La Voce 64 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII  marzo 2020

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Ai comunisti: unirsi sulla strategia e sulla tattica

Unità d’azione contro la borghesia e il sistema politico delle Larghe Intese e dibattito franco e aperto sulle questioni di principio

Gli uomini non hanno mai avuto tanta conoscenza dei processi che avvengono in natura e tanti mezzi per indirizzarli come ora, ma non riescono a farlo perché tutte le loro relazioni e le loro istituzioni portano il marchio del modo di produzione capitalista. Il sistema economico attuale lo possono cambiare solo con un nuovo sistema politico ma il sistema politico è basato sul sistema economico. La dittatura di “quelli che hanno i soldi” ha portato l’Italia al collasso. È il cammino che stanno facendo tutti i paesi imperialisti, dalla Germania agli USA! Solo una rottura rivoluzionaria può spezzare questo nodo. Solo un governo che gestisce l’apparato che produce beni e servizi è in grado anche di far fronte all’epidemia del coronavirus. È il potere delle Organizzazioni Operaie e Popolari con alla testa l’avanguardia del proletariato italiano, il (nuovo) PCI, un drappello piccolo ma fondato sulla scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia! La dittatura del proletariato salverà l’Italia e il mondo! Condurre le masse popolari a instaurarla è il compito che solo il partito comunista può svolgere.

In Italia la pandemia del coronavirus ha messo in poco tempo un gran numero di persone, milioni di lavoratori ed esponenti delle masse popolari in un modo e decine di migliaia di compagni della base rossa in un altro, di fronte alla constatazione di questo fatto. Noi comunisti abbiamo bisogno di mille interventi e le persone che compongono la nostra macchina, quelle che ereditiamo dalla storia fatta finora e che sono dedite completamente e senza riserve alla nostra opera sono ancora poche, ma la guerra popolare rivoluzionaria avanza solo se i comunisti svolgono mille interventi capillari tra i lavoratori e tra le masse, in particolare tra la parte più avanzata (gli individui attivi aggregati nelle aziende capitaliste e pubbliche, nelle scuole e università, nelle zone di abitazione: quello che noi della Carovana chiamiamo movimento delle OO e OP).

 

La situazione straordinaria in cui siamo entrati nelle ultime settimane determinerà una svolta nelle relazioni politiche, economiche e sociali. Non si tornerà a quello che era prima. Quale senso prenderà la situazione dipenderà principalmente dall’azione di noi comunisti. Succederà quello che le masse popolari organizzate con i comunisti alla testa faranno succedere. Da parte della borghesia imperialista, andremo di male in peggio. Detta terra terra: per smettere di bagnarsi, bisogna costruire casa. Finché non costruiamo casa, diventeremo sempre più fradici. Ci sono tutte le condizioni oggettive per fare un salto nella rinascita del movimento nel nostro paese e nel mondo, per fare un deciso passo avanti nella Guerra Popolare Rivoluzionaria di lunga durata (GPR): la situazione crea condizioni favorevoli per raccogliere attorno al partito comunista (nelle organizzazioni di massa e nel fronte) le forze rivoluzionarie, per estendere la sua presenza e la sua influenza, per educare le forze rivoluzionarie alla lotta dirigendole a lottare nell’attuale fase di difensiva strategica della GPR.(1)

1. “L’avanzamento del nuovo potere si misura dalla quantità delle forze rivoluzionarie che si raccolgono nel fronte e dal livello delle forze stesse. In questa fase l’obiettivo principale non è l’eliminazione delle forze nemiche, ma raccogliere tra le masse popolari forze rivoluzionarie, estendere l’influenza e la direzione del partito comunista, elevare il livello delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la loro lotta contro la borghesia più efficace, elevare il loro livello di combattività” (MP, pagg. 203-204).

