La Voce 51

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - novembre 2015

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La concezione comunista del mondo e il Governo di Blocco Popolare

La connessione dei tre attori nel movimento che sfocerà nella costituzione del GBP

 

La chimica è una scienza: è la conoscenza degli atomi (dei quali ben pochi esistono liberi - cioè non combinati con atomi diversi a formare molecole - in natura) e dei legami con cui gli atomi formano le molecole delle varie sostanze accessibili ai nostri sensi. Gli uomini l’hanno costruita chiedendosi il perché delle trasformazioni delle sostanze, elaborando i dati dell’esperienza, mettendo alla prova della pratica le teorie che elaboravano, scartando quelle che la sperimentazione smentiva ed elaborando ulteriormente quelle che la sperimentazione e l’attività industriale confermavano. Dopo che hanno scoperto ed elaborato la chimica, gli uomini hanno riprodotto di loro iniziativa (combinando a propria scelta gli atomi che ottengono scomponendo sostanze che esistono in natura) migliaia di sostanze già esistenti in natura e ne hanno creato milioni di nuove che in natura prima non esistevano: tante che il solo elenco dei loro nomi riempie un grosso volume. Prima di scoprire ed elaborare la chimica, riproducevano alcune delle sostanze di cui avevano bisogno mischiandone per tentativi alcune altre prese in natura, cuocendone altre, con procedimenti scoperti più o meno casualmente. Con la chimica, ora ne possono creare a loro piacere e a loro fantasia. Ma quanto a creare effettivamente una singola nuova sostanza, non basta la conoscenza della chimica in generale: occorre mettere a punto procedimenti e impianti specifici, da pensare, progettare, verificare, modificare, finché il procedimento riesce e si ha il risultato voluto. Un conto è conoscere la teoria generale, un altro mettere a punto uno specifico processo chimico e il relativo impianto.

Una cosa analoga è accaduta e ancora più accadrà per la società umana, per il sistema di relazioni che unisce gli individui a formare la società, per le istituzioni e gli strumenti di cui consiste e vive la società. Ovviamente un individuo è un livello di combinazione molto più ricco di un atomo e ogni individuo a sua volta è sintesi originale se non unica di molte determinazioni elementari (sociali e naturali), una sintesi che si modifica grazie alla comunicazione e all’esperienza. In particolare finché restiamo nel campo dell’attività chimica e quindi del pensiero e dell’attività degli scienziati e degli industriali chimici, ogni atomo è indivisibile e resta eguale a se stesso. Al contrario nell’ambito dell’attività sociale ogni individuo (e a maggior ragione ogni organismo e aggregato di individui) è un ente autonomo ma contemporaneamente anche 1. sintesi di molte determinazione sociali e naturali e quindi anche nel nostro pensiero deve essere scomponibile e scomposto in queste e 2. è in continua trasformazione e quindi anche del nostro pensiero deve comparire come un processo e non come qualcosa che resta sempre eguale a se stesso. La scienza delle attività con cui gli uomini fanno la storia della loro società e sviluppano le loro facoltà sentimentali e intellettuali, i loro comportamenti (la loro morale), le loro capacità relazionali, in una parola se stessi, è quindi una scienza molto più complessa e ricca della teoria degli atomi e dei legami con cui gli atomi formano molecole. Libertà e necessità si combinano in modo del tutto diverso che nel campo di pertinenza della chimica. Ma la costruzione e il ruolo delle rispettive scienze è analogo. Quello che prima gli uomini facevano alla cieca o per caso o per tentativi, una volta che abbiamo elaborato la scienza corrispondente, chi l’ha assimilata lo fa con cognizione di causa e secondo un progetto e procedimenti ben definiti.

In ogni altro campo di attività che non sia la lotta tra le classi sociali, si reputerebbe uno sciocco l’individuo che vuole svolgere quella attività ma rifiuta di usare le conoscenze già acquisite in proposito. È invece ovvio che nella lotta di classe, le classi dominanti fanno di tutto per distogliere le classi oppresse dall’impiegare le conoscenze che rafforzano la  loro lotta per emanciparsi; ricorrono a ogni mezzo per deformare e corrompere la scienza che può guidare le classi oppresse alla vittoria.

