La Voce 48

del (nuovo)Partito comunista italiano


anno XVI
novembre 2014


Saluto del segretario generale del (nuovo) PCI, compagno Ulisse, alla II Assemblea Nazionale del P.CARC (6 dicembre 2014)


ResistenzaCompagni e compagne!

Nel salutare la vostra Assemblea Nazionale e augurarvi buon lavoro a nome del Comitato Centrale del nuovo Partito comunista italiano, voglio richiamare la vostra attenzione su una questione decisiva per adempiere con successo il compito che vi siete assunti, per il successo della causa per cui insieme combattiamo: la questione della lotta ideologica che da un anno state apertamente conducendo nelle vostre file a partire dalla Federazione di Campania e regioni associate.

Che esistano nel nostro paese e nel mondo le condizioni oggettive per instaurare il socialismo, nessun esponente della classi oppresse e sfruttate che è capace di pensare lo nega. Persino i portavoce della borghesia e del clero e gli esponenti della sinistra borghese che subiscono la loro influenza, o non affrontano l’argomento o, come Oliviero Diliberto già segretario del PdCI, si limitano ad affermare che le condizioni non sono ancora mature. Ma non sono in grado di argomentare e dimostrare, quindi esprimono solo il loro malanimo. Tanto è evidente a chiunque ragioni, che per l’umanità, al punto a cui è arrivata, l’instaurazione del socialismo e l’avvio della marcia verso il comunismo sono possibili e anzi necessari. Quello che caratterizza noi comunisti della Carovana del nPCI non è la tesi che è possibile e necessario instaurare il socialismo, ma la tesi che la rivoluzione socialista non scoppia: la rivoluzione socialista è una guerra che le masse popolari conducono contro la borghesia e il clero, una guerra che il partito comunista promuove e dirige. La chiamiamo Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata per riassumere nel nome le sue caratteristiche principali. Non a caso durante prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, nonostante le guerre e le crisi imposte dalla borghesia e gli sforzi eroici di tanti comunisti e di altri esponenti delle masse popolari, in nessun paese imperialista è scoppiata la rivoluzione socialista.

Questa scoperta è ricca di conseguenze, caratterizza tutta la nostra attività, riverbera la sua luce su ogni aspetto di essa. Se la rivoluzione socialista è una guerra che il partito comunista promuove e dirige, il partito comunista deve essere un organismo capace di promuovere e dirigere questa guerra del tutto particolare, i membri del Partito comunista devono essere capaci di promuovere e dirigere questa guerra. Come ben indicava già Gramsci nel 1925 e 1926 quando dirigeva il Partito (vedasi nella raccolta La costruzione del Partito comunista 1923-1926 di Einaudi ed.: La situazione interna del nostro Partito e i compiti del prossimo congresso (3 luglio 1925) e Cinque anni di vita del Partito (24 febbraio 1926), i comunisti non sono semplici ribelli, semplici avanguardie di lotta, semplici promotori di ribellioni e rivolte, semplici persone di buona volontà, che si danno da fare nella fiducia di creare un mondo migliore: insomma sono qualcosa di qualitativamente diverso dalle varie figure che sorgono spontaneamente in gran quantità tra le masse oppresse e sfruttate. Stalin diceva che i comunisti sono persone di una pasta speciale: non nel senso che nascono di una pasta speciale, ma che lo diventano.

I comunisti devono diventare capaci di promuovere e dirigere la guerra delle classi sfruttate e oppresse, capaci di mobilitarle, organizzarle e dirigerle per condurre questa guerra, capaci di provvedere a tutte le condizioni necessarie per condurre una guerra vittoriosa che instauri il socialismo, capaci di darsi i mezzi per adempiere a questo compito. E il mezzo principale, il primo che condiziona tutti gli altri, è la propria stessa formazione intellettuale e morale.