 

Le svolte politiche e sociali fanno emergere i comunisti adeguati ai compiti della fase: quelli che 1. hanno elaborato un’analisi della fase e hanno una linea di azione coerente con il corso oggettivo delle cose e con le condizioni soggettive degli elementi avanzati delle masse e 2. usano l’esperienza già fatta in casi simili dai comunisti nel secolo scorso (prima ondata della rivoluzione proletaria, 1917-76) per trarre dai successi e dalle sconfitte gli insegnamenti utili per affrontare al meglio la situazione e superare i limiti e gli errori dei comunisti che ci hanno proceduto e che non sono riusciti a fare la rivoluzione socialista nel nostro paese. Li distinguono da quelli che declamano i principi comunisti, proclamano la necessità del socialismo ma non elaborano una linea per affrontare la situazione (e hanno paura di entrare nel merito della linea proposta e praticata dalla Carovana del (n)PCI, partecipano al “cordone sanitario” attorno ad essa). Una linea che ha al centro l’orientamento e la direzione del proletariato ad affrontare e volgere ai suoi fini questa fase di emergenza. Sono e fanno i comunisti oggi quelli che promuovono e dirigono le masse popolari a far fronte all’emergenza sanitaria, economica, sociale e politica con cui hanno a che fare, nel nostro paese e nel resto del mondo, nell’ambito della fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo. Quindi né i “buoni comunisti” alla Liu Shao-chi,(2) né i socialdemocratici della II Internazionale che si accodarono alle rispettive borghesie nella Prima Guerra mondiale, né i bordighisti che, siccome “il problema non è il fascismo ma il capitalismo”, rinunciarono a dirigere la lotta contro il fascismo prima e il nazifascismo poi.

In questa fase è particolarmente importante avvalersi degli insegnamenti tratti dall’esperienza fatta dai comunisti della prima ondata nella svolta del Biennio Rosso, nella svolta del periodo luglio-settembre 1943, dal ruolo che hanno svolto e dai limiti ed errori che li hanno portati a cedere terreno alla borghesia.(3)

 

2. La posizione di Liu Shao-chi compare in modo chiaro nel suo opuscolo Come diventare un buon comunista. Liu lo scrisse alla fine degli anni ’30, nel pieno della lotta contro i giapponesi, ma l’impegno nella lotta contro i giapponesi neanche compare tra le caratteristiche del “buon comunista”. In Cina durante il periodo della lotta contro l’invasione giapponese, negli anni trenta e quaranta, vi era chi diceva che il Partito comunista non doveva occuparsi della lotta contro i giapponesi (come faceva il Kuomintang che si ostinava a combattere i comunisti e aspettava che i giapponesi fossero sconfitti dagli imperialisti anglosassoni - e come nel PCC sosteneva di fatto Liu Shao-chi) e vi era chi diceva che il Partito comunista doveva limitarsi alla lotta contro i giapponesi (così sostenevano i fautori della parola d’ordine “tutto attraverso il Fronte”, mutuata dalla destra del PCF che in Francia dava una interpretazione di destra della linea del Fronte popolare antifascista lanciata dall’Internazionale Comunista).

 

3. “Il Biennio Rosso mostra come in un paese imperialista si possano creare condizioni (condizioni diverse ma altrettanto adeguate si sono presentate in altri paesi e anche in Italia, in particolare nel 1943 e negli anni ’70) per il passaggio dalla prima alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria e in particolare come si possano creare le condizioni adeguate alla creazione delle forze armate rivoluzionarie, facendo leva sia sulla disponibilità degli operai e di altri elementi delle masse popolare a combattere sia sulle oscillazioni che si manifestano nelle forze armate della reazione e che rendono possibile il passaggio di una parte di esse alla rivoluzione o almeno la loro neutralizzazione. Da questo punto di vista il Biennio Rosso è una fonte di insegnamenti di inestimabile valore, in particolare a proposito della qualità dell’accumulazione di forze rivoluzionarie da compiere nella prima fase della guerra popolare rivoluzionaria. A causa della qualità inadeguata dell’accumulazione delle forze rivoluzionarie che l’aveva preceduto, il Biennio Rosso ebbe nella storia del movimento comunista italiano il ruolo positivo di mostrare i limiti del riformismo e di dare impulso alla creazione del PCI” (MP, pag. 287).

