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Perché i comunisti devono studiare
Il Centro
clandestino del Partito organizza corsi di formazione per i suoi membri
a cui
partecipo regolarmente e su cui mi preparo con impegno. In questo
periodo
stiamo studiano il Manifesto Programma del Partito.
L’esperienza in
questa attività mi sta facendo scoprire molti limiti nel mio
livello di
formazione e sperimentare nuovi metodi di studio e di lavoro
individuale e
collettivo. Ritengo importante mettere a frutto quanto ho raccolto fino
ad ora
per spingere tutti i compagni del Partito a studiare di più e
meglio.
“Senza una
teoria
rivoluzionaria, il movimento rivoluzionario non può svilupparsi
oltre un
livello elementare”. Quante volte abbiamo pronunciato con convinzione
questa
frase! Ma quanto abbiamo lavorato per renderla, in quanto idea giusta,
una
forza materiale usata da noi stessi e dai nostri compagni per
trasformare il
mondo, per svolgere meglio i nostri compiti? Non ancora abbastanza!
Io sono un
dirigente che da anni lavora nel Partito e ho sempre riconosciuto
l’importanza
della formazione attraverso lo studio, in primo luogo dei testi del
Partito. Ho
studiato e in tantissime occasioni ho lavorato per far studiare i
compagni che
ho diretto. Tuttavia la stessa necessità di intervenire in tante
occasioni sul problema
e il dover dedicare molto tempo allo studio per preparare molte
iniziative,
sono la dimostrazione che questa pratica (lo studio è
l’attività pratica
necessaria a comprendere, memorizzare e fare proprie le idee) è
ancora
sottovalutata, quindi non sistematica. La sottovalutazione dello studio
è
espressione di un limite che ancora ci appartiene e condiziona
fortemente il
nostro lavoro: una concezione primitiva propria della storia del nostro
paese,
che sottovaluta la teoria o che considera la formazione come prodotto
automatico dell’esperienza diretta. È una tendenza da combattere.
Noi vogliamo
trasformare il mondo e per farlo dobbiamo 1. conoscere il mondo, 2.
definire la
linea e gli strumenti dell’azione per trasformarlo, 3. propagandare la
conoscenza del mondo, la linea e il metodo per trasformarlo tra le
masse
popolari perché sono queste che lo posso trasformare: “una linea
giusta se
assimilata dalle masse diventa una forza che trasforma il mondo”.
La lotta del
Partito e l’esperienza di costruzione e di rafforzamento del legame tra
il
Partito e le masse, sono il nutrimento e la verifica della teoria
stessa. I
membri che non studiano l’elaborazione teorica del Partito non
adempiono a due
compiti fondamentali per la vita del Partito: 1. rendersi capaci di
diffondere
tra le masse la teoria del Partito e 2. verificare, arricchire,
migliorare la
teoria del Partito.
Partecipare alle
manifestazioni, fare affissioni, diffondere il giornale, tenere in
ordine le
sedi, raccogliere soldi, ecc. ecc. (tutte attività necessarie e
utilissime), ma
non studiare, equivale a tenersi allo stesso livello delle masse, non
porsi
alla loro testa: per chi vuole essere un comunista è codismo
opportunista. Come
spiegava bene Lenin nel Che fare? (uno dei testi studiati nei
corsi di
formazione del Centro clandestino), le masse non hanno bisogno che i
comunisti
vadano tra loro ad allargarne le file, a fare quello che già
esse fanno,
quand’anche con più energia, entusiasmo, dedizione, ecc. Le
masse hanno bisogno
che i comunisti si impegnino a capire come funziona il mondo e come
trasformarlo e aiutino le masse a capirlo a loro volta.
Quando
sottolineiamo che il movimento comunista è il movimento di
trasformazione dello
stato presente delle cose e che esso è composto dalla parte
più cosciente e più
organizzata delle masse popolari, parliamo di noi e della classe
operaia che si
organizza in Partito, impersonando così l’elemento cosciente e
organizzato che
guida le masse alla conquista del potere e alla costruzione del
socialismo. Per
questo il lavoro di elaborazione, studio, assimilazione delle idee,
verifica
delle idee nella pratica (quello che indichiamo come lavoro teorico, ma
che si
compone in realtà di tanti fatti pratici), è un compito
che ogni militante deve
assumersi e su cui deve rimboccarsi le maniche se vuole veramente
essere tale.
