La Voce 66 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - novembre 2020

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Il partito comunista e la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato

Rendere fecondi i sommovimenti in corso negli aggregati che si rifanno al vecchio movimento comunista

 

Introduzione

 

La pandemia da coronavirus Covid-19 ha fatto deflagrare la crisi generale del capitalismo e sta sconvolgendo l’intero sistema delle relazioni economiche e sociali del pianeta; ha aggravato la crisi del sistema politico della borghesia imperialista e ha aperto ampie possibilità di sviluppo al sistema politico delle masse popolari organizzate alla cui costruzione in Italia il (n)PCI lavora fin dalla sua fondazione nel 2004; mostra al mondo i vantaggi di cui godono i paesi (come Cuba, Repubblica Popolare Cinese, Vietnam, RPD di Corea e altri) dove sussistono istituzioni e aspetti del sistema sociale costruiti nel corso della prima ondata della rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia (1917-1976).

La rinascita del movimento comunista sulla base marxismo-leninismo-maoismo è urgente e necessaria

- nei paesi imperialisti, per avanzare nella rivoluzione socialista e costruire nuovi paesi socialisti,

- nei paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale, per condurre rivoluzioni socialiste o di nuova democrazia,

- nei primi paesi socialisti formatisi nel corso della prima ondata, per riprendere ad avanzare nella costruzione del socialismo.

Che il socialismo è il futuro dell’umanità non è uno slogan, un’aspirazione e un’idea, ma diventa una questione comprensibile a milioni di proletari, campo della loro attività concreta. Come e più di un secolo fa con la prima delle guerre mondiali, anche a causa alla gestione criminale della pandemia da parte della borghesia emerge con forza che per porre fine alla barbarie in cui, per sopravvivere all’esaurimento del loro ruolo storico positivo, la borghesia e il suo clero trascinano l’umanità, è necessario farla finita con il sistema capitalista e instaurare un diverso e superiore sistema economico e sociale, il socialismo. L’altro mondo possibile e necessario che dobbiamo costruire si chiama socialismo. Il socialismo, grazie all’azione dei comunisti di oggi, ritornerà ad essere sempre più “popolare” e la bandiera di milioni di proletari.

Sono colati a picco di fronte alla realtà dei fatti i cantori vecchi e nuovi del capitalismo riformabile, da quelli “dell’altro mondo (capitalista) possibile” alla Bertinotti &C al codazzo di “intellettuali” riformatori del marxismo: per più di 40 anni hanno ammorbato l’aria con il loro anticomunismo (“errori e orrori del comunismo”) e riempito con le loro elucubrazioni giornali, riviste e media sul fallimento del socialismo, sulla fine della lotta di classe, sulla scomparsa della classe operaia, sulle masse popolari reazionarie, su Bergoglio come il nuovo rivoluzionario. La prima batosta che avevano preso con lo scoppio della crisi finanziaria del 2008 li aveva tramortiti. Ora la crisi economica e sanitaria li ha messi fuori combattimento.

La dura realtà ha mandato all’aria i miseri sogni degli esponenti della sinistra borghese di poter conciliare contrasti di classe sempre più antagonisti e ha risuscitato negli esponenti della borghesia e del clero incubi sul ritorno del comunismo e dei comunisti. I primi si affannano a tranquillizzare le masse popolari, contenerne l’indignazione e la ribellione fomentando l’illusione che finito il trambusto della crisi sanitaria è possibile ripartire su basi nuove (“la borghesia ha imparato la lezione”). I secondi continuano a usare le armi del collaudato sistema di controrivoluzione preventiva: fomentare la guerra tra poveri (precari contro lavoratori “garantiti”, disoccupati contro pensionati, italiani contro stranieri, ecc.), terrorismo sull’apocalisse che ci attende se il sistema (capitalista) non regge, repressione contro i comunisti e gli elementi combattivi e, in aggiunta, le misure di confinamento per le masse popolari.

I comunisti devono unirsi nel partito comunista

La volontà di unirsi nel partito comunista è indispensabile, ma per essere feconda deve combinarsi con la volontà di assimilare e applicare la scienza, fondata da Marx ed Engels, delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, con la volontà di fare il bilancio delle prima ondata della rivoluzione proletaria e applicarne gli insegnamenti, con la volontà di combattere e vincere (dedizione alla causa e riforma intellettuale e morale).

