La Voce 67 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - marzo 2021

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Costruire un fronte unico di classe per avanzare nella guerra che instaurerà il socialismo

L’installazione del governo Draghi ha dato maggiore impulso alle iniziative per costruire o rafforzare patti d’azione, fronti comuni e coordinamenti. Sono molteplici gli appelli alle realtà politiche, sindacali e sociali e a singoli proletari a fare fronte comune e a costruire mobilitazioni unitarie: il Patto d’Azione Anticapitalista per il Fronte Unico di Classe promosso da SI Cobas e Fronte della Gioventù Comunista e le Assemblee Lavoratori Combattive, il Comitato 27 febbraio contro il governo Draghi (lanciato da PC, Patria Socialista, M48, Associazione e rivista Cumpanis, Gramsci Oggi e altri), il “percorso unitario contro il governo del commissariamento UE” promosso dall’USB con l’assemblea nazionale il 18 febbraio, gli scioperi e le mobilitazioni unitarie indette da vari sindacati alternativi e di base del 28 febbraio, l’8 Marzo e il 26 marzo. Sono tutti segnali positivi da sviluppare isolando alcune deviazioni settarie (derivanti da concezioni trotzkiste e bordighiste) e di concorrenza (di tipo movimentista, sindacale ed elettorale) alimentate da alcune forze ed esponenti politici e sindacali.

I compagni del FGC nell’appello per lo sciopero del 18 febbraio 2021 scrivono sulla loro pagina FB: “Al fronte unico dei padroni che oggi governa l’Italia, bisogna contrapporre quello dei lavoratori e delle classi popolari. Non è uno slogan retorico, ma una concreta necessità di coordinare la lotta di tutte le forze di classe e del movimento operaio che rigettano le illusioni riformiste, la logica della pace sociale e dell’unità nazionale. Non c’è un minuto da perdere, perché i padroni il loro fronte unico lo hanno già e stanno già colpendo. A noi il compito di organizzarci. Lavoratori, studenti, precari, disoccupati: facciamo pagare la crisi ai padroni. Un nemico, un fronte, una lotta”.

I promotori del Comitato 27 febbraio nel loro appello indicano come obiettivo “creare e porre le basi non solo per un efficace contrasto al governo Draghi, ma anche per una lotta decisa contro il sistema di cui è espressione, con la prospettiva della costruzione di una nuova Italia socialista”.

Bene, compagni. L’aspirazione e la volontà di costruire un fronte unico di classe e l’unità d’azione tra le diverse forze politiche e sindacali, tra operai, disoccupati e studenti sono un segnale importante e un deciso passo avanti per la lotta di classe in corso nel nostro paese. Collaboriamo per dare gambe concrete a questo percorso, consapevoli che anche il più lungo viaggio inizia con alcuni primi passi! Costruiamo il più ampio fronte a partire dalle fabbriche, dalle scuole, dai quartieri e dalle piazze!

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Nella battaglia contrattuale, come in ogni lotta rivendicativa, si fronteggiano due linee:

- chiudere ogni singola parte delle masse popolari nell’orizzonte delle sue rivendicazioni e della singola battaglia, slegata dal contesto della lotta di classe in corso,

- fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo e mobilitare le masse popolari a organizzarsi e lottare fino a costituire un proprio governo d’emergenza. Queste due linee sottintendono e implicano concezioni opposte della rivoluzione socialista e della lotta di classe. Noi siamo con tutte le nostre forze per la seconda linea. Una linea che poggia sulle lezioni che abbiamo tirato dalla storia del movimento comunista e sull’analisi delle corso delle cose.

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Il dibattito e le iniziative in corso per la costruzione di un fronte che rafforzi la lotta condotta dai lavoratori e dalle masse popolari contro padroni, governo e capitalisti si intrecciano anche con il dibattito e le iniziative per la rinascita del movimento comunista e li alimentano: è il dibattito sul ruolo che i comunisti devono svolgere nel movimento di resistenza popolare, su come costruire l’unità dei comunisti, sul bilancio della prima ondata e la storia del PCI di Gramsci e sulla costruzione di un partito comunista adeguato ai compiti della fase. Sulla rinascita del movimento comunista e la costruzione del partito comunista rimandiamo ad altri scritti del Partito. (1) In questo articolo ci occupiamo di perché è importante e necessario costruire un fronte comune delle forze popolari orientate e dirette dal partito comunista, inquadrando la costruzione del fronte sia nella strategia della rivoluzione socialista che seguiamo e nel contesto in cui la conduciamo sia nel nostro piano tattico di fase e usando gli insegnamenti che, grazie al maoismo, abbiamo tratto dal bilancio dell’esperienza di costruzione dei fronti comuni (Fronti Popolari e Fronti Antifascisti) condotta negli anni ‘30 del secolo scorso dai partiti comunisti in Europa sotto l’impulso dell’Internazionale Comunista.

