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L'organizzazione del partito comunista

 

Man mano che procediamo verso la fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano, passo dopo passo incontriamo aspetti specifici della sua natura che definiamo sulla base dell'esperienza del movimento comunista e della nostra situazione concreta, entrambe analizzate alla luce del patrimonio teorico del movimento comunista internazionale. Passo dopo passo si creano condizioni concrete che ci obbligano a definire meglio questo o quell'aspetto del lavoro di ricostruzione e nello stesso tempo presentano i dati fondamentali per tracciare nel concreto la linea da seguire in quel determinato campo. Articoli come Conquistare l'appoggio degli operai avanzati alla clandestinità del partito comunista e Comitati di partito e centralismo democratico pubblicati nel n° 13 della rivista sono, tra altri, una manifestazione di questo modo di procedere.

L'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ci insegna ad esempio che il partito comunista è uno strumento efficace per guidare la classe operaia e il resto delle masse popolari alla conquista del potere (alla instaurazione del socialismo, alla creazione di paesi socialisti) se e solo se è costituito 1. da un corpo di rivoluzionari di professione legato dai rapporti interni di partito (cioè dall'organizzazione del partito retta dal centralismo democratico) con 2. una rete di organismi di partito (cellule e comitati) costituiti da operai avanzati comunisti (cioè convinti sostenitori dell'instaurazione del socialismo e legati alla "scuola" del partito comunista) e da elementi avanzati comunisti delle altre classi delle masse popolari, capillarmente presenti nelle aziende, nelle organizzazioni di massa e nelle aggregazioni delle masse popolari costituite "spontaneamente" dalle concrete condizioni correnti della vita sociale (abitazione, attività culturali e sportive, ecc.). Solo se è così organizzato il partito comunista è in grado di influenzare stabilmente le masse e di raccogliere e valorizzare le loro tendenze, stati d'animo e aspirazioni, di raccogliere l'esperienza delle masse, di orientarla e dirigerla a mobilitarsi e a compiere un'opera storica che segna l'inizio di una nuova era della storia umana: insomma di svolgere il suo lavoro specifico con il metodo della "linea di massa". Solo un partito comunista così strutturato è in grado di creare un paese socialista (le Dieci Misure Immediate chiariscono cosa intendo dire), quindi anche di eliminare alcune delle "piaghe sociali" generate dalla sopravvivenza dell'ordinamento sociale capitalista e di avviare l'eliminazione delle altre che è impossibile eliminare di colpo. (1)

Le masse popolari sono in grado di costruire un nuovo mondo, di superare l'ordinamento sociale capitalista, di instaurare il socialismo. Ma ne sono in grado solo sotto la direzione della classe operaia. Questa a sua volta è in grado di dirigere se stessa e il resto delle masse popolari solo se al suo interno si costituisce un simile partito comunista. Questa è una delle lezioni della prima ondata della rivoluzione proletaria, anzi di tutto movimento comunista nei suoi circa 150 anni di storia. Nessuno degli errori, nessuna delle sconfitte subite dal movimento comunista nei suoi 150 anni di storia è in grado di confutare questa tesi, per quanto, in buona o cattiva fede qui non importa, dubbiosi e nemici del comunismo usino errori e sconfitte come "obiezione" ad essa. Le obiezioni degli empiristi (2) non sono in grado di smentire una scienza, per quanto reale possa essere ogni singolo fatto cui si appigliano. Quando si ha a che fare con un argomento abbastanza vasto, è sempre possibile trovare "fatti" a sostegno o a smentita di praticamente qualsiasi tesi: solo una conoscenza scientifica dell'argomento è in grado 1. di distinguere le cause dagli effetti ed entrambi dalle coincidenze e concomitanze casuali, 2. di costruire nel pensiero le relazioni indirette (ossia la catena di mediazioni) che legano tra loro i fatti a prima vista reciprocamente incompatibili come la caduta di un grave (ad es. un sasso) e la salita di un grave (ad es. un aeroplano), 3. di rivelare il ruolo effettivo di un fatto nella catena o rete di avvenimenti storici a cui ogni fatto appartiene, ruolo che costituisce la sua vera natura al di là delle apparenze.