 

In questa fase, infatti, sono particolarmente deleterie le posizioni di quelli che si dichiarano comunisti e anticapitalisti ma seminano e praticano l’attendismo e il disfattismo tra i loro compagni e tra le masse (“aspettare che l’emergenza passi e poi riprendiamo le lotte”) e si limitano a fare gli spettatori come se fossimo ad una partita calcio; quelli che si limitano a denunciare ciò che la borghesia fa o non fa, la cattiveria di questo e quello; quelli che alimentano il panico seminato dalla borghesia tra le masse invece di contrastarlo; quelli che non indicano cosa bisogna fare e cosa loro stanno facendo per mobilitare e organizzare le masse popolari ad affrontare questa situazione di emergenza.

In questa fase occorrono non solo denuncia e analisi, ma soprattutto proposte e quindi azione sulle OO e OP e anche azione sulla base rossa, sul M5S, su partiti e organismi della vecchia e nuova sinistra borghese. La situazione d’emergenza rafforza gli “scossoni” nei partiti e nelle organizzazioni che appartengono al campo comunista, la lotta tra le due linee (linea rivoluzionaria per affrontare i compiti della fase e linea conciliatoria e attendista) diventa più aperta. Quello che sta avvenendo nel Partito Comunista di cui è segretario Marco Rizzo e nel FGC è segno della vitalità del movimento comunista del nostro paese e prima o poi porterà a una lotta ideologica aperta sulla strategia dei comunisti (la strategia che devono adottare per fare la rivoluzione socialista e per la rinascita del movimento comunista) e sulla tattica (elezioni, lotte rivendicative, alleanze). Conferma che il partito e il movimento comunista avanzano attraverso la lotta tra le due linee (linea del proletariato contro l’influenza della borghesia nel partito). La posizione di sinistra si distingue e si sostanzia non dalle frasi più di sinistra (più estremiste, movimentiste), non sulla declamazione dei principi del “buon comunista”, non sulla base delle persone che le impersonano (personalismi), ma sulla base della linea che indica ai lavoratori e alle masse popolari e su come e quanto i suoi esponenti la praticano loro stessi (come affrontano i compiti di questa fase precisa, il che fare qui e ora). Bisogna fare attenzione a frasi, opinioni che possono apparire più di sinistra, ma senza le indicazioni pratiche e il passaggio all’azione pratica diventano oggettivamente posizioni antipartito e disfattiste. Nelle lotte ideologiche noi della Carovana abbiamo più volte avuto conferma della tesi di Stalin che il partito epurandosi dagli elementi filoborghesi si rafforza e che a volte la destra usa una fraseologia che sembra di sinistra (contro la direzione, il centralismo democratico) per portare avanti una linea antipartito: quello che hanno fatto dopo la rottura con la Carovana del (n)PCI mostra il significato reale delle loro parole. Il dibattito e lo scontro tra linee in corso nel PC e nella FGC sono salutari se diventano lotta ideologica per comprendere più a fondo le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe (la scienza comunista, oggi marxismo-leninismo-maoismo) e condurla fino alla vittoria finale. È un dibattito che investe altre forze che derivano dalla disgregazione del vecchio PCI, raccolte per anni nel PRC e che dal 2008 si sono disperse in vari organismi (PCI segretario Mauro Alboresi, La Città Futura, PRC, Fronte Popolare).(4) La strada e l’abitudine di volersi unire su un elenco di misure, sulla base di piattaforme rivendicative unitarie non ha portato da nessuna parte in questi anni: le misure particolari e concrete ci vogliono ma sono particolari e concrete, caso per caso, a volte contrastanti secondo il momento e il contesto (vedi la situazione in cui la borghesia mette le masse popolari a Taranto): determinante, decisiva è la marcia verso l’instaurazione del socialismo, la rivoluzione socialista, la GPR. Si promuove l’unità lavorando insieme su misure immediate e concrete, ma l’unità di partito (l’unità dei comunisti) si fa sull’obiettivo dell’instaurazione del socialismo, sulla scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e devono fare la storia, sulla strategia, sulle questioni di principio. Gli obiettivi non sono questione di gusto, di persone, di sistema sociale migliore, ma di leggi socialmente oggettive.

