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Avanti, per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!


 

Anniversario della fondazione

del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Immergerci più profondamente nel mare

Sollevare onde più grandi

 

Il (nuovo)Partito comunista italiano ha compiuto il primo anno della sua vita ufficiale. Di questo primo anno si potranno dire molte cose, ma certo non che la borghesia imperialista ci ha lasciato cuocere nel nostro brodo, indifferente alla nostra attività. Esso termina anzi con un epilogo significativo e di buono auspicio.

Le Autorità italiane hanno insistito nel tentativo di soffocare l’attività del Partito. Le Autorità francesi le hanno assecondate con zelo e con perfidia. Non solo, con motivazioni giuridicamente inconsistenti, con pretesti che hanno corso solo perché chi li accampa è anche chi li valuta e decide, hanno mantenuto fuori circolazione i due compagni Maj e Czeppel arrestati di nuovo in maggio. Ma li hanno anche tenuti e li tengono in condizioni di stretto isolamento. Hanno centellinato i permessi di visita e manovrato in modo da ridurre al minimo il numero dei visitatori e dei colloqui. Bloccano per mesi e disperdono la posta in modo da rendere impossibile una corrispondenza regolare. Tuttavia più significative ancora sono le misure che hanno preso contro la Delegazione della Commissione Provvisoria (CP), aperta pubblicamente nel 2004 nella periferia di Parigi (St. Denis) e l’oscuramento dei due siti Internet del Partito (www.lavoce.freehomepage.com e www.nuovo-pci.com). Da un anno, in particolare dopo che i compagni Maj e Czeppel erano rientrati in clandestinità nel dicembre 2004, agenti italiani e francesi hanno assillato in vari modi i collaboratori della Delegazione. Infine il 19 luglio sono passati alle perquisizioni, ai maltrattamenti, ai sequestri. Il giovane compagno Angelo D’Arcangeli è tutt’ora imprigionato senza alcun riscontro a carico, ma con l’impu-tazione di “Associazione di malfattori finalizzata alla preparazione di azioni terroristiche” (art. 421 del Codice Penale francese). L’equivalente francese dell’Associa-zione sovversiva del Codice Penale italiano (art. 270). Se non bastasse la persecuzione della delegazione, l’oscuramento contemporaneo dei due Siti Internet del Partito dà la misura della preoccupazione e dell’ac-canimento della borghesia imperialista.

L’oscuramento dei due Siti Internet e la persecuzione della Delegazione confermano e rendono ancora più chiari ed evidenti lo scopo e le forme della persecuzione che le Autorità italiane e francesi conducono contro il Partito.

