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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - marzo 2021

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Su Bergoglio, i gesuiti e il governo Draghi

Cacciare la Corte Pontificia e il suo governo occulto per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Nel rapporto con partiti, organismi, gruppi e individui che si dichiarano comunisti, dobbiamo anzitutto distinguere se mettere al centro il partito comunista di cui le masse popolari hanno bisogno per instaurare il socialismo o l’unità d’azione nella lotta delle masse popolari contro il catastrofico corso delle cose.

Nel primo caso (stante il fatto che dalla fine del secolo XIX araldo ne fu la Comune di Parigi l’umanità è entrata nell’epoca della rivoluzione socialista) dobbiamo porre la questione dei motivi per i quali nessun partito comunista dei paesi imperialisti ha ancora instaurato il socialismo nel proprio paese, nonostante la prima ondata delle rivoluzioni proletarie 1917 - 1976. Coerentemente con il materialismo dialettico, questi motivi sono principalmente interni al partito, cioè non dovuti alle circostanze e tanto meno a caratteristiche individuali (dirigenti traditori o altro).

Vi sono motivi comuni a tutti i partiti dei paesi imperialisti (le tre tare dei partiti comunisti dei paesi europei economicismo, elettoralismo, militarismo e altri) e motivi particolari del partito del singolo paese. Tra i motivi particolari italiani vi è la questione del Papato (la “questione romana” che la rivoluzione borghese non risolse). Un compagno italiano che si dichiara comunista e tratta, discute, scrive di rivoluzione socialista in Italia e non si occupa del Papato (nel bilancio dell’esperienza e nell’analisi del corso delle cose) è arretrato: non si occupa della conquista del potere e dell’instaurazione del socialismo (e quindi anche della dittatura del proletariato, uno dei tre pilastri del socialismo), ma di elezioni, di rivendicazioni sindacali o politiche (economicismo) o di una combinazione delle due.

In Italia attualmente il regime politico della borghesia imperialista [MP cap. 3.2 pagg. 194 e segg.] è la Repubblica Pontificia [MP cap. 2.1.1.2 pagg. 121 e segg.]. Essa venne instaurata negli anni 19451949 a seguito della rinuncia e dell’incapacità del primo PCI a proseguire la rivoluzione socialista, cioè a fare della vittoria della Resistenza nel 1945 il primo atto della terza fase della guerra popolare rivoluzionaria [MP cap. 3.3 pagg. 197 e segg.] che si sarebbe conclusa con l’instaurazione del socialismo. La Repubblica Pontificia è formalmente retta dalla Costituzione Repubblicana del 1948, ma la Corte Pontificia (il Vaticano con la sua Chiesa) è il centro occulto, di fatto e di ultima istanza, del potere politico. In questo articolo mi occupo di alcuni aspetti dell’attività della Corte Pontificia (del Vaticano) negli ultimi otto anni, a partire dall’elezione nel marzo 2013 da parte del Conclave un’istituzione internazionale che decide nella massima segretezza del primo Papa proveniente dalla Compagnia di Gesù, la congregazione religiosa correntemente nota con il nome di Gesuiti.(1)


1. I Gesuiti sono una congregazione (setta) religiosa fondata da Ignazio di Loyola nel 1534 a Parigi ed eretta dal Papa Paolo III a congregazione religiosa nel 1540. Essa aveva come compito principale la difesa del potere temporale del Papato che la rivoluzione borghese in corso in Europa occidentale contestava (nascita del protestantesimo: Martin Lutero e altri). Il ruolo dei Gesuiti divenne ancora più rilevante durante il Risorgimento: al 1850 data la fondazione di La Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti di cui ogni numero è ancora oggi preventivamente visionato dalla Segreteria di Stato della Corte Pontificia. Con il Risorgimento tra il 1861 e il 1871 la borghesia italiana patrocinata dalla Monarchia dei Savoia pose fine allo Stato Pontificio, ma non al Papato e al ruolo politico ed economico della sua Chiesa in Italia (su questo tema vedere Manifesto Programma capitoli 2.1 e 3.2).


