La Voce 74 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

Per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato

Dove va Rete dei Comunisti?

Per essere efficaci nel promuovere lo sviluppo del fronte unito anti Larghe Intese, nel promuovere la creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del Governo di Blocco Popolare e ancora più nel promuovere la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO), nell’ambito di organismi, gruppi e individui aggregati attorno al nucleo dirigente di Rete dei Comunisti dobbiamo ben comprendere alcuni aspetti specifici del nucleo e del suo aggregato.

Questo aggregato, che per comodità d’esposizione chiamerò semplicemente Rete dei Comunisti (RdC), si differenzia dalla maggior parte degli organismi e gruppi del MCCO italiano perché non sorge dalla putrefazione, disgregazione e frantumazione del primo PCI (1921-1991) e dei suoi derivati (PRC in particolare). Nasce dai movimenti degli anni ’70 (Consigli di fabbrica, Lotta continua, formazioni della lotta armata comprese le Brigate Rosse con il loro carattere particolare, organismi di solidarietà con i prigionieri politici) e dalla resistenza alle loro sconfitte. Il gruppo promotore ha iniziato la sua attività all’incirca 50 anni fa: gli animatori di Radio Proletaria incominciano a trasmettere nel febbraio 1978 in un palazzo (dove ancora oggi RdC ha sede) occupato nel 1974 e, anche se cambiò il nome della radio (nel 1990 diventa Radio Città Aperta) e il lavoro tramite internet assunse un ruolo più importante, la sua attività è stata continua e anzi si è sempre più articolata.

A ragione noi del (n)PCI abbiamo ripetutamente indicato RdC come espressione della sinistra borghese (individui, organismi e correnti “contro il corso delle cose”) più che del MCCO (individui, organismi e correnti “per il comunismo”). Così abbiamo fatto ad esempio nell’articolo Per i frequentatori delle attività di Rete dei Comunisti (VO 53, luglio 2016) e abbiamo proseguito finanche nel Comunicato CC 31 del 5 dicembre 2022. Ma lo sviluppo della crisi generale del capitalismo ha portato e porta l’aggregato di RdC sempre più a operare, sia nel campo dell’elaborazione della teoria sia nella pratica, nello stesso contesto in cui operano gruppi e organismi del MCCO. Che questa evoluzione sia in corso in RdC è emerso chiaramente, per quanto riguarda il campo della teoria, proprio anche nella serie di conferenze Rompere la gabbia euroatlantica - Per fermare la guerra interna ed esterna (lanciata il 22 novembre su Contropiano e concretizzatasi in nove dibattiti: Siena il 6.12.22, Roma il 12.12.22, Torino, Pisa e Bologna il 14.12.22, Livorno il 15.12.22, Napoli e Firenze il 17.12.22, Milano il 14.01.23) e ancora più chiaramente nel forum Il giardino e la giungla svoltosi a Roma il 18-19 marzo 2023.(1)


1. Al centro del ciclo di conferenze c’è stata la proclamazione dell’obiettivo di rompere la gabbia euroatlantica e dunque di porre fine alla sottomissione dell’Italia ad USA e UE. Il (n)PCI ha salutato l’annuncio di questo ciclo con il comunicato del Comitato Centrale 31/2022 Plauso e critiche di Ulisse, segretario generale del (n)PCI.

Il forum è stato dedicato all’aggravamento della crisi e del declino della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA – UE e all’analisi dello stadio di edificazione del polo imperialista UE, che, rispetto alle analisi precedentemente esposte da RdC, con l’estensione della guerra in Ucraina si è rivelato maggiormente connesso e sottomesso ai gruppi imperialisti USA.


Oggi tra le formazioni del MCCO del nostro paese RdC spicca non solo per la continuità, ma anche per la quantità della sua elaborazione teorica e della sua propaganda e per il multiforme intervento sul corso delle cose che conduce attraverso un insieme di organizzazioni di massa.

In campo teorico RdC fin dalle sue origini produce un organo di elaborazione (la rivista Contropiano), organizza convegni e seminari di approfondimento con intellettuali e accademici di sinistra per indagare temi di storia, di economia, di attualità o relativi ai compiti dei comunisti, fa un giornale online (anch’esso denominato Contropiano) con un seguito vasto (tenuto conto delle dimensioni degli organismi di cui sto parlando) e svolge una funzione importante nel contrasto al sistema d’intossicazione e disinformazione dei media borghesi. Un esempio recente dell’attivismo di RdC nel campo della teoria sono state le iniziative svolte tra la fine del ‘22 e i primi mesi del ‘23, di cui il ciclo di conferenze e il forum nazionale sopra indicati sono state le principali.