Sono quattro fattori, tutti indispensabili per l’unità nel partito comunista.

Quanto all’unità d’azione, questa invece i comunisti la applicano anche con persone e organismi non comunisti: si basa principalmente sulla condivisione dell’obiettivo della lotta in corso.

Viviamo in una situazione di emergenza in cui la seconda crisi generale del capitalismo impregna e corrode la vita di ogni paese e di tutta l’umanità, ma allo stesso tempo fa crescere il distacco, il disprezzo e la ribellione delle masse popolari contro la borghesia imperialista e il suo sistema. Questo è l’aspetto decisivo per l’azione di noi comunisti. Conosciamo l’origine e la natura del problema (il capitalismo) e anche la soluzione (il socialismo).

Più di 170 anni fa Marx indicava che il problema “non è conoscere come va il mondo, ma trasformarlo”. In questo sta il compito dei comunisti. Limitarsi a contemplare, a denunciare, a indignarsi per i mali del capitalismo o per la cattiveria della borghesia imperialista e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti UE, USA e sionisti, vuol dire, volenti o nolenti, rimanere intrappolati nelle pastoie del sistema capitalista e contribuire ad allungare la sua agonia e i disastri che produce. Questo non è l’agire di comunisti che assumono il compito di rivoluzionare il mondo. I comunisti si distinguono dagli altri oppositori e ribelli che lottano contro il capitalismo e i suoi mali perché lottano, senza riserve, per instaurare il socialismo. I comunisti vedono le cose come sono, come spontaneamente evolvono e anche come possono diventare grazie alla loro azione. Il futuro dell’umanità dipende da noi comunisti e siamo noi che costruiamo il futuro. Operare secondo questa convinzione distingue i comunisti che sono promotori e costruttori del socialismo da tutti quelli che limitano la loro azione alla denuncia del capitalismo e alla propaganda del socialismo.

La storia del movimento comunista cosciente e organizzato lo conferma: le sconfitte che abbiamo subito sono ricche di insegnamenti quanto i successi che avevamo raggiunto. Il principale insegnamento che abbiamo tratto è che per instaurare il socialismo gli operai e le masse popolari hanno bisogno di un partito comunista che sia all’altezza del suo ruolo di direzione intellettuale, morale e pratica. Sono i nostri limiti in questo campo che ci hanno portato a subire sconfitte, non la forza della borghesia e del clero.

Per superare i nostri limiti e avanzare dobbiamo imparare dalla nostra storia. Il movimento comunista a livello nazionale e mondiale sta rinascendo, è ancora debole ma è destinato, grazie all’azione di noi comunisti, nel giro di poco tempo a rafforzarsi, estendersi e vincere.

 

I sommovimenti in corso negli aggregati che si rifanno al vecchio movimento comunista

 

Il (n)PCI saluta il fatto che si moltiplicano proposte e iniziative per la costruzione o il rafforzamento del partito comunista e proclamazioni a favore dell’unità dei comunisti. Sono segni tangibili della rinascita del movimento comunista in corso nel nostro paese. Sorgono riviste che si occupano della ricostruzione del partito comunista, si moltiplicano articoli sul bilancio dell’esperienza storica del movimento comunista, sulla ricostruzione del partito, sul ruolo che i comunisti devono assumere nel movimento della resistenza delle masse al potere della borghesia, si tengono conferenze e congressi.

È in corso un vivace dibattito all’interno di molti partiti e organismi (PC, FGC, PCI, Fronte Popolare, Collettivo politico di La Città Futura, Fronte Popolare, PRC, Rete dei Comunisti e altri) che almeno in qualche misura si rifanno al vecchio movimento comunista e che raccolgono e mobilitano una parte consistente della base rossa (organismi e individui che provengono dalla disgregazione del vecchio PCI e nuovi compagni con la bandiera rossa nel cuore). Essi si rifanno al movimento comunista italiano e internazionale, danno genericamente una valutazione più o meno positiva dell’esperienza dei primi paesi socialisti e delle rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia della prima ondata (1917-1976) sollevata nel mondo intero dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costruzione dell’Unione Sovietica, sono alla ricerca di una strada per rafforzare la resistenza delle masse popolari e far avanzare la lotta per il socialismo, si propongono in concreto di promuovere “costituenti comuniste” o di rafforzare partiti comunisti che già esisterebbero.

