La Voce 66 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - novembre 2020

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I comunisti e la gestione delle relazioni personali: alcuni approfondimenti

(…) Mao trascorse quelle settimane a Pechino per prendere una decisione. Era una grossa decisione che doveva prendere, per cui studiò il problema a fondo e con grande serietà. Leggeva, camminava, pensava; non era una decisione che poteva essere presa alla leggera. ‘Una volta accettato il marxismo come interpretazione corretta della storia, non tentennai più’. Una volta deciso, non sarebbe più cambiato; e in questa decisione fu aiutato dall’amore di Yang Kai-hui, che sarebbe entrata anche lei nel partito. Discussero insieme del loro destino. In quell’inverno amaro immaginarono una nuova primavera per il mondo. E poiché erano consacrati l’uno all’altro, si consacrarono entrambi alla rivoluzione. Compresero di dover unire le loro vite, ma compresero anche che questa decisione politica che stavano per prendere avrebbe significato: poco tempo per l'amore; non tralasciare mai nulla in nome dell'amore; vita di duro lavoro, di azione rivoluzionaria, di sacrificio, di separazione, di morte probabilmente penosa e prematura. La bella Yang Kai-hui aveva solo vent'anni. In febbraio, dopo una breve malattia, suo padre, Yang Chang-chi, morì di polmonite; Yang Kai-hui e sua madre lasciarono Pechino e fecero ritorno a Changsha. Anche Mao Tse-tung lascia Pechino, ma per andare a Shangai a trovare Chen Tu-hsiu, per discutere con lui sull'organizzazione di un partito comunista cinese. Vende gli abiti invernali per pagare il biglietto del treno; arriva a Shangai verso la metà di marzo e si incontra per la seconda volta con Chen Tu-shiu” (1)

 

Lettera aperta ai compagni del (n) PCI

Cari compagni,

sono un compagno del (n)PCI e scrivo alla redazione di La Voce per parlare innanzitutto ai compagni del Partito di un aspetto importante e non eludibile della nostra riforma intellettuale e morale (RIM) per diventare comunisti in grado di condurre la guerra popolare in Italia: la gestione delle relazioni personali e in particolare delle relazioni di coppia tra comunisti. Il nostro partito ha già affrontato l’argomento in diversi articoli pubblicati sulla rivista.(2) L’orientamento generale è già stato fissato in quegli articoli, ritengo necessario però riprendere l’argomento per fare alcuni approfondimenti utili a elevare la nostra capacità di orientarci e di orientare.

1. Dal capitolo 4 La prima rivoluzione culturale: 4 maggio 1919, di Han Suyin Mao Tse-tung. Una vita per la rivoluzione, Edizioni Bompiani, 1972.

2. Faccio riferimento a Concezione comunista del mondo ed educazione familiare (VO 42 - novembre 2012), Lettera a un giovane compagno sul suo rapporto di coppia (VO 47 - luglio 2014), Sulla quarta forma di familismo nelle file della Carovana del (n)PCI (VO 48 - novembre 2014), Sesso e famiglia - Avanziamo nella riforma intellettuale e morale (VO 52 - marzo 2016).

3. Qui si intende una relazione tra due compagni del Partito.

 

Ogni militante (e ancor più i dirigenti) del Partito deve trovare una soluzione, sagomata sulla sua personalità e sul suo ruolo nel Partito, affinché la gestione delle sue relazioni sentimentali e della vita di coppia abbia effetti positivi e rafforzi il suo ruolo di dirigente del Partito e di membro dello Stato Maggiore della Guerra Popolare Rivoluzionaria.

Dobbiamo imparare a dirigere ogni fase di una relazione (il suo avvio, la sua costruzione e anche la sua eventuale conclusione) in modo da alimentare la nostra mobilitazione intellettuale, morale e pratica.

