La Voce 58 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX marzo 2018

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Non si è in grado di comprendere a pieno Il capitale di Marx, e in particolare il suo primo capitolo, se non si è studiata attentamente e capita tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, dopo mezzo secolo nessun marxista ha capito Marx!!”

(aforisma scritto da Lenin nell’autunno del 1914 mentre studiava il terzo libro, l’ultimo, di Scienza delle logica di Hegel) - Lenin settembre/dicembre 1914, Berna (da Riassunto della Scienza delle logica di Hegel, Quaderni filosofici, Opere complete vol. 38, Editori Riuniti 1969 pag. 167)

Con questa affermazione apodittica e quasi paradossale, Lenin non nega che milioni di operai avevano assimilato e applicato giustamente e a fondo Il capitale di Marx senza aver “studiato attentamente e capito tutta la logica di Hegel”. Concretamente (e un’affermazione è vera solo nel concreto di un contesto) dice che gli intellettuali, interpreti, approfonditori, critici e revisori di Marx che avevano studiato Il capitale senza aver studiato e capito la logica di Hegel, cioè non nel senso del materialismo dialettico, lo avevano frainteso e travisato.

Lavoro di massa e materialismo dialettico: andata e ritorno

 

Dal lavoro di massa tra gli operai...

Alcuni membri della Carovana e molti dei compagni della base rossa con cui abbiamo a che fare, siccome sono comunisti, pensano e dicono che il materialismo dialettico è una buona cosa perché è un “pezzo forte” della concezione comunista del mondo, ma in definitiva considerano il materialismo dialettico come una cosa che serve alle discussioni “tra compagni” (e la filosofia del marxismo in generale come un’astruseria). Altri invece apprezzano il materialismo dialettico (e la filosofia del marxismo in generale) e lo usano nella lotta ideologica: per criticare posizioni che fanno capo all’una o all’altra delle scuole dell’idealismo e dello scetticismo (“non è possibile conoscere la realtà”): le scuole che, da quando la società borghese è entrata nella fase imperialista e in particolare da quando è iniziata la seconda crisi generale del capitalismo, permeano da una parte la filosofia del “pensiero debole” (con l’annesso ritorno al misticismo, all’esoterismo, alla metafisica a cui il “pensiero debole” apre la strada) e dall’altra il positivismo (con l’annesso ritorno all’empirismo nel campo della conoscenza e al pragmatismo nel campo della condotta a cui il positivismo apre la strada).

In entrambi i casi i nostri compagni trattano il materialismo dialettico come qualcosa che resta sospeso nel mondo delle idee anziché come uno strumento per comprendere la realtà e una guida per trasformarla. Nel lavoro di massa si dividono in due filoni: i “pratici” e i “teorici”.

I “pratici” procedono come se il materialismo dialettico fosse qualcosa che ha poco o niente a che fare con il lavoro di massa che svolgono: in questo lavoro, quindi, si regolano in gran parte a naso, a intuizione, a istinto di classe. Cercano operai che sono d’accordo con loro o quasi, ma non sanno come regolarsi con quegli operai che si danno da fare nel proprio ambiente ma non la pensano come loro; quando trovano degli operai che accolgono i loro appelli, non sanno bene cosa fargli fare, come far avanzare il rapporto. Per quanto riguarda i membri e i collaboratori del Partito, questo si traduce ad esempio nel fatto che, quando svolgono azioni di propaganda clandestina, curano poco o niente la raccolta di reazioni e lo studio degli effetti. Oppure hanno difficoltà a svilupparli, a individuare la mossa, l’iniziativa, l’intervento da far seguire al primo, perché sono fermi al particolare e concreto, oggetto della percezione sensoriale e dell’intuizione.