Costruzione del fronte, guerra popolare rivoluzionaria e contesto. L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917 - 1976) ha dimostrato che la rivoluzione socialista procede per fasi e tappe. Essa è una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata (GPR) che il partito comunista promuove e conduce tenendo conto del contesto in cui opera.


1. La questione è ampiamente trattata nella letteratura del Partito. Qui ci limitiamo a segnalare due testi particolarmente utili in questa fase: Il partito comunista e la rinascita del movimento comunista in La Voce 66, novembre 2020 e Ai promotori di “costituenti comuniste”. Di quale partito comunista abbiamo bisogno?, Avviso ai naviganti n. 105 del 6 marzo 2021.


Dal punto di vista della conduzione della GPR dobbiamo considerare che attualmente siamo nella fase della difensiva strategica: le forze della borghesia sono ancora preponderanti e le forze rivoluzionarie ancora deboli, il compito del Partito in questa fase è quello di raccogliere, addestrare, organizzare e accumulare forze rivoluzionarie e costruire la rete delle forze aggregate intorno ad esso (il fronte delle organizzazioni operaie e popolari).

Quanto alla lotta di classe e allo scontro tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria delle masse popolari, da alcuni anni (dal 2008 quando la crisi generale del capitalismo è entrata nella fase acuta e terminale e ancora più dal 2016 quando la crisi politica della borghesia imperialista, la crisi del suo sistema di potere, ha subito una svolta) siamo in una fase in cui cresce il distacco delle masse popolari da partiti, gruppi, associazioni, correnti e istituzioni della borghesia. La resistenza spontanea (cioè non promossa dal Partito) al procedere della seconda crisi generale del sistema capitalista si allarga: alle classi proletarie si aggiungono classi non proletarie delle masse popolari, investite anch’esse dalla crisi. (2) L’emergenza sanitaria, economica e sociale fatta deflagrare dalla pandemia da Covid-19 iniziata da febbraio-marzo 2020 accresce e allarga il fronte delle masse popolari scontente del corso delle cose e alla ricerca di una soluzione ai mille problemi che le affliggono. Questo contesto alimenta la multiforme resistenza spontanea delle masse popolari contro la gestione della crisi fatta dalla borghesia. Noi comunisti dobbiamo valorizzare ai fini della costruzione della rivoluzione socialista ogni iniziativa che questa resistenza crea. Il Partito comunista impersona la classe operaia che lotta per il potere. (3) Esso deve esercitare la sua influenza e direzione su questa resistenza (sostenerla, alimentarla e trasformarla in lotta per il socialismo), deve far crescere il distacco tra masse popolari e borghesia. Un distacco che diventa tanto più generale e diffuso quanto più la linea del Partito comunista è giusta e la sua direzione sulla parte più attiva della classe operaia e delle masse popolari è basata sulla linea di massa. Questa è la strada per far avanzare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari e contrastare la mobilitazione reazionaria promossa dai gruppi e settori più reazionari della borghesia imperialista.


2. Per capire a fondo l’articolo è necessario intendere le categorie dell’analisi di classe (classe operaia, proletariato, masse popolari, borghesia imperialista) non nel senso corrente, ma nel senso proprio della scienza esposta nel capitolo 2.2 del Manifesto Programma del (n)PCI (MP). A proposito della Guerra Popolare Rivoluzionaria nel MP (nel cap. 3.3, a pag. 201) spieghiamo che “la teoria della GPR indica il percorso che il movimento comunista deve compiere per rovesciare il potere esistente e instaurare il potere della classe operaia (dittatura del proletariato). Questa teoria è una scienza sperimentale: è stata costruita elaborando l’esperienza della lotta condotta finora dal movimento comunista e trova la sua verifica e la sua conferma nei risultati che il movimento comunista ottiene applicandola nella lotta di classe. È la sintesi dell’esperienza compiuta, tradotta in indicazioni, criteri, linee, metodi e regole per la rivoluzione che dobbiamo ancora compiere. È una scienza aperta, nel senso che essa viene arricchita, precisata, sviluppata man mano che la rivoluzione proletaria avanza nel mondo. È una scienza che comprende principi e leggi generali, validi in ogni paese e in ogni momento e principi e leggi particolari che rispecchiano quello che di particolare ha ogni paese”.