È un fermento positivo, mosso dalla necessità di comprendere come invertire la china che ha portato all’attuale debolezza e disgregazione dei comunisti, di comprendere la situazione politica generale e i compiti che i comunisti devono assumere, di ragionare sui limiti e gli errori che hanno portato all’esaurimento il vecchio movimento comunista e su cosa fare per superare la frammentazione, i settarismi e gli steccati che impediscono l’esistenza di un partito comunista forte e coeso.

Si inizia a discutere su cosa devono fare i comunisti per rafforzare nella classe operaia la lotta rivendicativa e per il potere, su come costruire l’alleanza della classe operaia con gli altri proletari e con le altre classi delle masse popolari, su come costruire “l’unità dei comunisti”.

 

Un caso esemplare

 

Il III Congresso del Partito Comunista (PC), con i congressi federali nel mese di ottobre e la sua sessione pubblica nazionale l’8 novembre con una diretta su Facebook del segretario generale Marco Rizzo,(1) ha a modo suo trattato questi temi. M. Rizzo ha concluso il discorso di apertura del Congresso proclamando con vigore che “l’unità dei comunisti si costruisce nel partito comunista e con il partito comunista”. Giusto! Ma siccome nulla ha detto su quali basi poggia questa unità e come procedere, concludiamo che intendeva chiedere agli altri comunisti semplicemente di confluire nelle file del partito di cui è segretario. Noi sappiamo invece, dalla gloriosa esperienza di Lenin, di Stalin e di Mao Tse-tung, che l’unità dei comunisti si costruisce tramite un percorso di lotta ideologica tra le due linee presenti nel partito (la linea della rivoluzione socialista e la linea del riformismo) che investe il lavoro teorico e pratico (dialettica teoria-prassi) del partito.

1. La relazione di M. Rizzo è reperibile sul link: https://www.facebook.com/watch/?v=355956582303777

Il documento congressuale e il dibattito in corso nel PC affermano che 1. in questa situazione di fermento della lotta di classe dovuto all’aggravarsi della crisi sanitaria economica, ambientale e sociale, è importante rifarsi al marxismo-leninismo e all’esperienza storica dei primi paesi socialisti e 2. è importante difendere la storia e i valori del movimento comunista italiano e internazionale e la Resistenza antifascista (“non bisogna transigere sui principi” dice M. Rizzo). Ora i principi del marxismo-leninismo sono una base per costruire l’unita ideologica del partito, ma non sono sufficienti per dotare il partito di un’analisi della realtà e di una linea teorica e pratica per trasformarla. Pietro Secchia e gli altri esponenti della sinistra del vecchio PCI mai hanno rinnegato quei principi, a differenza di Togliatti, di Berlinguer e di altri. La gloriosa esperienza del movimento comunista è importante per trarre insegnamenti (dai successi e dalle sconfitte) con cui tracciare la linea per il presente e il futuro del partito, ma la linea politica deve essere necessariamente elaborata alla luce di un’analisi scientifica (condotta con il materialismo-dialettico) della situazione (condizioni oggettive e soggettive) in cui il partito opera. Per questo sosteniamo che il partito per essere adeguato ai compiti della fase deve avere una giusta comprensione della natura, origine e caratteristiche della crisi generale in corso, del regime politico vigente nel nostro paese, della forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti: le tre questioni principali la cui incomprensione ha impedito nel secolo scorso ai partiti comunisti dei paesi imperialisti di condurre con successo la rivoluzione socialista. Questa comprensione è indispensabile per elaborare un piano strategico e tattico per fare la rivoluzione socialista e attuarlo.

Sulla linea strategica e tattica che adotta il PC, nulla viene detto nelle Tesi congressuali del PC e nella relazione di M. Rizzo la questione viene liquidata con una generica proposta di “visione e soluzione dei comunisti per un cambio di sistema che è l’instaurazione del socialismo, attraverso lo strumento più avanzato che è la militanza nel partito”.

