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Abbracciamo realmente il maoismo come fase superiore del patrimonio teorico comunista

  

Dichiarazione presentata dalla Delegazione della CP alla riunione convocata a Parigi il 30-31 gennaio 2010 da Partito Comunista Maoista – Italia (Proletari Comunisti), Partito Comunista Maoista di Francia, Partito Comunista Maoista di Turchia/Nord Kurdistan

 

C’è la crisi. Milioni di proletari vengono licenziati o comunque messi al margine dell’attività economica e costretti a vivere di ammortizzatori sociali, di assistenza, di miseria e di sotterfugi. Rivolte e subbugli scoppiano ora qui ora là. Le condizioni sono diventate più favorevoli alla rivoluzione. È indispensabile costruire in ogni paese un partito comunista marxista-leninista-maoista.

È vero tutto questo o è sbagliato? È vero, ma è anche sbagliato!

Chi pensa che nei paesi imperialisti è diventato possibile fare la rivoluzione socialista solo ora perché c’è la crisi, perché le condizioni delle masse popolari e in particolare dei lavoratori peggiorano e quindi la rivoluzione socialista scoppierà, chi pensa così è fuori strada. I partiti che la pensano così non faranno la rivoluzione, anche se si dichiarano e sinceramente si credono maoisti, perché nessuna rivoluzione socialista scoppierà, come non è scoppiata nel passato.

Ma è possibile fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti: in Italia, in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, negli USA? Certo che è possibile. È possibile ora, ma era possibile anche nel secolo scorso, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Invece ancora oggi anche tra i maoisti alcuni sostengono che perché si possa fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, occorre che prima si sviluppi su grande scala la rivoluzione antimperialista di nuova democrazia nei paesi oppressi. Questa tesi è sbagliata. È frutto di una concezione determinista della storia, di una caricatura del materialismo storico. Aveva ragione Lenin, aveva ragione Stalin che già nei primi decenni del secolo scorso sostenevano che era possibile fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti e giustamente denunciavano i socialdemocratici perché non volevano farla, perché dicevano che era impossibile farla. In realtà il movimento delle masse non può svilupparsi oltre un certo livello se non è diretto da un partito comunista capace di dirigerlo. La rivoluzione socialista è possibile solo se l’avanguardia degli operai è organizzata in un partito che la vuole fare.

Era possibile fare la rivoluzione nei paesi imperialisti: ma perché allora nessuno dei partiti comunisti è riuscito a fare la rivoluzione socialista nel proprio paese? I partiti che oggi non rispondono chiaramente e giustamente a questa domanda basandosi sul bilancio dell’esperienza, non conoscono la strada per riuscire a fare oggi quello che i partiti comunisti non sono riusciti a fare ieri: la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Quindi non la faranno, anche se si dichiarano e sinceramente si credono maoisti. Fare la rivoluzione socialista non è solo e neanche principalmente una questione di buona volontà e di dedizione alla causa. I primi partiti comunisti d’Italia, di Francia, di Spagna e di altri paesi europei hanno condotto lotte eroiche contro il fascismo e contro il nazismo, hanno fatto la Resistenza, eppure non hanno fatto la rivoluzione socialista. Perché?

Perché non avevano una comprensione abbastanza giusta delle condizioni in cui combattevano e non avevano una strategia per conquistare il potere e instaurare il socialismo. Non sapevano come si fa a fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista. Il maoismo ci ha fornito gli strumenti intellettuali per comprendere a un livello superiore la situazione in cui combattiamo e per definire la strategia che dobbiamo seguire, ci fornisce un metodo superiore per conoscere e agire. I gloriosi ed eroici partiti comunisti che ci hanno preceduto non avevano tutto questo né lo hanno sviluppato loro stessi. Per questo non hanno fatto la rivoluzione socialista.

Ma quali sono gli apporti principali del maoismo al pensiero comunista?

 

La rivoluzione socialista non è un evento che scoppia perché il capitalismo è in crisi e le masse popolari stanno male: sostanzialmente i partiti comunisti dovrebbero solo prepararsi a cogliere l’occasione. La rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria, il partito l’organizza fase dopo fase, raccoglie su ogni fronte della lotta di classe le forze per condurla su scala crescente, individua, organizza, combina e dirige i mille filoni, episodi e casi della lotta di classe. Questi spontaneamente si sviluppano in ordine sparso e spesso addirittura si neutralizzano tra loro: il partito invece li combina tra loro in modo che si rafforzino a vicenda, diano luogo a scontri di livello superiore fino a costituire una forza invincibile, che rende alla borghesia e al clero la vita impossibile. Se il partito non organizza e dirige la lotta di classe in questo modo, non ci sarà alcuna rivoluzione socialista, per quanto la crisi del capitalismo diventi grave. Sarà la borghesia a trovare una qualche sua via d’uscita.

I compagni che sostengono che il regime in cui viviamo oggi in Italia è moderno fascismo, anche se si dicono e sinceramente si credono maoisti, non capiscono che i gruppi più reazionari e criminali della borghesia e del clero stanno cercando di promuovere la mobilitazione delle masse popolari ai loro ordini, per scagliare una parte di esse contro l’altra e per condurle a saccheggiare altri paesi. Non capiscono che il partito comunista deve promuovere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari attorno a sé, sotto la sua direzione. Tanto meno capiscono come deve farlo. Non vedono la gara in corso tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria. Dichiarano già persa una guerra che è appena all’inizio. Danno per scontato che i gruppi più reazionari e criminali della borghesia e del clero hanno già vinto e creato un regime di moderno fascismo. Se non vedono la lotta che devono condurre, ovviamente nemmeno la conducono, tanto meno la conducono con efficacia.

