La Voce 48

del (nuovo)Partito comunista italiano


anno XVI
novembre 2014


Sulla Guerra Popolare Rivoluzionaria


L’indice del livello a cui è giunta la riforma morale e intellettuale (RMI) di un membro del Partito è il suo contributo al funzionamento dell’organismo di cui è membro. La misura del livello di un organismo del Partito è data dalla sua capacità di promuovere la guerra popolare rivoluzionaria (GPR). In entrambi i casi vale il principio che il lavoro interno è in funzione del lavoro eterno. La RMI è formazione più CAT ed essa è finalizzata allo svolgimento dei compiti (contro il distacco tra formazione e intervento nella lotta di classe e contro l’autoperfezionamento). La trasformazione dei singoli compagni deve servire ed essere finalizzata all’elevazione del lavoro interno ed esterno svolto dal collettivo di cui essi sono membri (contro l’individualismo).

 

Per il Partito che conduce la GPR, cosa significa intervenire nella lotta politica borghese?

Significa manovrare (e condurre OO e OP, loro coordinamenti, il CSN, il GBP a manovrare) tra le forze politiche borghesi (istituzioni statali, istituzioni economiche, istituzioni della società civile, associazioni, partiti, gruppi, individui) per isolare il nemico principale, metterne dieci contro uno, batterli uno dopo l’altro.

Il Partito deve essere ideologicamente e organizzativamente indipendente (autonomo), mantenere libertà di manovra e tenere l’iniziativa in mano, essere coeso e fermo nella strategia ed essere molto flessibile e duttile (spazialmente - da luogo a luogo e da situazione a situazione - e temporalmente - di fase in fase: in sintesi, nel concreto) nella tattica.

Per il Partito che conduce la GPR, cosa significa lavorare con OO e OP?

Significa condurre ogni organismo, agendo per linee interne (individuando e mobilitando la sua sinistra perché unisca a sé il centro e isoli la destra), a compiere quella operazione che corrisponde al suo lato positivo ed è tale da creare le condizioni (interne all’organismo o esterne, nel contesto) per un’operazione di livello superiore.

 

La GPR, nella fase strategicamente difensiva (Manifesto Programma, cap. 3.3.), consiste nell’individuare nel sistema delle relazioni sociali che costituisce la Repubblica Pontificia e il suo contesto internazionale (i rapporti di produzione, le relazioni politiche, le relazioni della società civile) gli appigli e le fessure che esso inevitabilmente sempre presenta, attaccare (la nostra tattica può e deve sempre essere offensiva) con le forze di cui già disponiamo nei punti che meglio si prestano per strappare successi e raccogliere nuove forze, formarle, rilanciare con le forze così accresciute la guerra a un livello superiore e su scala più larga, ripetere questo processo fino a entrare nella fase superiore della GPR. La chiave dell’avanzamento della GPR sta quindi nel fatto che noi siamo tesi a individuare (a cercare, a scoprire) e capaci di vedere appigli, fessure e crepe nel sistema, audaci nell’attaccare, capaci di raccogliere e formare le nuove forze: tesi quindi ad elevarci senza posa intellettualmente e moralmente.

La GPR non si sviluppa come marcia trionfale e progressiva di tutte le masse popolari contro la borghesia imperialista. Sviluppare la GPR significa conquistare posizioni e rompere il dominio della borghesia (in più punti, qua e là, in zone diverse del territorio e slegate una dall’altra) in uno dei tre seguenti campi: relazioni economiche, relazioni politiche, relazioni della società civile: una configurazione a pelle di leopardo che ad un certo punto dello sviluppo diventerà continua.