Nell’analisi della situazione politica M. Rizzo fa un’ampia e giusta denuncia del “cattivo presente”; denuncia il ruolo nefasto che hanno UE, NATO e FMI e afferma che il sistema imperialista USA attraversa una crisi profonda, ma non dice chiaramente come il PC interviene in queste dinamiche e come le usa ai fini della rivoluzione socialista.

Sulla linea politica per la fase, M. Rizzo ha ribadito di “non volere fare alleanze con il PD e le forze della sinistra borghese” (senza specificare che le alleanze di cui parla non riguardano solo il campo elettorale); di “volere costruire un’alleanza sociale (unire i salariati del settore privato e pubblico con il ceto medio: lavoratori autonomi, artigiani, ecc.)”; di voler contribuire alla costruzione del sindacato di classe, valorizzando anche i sindacati di base, in alternativa alla CGIL diventato sindacato concertativo di regime.

Nel suo discorso M. Rizzo ha lanciato l’appello alla costruzione del Partito comunista grande e forte, affermando che il Partito è lo “strumento necessario affinché i lavoratori possano costruire il proprio potere e governare il paese”, ha proposto una “alleanza politica strategica” tra lavoratori contro i grandi monopoli e la finanza, sostenendo che il “potere ai lavoratori” significa che sono questi che devono governare i meccanismi della produzione: cosa produrre e come. In sostanza M. Rizzo indica la partecipazione alle elezioni come mezzo principale per aggregare le masse popolari attorno al PC e sostiene che per avere consenso il PC deve adottare parole d’ordine e programmi elettorali coerenti con il senso comune delle masse popolari (per aggregare anche i non comunisti nella lotta per il socialismo).

In sintesi la parte più carente (quasi del tutto assente) delle Tesi congressuali e della relazione di M. Rizzo riguarda proprio la linea strategica e tattica che il PC propone e segue per fare la rivoluzione socialista nel nostro paese (in generale della rivoluzione socialista parla di sfuggita). Nulla si dice sull’unità di azione con gli altri organismi in cui oggi in Italia sono aggregati i comunisti e sulla necessità di sviluppare un dibattito franco e aperto. In sostanza il PC non entra nel merito delle questioni decisive che i comunisti oggi devono affrontare.

Il dibattito congressuale del PC contiene alcuni segnali positivi, come l’impegno a entrare nel merito di alcune questioni importanti legate al bilancio dell’esperienza del vecchio movimento comunista (rivoluzione cinese e ruolo della Cina) e al ruolo del revisionismo moderno (il PC ha definito la necessità di approfondire gli apporti dati alla lotta contro il revisionismo moderno dal Partito Comunista Cinese guidato da Mao Tse-tung e dal Partito del Lavoro di Albania guidato da Enver Hoxha). Se questi propositi avranno seguito, come ci auguriamo, saranno occasioni per avviare un fruttuoso scambio e confronto con il PC in merito al ricco e articolato bilancio che la Carovana del (n)PCI ha prodotto sul ruolo dei revisionisti moderni, sulla lotta condotta dal PCC e da Mao Tse-tung contro di essi e sul perché l’adozione del maoismo (terza superiore tappa del movimento comunista dopo il marxismo-leninismo) è essenziale per la rinascita del movimento comunista.(2)

2. I principali apporti del maoismo alla concezione comunista del mondo a nostro parere sono sei.

1. Il partito comunista non è solo soggetto (promotore e dirigente) della rivoluzione socialista, ma anche oggetto della rivoluzione socialista; ogni suo membro è non solo soggetto ma anche oggetto della rivoluzione socialista.

2. La lotta tra le due linee nel partito è il principio che guida lo sviluppo del partito comunista e la sua difesa dall’influenza della borghesia e del clero.

3. La “linea di massa” è il principale metodo con cui il partito comunista dirige la classe operaia e le altre classi delle masse popolari.

4. La guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata è la forma universale (cioè valida per tutti i paesi) della rivoluzione socialista.

5. La rivoluzione di nuova democrazia è la strategia dei comunisti nei paesi semifeudali oppressi dal sistema imperialista mondiale.

6. La lotta di classe è il principale fattore di trasformazione e di progresso per trattare e superare le sette grandi contraddizioni con carattere di classe che si presentano nel socialismo una volta eliminata per l’essenziale la proprietà privata dei mezzi di produzione: tra dirigenti e diretti, tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra lavoro di progettazione e organizzazione e lavoro esecutivo, tra uomini e donne, tra adulti e giovani, tra città e campagna, tra settori, regioni e paesi avanzati e settori, regioni e paesi arretrati.