3. Fin dalle sue origini il (n)PCI ha chiaramente indicato che la classe operaia, per combattere vittoriosamente la borghesia imperialista e porsi come suo contendente nella lotta per il potere, deve accumulare forze rivoluzionarie fino a rovesciare l’attuale sfavorevole rapporto con le forze della reazione: “Il nuovo partito comunista ha il compito strategico di essere il centro dell’accumulazione delle forze rivoluzionarie: partito, fronte, esercito. Il suo compito è la raccolta e l’impiego delle forze proletarie nella corsa alla mobilitazione rivoluzionaria perché sopravanzi la mobilitazione reazionaria (o nella trasformazione della mobilitazione reazionaria in mobilitazione rivoluzionaria), nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, nella guerra civile che è la sintesi della lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista. La classe operaia per porsi come classe che lotta in proprio per il potere deve porsi come contendente, forza politica sul terreno della guerra civile (sia che la situazione che dovremo affrontare abbia per intero la forma di una guerra civile, sia che abbia anche la forma di una guerra tra gruppi e Stati imperialisti)” (Quale Partito? in La Voce 1 marzo 1999).


Promuovere e organizzare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari si traduce nel fatto che il Partito comunista deve via via esercitare influenza e direzione (in sintesi la sua egemonia) nel fronte delle forze (politiche, sindacali, culturali e sociali) che costituiscono il campo delle masse popolari organizzate, orientare la parte più avanzata di esse (la sinistra) e aggregare attorno al Partito e alle sue organizzazioni di massa la parte più propensa a diventare comunista. Questo è l’aspetto decisivo, determinante del lavoro esterno (verso la classe operaia e le masse popolari) del Partito nella prima fase della GPR (la fase della difensiva strategica e dell’accumulo delle forze rivoluzionare attorno al Partito). La formazione dell’esercito popolare è invece l’aspetto decisivo, determinante nella seconda fase della GPR (la fase dell’equilibrio strategico) e ancora più nella terza fase (la fase dell’offensiva strategica). Questa è la strategia adottata dal (n)PCI e dalla sua Carovana, di cui fa parte anche il P.CARC, per far avanzare la rivoluzione socialista in corso.

Costruzione del fronte e nostro piano tattico. Il nostro piano tattico in questa fase consiste nel creare le condizioni per costituire un governo di emergenza alternativo a quello della borghesia e dei padroni, quello che abbiamo chiamato Governo di Blocco Popolare (GBP), farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia (RP) e alla Comunità Internazionale (CI), fare attuare al GBP le misure di emergenza dettate dalle OO e OP e fare in modo che esso, grazie alla mobilitazione e al sostegno delle masse popolari, resista alle manovre e agli attacchi dei vertici della RP e della CI. Il GBP è un governo d’emergenza che gli operai organizzati (OO) e il resto delle masse popolari organizzate (OP) costituiscono, chiamando a farne parte come ministri esponenti oggi di loro fiducia dei tre serbatoi (esponenti politici, sindacali, intellettuali e amministratori progressisti), facendolo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come governo del paese. È quindi il punto di partenza di una trasformazione della situazione in conformità alle Sette Misure Generali che abbiamo indicato. La costituzione del GBP apre quindi una fase di lotta di livello superiore all’attuale per far fronte alla crisi generale del capitalismo. Il GBP è un organo di lotta degli operai e delle masse popolari che creerà condizioni nelle quali instaurare il socialismo diventerà non più solo tema di propaganda, ma compito politico immediato.