 

La validità della nostra comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe (della nostra scienza della società, del materialismo dialettico, del marxismo-leninismo-maoismo) si esplica, si verifica e si conferma nella nostra capacità di mobilitare, organizzare e dirigere la classe operaia e le masse popolari a sfruttare a vantaggio dell’instaurazione del socialismo (del progresso della rivoluzione socialista, dello sviluppo su scala crescente della GPR: oggi, nel nostro particolare, della creazione delle 3+1 condizioni della costituzione del GBP) l’intervento:

1. nelle molteplici contraddizioni tra la borghesia e il clero da una parte e le masse popolari dall’altra,

2. nelle contraddizioni tra gli individui, i gruppi e le correnti delle classi dominanti.

Le classi dominanti hanno contraddizioni inestinguibili con le masse popolari e in particolare con la classe operaia, perché per perpetuare se stesse e il proprio ruolo sociale devono sfruttarle, manovrarle e manipolarle e queste contraddizioni periodicamente si acuiscono per leggi proprie della valorizzazione del capitale (la seconda crisi generale e il suo corso).

La valorizzazione del capitale (il ruolo che ai suoi fini ha la concorrenza) e la mentalità e gli interessi di ogni genere in ogni campo della vita che essa ingenera, rinnovano costantemente e periodicamente acuiscono le contraddizioni tra correnti, gruppi e individui delle classi dominanti.

Questi due ordini di contraddizioni aprono grandi campi e illimitate vie d’azioni per noi. La classe dominante non è in grado di difendersi da noi, come un branco di elefanti non è in grado di difendersi da nugoli di zanzare.

Il progresso della GPR consiste nell’occupare più posizioni, nuove posizioni e nel raccogliere, facendo ciò, nuove forze e migliorare quelle che già abbiamo per procedere dalle posizioni occupate a occuparne altre. Gli estremisti e i parolai ci accuseranno di gradualismo: non importa, anche Lenin venne accusato (dai socialisti rivoluzionari, dalla destra del partito bolscevico capeggiata da Bukharin e da Trotzki) di gradualismo quando fece la pace di Brest-Litovsk, quando nel 1918 cercò di indurre i capitalisti a collaborare con il governo sovietico, quando nel 1921 lanciò la NEP. Stalin fu sommerso di insulti quando fece il Patto Molotov-Ribbentrop con Hitler, Mao quando strinse l’alleanza con Chiang Kai-shek. Chi non ha una strategia, confonde la tattica con la strategia. La nostra parola d’ordine è: fermi nella strategia, flessibili nella tattica.

In cosa consistono le posizioni che dobbiamo occupare nel corso della GPR? Si tratta di capire come è fatta la società borghese (classi, relazioni, istituti e istituzioni) e di prendere in mano via via quanto riusciamo a prendere in mano, fino a dominarla. A grandi linee il quadro è dato nella nota che segue.

 

Tutti gli studi fatti sulla storia degli uomini, mostrano che da alcuni millenni a questa parte la massa dell’umanità è oppressa e comandata dallo Stato. Si tratta però anche dell’intero periodo in cui la specie umana ha compiuto una larga parte delle trasformazioni che l’hanno sempre più distinta dalle altre specie animali, fino a giungere all’attuale grado di dominio di essa sul resto della natura e su se stessa, con le connesse contraddizioni tra

1. presupposti di grandi progressi,

2. rischi di catastrofi che possono arrivare fino alla sua estinzione.

Parallelamente alle istituzioni statali, nel corso della storia si sono sviluppate molte altre istituzioni sociali composte da notabili del territorio, delle categorie o di altre aggregazioni sociali (associazioni, congregazioni, consorzi, sindacati, ecc.).

Nella società borghese, gli affari pubblici sono regolati da istituzioni che assieme costituiscono lo Stato e da altre istituzioni pubbliche (sociali). Le istituzioni statali si distinguono dalle altre istituzioni pubbliche perché oltre che regolare affari pubblici, comandano e impongono le loro decisioni e si danno gli strumenti per farlo (corpi di uomini armati, eserciti, polizie, carceri, istituzioni giudiziarie e affini). È proprio la loro connessione con specifiche istituzioni repressive, fatte per imporsi con la forza ai disobbedienti e ai ribelli, che distingue le istituzioni statali dalle altre istituzioni sociali.