Questi sei apporti del maoismo sono esposti in dettaglio nei numeri 10 (marzo 2002) e 41 (luglio 2012) di La Voce. Gli articoli sono reperibili in http://www.nuovopci.it/scritti/sei_app/seiapmao.html

 

3. Vedi Pietro Secchia e due importanti lezioni in La Voce 26, luglio 2007.

Questo dibattito ci permetterà di entrare nel merito del bilancio della prima ondata e di sviluppare un dibattito franco e aperto sulla concezione, analisi e linea che i comunisti devono adottare per avanzare. È in questo percorso che il PC supererà il settarismo che oggi limita la sua partecipazione al dibattito per la costruzione del partito comunista adeguato ai compiti della fase e genera malessere tra le sue file. Grave che nel dibattito congressuale pubblico è mancata la chiara esposizione dei motivi della recente rottura tra il PC e il FGC (Alessandro Mustillo): i personalismi e le logiche concorrenziali nei confronti degli altri partiti e organismi comunisti, concepiti come “concorrenti”, sono tratti caratteristici delle forze politiche della sinistra borghese.

Il principale limite del gruppo dirigente del PC è che ripete oggi errori che furono propri anche della sinistra del vecchio movimento comunista dei paesi imperialisti (in Italia di Secchia, Alberganti, Vaia e altri): la mancanza di una strategia per fare la rivoluzione socialista che si traduce nell’attesa di una rivoluzione che prima o poi scoppierà.(3)

L’attesa della “rivoluzione che scoppierà” frena l’azione dei comunisti, indebolisce la loro propaganda sulla necessità del socialismo e porta ad una pratica concepita principalmente come lotta elettorale (quindi, dettata nei modi e nei tempi dalle scadenze elettorali) e come sostegno alle lotte rivendicative. È la stessa linea che ha portato alla rovina prima il PCI e poi il PRC. Il partito comunista di cui c’è bisogno deve superare le due tare su cui i revisionisti hanno portato alla rovina il vecchio PCI: l’elettoralismo (via parlamentare al socialismo e centralità della partecipazione alle elezioni nell’azione del partito) e l’economicismo (centralità delle lotte rivendicative anziché usarle come scuola di comunismo per le masse e rafforzare così la lotta per socialismo).

Il (n)PCI augura ai compagni del PC che il dibattito e la lotta interna in corso portino ad un avanzamento del suo contributo alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese, perché tra i derivati e i frammenti del PRC del 1991 il PC è l’organismo che prima e più nettamente ha rotto con satelliti e appendici del PD, ossia delle Larghe Intese, e con la sinistra borghese.

 

La nuova situazione favorisce la rinascita del movimento comunista

 

Su come i comunisti devono affrontare la situazione che si è creata il (n)PCI e la sua Carovana (di cui il P.CARC fa dichiaratamente parte) hanno definito e stanno praticando una linea tattica (la linea del Governo di Blocco Popolare-GBP, che poggia sulla formazione di organizzazioni operaie e popolari che diventano il centro dell’attuazione delle misure di emergenza che servono, che iniziano ad agire da nuove autorità pubbliche) e strategica (guerra popolare rivoluzionaria per fare la rivoluzione socialista, costruzione del socialismo).

Il (n)PCI ha dato risposte ai problemi di bilancio della prima ondata, di analisi del corso delle cose e di linea che intralciano gli aspiranti comunisti (fermo restando che il membro del “partito comunista che ci vuole” non è “uno che è d’accordo”, ma “uno che è d’accordo e si impegna senza riserve nell’attività”: gli altri comunisti, quelli che non hanno entrambe queste caratteristiche, fanno parte del movimento comunista cosciente e organizzato, non del partito comunista).

