La Voce 69 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - novembre 2021

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Ancora sulla crisi generale in corso

Tutto si trasforma, anche la società borghese

Pubblichiamo qui di seguito due articoli comparsi entrambi, il 18 giugno 2018 il primo e il 5 luglio 2018 il secondo, nella sezione La pagina dei lettori della rivista online di Sinistra Europea Transform Italia (http://www.transform-italia.it). La loro lettura aiuterà a comprendere più a fondo la natura della società dei paesi imperialisti, il suo modo di funzionare e il ruolo del sistema di controrivoluzione preventiva che riempie lo spazio informatico di tutto salvo che di quello che aiuterebbe a capire come funziona il mondo, tanto più se si tiene conto della riserva di Keynes sul PIL citata nella manchette a pag. 5. E aiuterà anche a capire il ruolo che il partito comunista di ogni paese deve assumere per condurre la rivoluzione socialista alla vittoria.

Il tema dei due articoli (il predominio del capitale finanziario e del capitale speculativo sul capitale industriale, inteso questo in senso generale come capitale investito nella produzione di beni e servizi indipendentemente dal settore merceologico) è stato ampiamente trattato in VO 44 - luglio 2013, pagg. 51-74 nell’articolo Capitale finanziario ed economia reale capitalista. L’articolo Dall’ultimo piano del grattacielo - L’attuale società borghese e l’opera di Marx pubblicato in VO 58 - marzo 2018, pagg. 17-19 tratta lo stesso tema, con l’occhio però rivolto non alle manipolazioni relative all’andamento della società, ma all’analisi dell’andamento: il tema a cui in VO 44 era dedicata la manchette di pag. 61 Con la lanterna di Diogene - Alla ricerca della legge del valore-lavoro.

Il partito comunista riesce a condurre alla vittoria la rivoluzione socialista solo se ha assimilato la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia e ha imparato ad applicarla nella promozione e direzione dell’attività delle masse popolari. È questo che è sistematicamente mancato a tutti i partiti comunisti dei paesi imperialisti, con l’unica eccezione del partito bolscevico di Lenin, Stalin e Sverdlov. Questo è il motivo del loro fallimento. È questo limite che il nuovo partito comunista deve superare.

Marx ha mostrato che il modo di produzione capitalista è cresciuto attraverso fasi successive, ognuna nata e sviluppatasi come sovrastruttura di quella che l’ha preceduta. Engels ha spiegato la differenza tra il percorso storico di ogni attività umana e il suo percorso logico che astrae dagli accidenti che ne turbano, deviano momentaneamente, rallentano o accelerano il percorso reale.

Il percorso logico è costituito dal punto di partenza, dal punto di arrivo e dalle principali indispensabili tappe tra i due. In ognuna di queste tappe le premesse del punto di arrivo, che nel punto di partenza sono solo allo stato di germi, hanno la natura di realtà sviluppate e sono punto di partenza per la tappa successiva (come nell’ascensione di una montagna il campo base, la meta e i campi intermedi).

Il percorso storico è costituito dalla successione dei passi effettivamente compiuti per passare dal punto di inizio al punto di arrivo, ivi compresi i passi sui quali si è dovuto ritornare perché avevano portato a un punto morto, le deviazioni che hanno inutilmente allungato il cammino, le pause che si sono rese necessarie per incidenti sopravvenuti, i ritorni all’indietro dettati da momentanei scoraggiamenti, ecc.

La conoscenza del percorso logico è frutto della mente che elabora l’esperienza del percorso storico. Finora l’umanità l’ha compiuto il percorso storico della sua trasformazione senza conoscere il percorso logico. L’instaurazione del socialismo richiede invece un partito comunista che ha assimilato e usa il percorso logico.