 

4. Vedi Avviso ai naviganti n. 96, 26 dicembre 2019 Per il nuovo anno - Stalin ai comunisti italiani. Sull’unità dei comunisti per far avanzare la rivoluzione fino all’instaurazione del socialismo; Avviso ai naviganti n. 99, 18 marzo 2020 Ai membri e simpatizzanti del PC di Marco Rizzo, del Fronte della Gioventù Comunista e a tutti quelli che aspirano a instaurare il socialismo e si dichiarano comunisti!.

 

La crisi fatta deflagrare dal coronavirus pone con urgenza nuovi compiti ai comunisti. Il Partito comunista deve usarla a fondo (è paragonabile come profondità al crollo del fascismo luglio-settembre 1943: siamo passati dalla breccia nel sistema delle Larghe Intese alla crisi del sistema delle Larghe Intese) per raccogliere e mobilitare le forze rivoluzionarie esistenti nel paese.

Diversi compagni tirano la conclusione, che è ancora più urgente unire in un unico partito comunista tutti i comunisti dispersi: “senza un unico PCI non siamo capaci di spostare un granello di sabbia, ma invece di metterci assieme, facciamo a gara a chi è più bravo a declinare le idee comuniste e praticamente ci parliamo addosso” (Movimento per la Rinascità del P.C.I. e l’Unità dei Comunisti). Chi tira questa conclusione ha ragione ma non affronta la questione decisiva: cosa fare per diventare un unico soggetto politico che “metta insieme” tutti i comunisti? Cosa devo fare io (cosa dobbiamo fare noi) oggi e qui perché tutti i comunisti formino un unico soggetto politico? A questa domanda ogni organizzazione comunista e ogni singolo comunista deve rispondere e dare un seguito pratico alla risposta.

Diversi compagni sostengono che i comunisti devono ritornare a costituire un unico soggetto politico come (sottinteso) lo era il PCI fino al 1956. Già su questa data spartiacque non c’è accordo. In sostanza diversi comunisti (che sono confluiti nel PRC dopo lo scioglimento del PCI) non sono d’accordo che da allora (nel 1956), con il XX Congresso del PCUS e Kruscev (febbraio) e con l’VIII Congresso del PCI e la via democratica e parlamentare al socialismo e le riforme di struttura di Togliatti (dicembre), iniziò il corso delle cose che nel giro di pochi decenni ha portato il movimento comunista cosciente e organizzato a frantumarsi fino a scomparire come soggetto politico (cioè promotore e dirigente di un movimento di grandi masse che cambiava l’ordinamento politico e sociale dei vari paesi e del mondo intero).

 La comprensione di questo aspetto ci aiuta a capire la questione che è molto attuale per costruire l’unità dei comunisti su basi solide.

Come si era formato quel movimento comunista che univa tutti i comunisti in un unico soggetto politico? Un movimento politico che era “unico” e “metteva insieme tutti” i comunisti, anche se individui singoli che si dicevano tali ed erano fuori e persino contro di esso ne esistevano (anarchici prima e poi trotzkisti, bordighisti e altri) ma erano sostanzialmente insignificanti nel movimento che trasformava il mondo?