Abbiamo scritto più volte nella letteratura del nostro Partito che con Bergoglio la Corte Pontificia e la sua Chiesa Cattolica stanno assumendo in Italia, sotto la regia dei Gesuiti, un intervento nelle relazioni politiche più diretto, aperto e intenso di quanto sia mai stato nel secolo scorso, anche dopo i Patti Lateranensi (firmati nel 1929 da Pio XI e Benito Mussolini) e anche dopo l’instaurazione della Repubblica Pontificia (1945 - 1949). In Italia e altrove nel mondo la Corte Pontificia si espone attualmente più di quanto si sia mai esposta e il suo potere politico diviene meno occulto. È una tendenza che, quindi, la metterà più che in passato nella condizione di rispondere del suo operato alle masse popolari del nostro paese.

A differenza della propaganda borghese che ciancia di rafforzamento, cambiamento e rivoluzione, l’aperta discesa in campo della Chiesa guidata dai Gesuiti è espressione di una profonda crisi del Vaticano e della guerra per bande che imperversa al suo interno. I Gesuiti fino ad ora, infatti, erano stati fautori e avevano praticato la linea di governare stando in seconda fila, manovrando gli altri (era la linea dettata all’inizio del secolo XVII dal cardinale gesuita Roberto Bellarmino).

Anche se nella propaganda del Vaticano e dei media borghesi i Gesuiti vengono sempre descritti come un ordine “fuori dal coro” e parte “rivoluzionaria” della Chiesa Cattolica, la realtà è che quest’ordine è al centro degli intrighi, delle manovre e dei segreti quanto e più delle altre correnti. È quell’ordine che esce allo scoperto solo quando è strettamente necessario per difendere lo stato di cose presenti, di regola mostrando che tutto cambia affinché nulla cambi davvero. È la parte più oculata e più spregiudicata della Chiesa, quella che ha saputo negli anni allargare la propria influenza a tutti i settori della società.

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Far avanzare la lotta per il socialismo in Italia implica affrontare in termini teorici e sul terreno politico la questione del Vaticano.

La soluzione della questione del Vaticano è parte essenziale della teoria specifica della rivoluzione socialista nel nostro paese. La soppressione del Vaticano è una necessità e un compito del movimento comunista internazionale, ma il ruolo decisivo spetta alla classe operaia, alle masse popolari e ai comunisti italiani. Questo compito e questa necessità sono stati posti chiaramente da Antonio Gramsci. La questione del Vaticano e della Chiesa di Roma fu uno degli assi centrali dell’elaborazione della strategia della rivoluzione socialista in Italia a cui Gramsci si dedicò sistematicamente dal 1923 (quando su mandato dell’Internazionale Comunista assunse la direzione del PCI) fino alla sua morte. Già nel 1924 Gramsci indicò che “il Vaticano è senza dubbio la più vasta e potente organizzazione privata che sia mai esistita. Ha, per certi aspetti, il carattere di uno Stato ed è riconosciuto come tale da un certo numero di governi. La base organizzativa del Vaticano è in Italia. Il Vaticano è un nemico internazionale del proletariato rivoluzionario. È evidente che il proletariato italiano dovrà risolvere in gran parte con mezzi propri il problema del papato, ma è egualmente evidente che non vi arriverà da solo, senza il concorso efficace del proletariato internazionale” (Il Vaticano articolo pubblicato a firma di G. Masci il 12 marzo 1924 su La Correspondance Internationale, settimanale di informazione e orientamento generale dell’Internazionale Comunista). Invece l’accettazione del potere del Vaticano e della Chiesa di Roma fu, nella Resistenza e dopo, una componente fondamentale della linea della destra del primo PCI che lo portò prima alla corruzione, poi alla disgregazione e infine allo scioglimento.

