La Voce 17 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno VI - luglio 2004

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La nostra azione nel movimento comunista internazionale

La situazione rivoluzionaria si acutizza in tutto il mondo, sia pure in modo diseguale. Ciò rende più urgente in ogni paese la costituzione e il rafforzamento di veri partiti comunisti e nello stesso tempo rende più urgente il loro collegamento a livello internazionale. Che via seguire per promuovere l'unità dei veri comunisti a livello internazionale?

Partiti, gruppi e individui che si dichiarano comunisti abbondano in molti paesi. Il marasma in cui la borghesia imperialista ha precipitato il mondo a seguito della sua nuova crisi generale e in maniera ancora più accelerata e grave dopo il crollo e la scomparsa del campo socialista, unito al ricordo delle conquiste strappate durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e delle speranze, attese, volontà e sforzi per migliorare che il movimento comunista aveva suscitato in ogni angolo del mondo in centinaia di milioni di proletari e di altri membri di classi e nazioni oppresse, non possono che accrescere il numero dei fautori del comunismo. Ovviamente tra quanti oggi si dichiarano comunisti, "c'è di tutto".

Alcune organizzazioni che si dichiarano comuniste svolgono soprattutto il ruolo di creare confusione e alimentare deviazioni, tanto le concezioni che le animano e le linee che seguono sono già state smentite dalla pratica o confutate più e più volte in campo teorico. Non tener conto dell'esperienza del movimento comunista è la forma di dissociazione dal movimento comunista specifica di organismi e individui che pur si dicono comunisti. È la versione "più di sinistra" della parola d'ordine che "il comunismo è morto", "il comunismo è stato un errore e un orrore": non c'è nulla da imparare, solo da gettare e dimenticare. In complesso però dobbiamo valutare come un aspetto positivo della realtà il fatto che tanti si dichiarino comunisti. La borghesia ha condotto e conduce su grande scala con tutti i potenti mezzi di cui dispone una campagna di denigrazione del comunismo e ogni giorno dichiara la sua morte. La sconfitta subita dal movimento comunista è arrivata fino alla distruzione di gran parte delle istituzioni create durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Nonostante ciò milioni di uomini e donne si dichiarano comunisti e guardano con fiducia alla rinascita del movimento comunista.

Resta tuttavia paese per paese il problema di come unire in partito i veri comunisti, come costruire un vero partito comunista. Un partito che tenga pienamente conto dell'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria. Un partito che sia all'altezza dei compiti che lo sviluppo della nuova crisi generale del capitalismo e la connessa situazione rivoluzionaria in sviluppo pongono all'ordine del giorno. Un partito che sia cioè all'altezza del compito di condurre vittoriosamente la seconda ondata della rivoluzione proletaria e formare nuovi paesi socialisti, in particolare nei maggiori paesi imperialisti: un compito che la prima ondata della rivoluzione proletaria non era riuscita a realizzare.

Tutta l'esperienza passata del movimento comunista ci insegna che l'unità dei veri comunisti non si costruisce mettendo insieme alla pari chiunque si dichiara comunista, con una politica da intergruppo, unendosi sulla base di quello che anche la parte più arretrata accetta: con la "fusione del due in uno", per dirla sinteticamente. È solo attraverso lotte ideologiche, tentativi pratici e il bilancio dell'esperienza che i comunisti hanno formato un'unità non solo capace di aggregare stabilmente il massimo numero possibile di comunisti, ma, cosa più importante, di unire i comunisti con le grandi masse e portare in porto vittoriosamente la rivoluzione, fosse una rivoluzione socialista o una rivoluzione di nuova democrazia. Per unire, bisogna dividere ciò che è del proletariato da ciò che è della borghesia, ciò che è avanzato da ciò che è arretrato, ciò che è vero da ciò che è falso: bisogna "dividere l'uno in due", per dirla sinteticamente.

