempo c’è una parte avanzata, quella che è già attiva contro la guerra, gli effetti della crisi, le pretese dei padroni e le misure del governo, quella che in misura più o meno ampia è influenzata dai sentimenti, dalle concezioni e dall’esperienza organizzativa che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha generato, diffuso o alimentato, quella che è convinta del buon diritto delle masse popolari di cambiare l’ordinamento della società dato che esso non corrisponde ai loro bisogni e ai loro interessi, quella che ha già oggi la generosità per affrontare i problemi del momento e l’intelligenza per capire cosa bisogna fare.


***

La borghesia ha approfittato degli errori e dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato ed è riuscita a corroderlo e corromperlo fino a far fortemente retrocedere l’organizzazione e la coscienza che si erano formate tra gli operai e nelle altre classi delle masse popolari. Per porre fine alla libertà che la borghesia si è nuovamente ripresa, dobbiamo riprendere con una lotta tenace e con spirito d’iniziativa il terreno che abbiamo perso, dobbiamo ricostruire quella coscienza e quell’organizzazione. È una cosa del tutto possibile, è un’impresa che i nostri predecessori hanno già compiuto una volta. Nessuno ha loro regalato il terreno che avevano conquistato. Lo avevano conquistato con la loro volontà e i loro sacrifici, passo dopo passo, lottando senza tregua contro il potere, la repressione, la forza e la prepotenza politica, economica, culturale e morale della borghesia, del clero e delle altre classi reazionarie. Per questa via gli operai e le altre classi delle masse popolari recupereranno la forza di un tempo e, forti anche della lezione che abbiamo tirato dalla sconfitta subita, questa volta non si fermeranno a metà strada. Instaureremo una società senza capitalisti, faremo dell’Italia un paese socialista e contribuiremo alla lotta che i lavoratori degli altri paesi stanno conducendo nel resto del mondo.

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È coalizzando la parte avanzata e mobilitandola in una lotta efficace contro il governo Meloni che susciteremo, nella parte delle masse che oggi è rassegnata e passiva, in alcuni la speranza e in altri la fiducia che è possibile cambiare le cose e conquisteremo anche parte di chi ha dato credito alle promesse di Meloni & C. e sta verificando per esperienza diretta con che esito.

La costruzione del Fronte anti Larghe Intese non parte da zero, da più parti ne viene indicata la necessità e ci sono varie esperienze a cui attingere, a conferma che è un passo necessario ieri come oggi e oggi più di ieri.

L’esperienza principale per numero di partecipanti, per mobilitazioni che ha organizzato, per continuità d’azione e per radicamento territoriale è quella del Coordinamento No Debito. Costituito nel 2011 contro le manovre lacrime e sangue del governo Monti, era composto da varie organizzazioni politiche (Rete dei Comunisti, PRC, PCL, P.CARC e altri), sindacali (USB, COBAS, esponenti della FIOM e della sinistra CGIL), reti e organismi popolari (movimento NO TAV, centri sociali), esponenti progressisti della società civile e di fatto ha operato fino al 2017, pur con denominazioni diverse: Coordinamento No Debito (2011-2012), Coordinamento No Monti (2012-2013), Coordinamento per il Controsemestre Popolare (2014), Piattaforma Sociale Eurostop (2015-2017).

Questo percorso mostra che è possibile costruire un Fronte di forze anti Larghe Intese e allo stesso tempo indica il passo avanti che esso deve fare per non esaurirsi come avvenuto per le esperienze passate. Nonostante il dichiarato obiettivo di “costruire l’alternativa al governo Monti”, infatti, il Coordinamento No Debito e successivi non sono andati oltre l’opposizione al governo Monti e a quelli successivi. Non basta impedire alla borghesia di fare, non basta opporsi alla borghesia che cerca di uscire dalla crisi alla sua maniera: con la sopraffazione sui lavoratori e sugli immigrati e con la guerra all’esterno, in una parola con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Opporsi è necessario, ma serve solo a ritardare l’opera criminale della borghesia. Se ci si oppone e basta, prima o poi le cose vanno nel verso in cui la borghesia le spinge. L’opposizione deve avere una prospettiva, occorre indicare e promuovere, preparare e organizzare una via d’uscita favorevole alle masse popolari, dare uno sbocco politico comune a ogni lotta. Questo sbocco è cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza che pone fine alla partecipazione dell’Italia alle guerre USA-NATO, al sostegno ai sionisti di Israele, alla corsa al riarmo, all’ubbidienza alle imposizioni della UE e mette a punto e rende da subito operative misure atte a dare sollievo almeno ai più gravi dei mali di cui soffrono le masse popolari e ad alleviare la crisi ambientale. Fare di ogni mobilitazione e di ogni lotta le componenti di un movimento generale per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza che agisce al servizio delle masse popolari organizzate è oggi il compito che sta davanti al Fronte anti Larghe Intese, è il compito dei comunisti e di quanti vogliono farla finita con il governo Meloni e i suoi padrini.


Il mondo della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti, dei padroni, del Vaticano, dei ricchi e dei loro professori e generali è sottosopra, ma i suoi miasmi e crimini continueranno finché i lavoratori e le masse popolari organizzate non toglieranno loro il potere e costruiranno un nuovo e superiore ordinamento economico e sociale, il socialismo. Con la costituzione del Governo di Blocco Popolare faremo anche un passo avanti nella rivoluzione socialista, nella rinascita del movimento comunista, cioè di quel tessuto di organizzazioni che hanno assicurato i progressi che anche le masse popolari nel nostro paese hanno compiuto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, in particolare dopo la vittoria della Resistenza contro il nazifascismo.

Ernesto V.