Noi comunisti siamo depositari, fautori, propagandisti ed utilizzatori della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia detta anche concezione comunista del mondo, che Marx ed Engels hanno messo a punto poco meno di due secoli fa e poi è stata sviluppata dai massimi dirigenti del movimento comunista, in particolare da Lenin, Stalin e Mao Tse-tung. Noi comunisti usiamo quella scienza per promuovere l’emancipazione delle masse popolari dalla borghesia e siamo la parte più cosciente e più organizzata delle masse popolari per condurre la lotta per il comunismo. Noi siamo parte delle masse popolari, ma ce ne stacchiamo per assimilare e usare quella scienza e diventiamo causa esterna della trasformazione delle masse popolari.

 

A quelli che ci obiettano che noi della Carovana del (n)PCI finora abbiamo ottenuto ben pochi risultati nella nostra attività tesa con scienza e coscienza a creare le condizioni necessarie per costituire il Governo di Blocco Popolare (e più in generale che abbiamo fatto ben pochi passi nella guerra popolare rivoluzionaria (GPR) che diciamo essere la strategia della rivoluzione socialista in Italia), noi rispondiamo che cercando di creare le condizioni per la costituzione del GBP abbiamo scoperto molte cose che ancora non conoscevamo e che una volta “digerite” e applicate ci faranno avanzare con maggiore successo verso la sua costituzione (per il resto della GPR rimando invece il bilancio ad altra occasione).

Grazie alla concezione comunista del mondo e all’analisi del corso delle cose, nel 2008 ne sapevamo abbastanza per dire che il GBP si può fare, che per le masse popolari è la via più diretta e meno distruttiva per porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone al mondo e quindi si deve fare, ma non sapevamo ancora molto su come farlo, nessuno l’aveva fatto prima di noi e neanche noi ne sapevamo molto. Allora cosa fare? Andare a casa? Aspettare? Continuare a pestare l’acqua nel mortaio come altre Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, come gli spontaneisti e altri, menando il can per l’aia delle lotte rivendicative, della democrazia borghese o delle iniziative di nicchia?

No! facciamo e impariamo, proviamo e riproviamo, correggiamo quello che si rivela sbagliato e sviluppiamo quello che è promettente. “Facendo la guerra impariamo a fare la guerra”: e ovviamente ci resta ancora da confermare nella pratica molte delle scoperte fatte e altre cose dovremo ancora imparare. Al contrario chi ha continuato sulla strada delle lotte rivendicative a premere sul governo della Repubblica Pontificia e sui padroni per indurli a fare quello che non è nel loro interesse fare o che addirittura non sarebbero comunque in grado di fare, chi ha continuato sulla strada della costituzione del “nuovo soggetto politico” (poco importa che si chiami Sinistra Italiana o Cosa Rossa o in altro modo) per partecipare alle elezioni e costituire un governo della sinistra borghese, chi ha continuato a pascolare e darsi da fare nel mondo delle iniziative di nicchia, tutti questi sono rimasti a pestare l’acqua nel mortaio, senza né aver ottenuto risultati né aver imparato.

Cosa abbiamo imparato noi? In sintesi noi abbiamo imparato che se la forza determinante, decisiva per costituire il GBP sono le masse popolari (gli operai, i lavoratori dipendenti e autonomi, gli studenti, i disoccupati e precari, le casalinghe, gli immigrati, i pensionati), il motore dell’intero processo siamo noi comunisti.