Marco Martinengo


1. PIL mondiale e capitale finanziario

18.06.2018 - Dante Goffetti (dante.goffetti@libero.it) ci invia questo contributo

Nell’intento di fornire un contributo al dibattito sui temi della crisi del capitale (come modo di produzione: MPC), ho fatto un po’ di interrogazioni sul web alla ricerca di dati il più possibile aggiornati di fonti il più possibile attendibili. Quanto di meglio ho reperito è un articolo pubblicato nell’ottobre 2014 su Affari e finanza (il settimanale di economia e finanza di Repubblica) dal quale si desume che, secondo le stime del FMI (Fondo Monetario Internazionale), alla fine del 2013 le attività finanziarie sull’intero globo terrestre assommavano a 993 bilioni di dollari (993 mila miliardi) mentre il prodotto lordo mondiale (World Bank) si attestava sui 75 bilioni di dollari (75 mila miliardi). In altre parole, il capitale finanziario era oltre 13 volte il prodotto della economia “reale” (cioè dell’insieme dei beni materiali e dei servizi prodotti sul pianeta).

Tenuto conto che la forza lavoro mondiale assomma a circa 3 miliardi e 415 milioni di persone (World Bank, 2016) le due cifre sopra riportate significano che ogni lavoratore del globo (da 15 anni in su):

- produce annualmente beni e/o servizi per un valore di [venduti dai produttori a - ndr] circa 21.962 dollari;

- ed è personalmente “sovrastato” da una “nuvola” di 290.776 dollari che vorrebbero trovare un impiego profittevole (per i capitalisti che ne detengono i titoli), ma che non lo trovano nelle condizioni attuali di funzionamento del modo di produzione capitalista (stante il grado di sviluppo raggiunto dalla composizione organica del capitale a livello mondiale).

Dall’articolo sopracitato si desume anche che, secondo stime della BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), di quei 993 mila miliardi di dollari

- 283 mila miliardi sono finanza primaria, ovvero azioni, obbligazioni e attivi bancari;

- mentre 710 mila miliardi di dollari sono costituiti da prodotti derivati scambiati fuori dai mercati regolamentati, dei quali solo una piccola quota è legata a transazioni che hanno a che fare con l’economia reale. Il grosso sono scommesse: sui tassi di interesse, sulle valute, sui prezzi delle materie prime, sull’andamento degli indici azionari, sul fallimento di stati o di grandi imprese.

Nella tabella seguente, riepiloghiamo i dati citati sopra:


Nel grafico della pagina seguente illustriamo le percentuali delle tre componenti sul totale del capitale mondiale.


Vista nelle sue dimensioni ufficiali (cioè come “misurate” dalle maggiori istituzioni finanziarie capitalistiche a livello mondiale, la Word Bank e la BRI), la cosa fa sicuramente impressione:

- l’economia reale capitalistica (quella che produce beni e servizi) è sovrastata - e schiacciata - da una massa enorme di capitali in cerca di una valorizzazione adeguata agli “appetiti” dei capitalisti;

- mentre l’economia reale produce continuamente profitti che vanno ad aggiungersi alla massa dei capitali eccedenti le possibilità di impiego nell’economia reale stessa al grado attuale di sviluppo della composizione organica del capitale.

In conclusione, di fronte alle cifre esposte e ai ragionamenti che ne conseguono, a giudizio del redattore di queste note è veramente difficile poter negare che la crisi “scoppiata” nel 2008 (e tuttora perdurante) sia una crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale.

Il limite del capitale è il capitale stesso” (Karl Marx, Il capitale, libro terzo, 1894).


2. A proposito di PIL mondiale e capitale finanziario

5.07.2018 - Ludmilla Prandi (ludmilla.prandi@riseup.net) ci invia questo contributo che interloquisce con il testo inoltratoci da Dante Goffetti

È raro leggere articoli brevi ma ricchi di spunti e basato su dati inconfutabili come il contributo di Dante Goffetti PIL mondiale e capitale finanziario che avete pubblicato il 18 giugno 2018.

Ma secondo me l’autore non tira le conclusioni pratiche, in particolare politiche, di quello che egli descrive e non mette in luce le implicazioni del fenomeno che pur rileva con precisione. In sostanza Goffetti dice che già nel 2013 i capitalisti vantavano un capitale di circa un milione di miliardi di dollari USA. Nelle mani dei capitalisti, il denaro non è mezzo di scambio o riserva di potere d’acquisto, ma capitale e quindi ognuno dei capitalisti vuole che il suo capitale renda, anche se lui “non si sporca le mani” nella produzione di merci. E infatti di anno in anno la massa del capitale vantato dai capitalisti aumenta. Oramai (da quando nel 1971 Nixon abolì la convertibilità del dollaro in oro) il denaro mondiale è tutto fiduciario, i banchieri centrali creano denaro e il denaro è capitale da valorizzare.