La borghesia impegna mille risorse per tenere le masse nell’ignoranza e
per
tenerle separate da coloro che non riesce a tenere nell’ignoranza
(pilastri 1 e
5 della controrivoluzione preventiva: vedi Manifesto Programma,
cap.
1.3.3.). Noi comunisti possiamo combatterla solo nella misura in cui ci
liberiamo dal praticismo e dal primitivismo che la borghesia stessa
alimenta
tra le masse e nelle nostre file. Se non facciamo questo e andiamo tra
le
masse, ma non abbiamo nella nostra testa idee più chiare delle
loro, non siamo
in grado di aiutarle a vedere di più e meglio, a vedere oltre la
cortina di
intossicazione, disinformazione, falsificazione e diversione alzata
dalla
borghesia, non faremo altro che deluderle e demoralizzarle, confermando
e
rafforzando ciò che la borghesia cerca di alimentare tra esse.
Se invece
andiamo
tra le masse con una concezione del mondo che ci permette di capire la
loro
situazione e la loro lotta, di individuare per essa uno sbocco
possibile (il
socialismo e la via per costruirlo), di cogliere e di imparare da esse
ciò che
a loro stesse serve per vincere le mille battaglie contro la borghesia
fino a
cancellarla dalla storia, allora avremo veramente assolto al nostro
compito,
avremo fatto ciò che le masse hanno bisogno che noi comunisti
facciamo: essere
principalmente quella parte della classe operaia cosciente e
organizzata che le
guida alla conquista del potere, all’emancipazione dallo sfruttamento e
alla
costruzione e gestione del loro futuro: un nuovo futuro per
l’umanità.
Ecco
l’importanza
della formazione e in particolare dello studio per i comunisti.
Anche studiare
è
un’attività che si impara facendola. Molti compagni, dopo aver
terminato gli
studi scolastici, non usano più un metodo di studio (ammesso che
oggi la scuola
borghese o clericale ne insegnino uno): si limitano a leggere o a
leggere
alcune volte i testi del Partito o altri testi utili al nostro lavoro,
ma non
studiano. Cioè non fanno quello sforzo che porta a usare quanto
si è studiato
con destrezza, abilmente nella lotta politica. La destrezza e
l’abilità, in
questo caso, significano capacità di far capire ad altri le
nostre concezioni,
la nostra linea, la nostra analisi; significano riconoscere con
sicurezza i fenomeni
e intervenire nel modo giusto e tempestivamente per favorire la
trasformazione
necessaria all’accumulo delle forze rivoluzionarie.
I corsi di
formazione del Centro clandestino del Partito sono costituiti di due
fasi:
studio individuale e lavoro collettivo.
Nella prima
fase i
partecipanti al corso studiano una parte del testo. Questa parte non
deve
essere molto estesa perché per assimilare bene il contenuto
è necessario
tornare più volte sullo stesso pezzo. Per farsi un’idea:
indicativamente 10-12
pagine del MP al giorno. Lo studio individuale viene svolto da ogni
membro a
partire dalle sue capacità e dalla sua esperienza, ma lo scambio
dell’esperienza sul metodo di studio permette di conoscere e di
sperimentare
nuovi metodi. Alcuni compagni leggono più volte il testo
sottolineando le parti
più importanti; altri compagni annotano su un quaderno gli
elementi di sintesi;
altri fanno schemi in cui distinguono tesi, illustrazione, risposte e
articolazione delle risposte. Altri ancora, e io sono tra questi, fanno
mappe
concettuali in cui sintetizzano i concetti e illustrano graficamente i
collegamenti tra di essi. Ogni metodo ha i suoi pregi e i suoi limiti.
In generale
però
ogni metodo deve risolversi nell’individuazione e nell’assimilazione
dei
seguenti elementi:
Quando un
compagno riesce a illustrare chiaramente questi elementi significa che
ha
compreso e in buona misura assimilato ciò che ha studiato.
La seconda
fase è
costituita dalla verifica collettiva. In questa fase i partecipanti al
corso si
riuniscono e ognuno espone i propri dubbi e chiede spiegazioni. Se gli
altri
non sono in grado di dare una spiegazione esauriente, è il
dirigente che
interviene, rilevando che il tema in questione non è stato
adeguatamente
assimilato o capito, oppure che non è spiegato sufficientemente
nel testo.
Ognuno di noi espone poi una parte del brano studiato. Lo scambio e la
sperimentazione dei metodi aiuta ognuno a perfezionare il suo metodo e
migliora
l’assimilazione. In ogni caso, per una buona assimilazione, ogni
compagno deve
provare a ripetere a se stesso prima, e nella riunione di verifica
collettiva
poi, il contenuto di quanto ha studiato. Solo provando a spiegare
quanto si è
studiato si verifica l’assimilazione e si assimila ulteriormente.
