La Voce 69 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - novembre 2021

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Promuovere il legame della lotta contro il Green Pass con le altre mobilitazioni operaie e popolari

Si moltiplicano le iniziative, le mobilitazioni e le proteste contro il Governo Draghi e le sue misure antipopolari. Tra queste misure c’è l’imposizione del Green Pass, entrato in vigore con il Decreto Legge del 21 settembre 2021, n. 127.

Iniziate quest’estate quando il governo Draghi ha annunciato l’intenzione di introdurre il Green Pass, le mobilitazioni si sono estese quando il governo ne ha imposto l’obbligo prima per entrare nelle mense aziendali e poi, a partire dal 15 ottobre, per accedere a tutti i luoghi di lavoro (aziende capitaliste e pubbliche). Comprendono iniziative assurte agli “onori della cronaca”, come le manifestazioni e i presidi che da mesi si tengono ogni sabato in centinaia di piazze di tutto il paese, e altre capillari ma semisconosciute (i mezzi di informazione di regime sistematicamente le ignorano) sui posti di lavoro. Coinvolgono diverse classi e settori delle masse popolari: dagli operai ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, dagli studenti ai lavoratori autonomi fino ad agenti delle Forze dell’Ordine. Da settembre in poi, stanno assumendo un ruolo crescente e organizzato gli operai e altri lavoratori dipendenti.

A fronte delle mobilitazioni contro il Green Pass, il governo Draghi e i suoi soci e complici ricorrono alla repressione (multe, DASPO urbani, divieti di manifestazione) e fanno leva sulla divisione (commercianti contro manifestanti) perché è servita a poco l’opera di diversione per fare passare i manifestanti come “un’accozzaglia di fascisti” o, a scelta, come “no vax fuori di testa”. Apice di quest’opera di diversione è stato l’assalto alla sede nazionale della CGIL il 9 ottobre durante una delle tante manifestazioni settimanali contro il Green Pass: un’operazione avallata dalla Questura romana, pilotata dal Ministero degli Interni (sotto diretta responsabilità della ministra Luciana Lamorgese) ed eseguita da fascisti di Forza Nuova.

Queste mobilitazioni hanno suscitato e suscitano un’accesa discussione nei partiti e organismi che compongono il movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese e tra i compagni della base rossa, nei sindacati di regime e anche nel sindacalismo di base. La discussione riguarda la natura di queste mobilitazioni, se intervenirci e come stante la presenza al suo interno

- di gruppi fascisti e reazionari,

- di posizioni e parole d’ordine da una parte complottiste, negazioniste, ecc. e dall’altra contrarie non solo ai vaccini anti Covid, ma a tutti i vaccini e in generale antiscientifiche.

Sono problemi analoghi a quelli suscitati da altre mobilitazioni, come nel 2020 quelle dei lavoratori autonomi costretti a chiudere e nel 2012-2013 dal movimento dei Forconi e dal Coordinamento 9 dicembre o anche, nella fase iniziale, dal movimento Fridays For Future contro il riscaldamento climatico: da mobilitazioni cioè che coinvolgono classi e settori non proletari delle masse popolari o che prendono spunto da problemi che colpiscono tutti, anche gli esponenti della classe dominante. Noi comunisti dobbiamo affrontarli con una posizione di principio e una linea d’azione chiara e giusta, in vista dei nostri obiettivi tattici e strategici.


Tre criteri generali

a) La resistenza popolare è come un fiume che ribolle per aprirsi uno sbocco al mare. Continuerà a ribollire fino a che non arriverà al mare: e per arrivarci ha bisogno di una direzione decisa a vincere e capace di vincere. In questo ribollire per forza di cose sul terreno c’è dentro di tutto. Oggi come ieri però il criterio da cui partire è quello indicato da Lenin: “La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente - senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione - e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale” (Lenin, Risultati della discussione sull’autodecisione 1916). Per quanto riguarda le mobilitazioni no Green Pass, partiamo dal fatto sono di per sé contro il governo Draghi, sta ai comunisti orientarlo verso la cacciata di Draghi e l’instaurazione di un governo di emergenza popolare.

b) La resistenza che le masse popolari oppongono agli effetti della crisi del capitalismo è terreno di contesa tra la mobilitazione rivoluzionaria e la mobilitazione reazionaria delle masse, tra direzione dei comunisti e direzione dei gruppi più reazionari della classe dominante. I comunisti devono intervenire ovunque ci sono le masse popolari, indipendentemente da chi le organizza, mobilita e orienta: è un criterio generale molto pratico, poiché dalla sua attuazione ne deriva la strada che prenderà il movimento che spontaneamente le masse popolari mettono in campo per far fronte alla crisi.