Il (n)PCI ha dedicato molte energie a elaborare il bilancio del movimento comunista del secolo XX, dare risposte scientificamente fondate alle questioni che i comunisti devono affrontare e a verificarle nella pratica. Ovviamente la conferma definitiva che le nostre risposte sono giuste sta nel successo dell’opera che sulla base di esse abbiamo solo incominciato. Ma chi aspetta di vedere il successo, non contribuisce a raggiungerlo. Le nostre risposte non sono un brevetto, chi vuole contribuire alla rinascita del movimento comunista deve farci i conti. La libertà di critica è ovvia, ma consiste nel contrapporre una tesi a un’altra, come Lenin ha ben spiegato nel cap. 1 di Che Fare? (1902). Un dibattito franco e aperto è indispensabile.

La conclusione delle nostre ricerche è che i limiti principali dell’ala sinistra dei partiti comunisti europei, particolarmente evidenti nell’esperienza dei partiti comunisti italiano e francese, sono stati tre, come in maggiore dettaglio abbiamo illustrato nel nostro Manifesto Programma (2008) e in I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale (2016). Essi riguardano:

1. la crisi generale del capitalismo deriva dalla sovrapproduzione assoluta di capitale, che ha non eliminato ma reso secondarie le crisi cicliche dovute al carattere anarchico della produzione capitalista: i partiti comunisti invece hanno continuato ad analizzare il corso delle cose in termini di crisi cicliche;

2. il regime politico dei paesi imperialisti: non potendo fare a meno di un certo livello di consenso o almeno di passività delle masse popolari in campo politico, la borghesia ha instaurato un sistema di controrivoluzione preventiva: l’ala sinistra dei partiti comunisti ha invece continuamente oscillato tra elettoralismo e militarismo, finendo con il lasciare la direzione alla destra elettoralista ed economicista;

3. la forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti non è né un’insurrezione scatenata dal partito comunista né una rivolta generale delle masse che scoppia a seguito delle sofferenze imposte dai capitalisti nel corso della quale i comunisti prendono il potere: la rivoluzione socialista ha la forma di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata; il militarismo e l’economicismo sono state e continuano ad essere piaghe dei gruppi e partiti comunisti.

La posizione su queste tre questioni determina natura e ruolo del partito comunista nella rivoluzione socialista.

Avere definito una linea per comprendere e trasformare la realtà ed essersi dotati di un piano di azione per perseguirla è la base indispensabile per non sbandare e guardare con fiducia e lungimiranza i compiti importanti e per alcuni versi inediti che ci attendono. È la comprensione e assimilazione di questi aspetti che ci permette

- di comprendere il corso delle cose e intervenirvi per valorizzare il movimento oggettivo e soggettivo ai fini della rivoluzione socialista: rendere sempre più pratica la linea che i comunisti sono promotori e dirigenti della guerra delle masse popolari contro la borghesia imperialista e della lotta per espandere e rafforzare il sistema politico del proletariato (il nuovo potere) fino a farlo prevalere su quello della borghesia: solo così l’umanità porrà fine alle crisi economica, ambientale e sociale che l’affligge;

- di guadagnare alla causa del comunismo il maggior numero tra gli alleati possibili (unire nella lotta comune contro la borghesia e per il GBP e il socialismo le masse popolari proletarie e non proletarie che costituiscono più del 95% della popolazione);

- di indirizzare il malcontento, le proteste e le rivolte della classe operaia e delle masse popolari (movimento spontaneo di resistenza alla crisi) e convogliarle nella lotta per il socialismo;

- di portare avanti una politica di unità d’azione nei vari campi della lotta di classe con altri partiti e organizzazioni (per fare avanzare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse e contrastare la mobilitazione reazionaria promossa dalla borghesia);

- di condurre la lotta ideologica e il dibattito franco e aperto tra organismi comunisti (che aspirano al comunismo) per costruire una superiore (superiore perché basata sulla scienza dei comunisti, sul materialismo dialettico e sul bilancio dell’esperienza) unità ideologica e politica (l’unità dei comunisti necessaria per costruire il partito comunista adeguato a condurre la classe operaia e le masse popolare a fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista).