Sulla direzione complessiva

Noi mettiamo in campo la direzione complessiva [direzione e cura di tutti gli aspetti della formazione, dell’attività politica, della vita personale e sociale di un compagno: in sintesi direzione del suo percorso di Riforma Intellettuale e Morale] dei compagni nell’ottica della costruzione della nostra guerra. Non si tratta di “mettere la pezza quando emergono i problemi”, si tratta di dirigere processi che aprono a nuove e superiori contraddizioni funzionali alla trasformazione e crescita del compagno, del suo ruolo e contributo alla causa del comunismo.

La direzione complessiva di un compagno combina

1. la definizione dei compiti,

2. la formazione intellettuale continua (per l’attività che svolge, ideologica, cioè su concezione comunista del mondo, storia del movimento comunista e bilancio della prima ondata, analisi della fase e linea, per ricerca),

3. la critica, l’autocritica e la trasformazione (CAT) attraverso la trattazione di nodi che via via emergono,

4. la programmazione del lavoro (piano ed eventuale diario delle attività),

5. il sistema di informazione (conoscenza degli avvenimenti correnti nazionali, internazionali e locali),

6. lo stile di vita: stato di salute e l’esercizio fisico; resistenza alle tre trappole; gestione delle relazioni sentimentali e personali; gestione della situazione economica, fiscale e abitativa,

7. la mobilitazione nella raccolta economica su basi politiche.

Nella trasformazione in quadri comunisti l’aspetto trainante è il ruolo sociale che via via facciamo assumere al diretto: il ruolo sociale di noi comunisti è dato dai compiti che assumiamo, non dalle etichette e nemmeno dal riconoscimento dei diretti o dei dirigenti.

 

È sulla base dei compiti assunti da un compagno che definiamo la formazione intellettuale, fissiamo i nodi di CAT da affrontare fase per fase e il resto degli aspetti da curare. L’assunzione dei compiti, l’avanzamento (o l’arretramento) nello svolgimento dei compiti di partito muove il resto e il resto delle voci incide sullo svolgimento dei compiti. Partire dai compiti mette concretamente ogni compagno di fronte al fatto che il lavoro interno del partito è in funzione di quello esterno (verso le masse). È con questo approccio che mettiamo la formazione sulla strada giusta perché possa svilupparsi. Poi nel fare la formazione il dirigente deve essere materialista dialettico: partire dal reale come è e come può svilupparsi, per portare il compagno a svolgere bene i compiti affidatigli.

 

Nella direzione, nel mettere a punto il piano di lavoro di un organismo o di un singolo e nel monitorarne l’applicazione, è importante che il dirigente scenda in dettaglio fino al (ma non vada oltre il) punto dal quale poi l’organismo o il singolo diretto, sforzandosi, è in grado di procedere da solo: che il dirigente non si fermi troppo sul generale e non scenda più in dettaglio del necessario (in modo da dare possibilità al diretto di metterci del suo nell’applicare con creatività la linea, lotta all’approccio burocratico). È un criterio che non sempre applichiamo. Spesso attualmente la direzione si ferma a un livello troppo elevato (resta sul generale, si ferma a richiamare i principi attinenti al caso) per il diretto: questi si trova a dovere e volere applicare la linea ed eseguire il piano di lavoro, ma non sa procedere, non ha di suo un’assimilazione sufficiente del materialismo dialettico per vedere e capire come procedere nel suo particolare e operare concretamente (fare delle scelte, sperimentare, rivedere il piano e correggere il tiro quando necessario, ecc.). Il dirigente doveva scendere maggiormente in dettaglio. Se non lo fa, l’organismo e il singolo diretto non esegue la parte assegnatagli (o la esegue in modo burocratico), la sua formazione non cresce, prova frustrazione e scoraggiamento, il nostro lavoro generale procede lentamente. Noi siamo materialisti-dialettico e sappiamo che ogni cosa 1. si trasforma secondo la sua natura, 2. è connessa ad altre, 3. si trasforma per contraddizioni proprie della sua natura, 4. si trasforma per l’influenza di condizioni e agenti esterni ad essa: quindi chi vuole trasformare una cosa deve conoscere questi 4 aspetti e quanto più avanzata è la sua comprensione di essi, tanto più efficace è la sua azione.