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Per meglio comprendere l’attuale ruolo e la novità rappresentata dalla diretta discesa in campo dei Gesuiti, è utile fare il quadro della rete di potere e relazioni di cui dispongono e quali sono i cambiamenti più importanti (nomine di cardinali, uso di riviste e pubblicazioni, influenza nella politica nazionale, ecc.) avvenuti negli ultimi anni.

Innanzitutto, in cosa differisce la Compagnia di Gesù dagli altri ordini religiosi?

Le differenze principali sono:

a) è un ordine che sin dalle origini ha regolamenti, cariche e struttura organizzativa di impostazione militare (ancora oggi il capo dei Gesuiti ha il titolo di “preposito generale”);

b) è l’unico ordine che oltre ai voti di povertà, obbedienza e castità, ha un voto, il “quarto”, di obbedienza speciale al Papa, ma è l’unico ordine a non rispettare i quattro aspetti della vita monastica;(2)

c) il ruolo di responsabilità assunto nell’evangelizzazione dei popoli e nella strutturazione organizzativa della Chiesa nel mondo gli ha permesso di costruire una fittissima rete di scuole, università, fondazioni e associazioni (importanti le associazioni degli ex allievi delle scuole dei Gesuiti) in cui formano, aggregano e orientano capitalisti, politici, giornalisti, uomini della finanza, delle istituzioni e altre figure di rilievo.(3) Si tratta, in definitiva, di una combinazione tra il ruolo esercitato all’interno della Chiesa e la rete di potere e influenza fuori da essa.


2. I quattro aspetti della vita monastica sono: la residenza per tutta la vita in una medesima comunità (stabilitas loci), le decisioni prese a maggioranza dalla riunione (capitolo) di tutti i membri della comunità, l'elezione del proprio superiore da parte di ogni singola comunità, la recita corale quotidiana dell'ufficio divino (i salmi).

3. Hanno studiato dai Gesuiti imprenditori come Luca Cordero di Montezemolo, banchieri come Luigi Abete e Gaetano Miccichè, uomini della finanza come Mario Monti e Mario Draghi, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ex presidenti della Corte Costituzionale come Giovanni Conso, ex presidenti della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi, uomini politici come Miccichè, Rutelli, Fassino, Albertini, Dell’Utri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, giornalisti come Padellaro, De Bortoli e Ruffini.


All’interno della Chiesa i Gesuiti nel corso del ‘900 hanno svolto via via ruoli sempre più importanti e sono stati in prima fila nel promuovere l’attività del Vaticano e della sua Chiesa contro il movimento comunista. Dal 1930, ad esempio, dirigono Radio Vaticana. Nel 1929 Pio XI su proposta del Gesuita francese Michel D’Herbigny fece creare a Roma il Pontificio Collegium Russicum la cui direzione fu ed è ancora oggi nelle mani dei Gesuiti. Compito del Russicum era progettare e dirigere l’attacco al movimento comunista e in particolare istruire spie e agenti da infiltrare in Unione Sovietica. Primo rettore fu il Gesuita slovacco Vendeln Javorka che nel 1945, quando smessa la carica operava personalmente sul fronte antisovietico, venne catturato dai sovietici e condannato a 17 anni di campo di lavoro.

Negli anni’60 e fino alla metà degli anni ‘70 i Gesuiti assunsero un ruolo decisivo in termini di concorrenza con il movimento comunista e di “innovazione” della dottrina della Chiesa, arrivando ad esprimere cardinali come Carlo Maria Martini, Roberto Tucci, Henri-Marie De Lubac, Jean Daniélou e altri. Ancora oggi il direttore della sala stampa della Santa Sede e di Radio Vaticana è un gesuita, padre Federico Lombardi. Questo ruolo crescente, nella lotta tra le correnti, portò prima Giovanni Paolo II a commissariare l’ordine nel 1981 (4) e poi Benedetto XVI a minacciare di farlo nel 2007.(5)