Lo scopo è soffocare l’attività del Partito, impedire il consolidamento è il rafforzamento del Partito. Le forme consistono nel mascherare la lotta contro la rinascita del movimento comunista dietro problemi di ordine pubblico, di repressione e prevenzione di attentati. Le Autorità dei paesi imperialisti usano cinicamente ai fini della lotta contro la rinascita del movimento comunista e ai fini della mobilitazione reazionaria delle masse popolari i contrattacchi che i popoli oppressi portano nelle basi di partenza dell’aggressione di cui sono vittime: quando le Autorità non sono esse stesse promotrici e complici direttamente degli attentati (strategia della tensione). Ovviamente la repressione e prevenzione di attentati, benché inalberata dai responsabili indiretti quando non diretti degli attentati, raccoglie tuttavia il consenso della parte politicamente meno cosciente della popolazione: certamente della maggioranza in questo periodo in cui la vera opposizione al regime, l’opposizione portatrice di un’al-ternativa, è ancora così debole. La bandiera della “guerra al terrorismo” ha oggi il ruolo che cento anni fa ha avuto la bandiera della “difesa della patria”. È la bandiera della Santa Alleanza che in ogni paese imperialista unisce maggioranza e minoranze di regime. È la bandiera della controrivoluzione preventiva a cui in ogni paese si sacrificano i diritti democratici delle masse popolari e in particolare della classe operaia. È la bandiera della mobilitazione reazionaria delle masse popolari contro gli immigrati, i disoccupati, gli emarginati, gli oppositori e i comunisti all’interno e contro i popoli oppressi e in particolare i popoli arabi e musulmani all’estero. Indifferenti o impotenti di fronte a disoccupazione, emarginazione, miseria, malattie, inquinamento, razzismo e abbrutimento, che evidentemente non turbano il loro ordine pubblico, tutti i partiti borghesi o succubi della borghesia sono unanimi nel promuovere e imporre “l’unità nazionale contro il terrorismo”. Persino l’esposizione delle buone ragioni di partiti e individui banditi come terroristi è già un reato in Gran Bretagna e lo sarà presto anche nel resto della UE, ovunque quelle buoni ragioni troveranno udienza come la trovano in Gran Bretagna. Man mano che la crisi politica avanza senza un’oppo-sizione radicale efficace, la strategia della tensione e i suoi surrogati e adattamenti acquistano un ruolo crescente. Ragione per cui la denuncia dell’aggressione, della barbarie degli aggressori, del saccheggio, delle rapine e dei massacri cui sono sottoposti i paesi oppressi, delle forme particolarmente selvagge che lì assume la guerra di sterminio non dichiarata, sono oggi una parte importante dell’attività politica dei comunisti e delle forze democratiche e progressiste dell’attività intesa a elevare la coscienza politica delle masse popolari, assieme alla promozione di ogni forma di solidarietà. Sono una questione di politica interna del nostro paese, prima di essere un’attività in qualche misura direttamente utile anche alla Resistenza dei popoli oppressi.

Lo scopo perseguito dalla borghesia imperialista nella persecuzione del Partito conferma che anche nell’opinione della classe dominante il comunismo è lungi dall’es-sere morto. A credere nella “morte del comunismo”, se effettivamente ci credono, restano propagandisti prezzolati e preti ignoranti, a cui si associano i Preve, i Negri e altri simili “filosofi” di turno. Con tanta più energia dobbiamo quindi combattere il pessimismo circa il futuro e la denigrazione del passato che questi imbroglioni, questi corvi e avvoltoi diffondono tra le forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) e i lavoratori avanzati. Le idee, i sentimenti, lo stato d’animo hanno una grande importanza nella lotta politica: ecco perchè le loro menzogne sono politicamente reali ed efficaci strumenti della politica borghese contro le masse popolari ed ecco perché dobbiamo combatterli con efficacia.

Le forme entro cui la borghesia imperialista reputa necessario contenere la sua persecuzione contro i comunisti a loro volta confermano la precarietà del suo potere e la percezione di impotenza e di morte (“Muoia Sansone con tutti i filistei”) che la attanaglia. La borghesia imperialista non ha più egemonia tra le masse popolari, non è più in grado di condurre una battaglia di idee. Non è più in grado di conquistare il cuore e la mente, le sue promesse di miglioramenti non fanno più presa. Essa deve ricorrere in permanenza, come sistema di governo, all’evasione, alla confusione, all’intossicazione. Cose che hanno una certa efficacia per impedire l’aggregazione e un’azione sociale costruttiva da parte delle masse popolari, per rendere difficile e rallentare il nostro lavoro di aggregazione, orientamento, mobilitazione, organizzazione e direzione. Ma che accellerano anche la distruzione di quanto resta della coesione delle società nazionali che la borghesia aveva creato nella sua fase di ascesa. Cose che non hanno alcuna efficacia nel mobilitare le masse popolari in un’azione costruttiva a favore del regime. Cose che non impediscono a un partito ideologicamente indipendente dalla borghesia imperialista di compiere il suo lavoro di accumulazione delle forze rivoluzionarie. Un’altra conferma che l’indipendenza ideologica, l’acquisizione della teoria rivoluzionaria, della concezione comunista del mondo è condizione indispensabile di una efficace lotta politica.