D’altra parte quando chi dirige scende troppo in dettaglio e definisce lui operazioni che l’organismo o il singolo diretto è in grado, sforzandosi, di definire autonomamente, egli frena la formazione dell’organismo o singolo diretto e perde tempo. Anche in questo caso nel diretto crea frustrazione e scoraggiamento e rafforza la sfiducia in se stesso (“non sono all’altezza”), mentre nel dirigente rafforza la sfiducia nel diretto (“non è capace”). Ovviamente ogni organismo e singolo è diverso dall’altro e questo orientamento generale necessita di una traduzione particolare e concreta e di fase in fase. Ma c’è un criterio di verifica universalmente valido: dopo ogni intervento il dirigente deve chiedersi:

1. quali passi in avanti ha fatto l’organismo o il singolo che dirige,

2. quale nuovo passo l’eventuale posizione conquistata rende possibile.

Da materialisti dialettici, sappiamo che ogni cosa è in continuo movimento e trasformazione. Quindi anche una relazione sentimentale e una relazione di coppia è destinata a crescere, trasformarsi e deve continuamente adeguarsi ai cambiamenti della vita politica (lotta di classe) e dei due compagni coinvolti. Ed è anche nell’ordine delle cose che una relazione di coppia stabile (per durata, costruzione di una vita in comune, eventuali figli, ecc.) possa finire.

Noi comunisti usiamo la concezione comunista in tutti campi della nostra vita sociale, quindi anche nelle relazioni personali e sentimentali. Una relazione di coppia (3) è fatta da due persone ognuna delle quali sviluppa un proprio percorso di partecipazione alla vita e ai compiti del Partito, un proprio percorso di emancipazione dalle concezioni borghesi e clericali di cui è impregnata l’attuale società e dall’ambiente da cui proviene, ha accumulato esperienze di vita e nel Partito assimila a diversi livelli la concezione comunista, matura nuove idee e sentimenti, si mobilita e si sperimenta in vari campi di attività, anche a prescindere dall’altra persona (che fa a sua volta il suo specifico percorso nel Partito). Ciò può comportare dei cambiamenti negli equilibri della coppia, finanche la sua definitiva chiusura. Ma anche la conclusione di una relazione la dirigiamo alla luce della nostra concezione del mondo, sistemando al meglio le varie questioni pratiche, favorendo l’avanzamento di entrambi i compagni, contrastando atteggiamenti arretrati (dettati dal senso comune) perché mettiamo al centro l’interesse superiore della causa. Al netto della sofferenza, del dispiacere che può arrecare, la chiusura di una relazione di coppia stabile può essere un'opportunità per imparare a conoscere meglio se stessi e l’ex partner, a comprendere meglio il nostro ruolo nel Partito e in generale nella lotta di classe, a portare più avanti la nostra emancipazione dal senso comune, dal familismo, dall’individualismo così da creare condizioni più favorevoli per avanzare

1. nella comprensione e assimilazione della concezione comunista del mondo (ebbene sì... aldilà di quello che pensano i marxisti volgari di vecchie e nuove generazioni, la concezione comunista è la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la propria storia, è concezione organica che riguarda tutti gli aspetti della società),

2. nella conoscenza della mentalità che ereditiamo dalla nostra storia individuale,

3. nella presa di coscienza di aspetti della personalità di cui tenere conto nella nostra azione.

A tal proposito su VO 52 scrivevamo che: “(…) Gli uomini sviluppano tra loro rapporti a tre livelli: per gestirne bene la combinazione, dobbiamo distinguerli.

A livello intellettuale: a questo appartengono le immagini, le idee, le concezioni, gli obiettivi che danno (o che sono indotti a dare) alla loro vita.

