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Noi comunisti e la verità
Gli unici discorsi con i quali convinceremo le masse popolari a
fare la rivoluzione, sono quelli che poggiano sulla verità. La nostra verità
esse la ritrovano nella vita, nella loro pratica quotidiana. Ma di regola non la
scoprono da sole, per caso. La loro condizione sociale le esclude dagli
strumenti e dalle condizioni necessari per scoprire la verità. Taylor diceva al
proletario: “Tu non sei pagato per pensare. Altri sono pagati per farlo”.
Letizia Moratti e Silvio Berlusconi proclamano: “È uno spreco di tempo e di
risorse insegnare filosofia, storia e il resto della cultura generale a uno che
è destinato a fare lo spazzino. Basta insegnargli a fare bene il suo mestiere”.
La borghesia non vuole persone capaci di partecipare pienamente, a pieno titolo
alla progettazione e alla gestione della società e a tutta la vita sociale,
capaci di dedicarsi a quelle attività creative che più distinguono la specie
umana dalle altre specie animali, quelle attività riferendosi alle quali Dante
disse “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”.
Anzi teme che esistano simili individui al di fuori della classe dominante.
Benedetto
Croce e Giovanni Gentile portarono consapevolmente nella scuola dell’Italia
unita questa concezione della classi dominanti: l’istruzione elementare con le
nozioni necessarie per ricevere ordini ed eseguirli e incentrata sulla
formazione religiosa, per le masse; la conoscenza razionale e il metodo critico
per le scuole superiori (licei e università) riservate ai rampolli della classe
dominante e ai pochi selezionati a entrare a farne parte. Ancora poco più di
cento anni fa Papa Leone XIII proclamava che era peccaminoso voler che tutti gli
uomini e tutte le donne imparassero a leggere e a scrivere. Nel nostro paese le
donne hanno diritto di voto da poco più di 60 anni, dopo la vittoria della
Resistenza. Per gli uomini il diritto di voto è quasi universale da meno di
cento anni: è stata una conquista che le masse hanno strappato a caro prezzo
grazie alle lotte guidate dal partito socialista e ad esso la borghesia ha
cercato di reagire sviluppando il clientelismo, il ruolo del danaro nelle
elezioni, l’intimidazione dei candidati e degli elettori, le campagne di
intossicazione dell’opinione pubblica. La borghesia vuole manodopera
capace
,
efficiente
,
obbediente
.
Esclude
anche consapevolmente, volutamente,
programmaticamente le masse popolari dagli strumenti e dalle condizioni
necessari per scoprire la verità. Al contrario, per noi comunisti è essenziale -
è il nucleo del nostro compito storico - creare condizioni sociali per cui
cresca e si moltiplichi illimitatamente il numero di simili individui, fino a
che la loro quantità crei una nuova realtà, la nuova società comunista. Oggi,
nella fase della transizione, della lotta per instaurare il socialismo e nel
socialismo, noi dobbiamo creare le condizioni soggettive e oggettive per
conoscere e rivelare alle masse popolari la verità. Perché solo così esse
riusciranno a riconoscerla nella loro pratica. Questa capacità noi, che dobbiamo
essere le avanguardie, possiamo trarla anzitutto da quel patrimonio immenso che
già possediamo. Un patrimonio di esperienze e di bilanci attraverso cui i popoli
oppressi, e i comunisti che li hanno guidati, hanno scoperto la verità che a
tutti i membri delle classi sfruttate e dei popoli oppressi la borghesia nega:
la lotta di classe. E abbiamo intrapreso la strada per arrivare a cancellare le
menzogne e l’oscurantismo delle classi dominanti. Dobbiamo in secondo luogo
trarla dall’inchiesta sulla realtà che ci
circonda. La borghesia nasconde la verità. Il segreto di Stato e le manovre di
intossicazione e di confusione sono la dimostrazione più clamorosa che la