I “teorici” cercano di dedurre dalla concezione comunista la realtà: “gli operai sono la classe protagonista della rivoluzione socialista che porterà al comunismo, Carlo è un operaio, quindi Carlo è un comunista”. Quando trovano l’operaio Carlo che è “di sinistra” o comunque si dà da fare nel suo ambiente, si “accaniscono” su di lui perché, siccome è un operaio, deve essere per forza un comunista. Per quanto riguarda i membri e i collaboratori del Partito, questo si traduce nel fatto che gli parlano di crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, di guerra popolare rivoluzionaria, di partito clandestino, ecc., gli riversano cioè addosso l’enciclopedia della concezione comunista del mondo. Oppure restano spiazzati se scoprono che Carlo è sì un operaio, ma è un crumiro e uno spione (o picchia la moglie oppure spesso e volentieri si ubriaca oppure passa il suo tempo ai videogiochi oppure addirittura ha votato Lega o CasaPound e ce l’ha con i neri: ognuno può allungare la lista delle “malefatte” che rendono Carlo incompatibile con l’operaio ideale che ha in mente). E a quel punto, ragionando allo stesso modo, possono fare anche il percorso opposto: “Carlo è un crumiro e uno spione, Carlo è un operaio, quindi gli operai non sono rivoluzionari”. E da lì il passo è breve per arrivare alla conclusione che “la rivoluzione socialista non è possibile”, per mettersi alla ricerca di “soggetti rivoluzionari” o addirittura arrivare al “resistiamo in attesa di tempi migliori”.(1)

Sicuramente ho estremizzato un po’ con delle situazioni “limite”, ma la conclusione a cui voglio arrivare è la stessa che è sintetizzata nella comunicazione LOes del P.CARC pubblicata in questo numero della rivista (pagg. 44-52): il lavoro, anche dei compagni della Carovana, per organizzare, mobilitare ed elevare la coscienza degli operai avanza ma non si dispiega ancora in modo fruttuoso e fecondo.(2)

Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che i nostri compagni ancora non pensano e non agiscono in modo materialista dialettico: devono imparare a farlo o devono imparare a farlo meglio.



1. Il seguito che hanno anche tra la base rossa le teorie dei Marcuse, Negri, Revelli, Vasapollo e di altri intellettuali sedicenti marxisti di ieri e di oggi che vanno seminando disfattismo e attendismo, è dovuto al fatto che questi signori fanno subdolamente leva sugli insuccessi pratici in serie dei “pratici” e dei “teorici” appena descritti, sulla delusione e demoralizzazione di questi.



2. Il lavoro per mobilitare gli operai avanzati nella rivoluzione socialista condotto dai Comitati di Partito avanza, lentamente ma avanza. Il nostro partito fratello, il Partito dei CARC, sta facendo esperienze-tipo in questo campo e ne sta traendo insegnamenti che sono utili anche a noi. Sono aumentati i collaboratori o comunque le persone che ci scrivono per illustrare al Partito l’attività che stanno conducendo, i problemi che incontrano, i risultati che raggiungono e per chiedere pareri. Anche la polemica in corso con Operai Contro (Avviso ai naviganti 80, 18 febbraio 2018) contiamo che apra la strada a uno scambio di esperienze sul terreno dell’organizzazione e dell’elevazione della coscienza e dell’attività degli operai. Si vanno formando anche spontaneamente gruppi di operai avanzati e alcuni iniziano a essere, direttamente o indirettamente, in contatto con il Partito. Quindi il lavoro è impostato e ha una sua articolazione. Ma nel complesso oggi non è ancora un lavoro dispiegato e non dà ancora risultati adeguati al fermento e allo scontento che il procedere della crisi generale suscita tra gli operai, al numero di operai legati almeno idealmente al comunismo esistenti nel nostro paese (di cui i più di 100 mila voti presi dal PC Rizzo alle elezioni del 4 marzo sono una manifestazione), ai lasciti che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha sedimentato nella coscienza e nella mentalità di molti operai e di altri lavoratori, alle risposte che il Partito ha via via elaborato alle questioni che intralciano la loro azione, alle energie dedicate.



al materialismo dialettico...

Quando pensiamo, noi non scopriamo la verità, quasi che questa (il contenuto, il risultato del nostro pensare, l’insieme di categorie tra loro connesse che costituisce il contenuto del nostro pensiero, la nostra dottrina o teoria) esistesse già da qualche parte e in qualche veste, indipendentemente dal nostro pensare (dalla nostra attività intellettuale). Che la verità esiste già, sia che noi pensiamo o no (come, in altro campo, la giustizia esisterebbe tal quale indipendentemente dal particolare sistema di rapporti sociali), è un’idea tipica di molte religioni che la esprimono apertamente, un’idea che vive in ogni concezione idealista (anche “laica”) dell’attività del pensare. Non a caso nel linguaggio corrente con il termine pensiero, si indica sia l’attività del pensare sia il risultato dell’attività, il contenuto, quasi che il pensare fosse semplicemente acquisizione (appropriazione) della verità da parte di chi pensa, semplice riflesso nella mente di quello che già esiste nella realtà.