Partecipare a
questi corsi è impegnativo. Il Centro ha strutturato i corsi con
una frequenza
quotidiana. Quindi ognuno deve dedicare un paio d’ore al giorno allo
studio e
un’altra ora al lavoro collettivo, per 7 giorni la settimana. Non
sempre, non
in tutte le situazioni è possibile sostenere questo ritmo. Il
Centro ha
adottato questo metodo anche per fare una sperimentazione di corso
intensivo e
contando sul fatto che le condizioni della clandestinità
permettono un migliore
utilizzo del tempo: i clandestini non sono “tirati per la giacchetta”
da mille
interventi, telefonate, visite, iniziative, attività di ogni
genere come chi
lavora pubblicamente. Questo ritmo permette di studiare bene e
assimilare a un
buon livello (non solo di leggere alcune volte) il MP in circa 5 o 6
settimane.
Attraverso il
dibattito e le verifiche collettive, abbiamo capito a fondo due cose
tanto
semplici quanto importanti:
1. avere delle
idee in testa non è come avere una concezione del mondo,
2. aver letto
più
volte, compreso e condiviso una esposizione chiara sulla concezione del
mondo
(il Materialismo Dialettico), non vuol dire ancora saperla usare. Per
questo
bisogna, se si tratta della propaganda, sperimentarne l’uso in
discussioni,
conferenze, stesura di articoli, comunicati, ecc.: insomma produzione
di
materiale di propaganda.
Per intervenire
e
ancora più per dirigere un processo non basta conoscerne gli
aspetti generali e
superficiali: bisogna studiarlo a fondo, avere un metodo di conoscenza,
il MD,
che permettete di vedere il fenomeno. Per vedere il fenomeno ci
vogliono
le lenti giuste. Il MD non è un semplice paio di occhiali:
è piuttosto come un
microscopio o come un telescopio piuttosto complesso e fatto di tante
componenti che bisogna saper manovrare. Ma anche i più
sofisticati microscopi o
telescopi sono costruiti dall’uomo e sono usati dall’uomo. Il MD non fa
eccezione: bisogna applicarsi, ma con l’esercizio si impara a vedere il
mondo
attraverso questo potente strumento di conoscenza e di trasformazione!
In molte parti
del MP si parla della classe operaia e del suo ruolo di classe che
può dirigere
il resto delle masse popolari alla conquista del potere e nella
transizione al
comunismo. Nel capitolo III, sottocapitolo 3.1. a pagina 175 si afferma
“Nella
società moderna creata dal capitale solo due classi hanno una
posizione che
consente loro di prendere in mano le attività economiche
principali e farle
funzionare: quindi solo due classi sono in grado di gestire il processo
di
produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell’esistenza:
- la borghesia
nell’ambito del rapporto di capitale sulla base della proprietà
capitalista
delle forze produttive e di rapporti mercantili,
- la classe
operaia sulla base del possesso pubblico delle forze produttive da
parte dei
lavoratori organizzati nel partito comunista e nelle organizzazioni di
massa
(fronte) e di una gestione unitaria e pianificata almeno delle
principali
attività economiche.
Di conseguenza
nella società moderna sono economicamente possibili solo il
potere della
borghesia imperialista e il potere della classe operaia. Solo queste
due classi
possono detenere il potere politico.”
Durante la
verifica collettiva il dirigente ha chiesto: perché deve essere
la classe
operaia a prendere in mano le attività economiche strappandole
alla borghesia,
perché non possono essere altre classi delle masse popolari? Le
risposte sono
state vaghe. Anch’io ero molto incerto. Eppure in diverse forme a
domande
analoghe ho risposto varie volte nella mia esperienza. Il pensiero di
noi in
formazione era tutto concentrato sulle caratteristiche della classe
operaia: il
suo essere inserita nel processo produttivo, il suo essere una classe
sfruttata,
la sua esperienza di lotta, il suo essere una classe numerosa, ecc.
ecc. Cose
che si riscontrano anche in classi oppresse del passato. Ma sul momento
a tutti
noi era sfuggito l’aspetto principale: la base materiale della lotta di
classe
da cui deriva il ruolo che deve svolgere la classe che dirige la
società! La
società capitalista è basata sulla produzione collettiva
e su grande scala.