Anche queste altre istituzioni prendono decisioni ma le loro decisioni si impongono ai loro associati e anche al resto della popolazione grazie al prestigio, alla preminenza morale o intellettuale dei loro membri o alla forza che loro deriva dai correnti traffici con cui gli uomini producono e riproducono i mezzi della loro esistenza. Sono istituzioni che usano svariate forme di pressione e di potere ad esclusione della violenza che lo Stato ha riservato a sé.

La società borghese ha ereditato lo Stato dalle società che l’hanno preceduta, lo ha trasformato in un organismo di grandi dimensioni, composto da un gran numero di istituzioni che si occupano anche di questioni di cui gli Stati precedenti non si erano occupati e che impiegano un gran numero di funzionari, pubblici dipendenti, retribuiti nella stessa forma dei salariati ma con denaro derivante

1. da tasse e altre affini esazioni imposte dallo Stato alla popolazione,

2. da prestiti liberamente o forzosamente (prestito forzoso) fatti allo Stato da singoli o istituzioni della società civile o economiche che possiedono denaro (debito pubblico),

3. da denaro che lo Stato fa creare da istituzioni a ciò preposte (banca centrale, sistema bancario) che operano in conformità a principi, criteri, regole: in sintesi leggi o procedure socialmente accettate (leggi socialmente oggettive).

A differenza degli Stati che lo hanno preceduto, lo Stato borghese democratico è perfino sottomesso a certe forme di controllo pubblico dei suoi atti e comprende anche corpi costituiti da rappresentanti designati dalla popolazione (assemblee elettive).

A loro volta le istituzioni pubbliche non statali si sono anch’esse moltiplicate e molto ingrandite nella società borghese. Per il loro funzionamento hanno messo al lavoro un gran numero di impiegati pagati con i proventi delle contribuzioni dei loro soci o con esazioni a loro favore a cui lo Stato costringe la popolazione. In definitiva per queste due vie è nato un gran numero di pubblici impieghi: in Italia occupano alcuni milioni di individui. Gran parte di essi esercitano un potere sul resto della popolazione. Questo loro ruolo si scontra però con la trasformazione che vi è stata nella massa delle popolazione.

Le forze produttive sono cambiate di forma e aumentate di potenza; per una parte importante della popolazione il tempo libero dal lavoro è aumentato; gran parte degli individui hanno una quantità e varietà di relazioni inimmaginate anche solo duecento anni fa; gran parte della popolazione sa leggere e scrivere (cosa fino a duecento anni fa in gran parte d’Europa riservata al clero e a pochi altri privilegiati e interdetta alle masse); i mezzi di comunicazione, di informazione, di registrazione e di contabilità si sono moltiplicati, semplificati e diventati alla portata di gran parte della popolazione. Nello stesso tempo il potere dello Stato e delle altre istituzioni pubbliche sulla vita sociale (sugli affari pubblici e sul sistema produttivo) e il carattere collettivo del sistema produttivo, stante l’estraneità, l’ostilità del resto della popolazione e il generale antagonismo di interessi, hanno dato e danno luogo a risultati disastrosi: la crisi mondiale in corso e la crisi ambientale (ecologica) ne sono la manifestazione. Le istituzioni pubbliche, i loro dirigenti e impiegati scambiano per leggi naturali le loro abitudini e i loro pregiudizi e sono da tutto il contesto spinti a camuffare sotto questa veste i loro interessi e traffici privati e perfino i loro crimini.

Per comprendere le leggi che presiedono alla trasformazione della società, bisogna distinguere l’insieme delle relazioni sociali in

- rapporti di produzione (specifici del modo di produzione),

- relazioni politiche (afferenti allo Stato e alle sue istituzioni),

- relazioni della società civile (le relazioni che non sono né rapporti di produzione né relazioni politiche).