Per quanto riguarda l’intervento sul corso delle cose RdC lo sviluppa in primo luogo tramite l’Unione Sindacale di Base (USB), il più grande tra i sindacati di base e alternativi esistenti oggi in Italia e la principale delle organizzazioni di massa collegate a RdC. Viene poi Potere al Popolo, organizzazione di riferimento di RdC per l’intervento sul fronte della rappresentanza elettorale: nata come cartello di sinistra per le elezioni politiche del marzo 2018, è stata successivamente egemonizzata appunto da RdC e dal centro sociale ex OPG di Napoli (le due forze politiche che ora esprimono il gruppo dirigente di PaP). Infine vengono le consistenti organizzazioni giovanili promosse da RdC negli ultimi anni: Cambiare Rotta (CR) e Opposizione Studentesca di Alternativa (OSA). A queste organizzazioni di massa di livello nazionale, si aggiungono altri organismi e strutture operanti su scala locale che fanno riferimento a RdC (in particolare nelle città di Roma e Bologna, due concentramenti di forze di RdC).

Nonostante l’origine sopra indicata, RdC è l’organizzazione che, nel quindicennio che va dal 2007 (anno di inizio del tracollo della vecchia sinistra borghese del PRC) fino ad oggi, ha maggiormente beneficiato del processo di fuoriuscita di militanti e avanguardie di lotta precedentemente aggregati nel PRC e nei suoi satelliti. Una dinamica accresciuta dalla crisi della sinistra CGIL, numerosi esponenti della quale sono transitati armi e bagagli in USB con relativo seguito di iscritti (Giorgio Cremaschi, ex dirigente nazionale FIOM, è solo il più noto tra questi).

Concludendo, nel corso degli ultimi anni RdC si è rafforzata raccogliendo e inglobando singoli e gruppi rimasti orfani del PRC (che fino al 2007 era un riferimento forte per tutta la base rossa e i movimenti), giovandosi delle due tendenze negative che il PRC impersonava ed erano anche storico patrimonio di RdC:

- l’economicismo, cioè la tendenza a limitare la mobilitazione politica e sindacale dei lavoratori agli obiettivi economici e alla formazione di organismi di lotta economica (sindacati, comitati di lotta, ecc.),

- l’elettoralismo, cioè la tendenza a contenere la mobilitazione operaia e popolare in campo politico alla lotta sul terreno elettorale e alla creazione di organizzazioni in funzione dell’intervento nel teatrino della politica borghese.

Ci siamo occupati ripetutamente delle divergenze ideologiche e politiche tra noi e i capi di RdC in fatto di concezione del mondo e quindi di bilancio dell’esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria e del bilancio del primo PCI, analisi della situazione e linee strategiche per la rinascita del movimento comunista e per il rilancio della lotta per il socialismo nel nostro paese. Nell’articolo di VO 53 sopra indicato le divergenze sono esposte dettagliatamente in nove punti: ad esso quindi rimando. Le conferenze e i convegni tenuti negli ultimi mesi da RdC confermano che sul piano ideologico i capi di RdC in larga misura, per i lineamenti fondamentali della loro concezione e linea, restano ancora alle deviazioni da sinistra borghese esposte in VO 53. A questo riguardo è esaustiva la frase “mica siamo matti a pensare di poter fare la rivoluzione in Occidente” proclamata da Mauro Casadio nell’introduzione del forum Il giardino e la giungla.(2)


2. L’affermazione di Mauro Casadio è in linea con il disfattismo del documento introduttivo del forum. I suoi autori, dopo aver descritto la situazione senza via d’uscita in cui si è cacciata la borghesia imperialista euroatlantica, concludono che “naturalmente tutto questo non produrrà immediatamente una risposta politica della classe con cui poter organizzare un movimento politico effettivo di rottura in quanto la risposta delle masse sarà condizionata dal peso della ideologia dominante e dalla scomposizione produttiva e sociale che è stata prodotta proprio per impedire il conflitto nel cuore dei paesi imperialisti”. È in linea anche con il bilancio disfattista della storia dell’URSS: “le scelte di rottura con il socialismo... fin da Gorbaciov, scelte che hanno portato alla situazione attuale, (sono) la sanzione del fallimento del passaggio della Russia al socialismo” scrive Mauro Casadio nell’articolo Si scrive Russia ma non si legge Unione Sovietica del 7 aprile 2022 in www.retedeicomunisti.it. Casadio cancella implicitamente l’effetto pratico nella storia mondiale e la preziosa esperienza per il futuro dell’intera umanità dati dall’URSS di Lenin e di Stalin e nasconde che ci vollero più di 35 anni ai revisionisti moderni (Kruscev, Breznev e soci) per corroderla e arrivare alla dissoluzione del 1991.