borghesia esclude le masse dalla conoscenza della verità. Il segreto di Stato è
in realtà la negazione stessa della democrazia: come potrebbe il popolo decidere
sull’attività dello Stato se è escluso dalla conoscenza proprio delle cose più
delicate, più importanti e decisive? Ci obietteranno che ogni Stato ricorre al
segreto: è vero. È per questo che noi diciamo che una reale autogoverno delle
masse richiede l’estinzione dello Stato e mostriamo che lo Stato va verso la sua
estinzione, che l’umanità per far fronte alla realtà della sua vita e delle sue
attuali condizioni, può e deve andare verso l’estinzione dello Stato, verso
l’universale partecipazione agli “affari di Stato” fino a che essi cessino di
essere “affari dello Stato” e diventino affari di tutti. La Rivoluzione
d’Ottobre iniziò pubblicando i Trattati segreti con cui i governi dei paesi
imperialisti, prima di lanciare la prima Guerra Mondiale, avevano concordato la
spartizione del bottino. Il governo sovietico abolì il segreto di Stato che fu
poi costretto a ripristinare per far fronte alla situazione creata dal fatto che
in Europa occidentale i predoni imperialisti mantenevano il potere. L’estinzione
dello Stato è una possibilità che faremo diventare reale nel corso dell’epoca
socialista, nel corso
della transizione dal capitalismo al
comunismo, man mano che aumenterà la partecipazione delle masse alla
progettazione e alla gestione della vita della società. La democrazia borghese
per sua natura è democrazia dei ricchi. Solo loro hanno mezzi e condizioni per
partecipare alla progettazione e gestione della società. Il capitalismo si è
sviluppato nell’imperialismo e questo
comporta che anche tra i ricchi solo un pugno di persone sono veramente addentro
negli “affari di Stato”. Se poi al segreto di Stato
aggiungiamo i mille segreti d’ufficio
(commerciale, bancario, industriale, ecc. ecc.) di cui la società borghese ha
bisogno perché è per sua natura una società basata sul contrasto degli
interessi, è ancora più chiaro che le masse conoscono solo quello che la classe
dominante permette che conoscano e quello che più o meno casualmente trapela. Su
questo terreno crescono da una parte l’intossicazione, la confusione e la
diversione
dell’opinione pubblica e dall’altra il
disinteresse delle masse per la politica borghese che, nella sua espressione
pubblica, come teatrino della politica, diventa arte per imbrogliare e illudere.
Ma quello che è interdetto alle masse conoscere, il partito
comunista
lo può conoscere grazie al fatto
che
concentra nella sua
organizzazione forze e
risorse di cui nessun individuo delle masse popolari personalmente dispone. Esso
deve
servirsene per elaborare la sua linea e
per
elevare la coscienza politica e ideologica
delle masse.
Nel corso
degli ultimi 50 anni, sfruttando gli errori e i limiti del movimento comunista
(l’avvento dei revisionisti moderni alla sua direzione), la borghesia e i
revisionisti hanno ucciso nelle masse popolari la fiducia nella propria capacità
di trasformare il mondo, con la decadenza e il crollo dei primi paesi
socialisti e con lo
spettacolo e la
rappresentazione di quell’evento.
Inventando, intossicando e dando ripetutamente alle menzogne l’apparenza della
verità hanno ucciso nelle masse popolari anche la fiducia nella propria capacità
di conoscere la verità. Sollevare le masse popolari da questo marasma morale e
intellettuale non è impresa semplice, tuttavia è impresa possibile. Ci aiutano
anche l’esperienza dei primi paesi socialisti, gli insegnamenti che possiamo e
dobbiamo trarre dalla loro esperienza, il patrimonio di esperienze, di
conoscenze, di valori, di capacità e di conquiste che la prima ondata della
rivoluzione proletaria mondiale
ha creato e che la borghesia è lungi
dall’avere
completamente cancellato:
anzi è da comprendere che
non riuscirà a
cancellarlo completamente.
Anna M.