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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII  marzo 2020

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Fragilità psicologica e formazione dei giovani:
spunti di riflessione
 

In vari articoli di La Voce abbiamo trattato della fragilità psicologica che nei paesi imperialisti caratterizza una parte importante delle generazioni nate nel periodo successivo al capitalismo dal volto umano (1945-1975). È uno dei “problemi nuovi” che il rinascente movimento comunista deve affrontare nei paesi imperialisti.

Negli articoli Note sul senso della vita e la “ragione di vivere” e Perché vivo, che senso ha la mia vita? Che senso dai alla tua vita? (compresa la manchette Storicamente superato) pubblicati su VO 52 abbiamo fissato due aspetti generali.

1. La fragilità psicologica non è un problema del singolo individuo che “è fatto così”. È una questione sociale che riguarda decine di milioni di membri delle classi oppresse (in particolare giovani) dei paesi imperialisti, anche se si manifesta in modi specifici in ogni individuo particolare e concreto. La borghesia da una parte ha emancipato l’individuo dalla dipendenza primitiva (quasi animale) dal gruppo in cui è nato o è collocato dal sistema dei rapporti sociali, ma dall’altra nella fase della sua decadenza, da quando il suo sistema sociale è storicamente superato, nella sua lotta contro il comunismo distrugge in un numero crescente di individui il senso della propria esistenza: l’insicurezza e l’instabilità psicologica di tanti individui sono un risultato di questo.

2. La partecipazione consapevole e organizzata alla rivoluzione socialista promossa dal Partito permette al singolo individuo 1. di trovare nelle relazioni che instaura (praticamente con i membri del Partito e con altri, idealmente con il resto dell’umanità vicina e lontana) il senso della sua vita e 2. di trascinare via via anche altri nella rivoluzione socialista: nell’opera che dà all’esistenza individuale il senso che la restaurazione del dominio della borghesia sul mondo invece distrugge su scala crescente. La borghesia ha infatti portato l’umanità in una situazione in cui la possibilità di assicurare a tutti quanto serve per vivere dignitosamente da una parte elimina il fattore principale che da sempre ha dato senso anche alla vita del singolo individuo e dall’altra provoca esuberi, fame, obesità, inquinamento, malattie fisiche e mentali, ecc. Quindi oggi il senso della vita di ogni individuo consiste nel far fronte a questi problemi, cioè nel partecipare alla lotta di classe, alla lotta per instaurare il socialismo.

Mentre mettiamo a punto e sperimentiamo linee e metodi particolari nel lavoro organizzativo che il nostro Partito svolge, soprattutto per quanto riguarda la formazione e l’educazione dei giovani, dobbiamo andare più a fondo anche nel ragionamento: i due aspetti sono legati. È a questo scopo che pubblichiamo l’estratto della lettera che un compagno ci ha scritto e la presentazione dello scritto di Mao Tse-tung Uno studio sull’educazione fisica.

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(...) Da dove viene la fragilità psicologica? Tre sono i fattori che insieme compongono il processo attraverso cui si è creata e sviluppata.

In primo luogo la fragilità psicologica ha radici nelle condizioni materiali che caratterizzavano il periodo del capitalismo dal volto umano e nelle concezioni che si sono sviluppate su quella base. Penso ad esempio alla possibilità per operai di comprarsi una casa, alla “sicurezza” del posto fisso, alla possibilità di trovar da vivere senza doversi preoccupare della propria sopravvivenza in senso stretto. Questo ha alimentato nei proletari le illusioni di poter vivere dignitosamente nella società borghese o tutt’al più trovare un posto nelle pieghe del capitalismo (a volte senza lavorare) e riuscire in maniera individuale a trovare di che vivere (i due casi più estremi: chi impegnandosi nel fare carriera e chi trovando soluzioni fantasiose per “cavarsela” in qualche modo).

Queste concezioni si sono trascinate fino ai giorni nostri, nonostante l’entrata nella fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo. Sono alimentate dalla propaganda di regime e influenzano le idee delle masse popolari, e in qualche misura anche quelle dei comunisti, più largamente di quanto hanno riscontro nella realtà. L’educazione impartita dalla borghesia (sia attraverso i sistemi scolastici che attraverso gli altri apparati di formazione e propaganda) e dalle famiglie delle masse popolari cresciute nel capitalismo dal volto umano fa sì che i giovani (e gli adulti di oggi che erano giovani ieri) “diventano adulti” più tardi. Ritarda un processo di crescita che si sviluppa invece proprio affrontando le contraddizioni tra sé e il resto del mondo.

Il secondo fattore è costituito dall’intossicazione e dalla diversione promosse dalla borghesia con il suo regime di controrivoluzione preventiva e più nello specifico con le “tre trappole” (vedi La Voce 54 - novembre 2016, pag.17). In particolare il distacco dalla realtà attraverso la fuga in un mondo immaginario fin dalla prima infanzia e dall’adolescenza (parliamo di videogames, social network ed escape room, ma anche di tutte quelle attività che mettono nella condizione di “spettatori della realtà”) forma individui che hanno poca o nessuna capacità di orientarsi nel mondo reale, soprattutto in questa fase dove la società borghese non detta all’individuo una direzione e scadenze così nette (trovare un lavoro, trovare una casa, sposarsi, mettere su famiglia, ecc.) come nel periodo dal capitalismo dal volto umano. Forma individui con una incapacità di fondo di elaborare la propria esperienza di vita quotidiana (per alcuni la propria giornata è un susseguirsi lineare di scadenze e impegni per poi ripartire da capo il giorno seguente) e quindi anche l’azione del pensare si riduce ad un linguaggio binario (1 o 0, “vero” o “falso”, “mi piace” o “non mi piace”).

Il terzo fattore, direttamente collegato alla disgregazione sociale della società borghese in putrefazione, consiste nell’eliminazione di centri di aggregazione, di circoli, di punti di ritrovo in cui confrontarsi e relazionarsi con altri, anche di quei centri di formazione e partecipazione delle masse popolari come erano le Case del popolo e le sezioni del vecchio PCI. La combinazione di questi tre aspetti porta in definitiva ad un’incapacità di fondo di “affrontare il mondo” a partire dai suoi aspetti più elementari (a volte anche difficoltà a fare una telefonata per prenotare una pizza) fino a quelli più strutturati (ad esempio ragionare in relazione a progetti e obiettivi, organizzare aspetti della propria vita e della vita collettiva). Nel nostro paese abbiamo una parte importante di giovani della classe operaia e delle masse popolari che presentano forme di fragilità psicologica, ma sono alla ricerca di un senso da dare alla propria vita, di punti fermi, di principi da seguire e si rendono conto che il mondo così com’è non va e che è necessario cambiarlo. Ci sono fasi nella crescita di un giovane in cui la ricerca di un senso alla propria esistenza si manifesta in molteplici modi: chi si appassiona alla “cospirazione”, chi si butta nel ribellismo, chi si droga per stordirsi di fronte ad un mondo che non ha niente da dargli, chi si appassiona alla tecnologia, chi vuole aiutare gli altri. È una delle vie attraverso cui alcuni si aggregano al movimento comunista. (...)

Leone