4. L’ordine venne commissariato da Giovanni Paolo II (Papa Woityla), per limitare la forte influenza e la conquista di ruoli apicali da parte dei Gesuiti, sotto la guida di Pedro Arrupe (“generale” dei Gesuiti dal 1965 al 1981), in virtù del ruolo svolto dalla Compagnia di Gesù durante gli anni ’60 (deviare i consensi delle masse popolari dal movimento comunista verso il Vaticano, dietro la promessa di una Chiesa “sociale” e rinnovata) e la mole di informazioni, trame e segreti che usavano come arma nello scontro interno: Woityla destituì Arrupe ma nominò ben tre cardinali Gesuiti nel corso del suo pontificato.
5.
Il commissariamento venne scongiurato grazie all’intervento dell’ala più moderata capitanata dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio.


L’elezione di Bergoglio, le nomine di cardinali e altre figure di spicco dei Gesuiti nella Chiesa sono avvenute in corrispondenza di importanti cambiamenti dal punto di vista politico e sociale nel nostro paese e nel mondo. Una prima accumulazione quantitativa di nomine, manovre e cambi di responsabilità venne avviata nel 2011, quando il governo italiano passava, con un colpo di mano che defenestrò Berlusconi (ex allievo dei Salesiani), in capo a Mario Monti, ex allievo dei Gesuiti. Un secondo passaggio, il salto qualitativo, furono le dimissioni di Benedetto XVI (6) nel febbraio 2013 e l’elezione di Bergoglio in marzo, fase in cui lo scontro di classe e il distacco tra masse popolari e borghesia imperialista portò, in un contesto di grandi mobilitazioni e lotte, al successo elettorale del M5S.


6. A proposito delle circostanze della sua elezione nel 2005 rimando al Comunicato 2 aprile 2005 (La fine del regno di Carol Woityla e il bilancio della sua opera) della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del nuovo PCI (disponibile in www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2005/c050402.htm).


Questo successo fu un primo scossone al sistema politico della borghesia (una lari nel teatrino della politica gestito dalle Larghe Intese): ad esso l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispose con un golpe bianco (negazione dell’incarico di formare il governo a Pierluigi Bersani) che Beppe Grillo e il M5S ingoiarono e l’instaurazione del governo di Enrico Letta, formato dai partiti delle Larghe Intese. Un terzo passaggio è quello dell’avvio delle nomine, da parte di Bergoglio, di cardinali Gesuiti e lo stravolgimento di incarichi apicali nella Chiesa (sia quelli conferiti a Gesuiti neonominati cardinali, sia quelli affidati a correnti vicine ai Gesuiti), fase in cui con le politiche del 4 marzo 2018 il successo elettorale del M5S ha costretto i vertici della Repubblica Pontificia a ingoiare il governo M5S-Lega, un governo provvisorio e precario, di discontinuità ma anche di mediazione con le Larghe Intese, alla cui testa è stata posta un'altra figura di spicco degli ex allievi della Compagnia di Gesù, Giuseppe Conte. L’elezione di Bergoglio nel 2013 è il risultato di un aspro e lungo scontro in seno ai vertici della Chiesa Cattolica, i cui dettagli sono tenuti rigorosamente segreti non solo dai vertici della Chiesa ma anche dalle autorità “democratiche” dei paesi imperialisti: essi sono custoditi negli archivi del Vaticano e li pubblicheremo quando ci impadroniremo di questi archivi (come i comunisti russi resero di dominio pubblico i segreti degli archivi degli Zar). Le dimissioni di Benedetto XVI (il Papa Ratzinger tutt’ora vivente), fatto rarissimo nella millenaria storia dei Papi, furono la manifestazione più plateale dello scontro. I Gesuiti, e di conseguenza la Chiesa, sono stati costretti a fare questo passo per dare una soluzione alla “crisi di governo” della Corte Pontificia e alla scarsa fiducia che in quel momento (dopo la crisi del 2008) i gruppi imperialisti riponevano nei vertici del Vaticano. Varie furono le manovre e minacce portate avanti direttamente dai gruppi imperialisti USA per imporre le dimissioni di Ratzinger: tra di esse l’esclusione nel gennaio 2013 dello IOR (Istituto per le opere religiose, la banca vaticana) dal sistema SWIFT,(7) una misura alla quale ricorrono solo nei confronti di Stati definiti “terroristi”. Con essa bloccarono i trasferimenti di denaro e i pagamenti alla banca vaticana fino al giorno successivo alle dimissioni di Benedetto XVI.


