La Voce 48

del (nuovo)Partito comunista italiano


anno XVI
novembre 2014


I due tratti che distinguono e devono distinguere i nuovi partiti comunisti dei paesi imperialisti da quelli che la prima Internazionale Comunista era riuscita a far sorgere nei paesi imperialisti, ma che a causa dei propri limiti non superati non instaurarono il socialismo.

Eleviamo la nostra pratica al livello della nostra teoria!


Dall’elaborazione dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nel mondo e nel nostro paese, dall’analisi del corso presente delle cose in campo economico, politico e del resto della vita sociale e degli individui e della lotta di classe in corso, noi comunisti abbiamo tirato le nostre conclusioni su come fare la rivoluzione socialista. Non le opinioni, le impressioni, le aspirazioni individuali guidano l’attività dei comunisti. La guida la scienza delle attività con cui gli uomini hanno fatto la loro storia, scienza che i comunisti hanno ricavato dall’esperienza, come si è fatto per ogni altra scienza e che via via sviluppano sulla base dei risultati della sua applicazione. Sulla base dei risultati, sviluppiamo e correggiamo. Chi sostiene che gli uomini hanno fatto la loro storia operando ognuno arbitrariamente, a caso o ispirato da dio, rifiuta il procedimento che in ogni altro campo dell’attività umana ha portato gli uomini a conoscere, progredire, fare quello che prima non riuscivano a fare, a una maggiore libertà e a una maggiore unità, a distinguersi ancora più dagli altri animali. La concezione comunista del mondo è la scienza delle attività con cui gli uomini trasformano la società borghese, instaureranno il socialismo e andranno verso il comunismo.


Noi da tempo abbiamo tirato dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e dall’analisi della lotta di classe in corso la conclusione che la strategia della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti (e in particolare nel nostro paese) è la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (Manifesto Programma del nPCI edizione 2008, cap. 3.3.) e che il Partito comunista deve esserne il promotore e dirigente: esso è anche il centro attorno a cui si forma il Nuovo Potere, la dittatura del proletariato che soppianterà per un certo periodo l’attuale dittatura della borghesia imperialista e del clero ad essa associato che porta l’umanità di male in peggio. Il socialismo non sopravviene perché il capitalismo è in crisi; il capitalismo non collassa, non crolla, la borghesia imperialista non lascia la direzione del paese perché la crisi si aggrava: cambia solo esponenti e linea per sopravvivere a tutti i costi. Il socialismo è un ordinamento politico, economico e sociale che deve essere instaurato da un movimento popolare di cui la classe operaia è la forza decisiva e il Partito comunista il motore. Ci restava da scoprire come sviluppare in concreto la GPR ed è quello che stiamo facendo.

Abbiamo per questo capito che nei paesi imperialisti il Partito comunista che promuove e dirige la GPR, per essere capace di farlo, deve promuovere nelle sue file una riforma morale e intellettuale (RMI), che consta di percorsi di studio (della concezione comunista del mondo, della storia del nostro paese e delle sue relazioni internazionali, della composizione di classe e della lotta di classe in corso, della linea generale del Partito) e di processi di CAT (critica, autocritica e trasformazione della concezione del mondo, della mentalità e in parte anche della personalità). La RMI è quindi parte indispensabile e importante del lavoro organizzativo del Partito (che comprende cura e formazione degli individui, composizione e funzionamento degli organismi, assegnazione dei compiti, raccolta delle forze).

Sono questi i due tratti che distinguono e devono distinguere i nuovi partiti comunisti dei paesi imperialisti da quelli che la prima Internazionale Comunista (1919-1943 sciolta formalmente, ma di fatto 1956) era riuscita a creare nei paesi imperialisti, ma che non instaurarono il socialismo.