Questa è la situazione. Quali i nostri compiti?

Certamente noi dobbiamo fare ogni sforzo per far conoscere largamente lo scopo della persecuzione che la borghesia imperialista conduce contro il Partito e le forme della persecuzione, per convincere persone e organismi dubbiosi e incerti. È molto istruttivo ed educativo chiarire che la borghesia imperialista, anche se accampa motivazioni legali inconsistenti, ha tuttavia un motivo reale e razionale per perseguitare i comunisti: è del tutto nel suo interesse. Non è vero che la persecuzione è “inspiegabile”, frutto di “fobie individuali”, di “ottusa ostinazione”, di “equivoci”, di “imbecillità”. Denunciare e smascherare l’inconsistenza delle motivazioni giuridiche che le Autorità adducono per giustificare la persecuzione deve essere la premessa per indicare e illustrare il motivo reale. Senza questo si alimenta non la coscienza politica e l’impegno nella lotta di classe, ma la fiducia sciocca negli oppositori borghesi del governo in carica, l’attesa che arrivi al potere qualche borghese illuminato, una concezione travisata e fuorviante della lotta politica in corso. Dobbiamo contrastare la tendenza a banalizzare la repressione, a ridurla a episodi dolorosi e deplorevoli ma isolati l’uno dall’altro, a deviazioni più o meno individuali e casuali, a scandali. Quelli che isolano gli episodi, contribuiscono a farli dimenticare l’uno dopo l’altro, distraggono l’attenzione da essi e dal significato di ognuno di essi che risulta chiaro solo considerandolo nell’assieme, appianano i contrasti in cui la borghesia imperialista può inciampare, attenuano quello che può commuovere e sommuovere i sentimenti e accrescere la coscienza politica delle masse popolari. Al contrario noi dobbiamo appoggiare e promuovere tutte le iniziative di organismi legali e pubblici che illustrano lo scopo reale della persecuzione, quindi in particolare ogni forma di solidarietà con il Partito e con i compagni perquisiti, derubati, maltrattati, minacciati o imprigionati. Che nessun compagno si senta e tanto meno si trovi effettivamente solo di fronte alle minacce e alle aggressioni della borghesia imperialista!

Tutte queste attività, esplicitamente o almeno di fatto, fanno risaltare e imprimono nella coscienze che la persecuzione dei comunisti è il nucleo politico (politico perché pone di fronte due poteri indipendenti per quanto attualmente molto diversi quanto a forza e risorse) della repressione enormemente più vasta che la borghesia imperialista conduce in questo periodo (e che certamente andrà crescendo) contro chiunque, individuo od organismo, è centro di orientamento, mobilitazione, promozione, organizzazione o direzione della resistenza delle masse popolari alla guerra di sterminio non dichiarata. Non si tratta di un errore giudiziario. Si tratta di un episodio della lotta di classe, di un “fatto d’armi” della guerra tra proletariato e borghesia imperialista. Questo nucleo politico indica a tutti i protagonisti della resistenza delle masse popolari una via per la loro crescita, opposta alla via della rassegnazione, della disperazione, dell’evasione dalla realtà a cui incita la cultura del regime o comunque la cultura succube alla borghesia imperialista.

Quella vasta repressione è a sua volta il lato statale della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo: tramite le sue aziende che devono produrre profitti anziché soddisfare bisogni e alimentare il benessere e quindi riducono posti di lavoro, salari e diritti dei lavoratori, inquinano e devastano l’am-biente, producono e impongono veleni al consumo; tramite le sue banche che strozzano individui e aziende con interessi e commissioni, tramite le sue Borse e le sue società di assicurazione che ingoiano risparmi; tramite il suo sistema di relazioni sociali che produce emarginazione e fame, abbrutimento e miseria, ignoranza e povertà e riduce milioni di persone al rango di mantenuti dalla pubblica o privata beneficenza; tramite i suoi capitali che trasformano i servizi pubblici in merci per chi ha i soldi per pagarsele; tramite le sue industrie sanitarie che hanno cure solo per chi ha soldi; tramite la sua industria culturale che si alimenta di droga, sesso e criminalità e produce evasione, confusione e intossicazione; tramite la sua industria scolastica che anziché educare alla cultura e alla civiltà insegna a eseguire e a obbedire. Insomma tramite le “leggi naturali” dell’eco-nomia capitalista che pervadono e modellano ogni lato della vita individuale e sociale e che l’attività statale (la repressione) fa valere dovunque non bastano la rassegnazione e l’abitudine.