7. La sigla sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication – Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie. In teoria è una “camera di compensazione” mondiale, che riunisce 10.500 banche di 215 paesi. Si tratta di una società con sede legale a Bruxelles, fondata nel 1973. Ha funzione di autorità di definizione e registrazione di standard (regole) nel settore finanziario e, più specificamente, della lettura dei messaggi finanziari (bonifici internazionali). A partire dal 2001 tramite essa il Dipartimento del Tesoro degli USA esercita un potere di controllo su tutte le transazioni internazionali, ufficialmente a fini di “lotta al terrorismo”.


La nomina di Bergoglio ha rappresentato il salto di qualità (necessario per i Gesuiti e per la Chiesa) di intervenire più direttamente nella direzione e gestione della Repubblica Pontificia e negli affari del sistema imperialista mondiale. Già dirigenti occulti, consiglieri, formatori della classe dirigente, costruttori e amministratori di strutture della Chiesa nel mondo e suoi propagandisti, i Gesuiti hanno deciso e hanno creato le condizioni per assumere loro direttamente ruoli di vertice. Non c’era soluzione diversa per fronteggiare la fase di crisi del loro sistema politico, del loro ruolo nella Comunità Internazionale e il grande calo di fedeli, consensi e fiducia delle masse popolari. Non c’era soluzione diversa, sia perché la linea della cordata che aveva guidato il Vaticano negli ultimi anni si era rivelata inadeguata a svolgere il ruolo economico, politico e spirituale (di intossicazione delle coscienze) a cui la Chiesa è chiamata, sia perché, nel contempo, la visione del corso delle cose e la linea dei Gesuiti si è imposta come quella più aderente alla fase.

Ma qual è la visione del corso delle cose dei Gesuiti? Essa va ricercata nell’elaborazione attuale dell’ordine e nella sua storia. Il punto forte dei Gesuiti non è mai stata la rigidità della fede e il “tradizionalismo”, anche se mai si sono schierati a favore di scissioni e correnti “eretiche” che hanno invece combattuto. I Gesuiti si distinguono dalle altre congregazioni e ordini religiosi cattolici per l’importanza che danno all’adeguamento della Chiesa ai tempi e alle esigenze delle varie fasi storiche. Nei loro scritti chiamano apertamente questo sforzo “mediazione tra fede e ragione”. La loro visione del mondo è quindi frutto del ruolo storico di difensori del potere temporale internazionale della Chiesa. Essi dalla loro fondazione hanno assunto il ruolo dei consiglieri e dirigenti “ombra” per i quali la difesa del potere della Chiesa è l’aspetto strategico, in nome del quale è possibile giustificare flessibilità tattiche legate alle contingenze storiche e correzioni delle “verità di fede” e dei principi morali “dettati da Dio” ma divenuti un ostacolo all’autorità della Chiesa sulle sue “pecore fedeli”.

Quindi si accalori poco la sinistra borghese che gioisce quando il Papa e altri prelati Gesuiti si dicono a favore dei diritti della comunità LGBTQ o contrari ai mali del capitalismo. A pronunciarle sono quelle stesse figure che in altri momenti o in altri paesi hanno promosso il massacro di circa un milione di comunisti in Indonesia (1965), sostenuto negli anni ’70 i regimi militari in Argentina e in Cile, fatto crociate contro i “diritti civili”, allevato generazioni di banchieri, affaristi e speculatori che hanno liquidato e venduto il nostro paese e compiuto altre “attività progressiste” di questo genere.