Noi siamo quindi assolutamente contrari ai metodi da intergruppo, al mettersi tutti insieme accettando come linea vincolante per tutti quello che anche la parte più arretrata è disposta a fare, a legare le mani alla parte più avanzata, impedendole di dire e fare e di condurre una lotta per la vera unità: l'unità dei veri comunisti, la trasformazione in veri comunisti, ma, principalmente, l'unità dei veri comunisti con le vaste masse che sono la forza decisiva che trasforma il mondo.

Questa è una questione di principio a cui non dobbiamo mai venire meno. L'unità si costruisce con la lotta, con la lotta ideologica. Le concezioni e le linee che riflettono gli interessi e le vedute della classe operaia che lotta per il comunismo devono imporsi sulle concezioni e le linee che riflettono gli interessi e le vedute della borghesia imperialista e la sua influenza sulle masse popolari. Le conoscenze e le linee che riflettono gli aspetti nuovi della realtà e le conoscenze più avanzate devono imporsi sulle conoscenze arretrate e sulle linee ferme ad aspetti della realtà oramai sorpassati o secondari. Le conoscenze vere e le linee che corrispondono alle leggi che la realtà segue nella sua trasformazione devono imporsi sulle conoscenze sbagliate e sulle linee che vogliono fare andare la realtà in senso contrario alle sue proprie leggi di trasformazione. Queste tre contraddizioni che incontriamo ad ogni passo nel movimento comunista possono essere risolte solo con la lotta. Solo una lotta ideologica aperta, profonda e senza cedimenti può fare emergere e far trionfare la verità. Può far progredire e trasformare tutti quelli che non sono legati a conoscenze sbagliate o arretrate da interessi in contrasto con la rivoluzione. Può separare le divergenze di idee dalle divergenze di interessi e risolverle con la discussione, la sperimentazione e il bilancio delle esperienze. È così in ogni campo scientifico, anche nella scienza della rivoluzione socialista.

Detto questo, dobbiamo tener presente anche che la lotta e l'unità sono due metodi differenti per affrontare un contrasto, due relazioni opposte ma legate l'una all'altra. Nel movimento comunista attuale la confusione regna sovrana. Senza lotta ideologica non potremo dissipare la confusione. La diplomazia, il compromesso, l'impegno a non criticarsi reciprocamente non portano alla verità, alla lotta e alla vittoria. Portano alla stagnazione e alla morte. Bisogna al contrario criticare, essere aperti alla critica e alla verifica, autocriticarsi, trasformarsi. Solo così si può crescere. Dobbiamo lottare con intransigenza per la verità e nello stesso tempo non dobbiamo avere preclusioni e pregiudizi. Dobbiamo portare la lotta ovunque, in ogni organizzazione. Non dobbiamo rispettare gli steccati che la destra sempre oppone alla lotta ideologica. Non dobbiamo chiuderci nella verità che possediamo e amministrarla come una nostra proprietà privata. Nello stato attuale del movimento comunista, anche le organizzazioni più arretrate reclutano proletari avanzati.

Più larga e onnipresente sarà la lotta ideologica, più rapidamente questi si libereranno dalle nebbie e dalle catene. È ovunque la destra che si oppone alla lotta ideologica. Per di più la "lotta tra le due linee" è una legge oggettiva del movimento comunista lungo tutta la sua storia. Non dobbiamo quindi scambiare la fedeltà alle vecchie amicizie e alle vecchie relazioni con la complicità con gli errori dei nostri amici e con lo schieramento acritico con loro in caso di divergenze che mettono in questione la loro linea e le loro concezioni. La storia del movimento comunista ci ha mostrato vari casi in cui simili comportamenti sono stati dannosi per la nostra causa.

Alcuni compagni pensano che se ci critichiamo, litigheremo e ci divideremo. In realtà litigheremo e ci divideremo se non siamo aperti alla critica e in ogni caso concreto in cui conduciamo la critica come una lotta antagonista per annientare l'avversario prima di avere effettivamente isolato la destra. Non è vero che i nostri compagni sono confusi perché vi sono divergenze e vi è lotta ideologica aperta. Sono confusi perché le loro convinzioni sono poco profonde, poco ancorate nella loro esperienza, superficiali. La lotta ideologica mette in luce e crea le condizioni per superare questo limite che comunque rende debole e incerta anche l'azione dei compagni e riduce la loro autonomia, la loro capacità di orientarsi da soli. La lotta ideologica tempra i nostri compagni e ne fa dei comunisti più capaci, dei veri rivoluzionari capaci di far fronte a venti e tempeste.