A livello dei sentimenti: a questo appartengono le sensazioni, le immagini, gli slanci, l’amore, la solidarietà, il trasporto, l’insofferenza, l’irritazione, l’odio.

A livello pratico, fisico: quello che si vede, si tocca, si sente, ecc. A questo livello appartengono anche i rapporti sessuali, il vivere nella stessa casa, il fare vita comune, ecc. (…) Sessualmente gli uomini si accoppiano da sempre. La famiglia monogamica e stabile è documentato che esiste solo da alcuni millenni. Da millenni gli uomini rivestono il loro accoppiarsi sessualmente di rapporti pratici, sentimentali e intellettuali diversi che sono evoluti con il resto delle relazioni tra loro. Rientrano nel complesso dei rapporti sociali. Noi comunisti ci siamo assunti un compito sociale ben definito: mobilitare le masse sfruttate e oppresse a instaurare il socialismo e a trasformarsi fino a costituire la società comunista. Questo determina (deve determinare: l’esperienza storica della prima ondata ci dice che riusciamo ad adempierlo solo se lo trattiamo come il principale) il complesso degli altri ruoli e relazioni sociali che ognuno di noi membri del Partito ha, sviluppa, intrattiene; ma è anche condizionato da essi e legato ad essi. L’accoppiamento e la vita di coppia appartengono a questi rapporti. Per fare quello che come comunisti ci siamo assunti di fare, dobbiamo gestire anche l’accoppiamento, la vita di coppia e le altre nostre attività sessuali coerentemente con il patrimonio intellettuale e sentimentale con cui perseguiamo il nostro ruolo principale. Accoppiarci con una data persona o no, in che forma, quali prospettive e limiti ha la relazione di coppia che abbiamo in corso, ecc.: tutte cose che vanno viste, ragionate e gestite alla luce del ruolo che vogliamo e dobbiamo svolgere. Il fatto pratico dell’accoppiamento sessuale e il fatto pratico della costituzione di un nucleo familiare hanno bisogno di un vestito sentimentale e intellettuale (e comunque lo hanno) e hanno una connessione diretta o indiretta con il resto dei rapporti sociali. La nostra gestione dialettica (cioè che considera che ogni cosa è in relazione con le altre, che ogni cosa si trasforma, cause interne e cause esterne, ecc.) dell’accoppiamento, delle altre relazioni e attività connesse con il sesso e della famiglia, deve fare i conti con le situazioni pratiche e particolari, subordinandole al ruolo di comunista, alle relazioni di partito, alle relazioni dei comunisti con le varie classi delle masse popolari e con quelle del campo nemico, con la lotta per l’emancipazione delle masse popolari dalla borghesia, delle donne dagli uomini, dei giovani dagli adulti. Bisogna quindi essere disposti a trasformarci, imparare a comportarsi e gestire la propria vita di conseguenza: le regole sono solo un derivato provvisorio dell’analisi concreta della situazione concreta”.

Nelle discussioni con i compagni e le compagne, nel nostro ragionamento ci soffermiamo spesso sulla cura degli aspetti intellettuali delle relazioni personali.(4) Ma dobbiamo trattare e imparare a conoscere di più anche gli aspetti sentimentali e fisici: sono aspetti reali, che esistono e di cui tenere conto per arrivare a dirigerli e farli diventare un’ulteriore risorsa nei percorsi di riforma intellettuale e morale. Bisogna farlo ancora di più se consideriamo la debolezza del movimento comunista in questa fase di difensiva strategica e le caratteristiche dei compagni che vengono a noi: essi inevitabilmente (per età anagrafica) sono passati nel “tritacarne” con cui la borghesia forma nei paesi imperialisti i giovani dopo il capitalismo dal volto umano e il ’68. In questi compagni sono evidenti due rischi:

4. Occorre notare che in Sesso e famiglia - Avanziamo nella riforma intellettuale e morale (La Voce 52 - marzo 2016) vengono affrontati due problemi attinenti alle relazioni sessuali e di coppia:
a) il machismo che consiste nel considerare una donna solo o principalmente come mezzo per soddisfare i propri istinti sessuali, ridurre la donna solo o principalmente al ruolo di partner della relazione sessuale, e a esso corrisponde da parte della donna l’accettazione di questo tipo di rapporto;
b) la combinazione manchevole tra la relazione intellettuale e sentimentale e l’attrazione sessuale: in noi comunisti difficilmente l’intimità del rapporto sessuale e della convivenza si concilia e si protrae felicemente in mancanza di una visione comune del mondo, di una comunità di sentimenti e di relazioni sociali e con l’assenza di un comune lavoro intellettuale, sociale e politico.

5. Attenzione, ribadisco quanto già scritto sopra: le regole sono solo un derivato provvisorio dell’analisi concreta della situazione concreta e sono funzionali alla nostra trasformazione in comunisti sempre più adeguati ai compiti della fase.

1. concepire le relazioni come ambito nel quale rompere ogni regola (5) (del tipo “sesso, droga and rock and roll”) oppure

2. vivere le relazioni di coppia come “una nicchia”: pensare di ricavare dalla vita familiare quello che essa non ha e non può offrire (viviamo in una società collettiva, la famiglia intesa come nucleo chiuso è antistorica) o vivere la vita di coppia come “rifugio” staccato dalla vita sociale (Partito e lotta per la causa).Questa seconda deviazione porta a concepire le relazioni personali come il centro della propria vita (e l’attività di Partito come secondaria, accessoria).

In questa seconda deviazione la fine della relazione può comportare la messa in discussione dell’adesione al Partito (fare passi indietro, disertare) e mettere in discussione aspetti della propria identità, perdita di senso, senso di abbandono, trascuratezza, sconforto. Per questo il Partito deve intervenire nella cura e formazione delle relazioni personali, il dirigente deve seguire i diretti e alimentare un dibattito franco su questi aspetti, prestare attenzione ai “campanelli di allarme” e intervenire tempestivamente.

 

A proposito dell'educazione sessuale ho trovato molto utile e formativo leggere quanto scrive Makarenko in “Consigli ai genitori”.(6) Ne consiglio la lettura perché educa a tenere insieme (mettere in connessione) l’educazione sessuale con quella sentimentale e riempie di contenuto il sentimento dell’amore legandolo all’amore per la causa del comunismo. Chiaramente, esorto ogni compagno a distinguere i particolari che si riferiscono all’Unione Sovietica degli anni ‘20 e ‘30 da quelli che riguardano noi comunisti oggi: niente è fisso, niente è eterno, tutto si trasforma, ogni cosa e aspetto della realtà ha avuto un’origine, è il risultato di una storia e si trasformerà in qualcosa d'altro, il significato reale di ogni cosa dipende dal contesto di cui è parte.