Solo il funzionamento della grande industria permette ogni altra
attività
economica. La classe operaia, organizzata dai capitalisti nella
produzione
collettiva e su grande scala, produce tutto ciò che serve per
vivere. Se
organizzata e animata dalla volontà di farlo, può
padroneggiare tutta la base
materiale indispensabile alla società attuale per funzionare.
Una classe che
non sa e che non si occupa di far funzionare la produzione collettiva e
su
grande scala non può dirigere la società moderna. Anche
milioni di artigiani
costruiscono tante cose utili: ma il loro stesso lavoro non sarebbe
possibile
se la grande industria con i suoi operai non producesse i loro mezzi di
lavoro,
i loro attrezzi, non estraesse le materie prime e non producesse i
semilavorati, se la grande industria non producesse i mezzi per
trasportare
quanto prodotto, se non funzionasse un sistema di trasporti, di
informazione,
ecc.
Che cosa porta
il
pensiero in una direzione anziché in un’altra? In generale una
determinata
concezione del mondo spinge l’uomo a vedere per primi, a mettere a
fuoco, a
porre come principali determinati aspetti della realtà invece di
altri, a
scorgere alcuni nessi e non altri. Il MD ci insegna che esiste un ben
determinato rapporto tra gli elementi che compongono la realtà.
Nello studio
delle società e delle classi, la base materiale della
produzione, quindi la
lotta per la produzione delle condizioni materiali dell’esistenza,
determina in
ultima istanza ogni altro processo, compresa la lotta di classe e la
ricerca
scientifica. Il MD ci insegna anche che, a determinate condizioni, in
certe
fasi, uno degli altri aspetti può diventare principale. Ma in
generale sono il
modo di produzione e i conseguenti rapporti di produzione che
determinano tutto
il resto dei rapporti sociali. Quindi vedere la produzione su grande
scala come
la base materiale della società attuale e vedere in questo la
ragione per cui
le due classi che operano direttamente in essa sono le sole classi che
possono
dirigere la società, vuol dire vedere il processo complessivo
della
trasformazione attraverso il MD.
Per far
comprendere meglio l’importanza dello studio, voglio anche parlare di
un’esperienza di militanza più simile a quella di tanti compagni
che lavorano
in organismi legali.
Per quasi sette
anni ho venduto regolarmente il giornale Resistenza del Partito
dei CARC
davanti ai cancelli delle fabbriche e di altri luoghi di lavoro,
davanti delle
mense, ai mercati, alle scuole, alle manifestazioni e alle iniziative.
Vendevo
dagli 80 ai 120 giornali ogni mese e ne regalavo dai 10 ai 20. Ogni
settimana
passavo dalle 8 alle 12 ore a volgere questo compito. Lo svolgevo
quando i miei
orari di lavoro lo permettevano (la mattina presto, alla pausa pranzo o
all’uscita dal lavoro). È un lavoro molto formativo che permette
di contattare
centinaia e centinaia di operai, lavoratori, studenti, ecc. È un
lavoro molto
importante perché permette di capire cosa pensano le masse
popolari e ti
insegna ad avere con loro un rapporto responsabile: visto che sei
lì a
diffondere delle idee, loro giustamente ti chiedono cosa ne pensi di
questo o
di quel problema. Sono tutte domande che stanno loro a cuore, legate ai
loro
interessi materiali, intellettuali, sentimentali. Vogliono sapere come,
secondo
un comunista, andrà a finire il marasma attuale e spesso
vogliono anche dire
che non hanno fiducia che possa andare a finire bene. Tu sei lì
davanti a loro
e non hai risposte per ogni cosa, ma sei responsabile del tuo ruolo e
rappresenti il Partito e tutti i tuoi compagni. Ancor più vuoi
dare ai tuoi
interlocutori delle risposte che li aiutino, come minimo, ad emergere
dalla
demoralizzazione, ma soprattutto vuoi aiutarli a trovare la
volontà e la strada
per mobilitarsi e cominciare a fare qualcosa contro il marasma in cui
la
borghesia ci infogna. Oppure li vuoi aiutare a fare meglio quello che
già
fanno. Allo stesso tempo però sei anche concentrato a cercare di
capire cosa
pensano, cosa vogliono: sono quasi sempre lavoratori come te, ma ognuno
di loro
ha un’esperienza che ti arricchisce e come minimo ti fa capire quello
che
conosci già in qualche modo: te lo fa vedere “dal vivo”.