I Gesuiti, come detto, non sono solo Bergoglio. È già da svariati anni che la crisi della Chiesa li costringe ad assumerne sempre più direttamente la direzione. Rispetto alle nomine attuali basta considerare che, dall’inizio ‘900 a oggi, i cardinali Gesuiti sono stati complessivamente 29 in oltre un secolo. Di questi cardinali 7 sono ancora in carica (8 se consideriamo Bergoglio) e 5 di questi sono stati nominati direttamente da Bergoglio in soli otto anni di pontificato.(8) Ognuno di questi ha assunto ruoli apicali nelle gerarchie vaticane dopo pochi mesi. Alle nomine e incarichi diretti vanno associati anche l’influenza e il potere di cui i Gesuiti godono verso altri ordini e correnti della Chiesa, tra cui spiccano l’Opus Dei, Comunione e Liberazione e i porporati statunitensi (che rappresentano una sorta di corrente a sé).


8. I 5 cardinali Gesuiti in carica nominati da Bergoglio sono: Pedro Ricardo Barreto Jimeno, peruviano, vicepresidente della conferenza episcopale del Perù; Michael Czerny, canadese, arcivescovo di Benevento e sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale; Jean Claude Hollerich, lussemburghese, presidente della commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea; Luis Francisco Ladaria Ferrer, spagnolo, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della pontificia commissione biblica e della commissione teologica internazionale; Sigitas Tamkevičius, lituano, arcivescovo di Kaunas.


Bocche di fuoco della Compagnia di Gesù nella lotta interna alla Chiesa e nell’esercizio della propria influenza dal punto di vista politico e sociale sono le decine di riviste che dirige. La principale e più antica è La Civiltà Cattolica, unica rivista cattolica ad essere esaminata dalla Segreteria di Stato della Santa Sede prima della pubblicazione. L’attuale direttore è Antonio Spadaro (incaricato nel 2011), uomo di fiducia e consigliere di Bergoglio. Sono a sua firma gli articoli della rivista in cui i Gesuiti scendono nel merito dell’analisi e delle indicazioni politiche. Negli ultimi mesi, ad esempio, dalla penna di Spadaro sono stati partoriti gli articoli promotori della candidatura di Draghi (ex allievo dei Gesuiti) a capo del governo e della nomina di ministri come Marta Cartabia. Sulla rivista sono inoltre pubblicizzati e commentati tutti gli incontri e le interviste realizzate con figure di spicco delle istituzioni del nostro paese, tra queste il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, abbonato e sostenitore della rivista sin dagli anni Ottanta.(9)


9. Si tratta di incontri formalmente definiti di cortesia e prossimità spirituale, ma che per come gli stessi redattori di La Civiltà Cattolica affermano nei loro articoli, consistono in vere e proprie riunioni di confronto sul corso delle cose, sulle problematiche del paese e sulle soluzioni da mettere in campo. Leggendo questi articoli sono due le cose che balzano agli occhi: 1. a differenza dei formalismi consueti del Vaticano i Gesuiti parlano apertamente di problemi del “nostro paese”, governo del “nostro paese” e altre affermazioni in cui rimarcano l’unità tra Vaticano e Italia in un unico paese; 2. il loro approccio nel parlare della gestione politica del paese è più spregiudicato e approfondito con metodi, espressioni e tecniche che poco hanno a che vedere con l’idea classica che si può avere di un prete ma più simili a politici, giornalisti e rampanti esponenti della classe dirigente della Repubblica Pontificia.


Come detto, però, il potere dei Gesuiti poggia innanzitutto sul gran numero di istituti, scuole e università (10) in cui si forma da secoli la classe dirigente borghese. Negli ultimi vent’anni quattro presidenti del Consiglio (Ciampi, Monti, Conte e Draghi) vengono dalle scuole dei Gesuiti. Tutti presidenti che, per ragioni diverse, non sono passati dalle elezioni politiche. A questi si affianca una fitta rete di ministri, sottosegretari, magistrati, funzionari, dirigenti di aziende pubbliche e private, oltre a quegli esponenti non direttamente espressione dell’ordine ma comunque legati ad esso, come ad esempio Romano Prodi. Ad esempio, anche nella fase di composizione del governo Draghi, dopo una vera e propria campagna portata avanti soprattutto da La Civiltà Cattolica, l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia è stata nominata ministro della Giustizia.