Se ben consideriamo la storia, esso inizia a formarsi nel 1848 (Manifesto del partito comunista) e prosegue con la fondazione della I Internazionale (1864) e di partiti nazionali (Germania, USA, Francia e altri) e con la Comune di Parigi (1871), poi con la fondazione della Seconda Internazionale (1889) e di partiti nazionali in tutti i paesi già capitalisti e in altri, infine con la Rivoluzione d’Ottobre, la fondazione dell’Internazionale Comunista (1919) e la costruzione dell’Unione Sovietica nonostante l’opposizione interna (borghese, menscevica e socialista-rivoluzionaria prima e trotzkista poi) e l’aggressione delle potenze imperialiste stroncata solo con la vittoria del 1945 contro il nazifascismo.

Questo movimento è pratico (si sviluppa nel campo delle lotte politiche della democrazia borghese che si trasforma e nel campo delle lotte rivendicative), ma è guidato da una teoria rivoluzionaria (il marxismo prima e il marxismo-leninismo poi). La sua decadenza pratica (in campo politico) fino alla dissoluzione è accompagnata dall’abbandono dell’obiettivo dell’instaurazione del socialismo per andare verso il comunismo e dall’abbandono del marxismo-leninismo come teoria guida.

L’idea di ricostruirlo senza l’instaurazione del socialismo come obiettivo comune e senza una teoria guida comune (noi sosteniamo con argomenti - “i sei principali apporti del maoismo al pensiero comunista” esposti nell’articolo I quattro temi principali da dibattere nel MCI - che essa oggi è il marxismo-leninismo-maoismo) è proclamata e sostenuta da molti individui e gruppi malcontenti del corso delle cose (e alcuni di essi persino si dichiarano comunisti), ma non ha dato e non può dare frutti. I comunisti si distinguono nettamente dagli altri oppositori del capitalismo perché sono i promotori e costruttori della rivoluzione socialista e del comunismo. Solo su quell’obiettivo e con la concezione rivoluzionaria del mondo come guida si costruisce (e nel passato già lo si è dimostrato praticamente) un grande e unito movimento comunista cosciente e organizzato, non su un elenco di obiettivi politici - anche se momento per momento bisogna darsi, agitare e perseguire anche obiettivi pratici, immediati, politici. A rovescio, domandiamoci perché il grande e unito movimento comunista cosciente e organizzato che esisteva fino agli anni ’50 del secolo scorso, passo dopo passo si è sfasciato, poi disgregato e disperso e infine dissolto?

 La nostra risposta è: perché il movimento comunista cosciente e organizzato dei paesi imperialisti aveva prima fallito e poi abbandonato l’obiettivo che aveva unito tutti i comunisti, instaurare il socialismo: la costruzione del socialismo in URSS doveva essere il primo passo della costruzione del socialismo in Europa e negli USA.(5) Il socialismo non è un “regime buono”, ma un sistema sociale di transizione al comunismo e poggia su tre pilastri: potere del proletariato organizzato aggregato attorno al suo partito d’avanguardia, il partito comunista; gestione delle aziende produttive di beni e servizi come una delle attività pubbliche (come l’ordine pubblico, la viabilità, la sanità e igiene, l’istruzione, ecc.) e secondo un piano mirato a soddisfare i bisogni della popolazione del paese e delle relazioni con gli altri paesi (nell’ordine: solidarietà, collaborazione, scambio); impiego di tutte le risorse disponibili per promuovere la crescente partecipazione delle masse alle attività specificamente umane (politiche, culturali, sportive, ecc.).

 

5. Vedi Stalin, Rapporto alla VII sessione plenaria allargata del Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista (dicembre 1926), vol. 9 Editori Riuniti pagg. 13-175, in particolare pagg. 41-42 e Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre (novembre 1927), vol. 10 pag. 260 (anche in www.nuovopci.it).