Quando pensiamo, noi costruiamo nella nostra mente un mondo di idee, una teoria perché sia guida della nostra attività pratica nel campo del mondo reale al quale applichiamo la nostra attività intellettuale: nel caso di noi comunisti il campo è il sistema delle relazioni sociali. Quando pensiamo, noi elaboriamo delle categorie astraendo (prescindendo) da molti aspetti che ogni cosa e individuo reale presenta, esattamente da tutti quelli che distinguono il singolo individuo e la singola cosa dagli altri che nella nostra ricostruzione mentale sono rappresentati dalla stessa categoria. Quando pensiamo, noi creiamo un mondo fatto di idee (categorie) e delle relazioni tra di esse con cui guidiamo la nostra attività pratica nel mondo il quale esiste indipendentemente dal fatto che noi pensiamo (il concreto reale). Questo è il mondo da cui abbiamo elaborato il nostro mondo intellettuale (il concreto di pensiero).

Il risultato della nostra attività pratica, nel mondo reale, ci dice se la nostra creatura serve allo scopo o è una creazione di fantasia: nel pensare infatti noi possiamo anche fantasticare (consapevolmente e volutamente o per errore, convinti di fare il contrario) e creare un mondo che non corrisponde al mondo reale.


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In nessun angolo del mondo esiste un capitalismo puro che si trasforma in socialismo puro

Il Governo di Blocco Popolare è una fase della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese, non è una terza via alternativa al permanere del capitalismo e all’instaurazione del socialismo.

La costituzione del GBP risponde a esigenze immediate delle masse popolari e inizia la scuola superiore (pratica, intellettuale e morale) di comunismo, della quale esse hanno bisogno.

Il GBP prenderà misure pratiche (governative e sostenute dalle organizzazioni operaie e popolari) per far fronte agli effetti più gravi della crisi. Ma sarà per forza di cose un insieme di misure contraddittorie e con risultati parziali:

1. perché al GBP parteciperà anche una parte delle classi dominanti,

2. perché la Pubblica Amministrazione sarà ancora grosso modo quella di oggi, salvo le epurazioni degli elementi ostili e più corrotti,

3. perché le Forze Armate e di polizia saranno ancora grosso modo quelle di oggi, salvo le epurazioni degli elementi ostili,

4. perché non esproprierà in massa i capitalisti, ma li sottoporrà temporaneamente a una legislazione d’emergenza,

5. perché anche al suo interno si scontrerà chi è per andare avanti e chi invece è per ristabilire le condizioni di un “sano capitalismo”, di un “normale” corso delle cose,

6. perché resteranno da regolare fino in fondo e definitivamente i conti con il Vaticano, con gli imperialisti USA, con i gruppi sionisti, con l’Unione Europea, con le Organizzazioni Criminali.


Avviso ai naviganti 7 - 16 marzo 2012

Dichiarazione generale del IV Congresso del P.CARC - 13-14 giugno 2015

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Noi esseri umani siamo parte del mondo reale da cui sperimentando e pensando elaboriamo il nostro mondo intellettuale. Siamo una parte che, più degli altri esseri viventi, ha come suo tratto particolare la capacità di elaborare un mondo intellettuale e di usarlo come guida della propria attività nel mondo reale. Quindi noi stessi siamo soggetto dell’attività del pensare e oggetto dell’attività del pensare, materia da cui sperimentando e pensando creiamo il nostro mondo intellettuale con cui guidiamo la nostra attività sul mondo reale, quindi anche su noi stessi.

Noi siamo una parte del mondo reale anche se non pensiamo. Operiamo nel mondo reale anche se non lo abbiamo ancora pensato. Operiamo in forme dettate da fattori diversi dalla teoria attuale del nostro Partito: l’istinto, l’intuizione o un pensiero primitivo, inferiore (meno completo, diverso, di qualità diversa) da quello a cui il movimento comunista cosciente e organizzato è arrivato oggi. Tutta l’attività pratica umana ha una sua storia che in parte abbiamo ricostruito. Anche l’attività del pensare ha una sua storia, anche il risultato dell’attività del pensare ha una sua storia (la storia delle dottrine). L’attività pratica umana si trasforma, la capacità umana di pensare si trasforma, il risultato di questa attività cambia: nuovi risultati prendono il posto dei precedenti come guida della nostra attività pratica.