10. In Italia i principali centri sono l’Istituto Sociale di Torino, l’Istituto Cesare Arici di Brescia, il Centro Schuster e l’Istituto Leone XIII di Milano, il San Francesco Saverio di Livorno, l’Istituto Massimiliano Massimo di Roma, l’Istituto Pontano di Napoli, l’Istituto Pedro Arrupe e l’Istituto Gonzaga di Palermo e il Collegio Sant’Ignazio di Messina.


Sono solo alcuni dei nomi, quelli più famosi, che compongono la fitta rete di legami e potere della Compagnia di Gesù, tutti uniti dalla comune frequentazione delle associazioni degli ex allievi delle scuole e di fondazioni dirette dai Gesuiti. (11)


11. Tra queste la Fondazione Carlo Maria Martini di Roma, la fondazione MAGIS (opera missionaria della provincia euromediterranea), la fondazione Sant’Ignazio di Trento, la Fondazione Stensen di Firenze e altre decine di organizzazioni simili sparse in tutta Italia.


Una rete di potere, orientamento e influenza che via via negli ultimi anni ha dovuto “scoprirsi” e mettere le mani in pasta nel governo della Repubblica Pontificia, nelle fasi cruciali in cui la putrefazione del regime DC si è approfondita e il sistema politico della borghesia nel nostro paese perdeva potere, influenza, stabilità principalmente perché calava la fiducia delle masse popolari.

I Gesuiti ricoprono il ruolo fin qui descritto non solo in Italia ma anche in altri paesi, per esempio negli USA, dove risiede un grosso concentramento di forze dell’ordine. È ex allievo dei Gesuiti il neo presidente USA Biden, il capogabinetto della Casa Bianca Ron Klein, il direttore della CIA Williams Burns, il capodelegazione degli USA nell’OMS Anthony Fauci ed era un Gesuita il prete che ha benedetto con una preghiera le celebrazioni per l’insediamento alla Casa Bianca di Biden, Leo O’Donovan. Sono solo alcune delle figure della classe dirigente USA di formazione gesuitica, che ha il suo principale centro universitario nella Georgetown University di Washington.

A cosa ci serve conoscere e analizzare queste condizioni e diffondere queste informazioni? Innanzitutto ci serve per prendere atto del cambiamento in corso: la quantità di manovre e giravolte ha sedimentato e fatto da trampolino a un salto qualitativo. Un salto che per noi comunisti, armati della concezione comunista del mondo, non è una sorpresa: è lo sviluppo imposto dalla crisi che conferma le nostre tesi sulla Repubblica Pontificia.

Tale cambiamento e una più elevata conoscenza e comprensione dei suoi motori interni alla Chiesa ci è utile non a fare cronaca, ma principalmente per approfittare delle loro denunce dei mali del mondo (dei quali il Vaticano è una delle cause) e in secondo luogo per mettere a nudo il re e la sua corte (Bergoglio e la sua Chiesa).