Se consideriamo in più che le critiche degli altri possono essere un mezzo per scoprire nostri errori o limiti, e quindi le consideriamo seriamente (ovviamente senza però accettarle a priori come giuste, come insegnamenti o indicazioni di un maestro), le critiche portano a una unità più forte e più profonda. Se conduciamo le critiche non come una lotta contro la classe nemica, ma con lo scopo di far progredire i compagni e unirci maggiormente ad essi, le critiche dividono e fanno litigare solo con gli elementi irriducibili e con gli infiltrati.

È un errore di principio ritenere che ogni divergenza nella conoscenza sia rapportabile a una contraddizione di classe. Che ogni errore sia il prodotto di interessi di classi contrastanti. Se così fosse, gli uomini dell'epoca in cui la società non era ancora divisa in classi sarebbero stati onniscienti. Una cosa assolutamente non vera. Nel processo della conoscenza che il movimento comunista compie e deve compiere, oltre alla contraddizione tra gli interessi della classe operaia e quelli della borghesia imperialista, agiscono anche le contraddizioni tra il nuovo e il vecchio e la contraddizione tra la verità e l'errore. La realtà si trasforma. Non è vero che niente si crea e niente si distrugge. In realtà alcune cose scompaiono e non esistono più. Altre nuove si formano dalla morte delle vecchie. Occorre ripetutamente riconoscere che il vecchio è scomparso o è diventato oramai secondario.

Occorre ripetutamente riconoscere che è sorta una cosa nuova e che essa ha assunto il ruolo principale. La sostanza di una cosa non si mostra in modo diretto e immediato. Se così fosse, non occorrerebbe la ricerca, non esisterebbero conoscenze sbagliate, la conoscenza giusta sarebbe un dato immediato, non un processo in cui l'uomo è avanzato passo passo nel corso dei secoli. Tutte queste considerazioni valgono anche per la lotta ideologica attraverso cui il nuovo movimento comunista si rafforzerà, unirà in ogni paese in partiti rivoluzionari tutti i comunisti capaci di progredire e di impegnarsi seriamente nella rivoluzione, unirà a livello internazionale i veri partiti comunisti nella seconda Internazionale Comunista.

Certo, la borghesia approfitta di ogni errore dei comunisti, cerca di far sbagliare i comunisti, sostiene e incoraggia i comunisti che sbagliano, sostiene quelli che hanno posizioni arretrate. Ogni nostro errore e ogni limitazione della nostra conoscenza profitta alla borghesia e nuoce alla nostra causa. Quindi le contraddizioni tra l'avanzato e l'arretrato, tra la verità e l'errore nel corso della lotta di classe confluiscono nella contraddizione tra la classe operaia e la borghesia. Confluiscono, ma non diventano una cosa sola. Sostenere il contrario vuol dire credere che il movimento comunista non ha più bisogno di sviluppare la sua conoscenza e che il movimento comunista ha raggiunto la verità assoluta. Posizioni metafisiche, religiose, da "fine della storia". La realtà è diversa. Proprio per questo noi comunisti dobbiamo imparare a distinguere sempre meglio divergenze di idee da divergenze di interessi e a trattarle con metodi diversi. Tra comunisti, tra rivoluzionari occorre condurre una lotta ideologica accanita e intransigente per far prevalere le idee giuste, per scoprire la verità, per correggere chi sbaglia.