Di fronte a questo sta una produzione annua di merci (beni e servizi) che, nonostante tutte le misure messe in atto per aumentarla moltiplicando i bisogni e riducendo la vita dei beni messi in circolazione, nel 2013 ammontava solo a 75 mila mld di $. Per quanto ogni capitalista produttore di merci sprema i suoi lavoratori (che però sono anche clienti), i capitalisti da qui ricavano una massa di profitti che è solo una frazione dei 75 mila. Infatti in questi sono compresi anche i salari e il capitale costante (mezzi di produzione consumati e materie prime). È quindi evidente che col passare degli anni i capitalisti hanno sempre più difficoltà a valorizzare il loro capitale con i profitti che ricavano dall’economia reale (la produzione di merci). Ma, a parte i “risparmiatori” che ci rimettono le penne (le crisi bancarie e di borsa sono ricorrenti), i capitalisti veri, l’oligarchia finanziaria, ha i mezzi (il denaro, la posizione politica e sociale e l’intraprendenza) per muovere mari e monti perché il suo capitale renda.

Quando nella sezione terza (capitoli 13, 14 e 15) del libro terzo di Il capitale Marx illustrò la crisi per sovrapproduzione assoluta (cioè riguardante tutti i settori dell’economia) in cui il capitale sarebbe incappato, egli indicò anche alcune controtendenze che avrebbero frenato il cammino. Ne enumera ben nove. Tra esse indicò anche l’aumento del capitale azionario (grosso modo una parte di quello che Goffetti chiama finanza primaria), ma non mise però lo sviluppo illimitato del capitale finanziario (una buona parte della finanza primaria) e speculativo (principalmente derivati finanziari). Cosa del tutto comprensibile, dato che Marx illustrava un futuro a cui la società borghese sarebbe approdata se la rivoluzione socialista non avesse posto fine ad essa (cosa che Marx era fermamente convinto sarebbe avvenuta a breve). Engels nelle Considerazioni supplementari scritte nel 1895, quindi trent’anni dopo che Marx aveva scritto la sezione sulla sovrapproduzione assoluta di capitale, accenna allo sviluppo del capitale speculativo che già alla fine dell’Ottocento aveva assunto un ruolo rilevante, ma di denaro mondiale fiduciario ancora neanche si parlava. Noi però oggi ci troviamo in una situazione in cui il corso delle cose è determinato proprio dall’eccedenza di capitale: una massa enorme e crescente di capitale che deve valorizzarsi senza direttamente “sporcarsi le mani” nella produzione di merci. Per quanto grande sia la massa dei profitti che i capitalisti estorcono nell’economia reale, essa non basta a soddisfare la fame di profitto di tutto il capitale: mentre la grandezza del capitale complessivo non fa che crescere, l’economia reale diventa una porzione sempre minore di esso. D’altra parte la valorizzazione del proprio capitale è per ogni capitalista la legge suprema, quella che determina il comportamento di tutti i capitalisti e delle loro autorità (chi non sta al gioco, viene scartato: “siamo in guerra!” disse Sergio Marchionne già alcuni anni fa).

Questo processo è alla base di tutto il corso presente delle cose, anche in campo politico, sociale, ambientale, intellettuale e morale. È a fronte di questo processo quindi che vanno valutate tutte e ognuna delle misure correttive che vengono proposte a fronte dei “mali della società”, i programmi dei partiti che di questi correttivi sono composti e i partiti che si fanno promotori di questi programmi. Non è un caso che è diventato prassi corrente presentare un programma di buone e popolari misure prima delle elezioni e poi adeguarsi alle necessità dell’oligarchia finanziaria una volta vinte le elezioni e formato il governo.

Io credo che una redazione autorevole come voi siete, dovrebbe promuovere l’esame di questi problemi. [cosa che Sinistra Europea e Transform Italia si sono ben guardate dal fare - ndr VO]