Le masse popolari sono il fattore decisivo: finché loro non entrano in campo, finché non si mobilitano e organizzano per costituire il GBP, i personaggi che oggi godono della loro fiducia (quelli che chiamiamo gli esponenti dei tre serbatoi: i dirigenti della sinistra dei sindacati di regime e dei sindacati alternativi e di base; i personaggi democratici della società civile e in particolare delle amministrazioni locali; gli esponenti non affetti personalmente da anticomunismo viscerale della sinistra borghese di vecchio stampo e della sinistra borghese di nuovo tipo) e che noi indichiamo come possibili futuri ministri del GBP, non lo costituiranno: per la loro natura non hanno la forza per farlo e neanche lo concepiscono. Solo la mobilitazione dal basso (la costituzione di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni Popolari in numero  crescente e sempre più decise ad agire come nuove autorità pubbliche locali e a collegarsi tra loro per costituire un proprio governo d’emergenza) costringerà anche gli esponenti dei tre serbatoi a fare ciò che spontaneamente, per loro natura, non fanno. Anzi oggi questi usano la loro autorità e il loro prestigio per mobilitare le masse popolari in lotte in gran parte senza risultati diretti, quindi per molti di loro e per alcuni delle masse popolari demoralizzanti. Quando la mobilitazione dal basso crescerà, i personaggi dovranno muoversi anche solo per non perdere seguito e prestigio, per non essere scavalcati: più le masse popolari li premeranno dappresso, più esponenti e organismi dei tre serbatoi faranno a gara tra loro per farsi apprezzare come i migliori paladini delle masse popolari. Questo è l’aspetto principale della relazione tra masse popolari e i tre serbatoi nel movimento che costituirà il GBP, cioè della relazione dialettica tra questi due attori del movimento. L’aspetto secondario è costituito 1. dal ruolo che i tre serbatoi potrebbero avere nel promuovere o facilitare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, se noi, sfruttando le contraddizioni interne di ognuno di essi con un’azione diretta o indiretta (con il metodo delle leve e in altro modo), siamo capaci di portarli a svolgerlo consapevolmente e 2. dal ruolo che comunque hanno spontaneamente, per loro natura, nel promuovere e facilitare mobilitazione e organizzazione delle masse popolari.

Ma i promotori principali della mobilitazione e organizzazione delle masse popolari siamo noi comunisti. Le masse popolari si mobilitano spontaneamente (cioè anche senza il nostro intervento, ma in base al loro senso comune, alle relazioni sociali in cui sono inserite e a tutte le influenze che su di esse esercitano varie fonti (noi siamo solo una di queste): diciamo tre tipi di fattori che in modi disomogenei agiscono sulle singole parti delle masse popolari) contro il procedere della crisi generale del capitalismo, ma non si mobilitano spontaneamente per costituire il GBP. Siamo noi comunisti che possiamo e dobbiamo portarle a tanto. La linea del GBP non è nell’aria, non è senso comune. È il frutto di una visione generale del corso delle cose, è frutto di una scienza da cui la borghesia imperialista e il clero a ragion veduta escludono la massa della popolazione con tutti gli strumenti e le risorse del primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma cap. 1.3.3). Le relazioni sociali correnti sono contrastanti: alcune contrastano mobilitazione e organizzazione, altre le favoriscono. Le fonti che esercitano influenza sulle masse popolari sono ancora più nettamente contrastanti: vanno da noi comunisti, ai variegati gruppi di “amici del popolo”, ai tre serbatoi, alla borghesia e al clero, ai reazionari più incalliti e irrecuperabili. Dobbiamo inoltre avere ben chiaro nel nostro pensiero che masse popolari è una categoria indispensabile e ben definita (vedi Manifesto Programma, cap. 2.2), ma è composta da un gran numero di parti e quindi in esse scomponibile. Quanto poi alla coscienza delle masse popolari, essa è nella realtà e quindi deve essere anche nel nostro pensiero, qualcosa di frammentario, unitario e in se stesso contraddittorio, in continua trasformazione, mai da assumere come dato fisso, ma tuttavia un dato reale e in ogni momento definito e conoscibile. Insomma, per un metafisico e un dogmatico, un rompicapo. Per un materialista dialettico una foresta lussureggiante di positivo e negativo e in continua trasformazione. Sta a noi comunisti farla diventare quello che per sua natura può essere e ha bisogno di essere. Questo è il nostro ruolo.

Chi sei secoli fa in Europa aveva capito che la Terra era rotonda, sapeva che navigando verso ovest si sarebbero raggiunto le Indie (che allora si raggiungevano navigando verso est). Non era senso comune, non era verità già dimostrata. Eppure era vero, ma restava da farlo.

Cosa dobbiamo fare noi comunisti per portare le masse popolari a costituire il GBP? Cosa dobbiamo fare che non abbiamo ancora fatto? Lo abbiamo capito provando a mobilitare le masse popolari a costituire il GBP.