Compito dei comunisti è riconoscere le manifestazioni oggettive e soggettive della resistenza delle masse, i torrenti e i rivoli di cui essa si compone: composizione di classe, tendenze da sostenere e tendenze da isolare e combattere, organismi e individui che la compongono e che hanno un ruolo, e sulla base di ciò definire il che fare. Compito dei comunisti è vedere le interconnessioni di questo movimento di resistenza e promuoverne il coordinamento. Il manifestante No Green Pass ha gli stessi motivi per scendere in piazza del lavoratore licenziato in seguito allo sblocco dei licenziamenti e l’obiettivo che di fatto li unisce è cacciare il governo Draghi e costituire un governo deciso e capace di mettere fine allo smantellamento delle aziende e all’emergenza sanitaria.

c) Nelle mobilitazioni contro il Green Pass sono sicuramente presenti Forza Nuova, Casa Pound e altri scimmiottatori dei fascisti del XX secolo. Ci sono anche gruppi oltranzisti cattolici (quelli che “il vaccino è uno strumento del diavolo”), che fanno presa sulla parte più arretrata delle masse mobilitate. E anche la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia di Meloni, in concorrenza tra loro, si infilano o comunque strizzano l’occhio. Con situazioni del genere abbiamo già avuto a che fare nel recente passato e avremo a che fare anche nel futuro.

Le forze reazionarie godono di mezzi, relazioni, protezioni in alto loco, ma hanno un punto debole ineliminabile: non possono condurre fino in fondo la lotta su nessuno dei problemi particolari in nome del quale mobilitano masse (o si intrufolano nelle mobilitazioni delle masse), perché direttamente o indirettamente ognuno di questi problemi è un effetto del dominio della borghesia imperialista (quindi andando a fondo colpirebbero se stesse: taglierebbero il ramo su cui sono sedute!). Basta vedere le giravolte della Lega di Salvini… Invece i comunisti possono portare ogni lotta fino in fondo: come indicava già negli anni ’30 Dimitrov,(1) l’arma principale con cui impediscono lo sviluppo della “guerra tra poveri” è essere alla testa della mobilitazione contro la borghesia imperialista. Che i comunisti si mettano alla testa della lotta contro il governo Draghi e le Larghe Intese è il modo migliore anche per sbarrare la strada alla Lega, a Fratelli d’Italia e ai gruppi che scimmiottano i fascisti del XX secolo.


1. Per approfondire, si consiglia la lettura del capitolo Introduzione alla lettura (pagg. 6 e 7) di L’offensiva del fascismo e i compiti dell’Internazionale Comunista di G.M. Dimitrov, Edizioni Rapporti Sociali, 2020.



Linee d’azione nelle mobilitazioni contro il Green Pass

Alla luce di questi tre criteri e sulla base dell’inchiesta, indico qui di seguito sei linee d’azione che raccolgono e sintetizzano esperienze avanzate.


1. Portare parole d’ordine e obiettivi di lotta per far fronte all’emergenza sanitaria.

Allargare la lotta contro il Green Pass alla lotta per attuare le misure necessarie a far fronte all’emergenza sanitaria.(2) In questo modo è possibile anche combinare le manifestazioni di piazza e i presidi davanti alle aziende con la mobilitazione dei lavoratori dentro le aziende (che non possono prendere in continuazione permessi né farsi ogni giorno tamponi e tanto meno smettere di lavorare!) per la sicurezza e l’igiene sui posti di lavoro.


2. “La socialdemocrazia [così si chiamava allora il movimento comunista, ndr] non ha né può avere una sola parola d’ordine ‘negativa’, che serva soltanto ad ‘acuire’ la coscienza del proletariato contro l’imperialismo, senza fornire in pari tempo una risposta positiva sul modo come la socialdemocrazia risolverà il problema in causa, una volta che sia andata al potere. Una parola d’ordine ‘negativa’, non legata a una precisa soluzione positiva, non ‘acuisce’, ma offusca la coscienza perché è una parola vuota, un puro grido, una declamazione senza contenuto” (Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all’“economicismo imperialista”, 1916, vol. 23, Opere complete, Editori Riuniti).


No al Green Pass.

Sì alla distribuzione gratuita e alla promozione dell’uso dei dispositivi di protezione individuale.