La mobilitazione pubblica contro gli arresti, contro la persecuzione del Partito e in solidarietà ai comunisti prigionieri e al Partito è importante perché è impregnata di queste premesse, che ovviamente vengono messe più o meno fortemente in luce a secondo delle circostanze concrete. Deve essere impregnata di questo anche quando di fatto mobilita forme elementari di protesta e solidarietà (la sottoscrizione, la cartolina, la firma di una petizione o dichiarazione, la visita in carcere, ecc.) che a prima vista, di per sé, non si distinguono dalle opere pie parrocchiali e dal volontariato, quelle che i preti ecclesiastici o laici usano per mascherare lo sfruttamento e placare rimorsi e cattiva coscienza.

Ma la risposta di gran lunga principale del Partito alla repressione, che il Partito dà in prima persona e attorno alla quale mobilita gli elementi avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari e in particolare quanti già vogliono essere comunisti, è la resistenza. Essa consiste principalmente nel continuare l’attività del Partito nonostante la repressione, nell’impara-re a continuarla nonostante la repressione inventando metodi e strumenti adeguati a continuarla quale che sia la repressione: attuare il Piano Generale di Lavoro del Partito, consolidare e rafforzare le organizzazioni del Partito e la loro attività a ogni livello, creare nuovi Comitati di Partito. Continuare l’attività del Partito e anzi estenderla, migliorarla, rafforzarla nonostante la repressione. In questo modo convertiamo la repressione con cui la borghesia imperialista vuole schiacciare il Partito e soffocare la sua attività, in una condizione che favorisce lo sviluppo del Partito e lo rafforza.

1.     I membri e le organizzazioni del Partito imparano a lavorare anche sotto la repressione, in qualsiasi condizione. Ricordiamo sempre che la più dura repressione a cui attualmente dobbiamo far fronte nei paesi imperialisti è poca cosa in confronto a quella a cui hanno fatto fronte i nostri predecessori sotto il fascismo, il nazismo, ecc.; rispetto a quella a cui fanno fronte i nostri compagni nei paesi oppressi o nelle mani degli aguzzini USA, sionisti e simili (i casi Abu Omar, Abu Ghraib, ecc. insegnano); rispetto a quella a cui dovremo far fronte nel futuro man mano che avanzeremo nella Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, verso la vittoria.

2.     Gli elementi avanzati della classe operaia e del resto delle masse popolari riconoscono nel Partito la guida affidabile e sicura presente in ogni contingenza. Il Partito si rafforza reclutando gli elementi più generosi, più coraggiosi, più capaci, più audaci che la classe operaia e le masse popolari generano. Il Partito combatte la demoralizzazione, la sfiducia, la rassegnazione, la disperazione, l’evasione e il disfattismo resistendo con efficacia alla repressione.

Oggi resistere significa principalmente continuare e migliorare la nostra attività. Fare quello che fece il primo Partito Comunista Italiano sotto il fascismo: l’eroica e lunga resistenza dal 1926 al 1943 senza la quale non ci sarebbe stata la Resistenza armata (1943-1945) della cui vittoria celebriamo quest’anno il 60° anniversario.