La linea del GBP indica una via sperimentale, non un processo già noto e definito, come la raccolta dei pomodori: raccogliere pomodori si sa già come farlo, ci si mette a farlo e quanti se ne raccoglie dipende da quanto si lavora. Qui invece si tratta di fare una cosa che nessuno ha mai fatto e che quindi anche noi non sappiamo ancora fare. Chi pretende di farlo restando a quello che già sa e fa, non va da nessuna parte: non va oltre quello che ha ottenuto finora. Si lamenta che non ottiene quello che vuole, si lamenta che “si procede lentamente”, ma non si chiede perché.

 La relazione dialettica tra noi comunisti e le masse popolari ai fini della costituzione del GBP ha più aspetti. Noi sappiamo che la via è possibile, che è quella di gran lunga più vantaggiosa per le masse popolari, che esse sono il fattore decisivo, essenziale (loro a determinate condizioni lo possono fare, senza di loro è impossibile farlo). Noi siamo il motore del processo: quelli che sanno che è possibile e lo vogliono promuovere ma a tutt’oggi non hanno prestigio, influenza e seguito significativi tra le masse popolari. Gli esponenti dei tre serbatoi hanno prestigio, influenza e seguito ancora notevoli tra le masse popolari, ma stante la loro collocazione sociale non concepiscono la costituzione del GBP, quindi non se ne fanno promotori. Le masse popolari mettono in campo mille forme di resistenza al procedere della crisi, ma non concepiscono la costituzione del GBP perché oltrepassa l’orizzonte del senso comune e delle loro correnti relazioni sociali anche se è la soluzione che farà crescere e porterà alla vittoria la loro resistenza. Da qui le relazioni dialettiche tra i tre attori su cui noi comunisti dobbiamo contare e su cui dobbiamo agire.

Dall’analisi del corso delle cose avevamo capito che la linea è giusta, ma da qui ad attuarla, c’è ancora un pezzo di strada che si impara a farla e si verifica solo attraverso la sperimentazione. Sperimentando si impara a farla meglio.

Da quando la sperimentiamo noi comunisti abbiamo fatto una scoperta e abbiamo verificato un principio.

Abbiamo scoperto che per essere adeguati a tradurre in pratica la linea del GBP occorre che ci trasformiamo intellettualmente e moralmente: quello che pensiamo e quello che facciamo. Occorre che i comunisti si trasformino per diventare educatori, formatori e organizzatori degli elementi avanzati della classe operaia e più in generale degli elementi avanzati delle masse popolari. I comunisti sono creatori efficaci delle condizioni per la costituzione del GBP, promotori efficaci del movimento che lo costituirà e imporrà, solo se hanno assimilato la concezione comunista del mondo e imparano a usare e usano il materialismo dialettico in ogni caso particolare per vedere le concrete possibilità d’azione che la situazione presenta, capire come intervenire e capire come valorizzare i risultati ottenuti per lanciare un nuovo superiore attacco. Bisogna trasformare e portare a livelli via via più alti la lotta delle masse popolari ora ancora spontanea ma già esistente. Vedere anche quello che gli altri non vedono e sfruttarlo con creatività ed energia per portare le masse popolari a fare quello di cui non hanno piena coscienza. Dove non abbiamo risultati, vuol dire che noi dobbiamo lavorare meglio, dobbiamo smettere di lavorare all’antica, secondo l’abitudine, senza scienza e coscienza, alla cieca. Per fare la rivoluzione socialista che nei paesi imperialisti finora non si è mai fatta, dobbiamo cambiare noi comunisti, smettere di fare concorrenza alle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista che si arrabattano e non combinano, fare cose che loro non fanno, usare la concezione comunista del mondo.

Abbiamo verificato il principio che le idee giuste non cadono dal cielo, direttamente non vengono neanche dalla nostra teoria, ma sono il risultato del bilancio dell'esperienza della lotta di classe che conduciamo guidati dalla nostra teoria. Pertanto l'applicazione sperimentale della linea del GBP è la principale fonte di insegnamento e la principale scuola di comunismo per noi e per le masse popolari, sia pure in modo diverso: tanto più ricca quanto più è cosciente la fiducia e forte la dedizione con cui ognuno vi partecipa.