Nel condurre la rivoluzione socialista nel nostro paese teniamo sempre presenti gli insegnamenti dell’esperienza del movimento comunista nel secolo scorso in tutto il mondo e anzitutto dell’esperienza della costruzione del socialismo in Unione Sovietica. La decadenza dell’Unione Sovietica fino alla dissoluzione (1991) ha pesato e pesa sul movimento comunista cosciente e organizzato di tutto il mondo e con particolare forza del nostro paese. Qui la decadenza e corruzione dell’URSS seguite alla svolta impressa nel 1956 alla linea del PCUS dai revisionisti moderni (Kruscev & C) con il XX Congresso, si è combinata con la subordinazione del PCI al regime DC imposta da Togliatti & C dopo la vittoria della Resistenza (1945) e con la conseguente graduale corruzione e disgregazione del Partito e del movimento comunista cosciente e organizzato sfociate nella svolta della Bolognina e nella dissoluzione del PCI (1991).

Solo chi comprende quali furono gli indirizzi fuorvianti che Kruscev e i suoi impressero all’Unione Sovietica a partire dal XX Congresso del PCUS è in grado di trarre insegnamento dall’esperienza dell’Unione Sovietica. Senza questo l’esaltazione del passato sovietico è principalmente retorica e uso strumentale per raccogliere consensi stante la memoria positiva che le masse popolari ancora ne hanno.

I principali di questi indirizzi fuorvianti riguardano:

1. la natura dello Stato sovietico: “lo Stato di tutto il popolo” mascherava (scimmiottando la democrazia borghese che maschera il regime di controrivoluzione preventiva) il potere della nuova borghesia sovietica ed eliminava la dittatura del proletariato (potere degli operai organizzati capeggiati dal partito comunista che promuove la crescente partecipazione delle masse popolari all’attività politica e alle altre attività specificamente umane);

2. le relazioni tra le aziende sovietiche: la crescente autonomia finanziaria, commerciale e produttiva della singola azienda che vendeva i suoi prodotti al migliore offerente e comperava dal migliore fornitore, invece dell’economia pianificata per far produrre a ogni azienda beni e servizi necessari alle masse popolari sovietiche e per le relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri paesi;

3. il ruolo internazionale dell’URSS: l’assunzione della competizione economica e politica con la borghesia imperialista degli USA e dell’Europa a principio guida delle relazioni internazionali dell’URSS, invece del ruolo di base rossa della rivoluzione socialista e di nuova democrazia nel mondo che l’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin aveva svolto.

Dobbiamo fare tesoro degli insegnamenti dei comunisti della prima ondata, tenendo conto dei limiti della sinistra del vecchio PCI che hanno impedito di fare la rivoluzione socialista nel nostro paese.

La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è un aspetto imprescindibile della rivoluzione che farà dell’Italia un nuovo paese socialista. Il partito comunista di tipo nuovo, Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria del campo delle masse popolari contro il campo della borghesia imperialista, è la premessa della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Il partito comunista è formato dai compagni che condividono la concezione comunista del mondo (la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia), il bilancio del movimento comunista del secolo scorso, l’analisi del corso delle cose e la linea generale, concorrono a verificarli e contribuiscono a svilupparli mobilitando le masse popolari, in primo luogo la classe operaia, a fare la rivoluzione socialista.

Il partito comunista funziona secondo il centralismo democratico: non scimmiotta la democrazia borghese come ha fatto il PCI sotto la direzione prima di Togliatti e poi di Berlinguer. In questo partito il dominio reale di un gruppo di capi che cooptava i propri eredi, era mascherato dalla partecipazione fintamente egualitaria di tutti quelli che in qualche modo contribuivano a qualche attività del Partito (dal pagare la quota mensile al partecipare alle campagne elettorali del Partito o alle Feste dell’Unità): un sistema che si prestava alla manovre di elementi intraprendenti e ricattatori alla Franco Rodano e alla Giorgio Napolitano asserviti a questo o a quello dei vertici della Repubblica Pontificia o del complesso militare-industriale USA. La lezione della prima ondata comporta che la candidatura, la formazione intellettuale e pratica, i percorsi di critica-autocritica-trasformazione (CAT), la riforma intellettuale e morale (RIM) sono aspetti essenziali del partito comunista e riguardano ogni suo membro. Ogni membro del Partito deve concorrere all’elaborazione della linea del partito e allo sviluppo delle sue attività con tutte le sue forze e risorse.

 

Conclusioni

 

Il marasma in cui la classe dominante ha fatto sprofondare il nostro paese sicuramente non può trovare soluzione nelle “ricette” impartite dalla classe dominante, ma neppure nella ripetizione degli errori commessi dal pur glorioso movimento comunista che ci ha preceduto.