Anche l'esperienza dei primi paesi socialisti ha sistematicamente confermato la tesi che ho esposto. Nel periodo della loro ascesa (ad es. per l'URSS il periodo 1917-1956, per la RPC il periodo 1949-1976), in ogni paese socialista il partito comunista riuniva in ogni azienda e in ogni altra aggregazione "naturale" delle masse popolari gli elementi più avanzati. Ognuno di questi, grazie al suo legame con il partito, riceveva dal partito comunista quanto gli era necessario per orientare e dirigere le masse a cui apparteneva. Nello stesso tempo egli conferiva al partito comunista di cui faceva parte le aspirazioni, lo stato d'animo e l'esperienza pratica delle masse. Ciò consentiva al partito comunista di essere allo stesso tempo maestro e allievo delle masse. Da quando, per motivi su cui qui non mi soffermo ma che altrove sono già esaurientemente esposti, i revisionisti moderni ebbero la direzione dei partito comunista dei paesi socialisti, essi sistematicamente e in ogni paese socialista trasformarono i partiti comunisti (con una serie di epurazioni e di misure specifiche relative al reclutamento, alla formazione e alla selezione dei membri del partito e al funzionamento organizzativo del partito). I partiti comunisti erano organizzazioni costituite dagli elementi avanzati, d'avanguardia della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari. Erano organizzazioni che in ogni collettivo raccoglievano e conferivano maggiore forza, autorità e capacità agli elementi più generosi, più rivoluzionari, più attivi, più convinti della necessità dell'emancipazione collettiva dei lavoratori. I revisionisti gradualmente fecero di quei partiti comunisti organizzazioni dei dirigenti dello Stato, degli organismi sociali e del partito stesso, legati tra loro da vincoli di fedeltà personale e di gruppo, da connivenza e complicità, da privilegi. Da una situazione in cui gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari diventavano membri del partito comunista e tramite la loro partecipazione alla vita del partito diventavano dirigenti della società, si passò ad una situazione in cui i dirigenti della società diventavano membri del partito, ne corrompevano la natura rivoluzionaria e di classe fino a cancellarla.

L'opuscolo di M.Martinengo, I primi paesi socialisti (Edizioni Rapporti Sociali, 2003), illustra chiaramente, seppure sommariamente, questo aspetto del partito comunista. Per questo come per alcuni altri aspetti dei primi paesi socialisti egli non espone tutta la storia dei vari e differenti paesi socialisti. Ma espone il filo conduttore comune di tutte le esperienze dei singoli paesi, esperienze che attorno a quel filo conduttore possono disporsi coerentemente e mostrare la vera e contraddittoria natura di ognuno di essi. M. Martinengo dall'analisi di quell'aspetto del partito comunista deduce anche che, per adempiere efficacemente al suo ruolo specifico nella lotta di classe, il partito comunista deve comprendere almeno l'1% della classe operaia propriamente detta. E la sua tesi corrisponde all'esperienza storica.

La comprensione dell'aspetto sopra indicato del partito comunista permette di capire meglio cosa vuol dire oggi per ogni singolo comunista e per ogni Comitato di Partito (CdP) "legare operai avanzati al lavoro di ricostruzione del partito". Questa nostra parola d'ordine da alcuni compagni viene ancora intesa come "reclutamento" al Comitato di Partito. In realtà si tratta invece, in questa fase iniziale del nostro lavoro (in cui il partito comunista non esiste ancora realmente e quindi il reclutamento di operai avanzati è per forza di cose limitato), dell'indicazione per ogni comitato di stabilire rapporti con questo o quell'operaio avanzato, di fare in modo che questi abbia personalmente un rapporto con uno o con alcuni di noi, che ci trasmetta la sua esperienza e che ci permetta tramite lui di conoscere a fondo il collettivo a cui egli appartiene e di influenzare questo collettivo tramite l'influenza che noi abbiamo sull'operaio avanzato e l'influenza che egli ha sul suo collettivo. È la crescita della nostra influenza su di lui e, tramite questa, della sua capacità di influire sul suo collettivo, il processo il cui avanzamento graduale (quantitativo) misura l'avanzamento del legame di quell'operaio avanzato con il lavoro di ricostruzione del partito comunista, l'avanzamento di ognuno di noi verso la qualità di degno membro del partito comunista, l'avanzamento del Comitato di Partito verso la natura di vero comitato di partito: quindi, in sintesi, l'avanzamento di tutta la nostra costruzione del partito per quanto riguarda quella parola d'ordine.

Questa considerazione ci introduce a una seconda questione organizzativa che possiamo chiamare "uso delle leggi generali della dialettica nel lavoro di ricostruzione del partito comunista". Le leggi generali della dialettica sono state ricavate per astrazione studiando la storia della natura, la storia della società e la storia della conoscenza. Dallo studio di un grande numero di processi di trasformazione (astraendo dalle particolarità di ognuno che fanno le specie, i generi, le famiglie fino all'unicità del singolo caso) si è arrivati a ricavare alcune leggi generali che sono seguite da tutti i processi di trasformazione studiati e che, quindi, sono leggi scientifiche come lo sono tutte le altre leggi scientifiche scoperte e applicate dagli uomini. Il marxismo ha preso queste leggi generali da Hegel (1770-1831). Questi le aveva presentate come leggi assolute, cioè come se fossero leggi fissate da Dio a cui tutto il creato si conformava. Il marxismo (in specifico Marx ed Engels) le ha riformulate e usate per quello che di fatto già erano per gli uomini nel loro uso pratico: leggi ricavate studiando i processi di trasformazione e astraendo dal particolare contenuto di ognuno per comprendere quello che essi hanno in comune.