In quanto partito che ha come obiettivo principale la costituzione del GBP, il P.CARC svolge un ruolo importante nella costruzione del fronte delle forze operaie e popolari, degli organismi politici e sindacali contro la borghesia: la costituzione del GBP infatti dà una prospettiva e indica una linea di sviluppo a ogni aggregato e a ogni lotta particolare. Così facendo alimenta la riscossa della classe operaia e delle masse popolari e la loro la fiducia nella possibilità di diventare protagonisti della costruzione del nuovo potere (non è la borghesia che è forte: sono i lavoratori e le masse popolari che devono organizzarsi e coordinarsi per far valere la loro forza. La combattività delle masse popolari cresce man mano che si rendono conto che con il Partito vincono). La situazione e le iniziative in corso (appelli alla costituzione di fronti comuni, sviluppo di aggregati con piattaforme rivendicative unitarie, proclamazione di scioperi unitari, la conduzione di mobilitazioni unitarie) promosse e condotte da organismi politici, sindacati di base, organizzazioni operaie e popolari (OO e OP) creano il terreno favorevole per l’intervento e l’azione di noi comunisti. Siamo noi che dobbiamo operare per rafforzare, estendere e dare uno sbocco positivo e costruttivo a questi embrioni di coordinamenti unitari (fronti unitari), cioè convogliarli nella lotta per il GBP e la rivoluzione socialista.

Il (n)PCI mobilita i suoi CdP e tutte le forze che riesce a orientare e mobilitare a lavorare attivamente per la costituzione di organizzazioni operaie tra i lavoratori delle aziende capitaliste e organizzazioni popolari tra i lavoratori delle aziende pubbliche, nelle scuole e nei territori: OO e OP che si organizzano, si coordinano e sviluppano ogni forma di reciproca collaborazione e solidarietà. Le OO e OP sono la base del nuovo potere. In questo processo si inserisce la formazione di fronti comuni tra forze politiche e sindacali diverse per concezione, linea e attività, che hanno al centro lo sviluppo della lotta nelle fabbriche, nei territori e nelle piazze per rafforzare il movimento delle OO e OP nell’assumere il ruolo di nuove autorità pubbliche, diventando così artefici della costituzione del GBP.

Costruzione del fronte e bilancio della prima ondata delle rivoluzioni proletarie. La comprensione della fase in cui noi comunisti operiamo è fondamentale per non commettere errori dovuti alle deviazioni di sinistra (avventurismo, estremismo) e di destra (dogmatismo, attendismo e disfattismo) che si presentano in ogni svolta della situazione politica e sociale. Allo stesso fine dobbiamo usare gli insegnamenti tratti dal bilancio della prima ondata e dall’esperienza del partiti comunisti della prima ondata. (4)


4. Questo bilancio indica che il limite principale dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, durante la prima crisi generale (1900 - 1945) e la conseguente situazione rivoluzionaria in sviluppo è stato la non comprensione della fase economica e politica in cui operavano (natura ed evoluzione della prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale) e della forma della rivoluzione socialista: non aver compreso che la guerra civile tra classe operaia e borghesia imperialista era la forma principale assunta dalla lotta di classe in quegli anni. Essi non si posero mai su questo terreno come loro terreno strategico principale, dal quale e in funzione del quale sviluppare tutto il loro lavoro, anche quello pacifico e legale. Affrontarono con forza e con eroismo la clandestinità sotto il fascismo e la guerra quando l’avversario le impose (in Italia e in Jugoslavia nel 1926, in Portogallo nel 1933, in Germania nel 1933, ecc.), ma come un evento straordinario, una pausa in un processo che “doveva” svolgersi altrimenti. “La storia della Francia nel 1935 - 1940 è esemplare [di questa incomprensione]. (...) J. Duclos, uno dei maggiori esponenti del PCF di quegli anni assieme a M. Thorez, riassume così i compiti del partito comunista nel 1935 in Francia “porre come obiettivo del movimento operaio la lotta per la difesa e l’ampliamento delle libertà democratiche di fronte al fascismo”. La linea del Fronte unico proletario e del Fronte popolare antifascista (approvata dal VII Congresso dell’Internazionale Comunista, agosto 1935) nei paesi imperialisti fu applicata come linea di alleanza con forze politiche e sindacali e con classi senza l'autonomia del partito e senza la direzione del partito comunista nel Fronte. Quindi portò il partito comunista a essere continuamente ricattato dai partiti socialdemocratici e borghesi; a dipendere, in una certa misura e in certi periodi, nella sua azione verso le masse popolari dalla collaborazione dei dirigenti e dei partiti socialdemocratici e riformisti; a subordinare al loro consenso la sua iniziativa; a porsi compiti la cui attuazione dipendeva dal loro concorso; a non assumere in prima persona la direzione e a non concepire il movimento come guerra. (…) La realtà dello svolgimento della rivoluzione proletaria nel periodo 1900 - 1945 ha mostrato, anche nei paesi imperialisti, che i partiti comunisti hanno unito la classe operaia e hanno affermato la direzione della classe operaia sulle altre classi popolari quando e nella misura in cui hanno saputo organizzare le masse popolari nella guerra contro l’esistente regime della borghesia imperialista. Finché la loro azione aveva al centro il tentativo di convincere socialdemocratici, cattolici, ecc. a costituire un comune fronte di opposizione legale, un comune fronte rivendicativo, un comune fronte antifascista, la loro azione ha avuto scarsi risultati. Essi hanno diretto lavoratori cattolici, socialisti, senza partito ecc. e hanno costretto anche i loro dirigenti a seguirli, quando si sono messi alla testa della guerra cui le condizioni pratiche costringevano le masse” (Quale Partito? in La Voce 1, marzo 1999 http://www.nuovopci.it/voce/ind01.html).