Per questo da una parte dobbiamo rafforzare la clandestinità del Partito: immergerci più profondamente nel mare. Reclutare e arruolarsi nella struttura clandestina del Partito. Migliorare i metodi del lavoro clandestino. Combattere al nostro interno le tendenze ancora forti al legalitarismo: la sciocca, ingenua, spontanea fiducia che siccome uno non fa niente di formalmente illegale, di espressamente vietato dalla legge, è al sicuro dalla repressione. Il comunismo per la borghesia imperialista è inaccettabile, anche se non può metterlo fuorilegge. La borghesia imperialista non ha più la forza di mettere fuorilegge il comunismo e quindi ricorre e ricorrerà sempre di più alla repressione mascherata da lotta per reprimere e prevenire attentati con cui cercherà di colpire chiunque sia centro di orientamento o mobilitazione delle masse popolari. Ma nel nostro paese esistono milioni di lavoratori, casalinghe, pensionati, studenti, disoccupati che si dichiarano comunisti e che giustamente difendono, praticandolo, questo diritto conquistato con la vittoria della Resistenza 60 anni fa. Persino alcuni partiti ed esponenti del regime per imbrogliare le masse si dichiarano ancora comunisti. Esistono svariate centinaia di migliaia di lavoratori avanzati che svolgono con dignità e con passione il loro ruolo di avanguardia e di orientamento dei loro compagni. Ecco il mare nel quale noi dobbiamo immergerci profondamente. I limiti del-l’impegno politico e i difetti della concezione degli uni e gli obiettivi truffaldini di altri diventano secondari rispetto al ruolo politico che oggettivamente svolgeranno se il Partito mantiene la sua autonomia e sa far leva sui loro lati positivi. La borghesia imperialista va a caccia dei comunisti, ma corre il rischio e sa bene di correre il rischio di inimicarsi la parte più attiva e dirigente della classe operaia e delle masse popolari. Non a caso paga l’aristocrazia operaia corrotta e asservita che dirige i sindacati di regime e gli esponenti alla Veltroni di quel variopinto mondo di giullari e ballerine che alimenta il culto del superfluo e l’evasione, per mantenere la confusione e la disgregazione tra la classe operaia e le masse popolari, per distrarre l’attenzione dai compiti della trasformazione sociale e per intossicare le coscienze. Non a caso porta in alto i promotori e le star dell’eva-sione, della confusione e dell’intossica-zione delle coscienze.

Dobbiamo immergerci in questo mare, far valere il lato positivo di questo lascito della prima ondata della rivoluzione proletaria per sollevare più alte le onde della lotta e delle iniziative delle masse popolari. È una battaglia contro il tempo, in concorrenza con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Questa è l’unica carta di riserva della borghesia imperialista, quella su cui essa punta già ampiamente con le leggi speciali, con le campagne contro gli immigrati, con le persecuzioni, le espulsioni, le frontiere della UE trasformate in fronte di guerra. Ritirarsi da questa battaglia, sottrarci ad essa come tendono a fare i dogmatici in attesa degli eventi, di avere un partito più grande, di una guerra nel nostro territorio o di altro, vuol dire lasciare campo libero alla borghesia. La rivoluzione socialista, la conquista del potere da parte della classe operaia non è un evento che arriva un giorno o l’altro e che bisogna essere pronti a cogliere. È un salto frutto dello sviluppo quantitativo del nuovo potere costituito dal partito comunista e dal sistema delle organizzazioni che esso dirige direttamente o tramite la linea di massa. La guerra o la crisi economica di per sé non fanno scoppiare alcuna rivoluzione. La rivoluzione è costruita dal partito comunista che giorno dopo giorno eleva la coscienza politica delle masse, accresce il loro grado di organizzazione e contemporaneamente mette alle strette la borghesia imperialista con le lotte e le iniziative delle masse popolari, restringe i suoi spazi di manovra, le rende impossibile tirare a campare, la obbliga a misure disperate.

