La Voce 63 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - novembre 2019

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Darsi i mezzi per la propria politica significa anche curare la salute e l’alimentazione

Lettera alla redazione

 

Sul numero 59 della rivista avete pubblicato un breve ma significativo trafiletto in cui trattavate dell’importanza per i comunisti dei paesi imperialisti di prendersi cura della propria salute fisica. Negli ultimi anni, a causa della sedentarietà e di una scarsa attenzione verso l’alimentazione, avevo preso peso, non tantissimo ma comunque abbastanza per superare di qualche punto la fascia normopeso ed entrare nella fascia sovrappeso. Da qualche mese ho cominciato un percorso, seguita da una nutrizionista, con l’obiettivo di perdere peso e di imparare a mangiare, percorso che ha coinvolto e trasformato tutto il mio modo di vivere, andando a intervenire anche su pigrizia e sedentarietà.

In tre mesi non solo ho raggiunto l’obiettivo definito con la nutrizionista ma ho conquistato maggiore serenità, consapevolezza, forza di volontà, maggiore padronanza e capacità di direzione sulla mia vita. Ho pensato che potesse essere utile e di stimolo per altri compagni condividere gli insegnamenti e le riflessioni che ricavo da questa esperienza.

Sfatiamo il mito del “non ho tempo”. Alla prima visita che ho fatto la nutrizionista, oltre a darmi un piano alimentare, mi ha invitato a porre fine alla sedentarietà facendo un’attività fisica di qualsiasi tipo. La mia risposta istintiva è stata “ma io non ho tempo”, fra lavoro e spostamenti sono fuori casa 10 ore, la sera devo fare attività politica, non posso fare anche questo. La risposta ragionata è stata quella di usare ogni pretesto per camminare: ho smesso di prendere l’autobus per arrivare fino al metrò, ho smesso di usare ascensori e scale mobili, approfitto per camminare del tempo che mi avanza nella pausa dopo aver pranzato. Ho cominciato così un circolo virtuoso e positivo che, unito alla disintossicazione dal cibo (prima di cominciare il mio piano alimentare avevo sempre fame), mi ha portata a essere più attiva e a modificare naturalmente il mio orologio biologico, cioè a svegliarmi molto prima della sveglia. Non avete idea di quanto il corpo si rigeneri semplicemente togliendo le quantità di cibo che ingurgitiamo senza che ce ne sia realmente bisogno e semplicemente mettendolo in moto. Ora che mi sveglio quasi con il sorgere del sole (è l’orologio biologico, non sono diventata Terminator), ho molte più energie che non prima.

“Non ho tempo”, in sintesi, è una scusa per nascondere la propria pigrizia, la mancanza di volontà e l’assenza di disciplina. Se si vuole raggiungere un obiettivo si trovano le strade e i mezzi per raggiungerlo. L’obiettivo deve essere realistico, la strada da percorrere deve essere alla nostra altezza: creare un circuito positivo!

Inizialmente pianificavo gli esercizi ma poi non li facevo, perché perdevo tempo in altre cose, per pigrizia. La costanza l’ho ottenuta grazie a Mao. Il primo articolo che Mao ha scritto era proprio uno studio sull’educazione fisica (Opere di Mao Tse-tung, Edizioni Rapporti Sociali, vol. 1). Un bellissimo articolo che anima e stimola. Quando finisci la lettura hai veramente voglia di “spaccare il mondo” e metterti a fare esercizi. È stato Mao, nell’ambito di un processo avviato e di un percorso proteso nella direzione che indicava, a far scattare la scintilla e a farmi scrollare di dosso gli indugi.

“Coloro che hanno il corpo fragile sono incostanti nel comportamento. Coloro che hanno la carne flaccida sono molli e ottusi nel cuore e nella volontà. Così il corpo influenza la mente e il cuore. Scopo dell’educazione fisica è rafforzare i muscoli e le ossa e, di conseguenza, accrescere le conoscenze, armonizzare i sentimenti, rafforzare la volontà. La forza fisica risiede nel corpo. La sapienza, i sentimenti e la volontà risiedono nel cuore. Quando corpo e cuore sono entrambi in forma, si può parlare di perfetta armonia. Per questo l’educazione fisica non è altro che nutrimento delle nostre vite, gioia dei nostri cuori”.

Per fare la rivoluzione socialista abbiamo bisogno di compagni moralmente tenaci e intellettualmente acuti. La direzione a cui la carovana del (nuovo)PCI deve tendere è questa. Anche l’alimentazione, la cura del corpo, la salute (e  in questo campo contemplare anche il riposo) sono uno strumento funzionale alla costruzione della nostra opera. Non sono qualcosa in più, che sta fuori e che ci distoglie da ciò che dobbiamo fare, ma anzi un modo per farlo meglio, con maggiori e rinnovate forze ed energie, con lucidità e serenità mentale. Insegna ad autodisciplinarsi e a decidere sulla propria vita in modo profondo: cambiare stile di vita significa anche cambiare modo di pensare e di approcciarsi alle cose. Decidere come impiegare il proprio tempo è possibile sia per chi lavora in produzione, come me, sia per chi lavora a tempo pieno per il Partito. In questo sta il diventare comunisti: come si può dire “darei la mia vita per la rivoluzione” ma poi non avere la forza di dire no a un cibo che sappiamo non farci bene o farci fermare dalla facile scusa del “non ho tempo”? La questione principale e centrale è dirigere ogni aspetto della propria vita.

Per me oggi la sfida è cambiata, oggi devo usare ciò che imparo in questo lavoro su di me, sul mio corpo, per riversarlo nel lavoro prettamente politico: quella costanza che sto allenando deve essere anche per lo studio, lo sviluppo del lavoro con i miei compagni di Partito, l’intervento nelle aziende capitaliste e pubbliche, la raccolta delle forze rivoluzionarie e la loro formazione, il lavoro di elaborazione dell’esperienza. Usare l’energia che ho trovato, per prendermi il tempo anche di migliorare la mia attività politica, creare un circuito positivo e una routine quotidiana in cui via via diventerà naturale studiare, prendermi cura dello sviluppo del collettivo, intervenire tra le masse, tirare lezioni dall’esperienza. È un percorso avviato e in corso, con le sue contraddizioni ma so (lo sto imparando con l’attività fisica e l’alimentazione) che è possibile farlo: la tempra, la tenacia, la costanza, la forza di volontà non sono innate, si educano.

Spero che questo mio contributo sia utile al nostro lavoro.

A pugno chiuso

Una compagna del P.CARC