Spetta a noi comunisti trasformarci per fare avanzare la lotta per il socialismo, perché sappiamo che nell’instaurazione del socialismo sta l’unica soluzione. A noi il compito di individuare, affrontare e superare i limiti ideologici che abbiamo ereditato dal vecchio movimento comunista (in Italia da 60 anni di revisionismo del PCI di Togliatti e Berlinguer e dalla sinistra borghese di Bertinotti e soci) e che, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, hanno impedito al socialismo di affermarsi nei paesi imperialisti.

Per essere e fare i comunisti, oggi non basta essere d’accordo sulla necessità del socialismo e promuovere lotte rivendicative con la speranza che la rivoluzione scoppi: bisogna organizzare la rivoluzione, far crescere e rafforzare il nuovo potere delle masse popolari organizzate.

Questo è il terreno concreto che, nonostante le differenze ideologiche, vogliamo coltivare attraverso l’unità d’azione nella pratica e con il dibattito franco e aperto.

Il movimento comunista cosciente e organizzato non rinasce in ragione del fatto che la classe operaia e le masse popolari sono più disposte a mobilitarsi. Non rinasce perché, di punto in bianco, esse “diventano rivoluzionarie”.

Periodici online o cartacei di organismi comunisti di qualche interesse per il dibattito franco e aperto che promuoviamo

• Ragioni e Conflitti (PCI)
https://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/category/rec/

• Cumpanis (PCI)
https://www.cumpanis.net/

• L’Ordine Nuovo (FGC)
https://www.lordinenuovo.it/

• La Città Futura
https://www.lacittafutura.it/

• Su la Testa (PRC)
https://sulatesta.net/

• Gramsci Oggi
http://www.gramscioggi.org/

• Nuove Resistenti
https://www.resistenze.org/

• Contropiano (Rete dei Comunisti)
https://contropiano.org/

Sta a noi comunisti elevare la loro combattività: facendo di ogni lotta una scuola di comunismo orientiamo la parte di esse che è già organizzata a porsi obiettivi rivoluzionari, obiettivi di governo (un governo di emergenza delle masse popolari organizzate) e obiettivi di potere (l’instaurazione del socialismo).

È nella lotta politica rivoluzionaria diretta dai comunisti che la classe operaia e le masse popolari combattono per assurgere a classe dirigente di una nuova e superiore società, il comunismo.

Nei partiti e organismi del movimento comunista cosciente e organizzato prende sempre più corpo la concezione che la costruzione di un partito comunista adeguato ai compiti della fase è in definitiva il fattore che decide del futuro, il fattore determinante, perché la resistenza delle masse popolari cresca oltre un livello elementare e arrivi a cambiare il corso delle cose. In altre parole la rivoluzione socialista può diventare nuovamente il movimento dirigente (l’asse portante, la caratteristica dominante) del corso delle cose nel mondo (come lo fu nel periodo 1917-1976, periodo in cui la borghesia imperialista per far fronte alla rivoluzione fu costretta a “superare se stessa”) solo grazie alla direzione del partito comunista che organizza e mobilita le masse popolari a instaurare il socialismo (dittatura del proletariato, gestione pubblica e pianificata dell’attività economica, mobilitazione delle masse popolari ad accedere alle attività specificamente umane).

Questo dibattito e lo sviluppo della lotta di classe in corso porteranno sempre più a una netta demarcazione tra quelli che concepiscono il partito comunista come centro promotore delle lotte rivendicative (o delle campagne elettorali) e tendono a unire le due parti (partito e lotte rivendicative, fine e mezzo: “il movimento è tutto”, sosteneva Bernstein, il capofila dei primi revisionisti apparsi nel movimento comunista alla fine del 1800), e quelli, come noi comunisti della Carovana del (n)PCI, che distinguono nettamente le due parti: “il fine, l’instaurazione del socialismo, è tutto” (i comunisti si distinguono dagli altri rivoluzionari idealisti e piccolo-borghesi in quanto inflessibili e lungimiranti lottatori per l’instaurazione del socialismo), le lotte rivendicative sono parte importante delle attività in cui le masse popolari si mobilitano e noi le mobilitiamo e organizziamo per portarle a instaurare il socialismo.

Sergio F.