Grazie all’attività del partito, le mille lotte che le masse popolari conducono, le loro mille iniziative cessano di essere solo rimedi particolari e temporanei a situazioni di emergenza, che spesso si contrastano tra di loro, o addirittura manovre diversive e valvole di sfogo al malcontento. Diventano terreno di accumulazione di forze rivoluzionarie, forme di avvicinamento alla rivoluzione perché il partito comunista le connette l’una all’altra, fa valere il legame che esiste tra di esse, rende effettivo il sostegno che l’una può dare all’altra, guida le masse popolari a risolvere i problemi che l’una crea all’altra e che ognuna di esse crea al resto delle masse popolari, travasa nell’una gli insegnamenti dell’altra, porta con arte in tutte la stessa concezione e lo stesso metodo della scuola di comunismo e lo stesso obiettivo che le unifica: fare dell’Italia un nuovo paese socialista! E in ogni lotta e iniziativa raccoglie e spinge avanti gli elementi migliori che essa fa emergere, forma, orienta e recluta. E con questo rafforza ogni lotta e ogni iniziativa delle masse popolari, potenzia la loro efficacia, le rende più incisive e più laceranti degli equilibri e delle relazioni del regime, dei legami di soggezione della classe operaia e delle masse popolari alla borghesia imperialista. Basta con l’interclassismo, viva la lotta di classe, al diavolo concertazione e compatibilità! Le onde delle singole lotte devono sollevarsi più alte e succedere l’una all’altra sballottando sempre più la zattera del regime e il suo equipaggio. La vicenda Fazio è un indice del grado di disgregazione del vertice del regime. Anche il Vaticano si trova in un vicolo cieco. Il regime riesce a tirare avanti e prolungare la sua putrefazione solo perché il movimento comunista è ancora troppo debole. D’altra parte esso è l’unica opposizione politica reale al regime. Il resto è complicità o farsa. La borghesia non ha soluzione di ricambio nell’ambito dell’attuale regime. Banda Berlusconi e circo Prodi si confondo. Mobilitazione reazionaria delle masse popolari e mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari devono per forza di cose svilupparsi in lotta l’una contro l’altra.

L’anello principale dell’insieme di operazioni che dobbiamo condurre per vincere questa battaglia si riassume in una sola frase: “diventare il partito della classe operaia”! Il rivoluzionarismo non sostenuto da un movimento operaio ben organizzato non ci porta alla vittoria. Per quanto cresca l’agitazione, il malcontento e l’indigna-zione delle masse popolari, esse non sono in grado di compiere l’opera costruttiva del nuovo ordinamento della società, e quindi neanche quella distruttiva del vecchio, se la classe operaia non è in condizione di assumerne la direzione. Il partito comunista è anch’esso inadeguato a quest’opera se non è diventato il partito della classe operaia. Quindi il (n)PCI deve diventare il partito della classe operaia.

Questo non nel senso inteso dagli economicisti e dai sindacalisti, nel senso di ritirarci nel campo sindacale a occuparci dei problemi “veramente sentiti dagli operai”. Ma nel senso di portare un numero crescente di operai avanzati ad assumere un lavoro politico e a portare a loro volta sempre più largamente la classe operaia ad assumere un ruolo politico in cui trascina al suo seguito anche il resto delle masse popolari. La classe operaia deve intervenire in ogni campo della vita sociale. Quindi il partito comunista deve intervenire in ogni campo, ma per il suo radicamento, per la sua composizione, oltre che per la sua concezione del mondo, deve essere il partito della classe operaia. Bando all’apartiti-smo. L’apartitismo è borghese. La classe operaia può essere classe dirigente solo grazie al suo partito comunista e grazie a un rigoroso spirito e lavoro di partito. Proprio per questo con mentalità e obiettivi di partito dobbiamo fare i conti con le innumerevoli organizzazioni apartitiche in cui si manifesta e si esprime il fermento politico delle masse popolari, ma anche la arretratezza del movimento comunista. Possiamo farlo, dobbiamo farlo, abbiamo gli strumento per farlo. La linea di massa, il nostro metodo di lavoro, ci dice come farlo.

Portare avanti questo compito è resistere alla repressione. Resistere alla repressione è vincere!

 

Ernesto V.