Dall’esperienza dei partiti comunisti europei nei fronti popolari e antifascisti Mao Tse-tung ha ricavato la conclusione che: “Occorre mantenere il carattere indipendente dei partiti, dei gruppi politici e delle classi, la loro indipendenza e la loro autonomia all’interno del fronte unito; non si deve, in nome della cooperazione e dell’unità, sacrificare i loro diritti essenziali, ma al contrario, entro certi limiti, occorre difenderli fermamente. Solo così si può agevolare la cooperazione, solo così la si può rendere effettiva. Altrimenti la cooperazione si trasformerebbe in un guazzabuglio e il fronte unito sarebbe inevitabilmente sacrificato (…). In breve, non dobbiamo assolutamente rompere il fronte unito, ma non dobbiamo in nessun caso legarci mani e piedi; perciò non dobbiamo lanciare la parola d’ordine “tutto attraverso il fronte unito”. Quanto alla parola d’ordine “subordinare tutto al fronte unito”, se si interpreta nel senso di “subordinare tutto” a Chiang Kai-shek e Yen Hsi-shan, è anch’essa una parola d’ordine sbagliata. La nostra politica è quella dell’indipendenza e dell’autonomia in seno al fronte unito, ossia una politica di unità e al tempo stesso di indipendenza”.(5)


5. Mao Tse-tung La questione dell’indipendenza e dell’autonomia nel fronte unito nazionale antigiapponese (5 novembre 1938), in Opere di Mao Tse-tung - vol. 7.


Costruire il fronte anti Larghe Intese. Ritorniamo ai compiti dell’oggi e alla costruzione del fronte nel nostro paese. Oggi va costruito un fronte delle forze politiche, sindacali e sociali che sono contro le Larghe Intese (polo PD e gregari e polo Berlusconi e gregari come Lega e FdI, imperialisti UE e USA, Vaticano, ecc. a cui si è associata la parte del M5S capeggiata da Grillo, Di Maio e Crimi) e contro il governo Draghi, un fronte che chiamiamo fronte anti Larghe Intese.

Il fronte delle forze politiche, sindacali e sociali che sono contro i padroni e i capitalisti, contro la UE e la NATO, che sono quindi contro le Larghe Intese e i suoi governi costituisce l’ambito in cui ogni organismo, partito, forza politica, sindacale e sociale può assumere un ruolo conforme alle proprie caratteristiche e alla propria natura e si coordina con le altre. Il fronte anti Larghe Intese così configurato diventa oggettivamente il fronte delle forze popolari in cui il (n)PCI, i suoi CdP e le forze della Carovana (a partire dal P.CARC) operano sul terreno politico, sindacale e anche elettorale, promuovendo la più ampia unità d’azione e la politica da fronte (6) e imparando a fare scuola di comunismo.(7) Noi comunisti (i due Partiti comunisti della Carovana) dobbiamo usare gli insegnamenti del compagno Mao Tse-tung: applicare e praticare la linea di sviluppare il fronte (allargare la partecipazione e favorire l’alleanza tra la classe operaia, i lavoratori pubblici, gli studenti, i disoccupati e i settori della masse popolari non proletari: lavoratori autonomi, piccoli commercianti, ecc.) mantenendo sempre e comunque l’autonomia ideologica e politica del Partito.

Impariamo dagli errori e dalle incertezze dell’Internazionale Comunista e dei partiti comunisti del vecchio movimento comunista

sulla via della rivoluzione (oscillazioni tra colpo di mano, insurrezione popolare e la via parlamentare),

sul ruolo che il Partito comunista doveva assumere nel fronte (oscillazioni tra “fronte unico dal basso” e “fronte unico dall’alto”: accordo tra i vertici dei partiti comunisti, socialisti e borghesi).