Sì alla somministrazione sotto reale controllo medico dei vaccini, alla pubblicazione dei contratti con le case farmaceutiche produttrici, all’abolizione dei brevetti per estendere la loro produzione e uso, al riconoscimento e all’uso dei vaccini cubani, cinesi e russi.

Sì ai tamponi periodici gratuiti (a carico delle aziende quando riguardano i lavoratori e a carico dell’ASL per il resto della popolazione) e al loro sequenziamento: solo così è possibile individuare e intervenire tempestivamente contro nuove varianti e prevenire focolai.

Sì alla messa a punto di medicinali per curare i malati di Covid. Anche se ne attenuano gli effetti, è evidente che i vaccini non immunizzano: i vaccini da soli non bastano per sconfiggere la pandemia.

Sì alla sicurezza e all’igiene sui posti di lavoro: c’è una strage di morti e feriti sul lavoro, che non è causata dal Covid, ma dallo sfruttamento dei lavoratori.

Sì alle misure di tutela della salute pubblica, a partire dal rafforzamento del trasporto pubblico.

Sì al potenziamento della medicina territoriale e della sanità pubblica: assunzione di tutto il personale necessario nelle strutture sanitarie (sia ospedaliere che territoriali: sono cronicamente sotto organico!), riapertura degli ospedali e delle strutture sanitarie territoriali (consultori, guardia medica, 118, ecc.) secondo il fabbisogno per numero di abitanti. Oggi gli unici centri di riferimento sono gli ospedali. Risultato? Intasamento dei Pronto Soccorso, carenza di posti letto, promiscuità dei pazienti che è causa di contagi” (volantino del P.CARC reperibile in https://www.carc.it/2021/10/25/).


2. Rafforzare al suo interno il ruolo della classe operaia.

L’entrata in scena della classe operaia sta già trasformando la prospettiva e anche la natura della lotta contro il Green Pass. Questo intervento ha spostato il centro della mobilitazione da “sì vax-no vax” al piano della difesa del lavoro, della lotta alla repressione aziendale e della reale sicurezza sul lavoro. Uno spostamento che conferma che quando la classe operaia si muove, il resto delle masse popolari segue.

L’entrata in scena della classe operaia si è già concretizzata in molteplici iniziative:

- delle RSU FIOM della Electrolux di Susegana (TV),

- degli operai della Hanon Systems di Campiglione Fenile (TO),

- dei portuali di Trieste, ma anche di Genova, Monfalcone, Ancona e Ravenna,

- degli operai CNHi di Modena che dal 15 ottobre promuovono quotidianamente un presidio ai cancelli,

- dei lavoratori dell’aeroporto di Linate (MI),

- dell’assemblea dei lavoratori di storiche aziende pubbliche milanesi come ATM (trasporto pubblico locale-TPL) e AMSA (raccolta rifiuti)

- dei lavoratori di varie aziende e categorie (tra cui Stellantis, TPL, logistica, ecc.) di Torino, esempio di coordinamento territoriale e di rete dal basso al di là delle sigle sindacali.

3. Farne lo spunto per moltiplicare organizzazioni operaie e popolari (in particolare nelle aziende capitaliste e pubbliche), rafforzarle e coordinarle.

Dopo l’occupazione della fabbrica con cui gli operai GKN di Firenze hanno risposto ai piani padronali di smantellamento avallati dai sindacati confederali con la sottoscrizione dello sblocco dei licenziamenti, i lavoratori portuali di Trieste e Genova, seguiti da altri, chiamano allo sciopero continuativo per cancellare il Green Pass, respingendo la proposta governativa di scambiare la revoca dello sciopero con la fornitura di tamponi gratuiti per loro.

Il sostegno a queste lotte esemplari, unitamente alla costruzione di nuovi organismi proletari indipendenti (come ad esempio la nascita a Milano di una prima forma di coordinamento tra gli autisti dell’ATM e i netturbini dell’AMSA, che il 15 ottobre ha raccolto il sostegno attivo di corrieri, insegnanti, studenti e attivisti “No green pass” al presidio di via Primaticcio) è esattamente la strada da seguire mentre si continuano a inondare le città di manifestazioni popolari contro il governo.

Invece di gridare al pericolo di “egemonia fascista” nelle piazze sarebbe bene che le forze del movimento operaio, in totale contrapposizione al definitivo tradimento delle burocrazie sindacali, si attivassero per svolgere il loro compito: combattere per vincere questa battaglia decisiva” (dal volantino del Sindacato Operai in Lotta - SOL Cobas, reperibile in https://www.solcobas.org).