Dicono che noi siamo elettoralisti, perché contendiamo il terreno alla borghesia anche durante le campagne elettorali, anche negli organismi rappresentativi, ovunque riusciamo a portare la lotta. Dicono che noi siamo entristi perché contendiamo il terreno alla borghesia anche nei sindacati di regime. Manca solo che dicano che siamo poliziotti perché promuoviamo la lotta anche nelle piazze e nelle strade e persino nei corpi di polizia; magistrati perché promuoviamo la lotta anche nei tribunali e persino tra i magistrati; secondini perché promuoviamo la lotta anche nelle carceri e persino tra i secondini. E così via perché noi in effetti promuoviamo la lotta dovunque riusciamo a capire e sfruttare le contraddizioni tra le masse popolari e le classi dominanti o le contraddizioni tra gruppi delle classi dominanti.

I compagni che sostengono che la crisi attuale è una crisi ciclica, anche se si dicono e sinceramente si credono maoisti, non hanno superato il livello di comprensione dell’imperialismo a cui erano già giunti i partiti dell’Internazionale Comunista, che era un livello insufficiente per fare la rivoluzione. Anche quei partiti continuavano a parlare di crisi cicliche e sono stati ripetutamente sorpresi dagli eventi. Una crisi ciclica per sua natura è una crisi nel corso della quale il collasso degli affari crea di per se stesso il terreno per la ripresa degli affari. Le Autorità sarebbero in grado di mitigare gli effetti della caduta degli affari sulle masse popolari con ammortizzatori sociali e i riformisti sarebbero concorrenti realistici di noi comunisti. Ma noi non stiamo attraversando una crisi ciclica: siamo alla fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo per sovrapproduzione assoluta di capitale.

In cosa consiste per questi compagni che sinceramente si credono maoisti la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata nei paesi imperialisti, nel nostro paese? Oltre che caratteri universali, la GPR ha caratteri e leggi particolari in ogni paese. Per condurla con successo, ogni partito comunista deve scoprirli e usarli. Si tratta di sperimentare, di provare, di verificare e di correggere dovunque necessario, di migliorare. È indispensabile capire la natura del regime politico del proprio paese. L’Italia è una Repubblica Pontificia. Le Organizzazioni Criminali hanno il ruolo politico che il (n)PCI indica nel suo Manifesto Programma.

 

Compagni, noi dobbiamo costruire partiti marxisti-leninisti-maoisti!

Per questo dobbiamo farla finita con il dogmatismo che porta a ripetere frasi vuote, magari anche belle e altisonanti, ma vuote. In ogni paese bisogna capire la situazione concreta in cui viviamo, la natura della crisi in corso, la natura dello scontro politico in corso, le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe che si è combattuta e di quella che si combatte nel nostro paese e a livello internazionale, ricavarne una linea e verificarla praticandola. Non basta sostituire l’espressione marxismo-leninismo-maoismo all’espressione marxismo-leninismo, come il MRI ha fatto nel 1998 con la Dichiarazione costitutiva del 1984. La parola è cambiata, ma la sostanza è rimasta quella: quali sono gli apporti principali di Mao al pensiero comunista? Non basta vestirsi da maoisti, se si continua alla vecchia maniera.

Per questo dobbiamo farla finita con l’economicismo che pone le rivendicazioni economiche come aspetto sempre e ovunque principale per mobilitare e organizzare gli operai e il resto delle masse popolari, che trascura o pone in secondo piano la scuola di comunismo, la concezione comunista del mondo, la lotta politica, il partito clandestino, il suo lavoro pubblico, le organizzazioni di massa, la costruzione del Nuovo Potere, l’instaurazione del socialismo. Un partito comunista che non si costruisce dalla clandestinità e non lavora in vista della guerra civile come seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria in corso, non adempie al suo compito oggi e tanto meno lo adempirà domani. La fase terminale della crisi rende sempre più difficile difendere e ancora più difficile migliorare le conquiste di civiltà e di benessere, se non costruiamo la rivoluzione socialista. Sul terreno delle sole rivendicazioni pratiche e immediate, prevale la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. I gruppi più reazionari e criminali della borghesia e del clero possono concedere qualcosa a una parte delle masse popolari per mobilitarle contro il resto delle masse e contro altri paesi: come già fecero in Germania con Hitler e in Italia con Mussolini. Se non coinvolgiamo le masse popolari nella lotta per instaurare il socialismo, la mobilitazione reazionaria svuota le organizzazioni puramente rivendicative: le masse popolari dalla sinistra borghese e dalle organizzazioni rivendicative passano alla Lega Nord, ai razzisti, ai fascisti, alle Organizzazioni Criminali. Rosarno insegna.

Costruire veri partiti marxisti-leninisti-maoisti nei nostri paesi vuol dire dare a tutte queste questioni risposte chiare e fondate su un giusto bilancio dell’esperienza. Proprio il maoismo ci ha insegnato a comprendere a fondo anche la lotta di classe che si è svolta nei primi paesi socialisti. Oggi possiamo tirare enormi insegnamenti dalla loro gloriosa esperienza, anche se è finita ingloriosamente, in un lungo periodo di decadenza e poi sono crollati o hanno cambiato colore. Infatti essi hanno mostrato all’umanità che il socialismo è l’unica alternativa al capitalismo e alle barbarie attuali.

Forti dell’esempio dell’Unione Sovietica, della Repubblica Popolare Cinese, dei primi paesi socialisti, armati del marxismo-leninismo-maoismo noi possiamo fare la rivoluzione in ogni paese imperialista conducendo la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

 

Avanti con coraggio compagni!

Noi possiamo vincere! Il futuro è nostro! Viva il maoismo!