Gli uomini hanno fatto la loro storia anche prima di avere delle proprie attività la conoscenza che abbiamo oggi, conoscenza che chiamiamo “scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia” o anche “concezione comunista del mondo” o anche marxismo-leninismo-maoismo o anche, più brevemente, marxismo. Come i muratori hanno costruito case e più in generale gli uomini hanno costruito ripari dalle intemperie naturali e dalle aggressioni ben prima di elaborare l’attuale scienza delle costruzioni e anche prima che si occupassero di scienza delle costruzioni. Come gli uomini hanno curato le loro malattie prima di elaborare la scienza medica attuale e in generale alcun corpo di dottrine mediche.


Il compito di noi comunisti, e quindi il motivo di queste considerazioni, non è ricostruire la storia del passato, cioè non è principalmente darci una guida per l’antropologia o la storia delle dottrine. Il nostro compito è fare la storia in corso, costruire il nostro futuro. Questo è anche il motivo di queste considerazioni. Infatti avere chiara la relazione che esiste tra soggetto e oggetto, la separazione tra i due e la loro unità, fa parte del nostro metodo di azione e del nostro metodo di conoscenza, della conoscenza che ci è necessaria perché la nostra azione sia efficace, cioè produca il risultato che ci proponiamo e perché ci proponiamo risultati (obiettivi) possibili.


La scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia è stata fondata da Marx ed Engels nel corso del secolo XIX. Il Manifesto del partito comunista (febbraio 1848) è la sua prima enunciazione organica e la più nota.

Base di questa scienza è il materialismo dialettico. Il materialismo storico è un’applicazione del materialismo dialettico, riferita a un campo particolare del mondo reale, cioè la storia della società umana.

Il nocciolo del materialismo è che il nostro pensiero è una creazione che noi compiamo elaborando l’esperienza del mondo reale, che esiste anche se noi non pensiamo.

Il nocciolo del materialismo dialettico è che ogni cosa si trasforma, cambia. Si trasforma in conformità 1) alla sua natura (causa interna) per le contraddizioni che esistono tra le varie sue parti e 2) alle relazioni tra essa e le altre cose (cause esterne). Proporsi di trasformare una cosa in qualcosa d’altro che non esiste già potenzialmente in essa, è uno sforzo vano. Ogni cosa può trasformarsi in varie altre cose: in quale di queste effettivamente si trasformerà, dipende dalle cause esterne che agiscono su di essa.

Quindi conoscere una cosa significa 1) conoscere le sue parti costitutive e le relazioni di unità e lotta che esistono tra di esse, 2) conoscere le relazioni che essa ha con altre cose. Ogni cosa è il risultato di una storia e si trasforma secondo una delle linee di trasformazione proprie della sua natura: l’affermazione di una direzione (farle prendere una direzione) è negazione di tutte le altre.

Per far trasformare una cosa secondo una direzione, bisogna che quella direzione sia una delle sue direzioni di trasformazione possibili e agire sulla cosa.


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Gli operai avanzati

A grandi linee possiamo distinguere cinque categorie di operai avanzati:

1. quelli che impersonano la tendenza a ricostruire il partito comunista; è una tendenza che si esprime in vari modi: nell'aderire disinteressatamente a un partito della sinistra borghese anche se non soddisfatti della sua attività, nello sforzo di inquadrare ogni problema particolare in un quadro generale di trasformazione-riforma della società, nella consapevolezza che “bisogna essere uniti”, ecc.;

2. quelli che esercitano disinteressatamente un ruolo dirigente sui loro compagni nelle lotte di difesa, siano o non siano membri di organismi sindacali;

3. quelli che in qualche modo si pongono disinteressatamente il compito di unire e mobilitare i propri compagni di classe per risolvere i problemi specifici che via via devono affrontare;

4. quelli che impersonano altre tendenze positive che si sviluppano tra le masse, come ad esempio quelli che cercano di capire come va il mondo, quelli che sono curiosi di conoscere altre situazioni, quelli che sono curiosi di conoscere programmi e metodi degli organismi politici, quelli che vogliono rendersi utili, ecc.;

5. quelli afflitti dal mal di vivere e che vogliono sentirsi meglio, cioè che nella vita corrente non trovano una ragione di vita ma ne sono alla ricerca.