Perché le classi oppresse e sfruttate hanno bisogno di condurre questa guerra, ma spontaneamente non sono capaci di farlo. Le condizioni in cui la borghesia e il clero le confinano, escludono che la facciano spontaneamente, cioè sulla base delle condizioni in cui sono costrette o indotte a vivere e delle idee, dei sentimenti e dei comportamenti che quelle condizioni e la formazione impartita della borghesia e dal clero fanno sorgere. Comunisti si diventa solo grazie ad uno sforzo che chi vuole diventare comunista deve compiere e a un processo di trasformazione morale e intellettuale che il Partito fa vivere a ogni persona disposta a diventare comunista. Ogni comunista si distingue dal resto delle masse popolari perché compie quello sforzo. Il Partito comunista è anzitutto una scuola che forma moralmente e intellettualmente i comunisti. Da qui la grande importanza che ha la trasformazione che i comunisti devono compiere per diventare tali, l’importanza della lotta ideologica che state conducendo nelle vostre file.

La prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria scatenata dalla Rivoluzione d’Ottobre e che a livello mondiale ha avuto i suoi dirigenti principali in Lenin, Stalin e Mao, ha cambiato il volto del mondo. Ma si è esaurita senza aver raggiunto la vittoria perché noi comunisti dei paesi imperialisti non siamo riusciti a instaurare il socialismo nei nostri paesi. Non abbiamo instaurato il socialismo, non perché le masse popolari nei paesi imperialisti erano soddisfatte del capitalismo: nella prima metà del secolo scorso i paesi imperialisti europei hanno vissuto lunghi periodi di miseria, di orrori e di guerra; gli stessi Stati Uniti, lontani dai teatri della prima e della seconda guerra mondiale, hanno attraversato una crisi economica durissima. Non abbiamo instaurato il socialismo perché noi comunisti non siamo stati all’altezza del nostro compito. I partiti comunisti non si sono liberati abbastanza dalle due tare che frenano il movimento comunista dei paesi imperialisti fin dalla sua nascita: la tara del riformismo conflittuale e rivendicativo e la tara del riformismo elettorale, entrambe espressioni dell’influenza della borghesia sul proletariato e nelle file dei partiti comunisti. Ma il corso delle cose e lo stato attuale mostrano che senza socialismo, ogni conquista strappata o con la lotta rivendicativa o tramite la partecipazione alle istituzioni della democrazia borghese, è precaria. Il corso delle cose ha smentito ogni proposito di passare dal capitalismo al socialismo e al comunismo strappando alla borghesia una conquista dopo l’altra. Quando il movimento comunista era forte e avanzava nel mondo, la borghesia imperialista ha fatto perfino concessioni che per lei erano contro natura. Ma le ha eliminate e le elimina appena l’indebolimento del movimento comunista glielo ha reso possibile e la nuova crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale l’ha costretta ad abbandonare prudenza e moderazione.

Questo ha creato e alimenta un gran fermento tra tutti i popoli oppressi e le classi sfruttate, in ogni angolo del mondo: una resistenza che si dispiega in mille forme, anche contraddittorie tra loro. È il terreno che può dare frutti e li darà alla condizione che noi comunisti ci rendiamo capaci di coltivarlo e farlo fruttare. È principalmente la nostra trasformazione che detta i tempi del processo in corso.

La lotta ideologica serve a rendere noi capaci di adempiere al nostro compito. Questo vale per noi del nPCI, per voi del P.CARC, per ogni membro e organismo della Carovana. Noi lavoriamo nella clandestinità, voi lavorate alla luce del sole. Svolgiamo compiti diversi in una lotta comune. La costituzione del Governo di Blocco Popolare e la creazione delle condizioni per costituirlo sono il passaggio attuale della GPR che noi conduciamo.