 

Il corso di eventi ha posto sia la necessità sia la possibilità che la popolazione partecipi in massa alla gestione degli affari pubblici e alla loro progettazione, che gli impieghi pubblici cessino di essere appannaggio di caste particolari, e diventino attività diffusa e corrente di gran parte della popolazione, che tutti gli individui siano educati, formati e incoraggiati a parteciparvi e dispongano dei mezzi intellettuali e materiali per farlo.

Questo processo si riassume nella formula “estinzione dello Stato”. Una simile trasformazione storica non si attua d’un colpo, come non è per caso o per volontà divina che si sono create le condizioni che la rendono possibile e necessaria, come parimenti non è per caso o per volontà divina che sono sorte la divisione dell’umanità in classi, lo Stato e le altre istituzioni sociali che hanno dato corpo e corso all’evoluzione della civiltà umana.

Sia lo Stato con le sue istituzioni statali, sia le altre istituzioni, dette della società civile, non sono sorte a caso: sono espressione del percorso compiuto dall’umanità, in combinazione con il succedersi dei rapporti di produzione (attinenti allo sfruttamento dei lavoratori da parte delle classi sfruttatrici).

La trasformazione delle relazioni politiche e in generale delle relazioni tra classi dominanti e classi dominate e delle corrispondenti istituzioni in istituzioni sociali, con la scomparsa del carattere di istituzioni che direttamente o indirettamente si impongo al resto della società, è connesso con lo sviluppo dell’organizzazione delle masse popolari. L’organizzazione delle masse popolari è l’altra faccia della medaglia del processo di estinzioni delle istituzioni di costrizione. Le masse popolari organizzate possono adempiere a tutte le funzioni utili e necessarie svolte da tempo e ancora oggi dalle istituzioni della classe dominante.

 

Prima di essere una categoria della scienza sociale e delle dottrine politiche, lo Stato è un’istituzione della realtà, un dato di fatto che gli scienziati della società e quelli che elaborano dottrine politiche studiano e sulla base dello studio di molti Stati elaborano le loro scienze e dottrine. Fin dalla sua nascita, nella prima metà dell’Ottocento, il movimento comunista si è occupato dello Stato. Ha studiato la relazione tra la nascita dello Stato e il sorgere della divisione dell’umanità in classi di sfruttati e di sfruttatori, il ruolo dello Stato nello sfruttamento dei lavoratori in generale e il ruolo dello Stato nella società borghese. Questi studi hanno dato luogo a una letteratura piuttosto vasta che tratta della trasformazione delle istituzioni pubbliche e dell’estinzione dello Stato nel quadro dell’estinzione della divisione dell’umanità in classi di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e di oppressori, delle divisioni tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra lavoro di direzione e organizzazione e lavoro esecutivo, della diversa dignità sociale di uomini e donne, di adulti e giovani, della contrapposizione tra città e campagna, tra paesi, regioni e settori avanzati e paesi, regioni e settori arretrati.

Per conoscere la dottrina marxista sullo Stato, la bibliografia essenziale è la seguente.

F. Engels, Anti-Dühring (1878-1894), in Opere complete vol. 25.

F. Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884-1994), Le Idee, Editori riuniti.

Lenin, Stato e rivoluzione (1917), in Opere vol. 25.

Lenin, Come si inganna il popolo con le parole d’ordine di libertà e di eguaglianza e prefazione dell’opuscolo omonimo, in Opere vol. 29 pagg. 309-347

Lenin, Sullo Stato, conferenza tenuta l’11 luglio 1919 alla Università Sverdlov e pubblicata nel 1929, in Opere vol. 29 pagg. 430-447.

Lenin, I compiti della III Internazionale, in Opere vol. 29 pagg. 453-470.

Marco Martinengo, I primi paesi socialisti (2003), Edizioni Rapporti Sociali.

 

Umberto C.