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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - novembre 2021

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A proposito dell'Appello Siamo comuniste e comunisti

L’Appello Siamo comuniste e comunisti pubblicato il 13 novembre in http://unitacomunista.net/appello/, porta al 19 novembre la firma di oltre 500 esponenti di molti, anche se non di tutti, organismi, raggruppamenti e pubblicazioni che negli ultimi mesi si sono fatti promotori di “costituenti del partito comunista”: Associazione politico-culturale Cumpanis, Marx 21, La Città Futura, PC (Rizzo), PCI (Alboresi), PRC (Acerbo), Movimento per la Rinascita del PCI e l’Unità dei Comunisti, Gramsci Oggi, Centro Culturale Concetto Marchesi (Milano), NO Guerra NO NATO, La Cina Rossa ed è stato negli stessi giorni rilanciato dalle pubblicazioni online L’Antidiplomatico, Sinistra in rete, Spread it. Possiamo a ragione assumerlo come documento rappresentativo delle aspirazioni e dei sentimenti che animano non solo i promotori delle “costituenti comuniste”, membri ancora oggi degli organismi in cui si è frantumato il PRC prima e ancora di più dopo la sconfitta elettorale del 2008, ma anche di molta parte della “diaspora comunista” (base rossa, “cani sciolti”, comunisti senza partito o come altro si dicano) di cui in Italia fanno parte milioni di membri delle masse popolari. Ma anche come documento rappresentativo delle idee con cui vengono promosse le “costituenti comuniste” da molti degli aspiranti all’unità dei comunisti.

L’Appello dà l’indicazione di sviluppare la “immediata, mobilitazione unitaria dei comunisti nelle piazze, di fronte alle fabbriche, ai cantieri, alle scuole, agli ospedali”. Bene! È quello che ci vuole! Molti compagni dei circoli dei partiti e organismi promotori dell’Appello e delle “costituenti comuniste” infatti sviluppano già iniziative di questo tipo ma nella maggior parte dei casi separatamente gli uni dagli altri. L’Appello invece chiama a svolgere un’azione comune (quindi, se tanto ci dà tanto, a superare settarismi e concorrenze nel lavoro di massa) per estendere e rafforzare la mobilitazione contro il governo Draghi, moltiplicare gli organismi operai e popolari, coordinarli tra loro, coalizzarli intorno all’obiettivo di cacciare il governo Draghi. Questi organismi e movimenti sono portatori del futuro del nostro paese. La sintesi della situazione del movimento comunista italiano oggi va vista nelle mobilitazioni di massa che popolano le strade e le piazze, nelle mobilitazioni promosse dal SI Cobas e da altri sindacati conflittuali contro le condizioni di lavoro e i salari dei lavoratori immigrati e italiani, nella campagna lanciata dal CdF della GKN contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese, fino alle mobilitazioni di aziende private e pubbliche (dall’Ilva all’Alitalia, alla Whirlpool e cento altre). Non nella “polverizzazione palesatasi in forma persino risibile nelle consultazioni amministrative del mese di ottobre 2021, laddove in diverse grandi città italiane sono state presentate perfino tre, quattro, cinque liste comuniste, con risultati assolutamente insufficienti e totalmente deludenti”. Sono gli elettoralisti a vederla così. Il fattore risolutivo della crisi del capitalismo è l’organizzazione della classe operaia, non le elezioni. I comunisti devono partecipare alle mobilitazioni in corso oggi nel nostro paese unendosi ai rispettivi promotori, portandovi il contributo migliore di cui ognuno di essi è capace proprio per il patrimonio di esperienza e di memoria di cui è depositario. L’azione comune (l’unità d’azione) in questo campo sarà anche l’occasione per, come scrive l’Appello, capire “quali sono le forze comuniste tra loro ideologicamente più affini”. Per animare cioè la ricerca delle cause dell’esaurimento della gloriosa lotta che il movimento comunista ha svolto nel passato e della linea da praticare per risalire la china. È infatti responsabilità dei comunisti di oggi che non succeda ancora una volta quanto avvenuto già più volte nel nostro paese: la mobilitazione delle masse cresce ma non trova un partito comunista in grado di dirigerla a compiere uno dopo l’altro i passi necessari fino ad arrivare alla vittoria e quindi declina.

L’aspirazione alla “unità dei comunisti” è un sentimento positivo, ma del movimento comunista gli estensori dell’Appello illustrano quello che ha fatto nel passato e in modo sommario: silenzio completo sulla costruzione del socialismo in Unione Sovietica sotto la direzione di Stalin e sull’avvio della costruzione del socialismo in Cina sotto la direzione di Mao. Silenzio completo sull’opera di corrosione e corruzione promossa lungo 35 anni dai denigratori e calunniatori di Stalin (Kruscev e successori), che ha portato l’Unione Sovietica dalla “sua vittoria sul nazifascismo” e dalle altre grandi imprese che gli estensori dell’Appello richiamano, alla dissoluzione del 1991. Analogamente del “grande partito”, il PCI, essi accennano alle conquiste a strappare le quali ha condotto le masse popolari italiane dopo la vittoria della Resistenza. Nulla dicono invece dei tempi e delle cause “della crisi profonda del movimento comunista nel nostro Paese che senza soluzione di continuità si è protratta” fino al triste presente e lo stesso silenzio mantengono anche a proposito del contesto internazionale in cui il PCI ha operato (1921-1991). Giusta la denuncia del triste presente, gli estensori del documento la espongono anche per quanto riguarda il contesto internazionale (la guerra che via via si estende, di cui indicano i responsabili: il governo USA, NATO, UE, ecc., ma sul ruolo dei sionisti e sul Vaticano silenzio assoluto).

La ricerca e l’individuazione delle cause della dissoluzione del grande partito che fu il PCI sono la premessa indispensabile oggi per costruire quel “partito politicamente e teoricamente coeso” a cui gli estensori dell’Appello aspirano. “I comunisti si distinguono dagli altri rivoluzionari perché hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono sempre avanti” insegna Marx. Detto in altri termini, la coesione politica e l’unità organizzativa per i comunisti è prima di tutto una questione di coesione teorica, ideologica.

Anna M.