4. Sostenere e rafforzare le tendenze positive.

Sviluppare le tendenze positive che via via emergono, come la costruzione di un fronte comune tra vaccinati e non vaccinati, la montante sfiducia nel governo Draghi e in chi ha gestito la pandemia, la difesa della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, ecc. è la via per contrastare tendenze arretrate quali il rimanere ancorati alle sole piazze, presidi e cortei del sabato pomeriggio, le posizioni antiscientifiche rispetto al virus e alle sue cure (anche se marginali) ancora presenti, la guerra ai vaccinati.


5. Favorire la confluenza con la campagna lanciata dal Consiglio di Fabbrica della GKN.

La difesa dell’apparato produttivo e la sua riorganizzazione per rimettere in sesto il paese sono la base per realizzare gli obiettivi di ogni movimento popolare. Obiettivi che nella mobilitazione reazionaria i rispettivi promotori isolano l’uno dall’altro e contrappongono, ma così non ne realizzano nessuno perché nell’ambito del dominio della borghesia imperialista ognuno di essi è incompatibile con gli interessi dei capitalisti: la valorizzazione del capitale (il profitto).



6. Educare alla lotta contro la repressione e alla solidarietà proletaria.

Ogni atto di repressione e ogni divieto può essere rivolto contro il governo e le altre autorità, denunciando la repressione, facendo appello alla solidarietà proletaria, promuovendo la disobbedienza. Un esempio positivo è il comunicato dell’Assemblea dei Lavoratori contro il Green Pass (Milano) del 12 novembre 2021.


Conclusioni

Per i gruppi e organismi che si dicono comunisti stare alla finestra a guardare e a giudicare, fermandosi a denunciare il “pericolo fascista” è una sabbia mobile. L’intervento dei comunisti è un deterrente basilare: laddove i comunisti si mettono alla testa della mobilitazione contro il Green Pass e la legano al resto della lotta contro i vari aspetti (caso per caso, a uno o ad alcuni) del programma comune della borghesia imperialista, i fascisti non hanno spazio e parole d’ordine superiori prendono piede. L’abbraccio tra Landini e Draghi dopo l’assalto alla sede nazionale della CGIL è segno della necessità di intervenire: è come se un genitore a cui la mafia ha ucciso un figlio abbracciasse il boss, il mandante, chiedendogli di punire chi ha materialmente commesso l’atto, mettendosi nelle sue mani e accontentandosi delle sue promesse. Questo è l’antifascismo padronale che va combattuto risolutamente partendo dal fatto che la mobilitazione contro il Green Pass è caratterizzata dalla tendenza a organizzarsi e coordinarsi spontaneamente ovunque. Embrioni di organismi operai e popolari pullulano nei posti di lavoro, nei quartieri e nelle città. Ecco la prospettiva positiva che si esprime nella particolare lotta contro il Green Pass, al di là delle idee e delle concezioni che la attraversano. Questo è il materiale rivoluzionario grezzo che non possiamo dissipare in nome del purismo, del moralismo o del settarismo.

Chi si limita a criticare o addirittura osteggia la lotta no Green Pass perché “c’è altro di più importante a cui pensare e per cui lottare”, pecca di miopia e nasconde la propria inadeguatezza rivoluzionaria dietro a un paravento che gli impedisce di giovarsi delle potenzialità della lotta in corso per sviluppare la rivoluzione. Anche se alcuni sono costretti a cedere al ricatto padronale, dentro e fuori dai posti di lavoro sono centinaia di migliaia i lavoratori che si stanno organizzando spontaneamente. Chi storce il naso in cerca di rivendicazioni “più pure” invece di partire da ognuno degli interessi concreti delle masse popolari quali che essi siano, rende un servizio al nemico. Contrappone, invece di concatenare, una lotta per obiettivi immediati alla lotta di prospettiva: solo alla luce di una trasformazione generale della società in senso rivoluzionario si potrà dare soluzione ai tanti particolari, ma è proprio partendo dal trattare i vari particolari che si costruiscono le basi per il futuro. Chi vuole farla finita con la crisi, chi si dichiara comunista e aspira a fare dell’Italia un nuovo paese socialista, deve imparare a vedere in ogni singola iniziativa le cause unitarie che contrappongono le masse popolari alla borghesia imperialista e lavorare per farle emergere come motivo della lotta comune.

Alessandro M. e Barbara G.


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Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi e valorizzerà la lotta eroica che in varie forme e sotto varie bandiere le masse popolari già conducono nei paesi oppressi e in tutti gli altri paesi del mondo!