Infine, i risultati concreti sono frutto di un processo che solo in parte si manifesta con la quantità di elementi delle masse popolari che si convincono della linea del GBP. La coscienza che ogni singola parte delle masse popolari ha della necessità e della possibilità del GBP è un aspetto importante, ma non è l’unico fattore che determina il suo comportamento (abbiamo visto sopra che agiscono molti fattori raggruppati in tre tipi differenti), varia da una parte all’altra delle masse popolari ed evolve nel tempo per cause precise e conoscibili. La questione decisiva è diventare noi capaci di orientare verso un unico obiettivo la ricca ma variegata mobilitazione delle masse popolari che esiste già. Con un orientamento giusto, la mobilitazione crescerà. Non c’è niente di più mobilitante e di più contagioso che vedere che la mobilitazione dà risultati!

Prima di andare a un’assemblea sta a noi porci il compito di conoscere il contesto in cui l’assemblea si tiene, chi parteciperà, quali sono le questione decisive in ballo su cui l’assemblea può influire, quali sono i passi avanti che la  parte più avanzata (la sinistra) dei partecipanti può fare e cosa dobbiamo fare noi comunisti per indurla a farli, come fare la nostra parte e farla. Quindi fare il bilancio dell’azione effettivamente fatta, dei risultati che abbiamo ottenuto e dei risultati che l’assemblea ha prodotto e stabilire come valorizzarli. Ogni risultato ottenuto in una operazione, deve non solo essere funzionale alla vittoria della battaglia in corso nel paese, ma anche alimentare altre operazioni e altre battaglie. Questo è partecipare da comunisti a una assemblea. Questo è applicare il materialismo dialettico al caso particolare: per conoscere e per trasformare.

Intervenire da comunisti in un organismo significa fare un profilo dell’organismo che si concluda con obiettivi da raggiungere nel rapporto, come e con chi. Un organismo come un’assemblea si inseriscono in un contesto, non cadono dal cielo, non sono isole. Hanno relazioni con il contesto che sta a noi conoscere. Un’assemblea come un organismo sono composti da elementi che hanno tra loro relazioni: sta a noi comprendere quali sono gli elementi componenti e quali relazioni hanno tra loro. Acquisita questa conoscenza, siamo in grado di mettere in moto, come cause esterne, le cause interne di trasformazione.

A prima vista tutto questo richiede molto tempo e molti sforzi. In effetti quando si incomincia, occorre molto più tempo e molta più scienza e applicazione che intervenire come capita, dire quello che viene in mente, reagendo a quello che dicono e fanno altri. Ma la differenza è che usare il materialismo dialettico porta ai risultati che vogliamo. Se non vi porta la prima volta, si tratta di imparare dall’esperienza, fare il bilancio, individuare errori e limiti e usare quello che abbiamo imparato fino a raggiungere il successo. Provare e fallire, imparare e riprovare, fallire e imparare ancora e infine vincere. Prende tempo ma infine si raggiunge il risultato. E più lo si fa, più si diventa abili a farlo e quindi minore è il tempo necessario per ogni operazione. È quello che avviene in ogni attività in cui si applica una scienza per ottenere un risultato.

Noi comunisti non siamo e non dobbiamo essere quello che la dominazione della borghesia e del clero hanno prodotto nelle masse popolari. Non agiamo secondo il senso comune che essi hanno seminato e che a ragion veduta alimentano con gli strumenti del primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva. Non agiamo in base alle relazioni che la borghesia e il clero stabiliscono per noi e con le procedure che loro mettono in atto. Ci diamo noi i mezzi della nostra politica. Beppe Grillo a Imola il 18 ottobre ha proclamato: noi (M5S) abbiamo sempre fatto quello che abbiamo detto e quando non lo abbiamo fatto è perché non ci hanno permesso di farlo. Noi comunisti al contrario abbiamo fatto, facciamo e faremo quello che la borghesia e il clero non ci permettono di fare, quello che non vogliono che facciamo, quello che con tutti i mezzi di cui dispongono ci impediscono di fare. Se le classi sfruttate e i popoli oppressi avessero aspettato che le classi dominanti permettessero loro di rivoltarsi, saremmo ancora alla schiavitù.

Il materialismo dialettico e più in generale la concezione comunista del mondo sono la nostra guida per tracciare la nostra linea politica e per darci i mezzi per attuarla, per portare gli operai e le masse popolari a instaurare il socialismo.

Tonia N.