Sono cinque categorie che non si sovrappongono completamente. In ogni situazione il comunista cerca di individuare gli elementi avanzati, capire di ognuno in che senso è avanzato (a quale delle cinque categorie appartiene) e sviluppare il rapporto con lui sulla base del suo aspetto positivo, di portarlo ad assimilare la concezione comunista del mondo e ad arruolarsi nel partito o almeno collaborare con esso.

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... e di nuovo al lavoro di massa tra gli operai

Cosa vuol dire tutto questo applicato al lavoro per mobilitare gli operai nella rivoluzione socialista? Dal marxismo impariamo che gli operai sono i lavoratori che un capitalista assume per valorizzare il suo capitale producendo beni e servizi e che proprio per questa loro posizione sono la classe che ha un ruolo centrale nella trasformazione della società borghese in società comunista (e questo per un comunista è un ingrediente della scienza con cui opera, allo stesso modo in cui la teoria atomica lo è per un chimico). Nel lavoro di massa però noi non abbiamo a che fare con “l’operaio”, ma con Mimmo, Alberto, Teresa e Mohamed che sono tutti operai, ma ognuno di loro è anche altre cose: sono operai avanzati o arretrati o a metà strada, sono uomini o donne, giovani, adulti o anziani, con figli o no, nati in Italia o in un altro paese, sindacalizzati o no, antifascisti o che pensano che “il fascismo è una cosa d’altri tempi”, antirazzisti o “sono comunista ma Salvini non ha tutti i torti” oppure proprio razzisti, legati al movimento comunista oppure no, incazzati con il padrone o convinti che il padrone è quello che gli dà di che campare, ecc.

Abbiamo a che fare con Mimmo, Alberto, Teresa e Mohamed che sono ognuno tante cose insieme, una combinazione di tante cose. Chi non ha la teoria, non vede neanche nell’operaio avanzato particolare e concreto che ha di fronte la categoria principale ai fini dell’azione che noi comunisti stiamo conducendo, si perde nel particolare e nel concreto e ricomincia ogni volta da capo. Chi vede e tiene conto solo della teoria (della categoria) e non vede il particolare e concreto che ha davanti, pesta l’acqua nel mortaio, salvo colpi di fortuna o l’intervento di altri fattori.

Dobbiamo avere in mente il compito storico di cui gli operai come classe sono portatori, ma partire da come Mimmo o Alberto o Teresa o Mohamed è concretamente per decidere caso per caso se intervenire proprio su quell’operaio concreto e come portare passo dopo passo quell’operaio avanzato concreto a svolgere il compito storico che spetta alla classe operaia.


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Dico se, perché non tutti i singoli operai concreti arrivano a svolgere il compito storico di cui la classe operaia è portatrice. Il comportamento della massa degli operai in definitiva corrisponde alla relazione pratica a cui essi in massa non possono sfuggire: l’operaio Tizio può anche sposarsi con una ricca Sempronia (era quello che tempo fa Berlusconi consigliava a una lavoratrice di bell’aspetto dell’Alitalia, ricordate?), ma non può essere il modo in cui il grosso degli operai si emancipano dallo sfruttamento economico. Invece nel determinare il comportamento del singolo operaio concreto quanto influiscano la relazione pratica che ha in comune con gli altri operai e l’esperienza ad essa connessa e quanto invece siano determinanti altri fattori, dipende da circostanze che sono accidentali caso per caso. Per questo iniziamo e puntiamo sugli operai avanzati, che sono più avanti del grosso degli operai rispetto ai compiti richiesti dalla rivoluzione socialista e nello stesso tempo lavorano gomito a gomito, sono vicini alla massa degli operai.

Quanto al come far progredire quel singolo e concreto operaio avanzato fino a svolgere il ruolo di protagonista della rivoluzione socialista, si tratta in linea di massima di sviluppare, estendere, arricchire passo dopo passo quello che di avanzato fa, che può essere anche molto distante dalla rivoluzione socialista: dall’operaio che allena una squadra di calcio di ragazzini del suo paese a quello che è mobilitato per far rispettare l’esito del referendum sull’acqua pubblica, da quello che fa parte di una tifoseria di sinistra a quello che fa volontariato per Emergency. Qui la nostra scienza è fondamentale, perché per farlo progredire dobbiamo tenere conto (possedere come concreto di pensiero) non solo delle caratteristiche di quel singolo e concreto operaio avanzato, ma anche della situazione dell’azienda in cui lavora, della zona in cui vive e in cui è ubicata l’azienda in cui lavora, del paese e farle interagire.

Ernesto V.