Queste oscillazioni hanno portato i comunisti a predicare la rivoluzione ma poi nei fatti porsi come ala di estrema sinistra dell’ordinamento politico borghese; nell’ambito della tattica del Fronte Unico sul problema dell’autonomia del Partito comunista rispetto alle classi e alle forze politiche del fronte e della direzione del fronte (dalla parola d’ordine “tutto attraverso il Fronte” lanciata dal PCF alla sudditanza del PCE agli altri partiti nel governo della Repubblica Spagnola e nella Guerra Civile).


6. Politica da fronte: per quanto riguarda lo sviluppo delle relazioni con altre organizzazioni, organismi e gruppi, la linea che la Carovana del (n)PCI adotta è la politica da fronte basata su tre pilastri: 1. conoscenza reciproca, iniziative in comune in ogni caso in cui è possibile e scambio di esperienze; 2. dibattito aperto, basato sulla critica e l'autocritica, relativo all'analisi della situazione, al bilancio del movimento comunista (nel caso in cui si tratta di organizzazioni comuniste), al programma, ai metodi di lavoro, alla linea generale e alle linee particolari; 3. solidarietà reciproca contro la repressione fatta dalla borghesia imperialista. Nel condurre il lavoro comune con organismi, reti, ecc. è fondamentale contribuire nel modo migliore di cui si è capaci al raggiungimento degli obiettivi specifici che l’organismo si prefigge e per cui è nato, svolgendo un ruolo di avanguardia nel condurre le iniziative che esso organizza e nel promuovere il bilancio dell’esperienza all’interno dell’aggregato a seguito dell’iniziativa, con l’obiettivo di far crescere ideologicamente i membri, raccogliere i frutti prodotti dall’iniziativa e rilanciare. È in questo modo che promuoviamo la crescita dell’organismo e rafforziamo la nostra influenza sulla sinistra interna.

7. A proposito della scuola di comunismo, rimandiamo al Manifesto Programma del (n)PCI, nota 30 pag. 262.


Da questi limiti ed errori, che hanno portato la classe operaia a subire dolorose sconfitte e al prevalere della linea revisionista nei partiti comunisti, impariamo

1. che dobbiamo sempre e comunque salvaguardare la nostra indipendenza ideologica, politica e organizzativa e perseguire i nostri obiettivi tattici e strategici;

2. che dobbiamo contrastare e combattere (all’interno del Partito e tra le forze che fanno parte del fronte) tre principali deviazioni:

il settarismo (Mao Tse-tung riferendosi alla lotta che ha condotto nel PCC per far passare la linea del Fronte nazionale antigiapponese la definisce “la tattica del chiuso settarismo e dell’autoisolamento”);(8)

la sudditanza dei comunisti alle altre forze politiche e sindacali che fanno parte del fronte (lo scioglimento dei comunisti nel fronte);

la concorrenza di tipo politico e sindacale tra le forze del fronte, frutto dell’influenza della borghesia nelle fila dei comunisti e delle masse popolari. Lottando contro queste tre deviazioni avanziamo nella costruzione di un fronte unito che diventa un’arma per organizzare e unire milioni di uomini e donne disponibili a confluire nella rivoluzione, al fine di attaccare il nostro comune e principale bersaglio che è la borghesia imperialista.


8. Mao Tse-tung Sulla tattica contro l’imperialismo giapponese (27 dicembre 1935), in Opere di Mao Tse-tung - vol. 4.


Dobbiamo mobilitare e organizzare le masse a prendere direttamente in mano la ricostruzione del paese e su questa base consolidare e allargare l’alleanza, l’egemonia, la direzione della classe operaia sulle classi intermedie (commercianti, piccoli industriali, intellettuali e professionisti). Con questa iniziativa mettiamo le forze reazionarie sulla difensiva nei confronti delle masse popolari. La rivoluzione, come ogni altra cosa al mondo, segue sempre una via tortuosa, non rettilinea. Lo schieramento delle forze della rivoluzione e della controrivoluzione è suscettibile di mutamenti, così come sono soggette a cambiamento tutte le cose del mondo. Sta a noi comunisti saper adattare la nostra tattica in funzione dei cambiamenti e avanzare.

Sergio F.