 

Compagni, la crisi del capitalismo si aggrava nel nostro paese in ogni campo: la crisi sanitaria aggrava la crisi economica, la crisi ecologica, il degrado intellettuale, l’ingovernabilità del sistema politico ed economico che si basa sull’asservimento al sistema finanziario della CI, all’UE e alla NATO. Il corso delle cose diventa più favorevole alla rivoluzione socialista. Il compito di noi comunisti è far avanzare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e la loro marcia verso l’instaurazione del socialismo. Due sono i fronti della lotta dei comunisti di oggi:

1. elevare ed estendere la resistenza che le masse popolari oppongono agli effetti del capitalismo in crisi, portando ogni individuo e gruppo a confluire passo dopo passo nella rivoluzione socialista aggregandosi attorno al partito comunista: individuare le migliaia di embrioni di organismi operai e popolari (OO e OP) nelle aziende e nelle zone d’abitazione e i milioni di atti individuali di resistenza, elevarne i protagonisti quanto a fiducia in se stessi e odio e disprezzo verso la borghesia e il suo clero artefici dell’attuale situazione disastrosa, quanto a determinazione, esperienza, forza, obiettivi, raggio d’azione, organizzazione e coscienza. La vittoria su questo fronte è il nostro obiettivo;

2. consolidare e rafforzare il partito comunista sviluppando la riforma intellettuale e morale dei suoi membri e candidati, elevando la capacità d’azione dei suoi organismi, rafforzando la loro capacità di dirigere le masse popolari, unendo nel partito gli elementi avanzati disposti a mettersi alla sua scuola. Dei due fronti il secondo è il più difficile per noi, ma è la vittoria su questo fronte che decide della vittoria sul primo. La prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) ha dimostrato in modo inconfutabile questa verità: quindi essa fa parte della nostra scienza. Oggi ignorare, nascondere o accantonare le nostre difficoltà sul secondo fronte e attribuire al primo fronte, in particolare alla “arretratezza delle masse popolari”, la causa della debolezza delle nostre forze, è la principale forma di disfattismo.

I comunisti in questa fase sono quelli che promuovono e dirigono le masse popolari a far fronte all’emergenza sanitaria, economica, sociale e politica con cui hanno a che fare nel nostro paese e nel resto delle mondo nell’ambito della fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo; sono quelli che hanno fatto proprie le lezioni che vengono dal bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria per quanto riguarda la strategia da cui viene il piano di guerra per far avanzare le condizioni per instaurare il socialismo; sono contro l’indicazione del governo di “IO RESTO A CASA” e dicono ai lavoratori e alle masse popolari che al contrario occorre che ognuno si interessi più a fondo di quello che succede alla gente intorno a noi, negli ospedali, nelle aziende, ecc. e di entrare, partecipare, collaborare con il (n)PCI, con il P.CARC, con le OO e OP, con le Brigate di Solidarietà, ecc. che stanno mobilitando a fare fronte all’emergenza: non aspettarsi la salvezza da autorità asservite ai capitalisti, al Vaticano, alle Organizzazioni criminali, agli imperialisti europei, USA e sionisti, ma organizzarsi e mobilitarsi per farvi fronte; sono quelli che fanno appello agli esponenti democratici delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine a non prestarsi a vessare la popolazione al servizio di una classe dominante che ha smantellato la sanità pubblica a favore di quella privata con cui si arricchiscono i Formigoni, i Rotelli e compagnia, che ha liquidato il settore pubblico dell’economia, ecc. e di andare negli ospedali pubblici, nelle aziende, ecc. a verificare le condizioni di sicurezza.

Questa è la strada che indichiamo agli organismi (partiti e organismi comunisti) e ai singoli compagni che aspirano all’unità dei comunisti. Ognuno di loro battagliando su questi fronti della lotta di classe costruirà la base e il terreno per raccogliere nel Partito comunista e attorno al partito (e nelle organizzazioni di massa e nel fronte) le forze rivoluzionarie e avanzare nel processo concreto di costruzione di un Partito comunista sempre più forte e adeguato a condurre la Guerra Popolare Rivoluzionaria.

Sergio G.