Il compito particolare di noi comunisti in Italia è fare del nostro paese un nuovo paese socialista. Questo è il compito che il nuovo PCI si è assunto nella piena coscienza che il primo paese imperialista che romperà le catene del sistema imperialista mondiale aprirà la via e mostrerà la strada alle masse degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo. È questo comune compito che unisce il nuovo PCI a voi, compagni del Partito dei CARC. Combattendo per costituire il Governo di Blocco Popolare, per creare le condizioni necessarie per costituirlo, voi date un apporto indispensabile alla lotta comune. È l’adempimento di questo compito preciso e particolare che riassume tutta la vostra attività e rende ognuno di voi e tutto il Partito dei CARC una componente indispensabile e feconda della lotta che tutta l’umanità conduce. Nell’adempimento di questo compito voi potete contare sul nuovo PCI.

Il nuovo PCI opera nella clandestinità perché l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, nel secolo scorso, ha mostrato che così deve essere per vincere: per elaborare senza intralci la concezione e la linea che ci guidano, per organizzarci senza controlli e vincoli, per lavorare liberamente e garantire continuità al nostro lavoro. Imprigionando Gramsci e gli altri membri del gruppo dirigente che si stava formando attorno a lui, i fascisti di fatto decapitarono il vecchio PCI che lottava contro il fascismo ed esso non si riprese nonostante l’eroica lotta che migliaia e migliaia di comunisti condussero fino alla vittoria della Resistenza. Proprio dopo la vittoria della Resistenza, esso anzi cadde senza più scampo sotto la direzione della destra che lo portò a collaborare alla formazione della Repubblica Pontificia fino alla disgregazione e alla dissoluzione dopo aver allevato nel suo seno personaggi e dirigenti come l’attuale presidente ufficiale della Repubblica Pontificia. Noi abbiamo fatto tesoro dell’insegnamento di questa storia, per questo il nuovo PCI è clandestino, quindi libero. Resistenza

Ma operare nella clandestinità, con organismi e compagni che agiscono di nascosto dalla borghesia imperialista, dal suo clero e dai loro organi di repressione, di provocazione, di intossicazione e di controllo, non vuol dire non essere sul terreno dove voi combattete. Al contrario, vuol dire essere anche dove voi non potete arrivare proprio perché operate alla luce del sole, proteggervi le spalle e aprirvi la strada. In più il nostro comune nemico sa che se colpisce voi, partito comunista che opera alla luce del sole, non elimina la direzione di cui le masse popolari hanno bisogno per combattere e vincere, ma alimenta le file del partito comunista clandestino, dimostra esso stesso su scala più larga di quella a cui arriva la nostra opera di propaganda e di convinzione, che bisogna rafforzare le file del partito clandestino. Oggi le condizioni nel nostro paese sono tali che molti, pur considerandosi ribelli, anticapitalisti e persino comunisti, recalcitrano dall’arruolarsi nelle file del Partito clandestino. Questa estate noi abbiamo lanciato l’appello ai giovani a non perdere tempo a imparare mestieri che la crisi generale del capitalismo impedirà loro di esercitare. Abbiamo lanciato loro l’appello a organizzarsi clandestinamente per imparare a fare la rivoluzione socialista, abbiamo lanciato l’appello a fare la rivoluzione socialista costituendo clandestinamente comitati di partito di base. Il nostro appello sta facendo il suo corso, scuotendo coscienze e conquistando adesioni, ma lentamente e tra resistenze e malintesi. Esso tuttavia alimenta anche le vostre file, proprio perché voi lavorate pubblicamente. La rivoluzione socialista ha bisogno di voi, di un partito come il Partito dei CARC che raccoglie, organizza, mobilita, orienta e porta all’azione anche quelli che non sono ancora pronti a lavorare nelle file del Partito clandestino. Voi alzate alta la bandiera del comunismo anche dove noi non possiamo alzarla e proclamate ad alta voce anche quello che noi non possiamo dire ad alta voce. Voi aprite le porte e incoraggiate i compagni a mobilitarsi e a combattere. Il vostro rapporto aperto e diretto con le masse popolari è un fattore indispensabile di forza per tutta l’impresa che noi assieme stiamo compiendo.


Assieme faremo dell’Italia un nuovo paese socialista!


Viva il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza, per il Comunismo!