Di che cosa
avevo
più bisogno per svolgere bene questo compito per il Partito? Di
studiare. A
volte capitava che andavo a ritirare il pacco dei giornali da
diffondere
proprio all’ultimo momento. Prima di arrivare davanti ai cancelli
aprivo il
pacco e cercavo di leggere in fretta il giornale. Continuavo a leggerlo
anche
mentre diffondevo, quando non c’era ancora la ressa all’uscita dai
cancelli
(non a comprare il giornale, magari! Anche se a volte capitava). Se
qualche
operaio mi avesse chiesto qualcosa a cui avrei potuto rispondere solo
se avessi
letto il giornale, non volevo perdere l’occasione. In generale la
stampa
comunista deve essere indirizzata ai lavoratori avanzati e agli
elementi
avanzati delle masse popolari. Il linguaggio è semplice, ma non
al livello di
chi legge molto poco o di chi ha una scolarizzazione molto bassa. A
volte un
aiuto a vedere le cose da una angolazione diversa (vedi l’esempio
precedente) è
la chiave dello sviluppo del rapporto, perché significa sostegno
concreto, cura
di un interesse del lavoratore che chiede spiegazioni o
approfondimenti.
Insomma: io e il giornale eravamo un ingranaggio del Partito che doveva
essere
utile ai lavoratori!
Dopo le prime
esperienze di difficoltà incontrate, mi sono messo
sistematicamente a studiare
e a preparare il più regolarmente possibile qualsiasi mio
intervento tra le
masse (non solo la diffusione del giornale) con uno studio mirato della
posizione del Partito sulle questioni più importanti, più
attuali o legate al
contesto specifico in cui dovevo intervenire.
Lo studio
è un
compito impegnativo, per alcuni compagni difficile, per altri
addirittura molto
difficile. Ma non c’è altra strada per diventare dirigenti di un
processo che
avanza per certi aspetti spontaneamente, per altri ostacolato da
concezioni,
abitudini, influenze frutto della dominazione borghese e della
condizione di
arretratezza in cui la borghesia tiene la stragrande maggioranza delle
masse
popolari. Non abbiamo alternative, per costruire lo Stato Maggiore
della classe
operaia. Possiamo e dobbiamo mettere a punto metodi di studio
differenti,
adeguati alle caratteristiche di ogni compagno, al suo punto di
partenza, alla
sua esperienza, alle condizioni in cui lavora e agli obiettivi che con
il suo
studio ci poniamo. Ma in definitiva ogni compagno deve essere disposto
a fare
questo sforzo, ad impegnarsi nello studio al pari di quanto si impegna
nelle
manifestazioni, negli scontri contro gli sbirri o contro i fascisti, al
pari di
quanto si impegna nelle discussioni o nella diffusione del materiale di
propaganda,
al pari di quanto si impegna in ogni altro campo in cui spontaneamente
o
consapevolmente è già lanciato. Per certi aspetti e per
certi casi anche di
più.
Un membro del
Partito che lavora in produzione, dedica almeno 40 ore di lavoro alla
settimana
al padrone (a volte di più con le trasferte). Ogni settimana ne
può dedicare
un’altra trentina all’attività politica oltre quella che
sviluppa sul posto di
lavoro. Ci potranno essere differenze tra diversi compagni a seconda
che
abbiano o meno famiglia, che vivano soli o con i genitori, del loro
stato di
salute e della loro energia, ecc. Ma sostanzialmente ogni compagno che
vuole
mettere al primo posto nella sua vita la causa della classe operaia e
quindi la
vita del Partito, deve puntare ad un impegno crescente e senza riserve.
In
questo impegno deve essere compreso anche lo studio.
Come ogni altra
attività impegnativa, inizialmente anche lo studio è
più faticoso, più
difficile, i risultati sembrano sproporzionati allo sforzo. Anche il
processo
di apprendimento attraverso lo studio segue le stesse leggi degli altri
processi di formazione: avanza gradualmente e per salti, è
accumulo
quantitativo di dati, informazioni, connessioni che giunto ad un certo
grado
produce un salto di qualità, un salto ad un livello superiore,
porta ad una
visione organica della realtà più profonda e più
completa.
Superata la fase
iniziale in cui si deve rompere l’incrostazione praticista e la
pigrizia
indotta dalla condizione del proletariato nella società
borghese, l’impegno
nello studio diviene necessità cosciente, si trasforma da fatica
in piacere.
Studiate
compagni! Studiate perché la rivoluzione ha bisogno delle menti
migliori del
proletariato e le menti migliori ce le dobbiamo costruire contando
sulle nostre
forze.
Dario
B.