6. Anton S. Makarenko, Consigli ai genitori - Ed. La Città del Sole, pagina 111 e seguenti.

7. A tal proposito vedasi F. Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato - Editori Riuniti, 1976.

8. A tal proposito vedasi il Manifesto Programma del (n)PCI - Ed. Rapporti Sociali, pag. 249, nota 2.

Makarenko spiega con parole semplici e schiette come l’educazione sessuale può venire risolta in modo giusto soltanto quando si vedono gli obiettivi di questa educazione, cioè educare i giovani a relazioni sociali e personali sane e in funzione della costruzione del socialismo: come per il resto delle relazioni sociali, anche nella gestione delle relazioni sessuali non bisogna mai dimenticare la scelta di vita che abbiamo fatto arruolandoci nelle file del (n)PCI. E scegliendo di costruire la rivoluzione socialista (di condurre una guerra) creiamo anche le condizioni per imparare a conoscere e ad avere relazioni sessuali sane. Anche nel campo delle relazioni affettive e sessuali esiste una scienza e si scontrano le due linee: linea borghese-clericale e linea legata alla concezione comunista.(7) La vita sessuale dell’uomo differisce da quella degli animali e in questa differenza stanno gli obiettivi dell’educazione: l’animale sente il bisogno di una vita sessuale in relazione alla riproduzione della specie (agisce d’istinto, quindi senza coscienza). L’uomo che si è evoluto dalla specie animale attraverso le attività specificamente umane (8) costruisce relazioni sociali, sentimentali e anche il piacere sessuale indipendentemente dalla riproduzione della specie (avere dei figli). La classe dominante ha costruito nel corso dei millenni intorno ai sentimenti e al sesso una vasta cultura e la borghesia ci ha costruito anche una fiorente industria. Il movimento comunista cosciente e organizzato, grazie in particolare all’esperienza dei primi paesi socialisti, ha iniziato a costruire la scienza delle relazioni sociali del proletariato. Questa è la scienza che dobbiamo imparare e arricchire per costruire e sviluppare relazioni sentimentali più avanzate e conformi alla nostra azione finalizzata a costruire la nuova società socialista, una società basata sulla partecipazione cosciente delle masse popolari alla vita economica, intellettuale, morale e sociale.

Dobbiamo educarci ed educare, in particolare le giovani generazioni di compagni (ma visto il danno provocato da revisionisti moderni e sinistra borghese in questo campo la questione riguarda anche gli adulti) a costruire relazioni sentimentali e sessuali nuove. Dobbiamo curare in modo particolare la vita sessuale dei compagni, affrontare ogni aspetto che crea prevaricazioni, sottomissioni, oppressione, dipendenza personale nella vita di coppia e in generale nelle relazioni personali; la questione riguarda in particolare le compagne che subiscono oggettivamente la doppia oppressione e il loro processo di trasformazione in comuniste è doppio sia in termini di difficoltà, ma anche di spinta!

Quando i compagni (e le compagne) si trovano a vivere relazioni di coppia che di fatto sono un ostacolo per il loro avanzamento, che non rispondono più alle loro esigenze, alle loro aspirazioni, occorre intervenire. In questi casi, la rottura della relazione può essere salutare ed è sbagliato vederne la causa solo nel terreno delle relazioni sessuali; nello stesso tempo spesso queste sono un segnale che dobbiamo imparare a riconoscere, a curare, a dirigere, a legare agli altri aspetti che caratterizzano una relazione di coppia. Dobbiamo imparare quindi a gestire gli istinti sessuali con il sentimento d’amore per la causa del comunismo: e qui dobbiamo stare attenti alle sirene della sinistra borghese che invece confonde l’educazione sessuale alla sola conoscenza fisiologica dell’atto sessuale. È sicuramente importante conoscere il nostro corpo, conoscerne il funzionamento ma non basta per avere un’adeguata educazione sessuale: bisogna anche imparare a conoscere, a vivere e a dirigere gli aspetti sentimentali (l’amore reciproco) e così riusciamo a dare una direzione agli istinti sessuali.

A volte l’assenza di attrazione sessuale non è che la conseguenza della mancanza o povertà di relazioni intellettuali e sentimentali e di una comune pratica sociale o di relazioni di dipendenza personale. Altre volte invece le relazioni intellettuali e sentimentali e la pratica comune sociale in quella relazione di coppia sono diventate una catena che frena, storpia, blocca i percorsi di emancipazioni dei singoli compagni che compongono la coppia. A quel punto la rottura, affrontata con metodi e principi legati alla concezione comunista del mondo, è salutare per entrambi a prescindere da chi fa il primo passo.

La formazione e trasformazione in membri del partito ci fa diventare individui con una intensa attività intellettuale, con ampie e profonde relazioni sociali e sentimentalmente ricchi ed è difficile che un individuo con simile caratteristiche possa mantenere una relazione feconda e funzionale al compito che ci siamo assunti se le stesse caratteristiche non si esplicano, non le facciamo vivere anche all’interno della coppia.

 

Giulio V.