Inoltre, ci serve ai fini della guerra popolare rivoluzionaria che promuoviamo. Che non succeda al nuovo PCI quello che successe nel 1943 al primo PCI. Esso fu sorpreso da eventi ognuno dei quali aveva i rispettivi segnali e quindi era prevedibile. Il PCI aveva anzi contribuito a determinarli, con un’attività (come gli scioperi di marzo 1943) che però aveva svolto mirando ad altro (il miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori). Allora il PCI “si salvò” principalmente grazie alle giuste indicazioni che arrivarono da Mosca. Ma oggi “Mosca” non c’è e, più importante ancora, le giuste indicazioni arrivate da Mosca, pur seguite dal PCI con grande eroismo e con spettacolari risultati, non bastarono a sopperire alla persistente incapacità del PCI di elaborare una strategia per la conquista del potere e l’instaurazione del socialismo: incapacità che derivava dalla mancata assimilazione della concezione comunista del mondo.(12)


12. La superiore concezione del mondo (la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia) permette ai comunisti anche di conoscere il nemico, che è una delle premesse della vittoria. L’assimilazione di essa e la sua attuazione, costantemente indicata dall’IC, per il PCI venne ostacolata dall’arresto (novembre 1926) di Gramsci pochi mesi dopo il congresso di Lione (2026 gennaio 1926).


In secondo luogo per propagandare che il ruolo svolto da Bergoglio con la sua Chiesa non ha niente a che fare con il ruolo di noi comunisti. Questa è la confusione in cui cadono esponenti di spicco di varie organizzazioni della sinistra borghese (dal PRC a PaP, da Sinistra Italiana al PCI) che oggi esaltano la propaganda “socialisteggiante” di Bergoglio e dei Gesuiti, arrivando a indicarla come punto di riferimento per le masse popolari e per coloro i quali hanno a cuore le sorti dell’umanità.

Noi comunisti mobilitiamo le masse popolari a lottare e prendere il potere, a creare un nuovo mondo, il comunismo. Bergoglio oggi riesce a raccogliere un certo seguito tra le masse popolari ma si guarda bene dal farne una forza che crei un mondo all’insegna dei valori che predica: proprio questo fa della sua predicazione una diversione dalla lotta di classe e un aiuto alla borghesia imperialista. La sua predicazione, se non ne approfittiamo noi, ribadisce e alimenta l’ingenua fiducia delle vittime nei confronti dei loro carnefici, fiducia che è tanto maggiore quanto più il movimento comunista è debole. Al contrario di noi la sinistra borghese trova nelle parole di Bergoglio consonanze con le sue illusioni sulla possibilità di riformare il capitalismo, di ritornare a un “capitalismo dal volto umano” (1945 - 1975).

La propaganda di Bergoglio ignora o nasconde che il “capitalismo dal volto umano” dei paesi imperialisti era l’insieme di concessioni che la borghesia imperialista doveva fare alla classe operaia e al resto delle masse popolari, per avvalorare il ruolo dei revisionisti moderni e tagliare l’erba sotto i piedi all’ala sinistra dei partiti comunisti: era una componente della controrivoluzione preventiva.

Plaudire alla corrente della Chiesa, che oggi esce allo scoperto nel tentativo di togliere le castagne dal fuoco a un sistema politico e di potere che fa acqua da tutte le parti, vuol dire schierarsi, coscientemente o meno, con gli oppressori. L’appena instaurato governo Draghi è il governo espressione di questi poteri (Confindustria, Vaticano, NATO, UE, organizzazioni criminali, ecc.) e papa Bergoglio è padrino e sostenitore della sua azione.

Le forze politiche, sindacali, culturali e sociali che si dicono dalla parte delle masse popolari hanno il dovere di smascherare e combattere padrini e protagonisti del governo della Confindustria, del Vaticano e della finanza internazionale, unirsi in un fronte comune che raccolga tutte le forze contrarie alle politiche lacrime e sangue delle Larghe Intese, contro Draghi e il suo governo. Noi comunisti chiamiamo le masse popolari alla lotta e a combattere con sempre maggiore coscienza e organizzazione questa guerra, consapevoli che ogni situazione di crisi non solo suscita ribellione, ma spinge anche una parte di chi si ribella a diventare donne e uomini nuovi: creatori della nuova società, prosecutori della gloriosa tradizione di lotta di classe del nostro paese, protagonisti della liberazione dell'umanità dall'oppressione, dallo sfruttamento, dalla miseria, dalle malattie e dalla guerra.

Samuel W.