È vero che in ogni paese e per ogni organizzazione comunista possono nascere problemi quando la critica si sviluppa a livello internazionale. In molti paesi ci sono organizzazioni dirette da sedicenti comunisti che nel complesso usano le relazioni internazionali per ingannare i propri compagni e i lavoratori avanzati. Le organizzazioni comuniste estere non possono conoscere la situazione del movimento comunista di un paese prima di averla conosciuta tramite l'inchiesta, quindi stabiliscono relazioni di unità e lotta anche con queste organizzazioni. Senza saperlo, le aiutano quindi temporaneamente a svolgere il loro sporco ruolo. Ma, appunto, si tratta di una situazione temporanea che si risolverà tanto più rapidamente quanto più dispiegata e intransigente sarà la lotta ideologica, quanto più tutte le organizzazioni veramente comuniste parteciperanno alla lotta ideologica. Rapidamente intriganti, demagoghi e mestatori irriducibili finiranno nel fronte della borghesia. Consideriamo l'insegnamento di Lenin. Quando l'Internazionale di allora e i suoi partiti dettero credito ai menscevichi, Lenin non si arroccò sdegnato nell'isolamento. Condusse la lotta nell'Internazionale e nei suoi partiti, mostrando il vero ruolo che i menscevichi svolgevano in Russia e come ingannavano l'Internazionale e i suoi partiti. Il bolscevismo progredì anche grazie alla lotta ideologica contro il menscevismo.

Né vale la tesi che la critica, la lotta ideologica, l'autocritica aperta dei comunisti confondono le idee alle masse, danno spazio alla borghesia per denigrare i comunisti. La gioia maligna della borghesia a ogni errore compiuto dal movimento comunista è indubbia. Ma tanto peggio per lei quando correggendo i nostri errori diventiamo più forti. Le masse popolari subiscono le conseguenze negative dei nostri errori e dei nostri limiti, ne ricavano sconforto e delusione. Quando invece vedono che noi comunisti non esitiamo a verificare le nostre tesi, a riconoscere i nostri errori, a superare i nostri limiti, a cambiare le nostre posizioni arretrate o sbagliate, le masse acquistano fiducia maggiore nei comunisti. La denuncia e la correzione da parte dei comunisti dei propri errori e limiti diventano punto di partenza per un ulteriore progresso.

Forti di queste esperienze e guidati da questi principi, noi siamo disposti e vogliamo discutere con tutti. Prima di rifiutare rapporti con questo o quel gruppo, organizzazione o individuo, vogliamo verificare nella lotta ideologica e nella pratica della lotta politica se ha ragione o torto, se è disposto o no a cambiare, se abbiamo o no qualcosa da imparare da lui. Al contrario vogliamo stabilire rapporti di unità e di lotta con tutti quelli che si dichiarano comunisti e nei confronti dei quali non abbiamo già fondati motivi di ritenere che siano agenti della borghesia o incalliti opportunisti, incapaci di comprendere e trasformarsi o non disposti comunque a impegnarsi nella rivoluzione. Quanto più ogni organizzazione entrerà nella lotta ideologica, tanto più rapidamente riusciremo a nostra volta a distinguere il positivo dal negativo.

È su questa base che la CP ha dato mandato alla sua Delegazione di prendere contatti con tutte le organizzazioni comuniste e rivoluzionarie disposte a stabilire contatti e a sviluppare lotta ideologica in conformità alla linea definita dalla Risoluzione approvata dalla quarta riunione della CP allargata ad alcuni fiduciari (estate 2002), pubblicata in La Voce n. 12. Questo vale in particolare nei confronti delle già esistenti aggregazioni internazionali di organizzazioni comuniste: 1. la Conferenza Internazionale delle Organizzazioni e dei Partiti marxisti-leninisti (ICML) che pubblica la rivista International Newsletter; 2. il Movimento Rivoluzionario Internazionalista che pubblica la rivista A World to Win; 3. i Seminari di Bruxelles che il PTB organizza ogni Primo Maggio. Ovviamente vale anche nei confronti di ogni organizzazione e partito comunista dei singoli paesi che anche attraverso questo articolo invitiamo a prendere contatto con la Delegazione della CP [c/o Giuseppe Maj - BP 3 - 4, rue Lénine - 93451 L'Île St Denis (France)].

Rosa L.