Dato che non si occupano dei compiti politici rivoluzionari dell’organizzazione comunista (la conquista del potere) e che sono fermi alla concezione della “rivoluzione che scoppia”, i capi di RdC finiscono con il confondere i compiti dell’organizzazione comunista con quelli delle organizzazioni di massa. D’altro canto la ragione d’essere originaria di RdC è sempre stata ed è ancora quella di costituire organizzazioni di massa per la lotta economica e la lotta elettorale con cui avanzare rivendicazioni (“fare conflitto”) e costituire sponde politiche nelle assemblee elettive. Dunque, a scanso di equivoci, è fuori strada chi oggi cerca in RdC il partito comunista, perché promuovere e sviluppare lotta politica rivoluzionaria (linea tesa a instaurare il socialismo anzitutto basato sulla dittatura del proletariato) non rientra nelle sue attuali finalità. Lo scopo reale di RdC è ancora il rafforzamento delle proprie organizzazioni di massa elettorali, sindacali, giovanili e la costruzione di propri monopoli organizzativi in ciascuno di questi campi. Dati questi scopi, il settarismo in casa RdC e delle sue organizzazioni di massa è sempre dietro l’angolo dal momento che il rafforzamento organizzativo elevato a strategia porta a concepire ogni altra organizzazione come un concorrente da surclassare o provare a inglobare. Al riguardo è esaustiva la condotta di USB nelle relazioni con gli altri sindacati di base e alternativi, incentrata sulla concorrenza e sulla promozione di fratricide lotte tra bande come quella con il SI Cobas per l’egemonia nel settore della logistica (parimenti ricambiata dai vertici di SI Cobas). Ma tale tipo di condotta è rintracciabile nell’attività di ognuna delle organizzazioni di massa di RdC.


Benché permangano questi limiti, RdC ha comunque di fatto assunto un peso rilevante all’interno del MCCO italiano. Contribuisce a estendere il numero di militanti del MCCO: lo conferma la costituzione delle sue organizzazioni studentesche e giovanili, OSA e CR. Ma c’è di più: in parallelo con lo sviluppo del suo intervento tra i giovani e nel contesto dell’aggravarsi della crisi generale in corso, RdC ha iniziato contraddittoriamente a mettere in discussione l’impianto ideologico disfattista e opportunista ereditato dalle sue origini. E del resto fin dalle sue origini RdC non solo è stata ideologicamente eterogenea, ma ha rivendicato la sua natura eclettica per quanto riguarda la concezione del mondo: rete e non partito, contropiano a fronte del piano del capitale, ecc. Di segno opposto al disfattismo delle affermazioni sopra indicate, sono ad esempio le conclusioni di Giampietro Simonetto al forum Il giardino e la giungla (3) così come la maggiore propaganda del socialismo condotta da RdC dallo scoppio della crisi pandemica in avanti. Nell’evolvere del corso disastroso delle cose di questi ultimi anni sono venute maturando ad avviso di molti esponenti di RdC le condizioni oggettive che rendono possibile iniziare ad agitare la prospettiva strategica del socialismo anche in un paese imperialista come l’Italia. Questo è un passo in avanti anche se RdC agita la parola d’ordine del socialismo in modi in cui la coerenza è rara e l’eclettismo è la regola. Ne sono un esempio i contenuti emersi nel ciclo di conferenze Rompere la gabbia euroatlantica. Qui gli esponenti di RdC hanno proclamato l’obiettivo della rottura con la sottomissione dell’Italia ai gruppi imperialisti USA e UE, ma sono rimasti sul vago per quanto riguarda il modo in cui arrivarci, mai parlando di rivoluzione socialista e al massimo indicando l’obiettivo di “indebolire con il conflitto” la borghesia imperialista italiana, anello debole della catena euroatlantica. Gli esponenti di RdC hanno indicato il compito di propagandare il socialismo come alternativa di società da opporre alla gabbia euroatlantica, ma nella forma di socialismo del XXI secolo, con cui riecheggiano l’esperienza bolivariana in Venezuela di cui si sono fatti portavoce Luciano Vasapollo e Rita Martufi per patrocinare un socialismo senza dittatura del proletariato e senza trasformazione dell’attività economica in attività pubblica e pianificata.


3. Giampietro Simonetto, dirigente nazionale RdC, nelle conclusioni del forum Il giardino e la giungla ha affermato che la crisi del capitalismo ha determinato le condizioni concrete anche nell’Italia imperialista per rompere con la gabbia euroatlantica e riprendere la lotta per il socialismo.



Il corso delle cose e il ruolo assunto da RdC e dalle sue organizzazioni di massa favoriscono l’afflusso nelle sue file di compagni e compagne con lo sguardo rivolto al futuro e alla seconda ondata di rivoluzioni proletarie di cui i comunisti oggi devono farsi promotori. Dall’iniziativa della parte più avanzata di questi dipenderà in definitiva l’elevazione dell’apporto di RdC alla rinascita del MCCO e anche al consolidamento e rafforzamento del partito comunista Stato Maggiore della rivoluzione socialista in Italia. Su questo dobbiamo puntare nella nostra attività nei confronti di RdC.

Sergio F.