Una volta formulate, queste leggi generali possono essere usate per progettare il nostro intervento in un processo di trasformazione, come si usa la legge di gravità per progettare uno spostamento di corpi pesanti e come in generale si usa ogni altra legge scientifica. La costruzione del partito comunista è un particolare processo di trasformazione e le leggi generali della dialettica ci possono aiutare a comprenderlo meglio e a progettare meglio la nostra attività per compiere questa trasformazione.

Consideriamo una delle tre leggi più generali della dialettica: la trasformazione della quantità in qualità e viceversa. L'obiettivo che vogliamo raggiungere, il partito comunista, è una nuova qualità che oggi ancora non esiste. Come lo raggiungiamo?

Compiendo avanzamenti quantitativi in attività che oggi noi, ancora non-partito, possiamo tuttavia già compiere, come ad esempio il nostro lavoro con l'operaio avanzato sopra illustrato. Ma non attività qualsiasi, praticate perché "tutti fanno così". Bensì attività tali che accumulandosi daranno luogo, ad un certo punto, all'esistenza del partito. Si tratta cioè di individuare e compiere una serie di attività la cui moltiplicazione, arrivata ad un certo punto, creerà una realtà nuova: il partito. Sulla base di questa qualità nuova, il partito comunista, inizieranno altri processi di avanzamento quantitativo, ad esempio la mobilitazione di una parte crescente della classe operaia e del resto delle masse popolari contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo. Inutilmente oggi alcune forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) perseguono questa mobilitazione, senza avere creato prima quella qualità (il partito comunista) che sola può trasformarsi nella quantità ricercata (la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari). Finché non avremo costruito un partito comunista all'altezza dei suoi compiti, le masse popolari in una certa misura si mobilitano lo stesso: e ciò smentisce i "pessimisti sulle sorti dell'uomo" e i "credenti nel condizionamento mediatico delle masse popolari". Ma non si mobilitano per instaurare il socialismo. Si mobilitano sotto l'influsso di quello che già esiste: le loro necessità immediate, i centri di mobilitazione storicamente costituiti, l'azione mirata e spontanea (cioè dettata dalla sua dominante concezione del mondo) della borghesia, l'azione sia pure primitiva delle FSRS.

Già solo capire e usare quanto fin qui detto ci permette di capire perché oggi i comunisti hanno così poca influenza sulle masse popolari e di sgombrare il campo dalle conclusioni disfattiste o militariste che anche organismi e compagni sinceramente rivoluzionari traggono dalla sterilità del proprio impegno individuale e di gruppo nella mobilitazione delle masse popolari. Senza partito comunista è impossibile, di regola, avere mobilitazione rivoluzionaria su grande scala delle masse popolari. Per avere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari bisogna anzitutto ricostruire il partito comunista. Ma ritorniamo alla trasformazione della quantità in qualità.

Abbiamo visto sopra un esempio di questa trasformazione relativamente all'obiettivo "legare operai avanzati al lavoro di ricostruzione del partito comunista". Ma per ogni obiettivo particolare esiste un processo di avanzamento quantitativo, una accumulazione graduale di attività che possiamo già compiere pur essendo noi quello che siamo oggi che non abbiamo ancora raggiunto quell'obiettivo; attività però tali (e quindi bisogna comprendere in modo giusto le caratteristiche specifiche, la natura del processo particolare) che accumulandosi fanno ad un certo punto esistere l'obiettivo. Questo vale ad esempio per la trasformazione degli individui che diventano membri del partito (delle loro abitudini, delle loro idee, dei loro sentimenti, del loro stile di vita) e dei Comitati d Partito appena costituiti (del clima che vi si respira, del loro modo di funzionare, della divisione del lavoro che attuano al loro interno, del rapporto che riescono a tenere con il resto dei CdP e con la CP): insomma quelle trasformazioni di cui parlava il CdP Teresa Noce nella lettera pubblicata sul n° 14 di La Voce (pag. 30).

Affrontare il lavoro di ricostruzione del partito comunista avendo assimilato dalla dialettica la "legge della trasformazione della quantità in qualità e viceversa" ci aiuta certamente ad impostare il nostro lavoro, o, più precisamente, ad impostarlo meglio - perché si agisce dialetticamente, cioè si contribuisce a delle trasformazioni e addirittura si pensa dialetticamente anche senza sapere cosa sia la dialettica. Ma altrettanto certamente l'assimilazione delle leggi generali della dialettica non basta. Occorre la conoscenza concreta di ogni singolo processo di cui si compone il processo complessivo di costruzione del partito comunista, per ogni aspetto e settore di cui si compone il lavoro complessivo di costruzione del nuovo partito che il "piano in 2 punti" ha definito nei due campi principali: costruzione dei Comitati di Partito clandestini ed elaborazione del Manifesto Programma. Studiare concretamente ognuno di questi singoli processi come processi di variazione quantitativa adeguata a determinare il salto qualitativo ci aiuterà a impostare più scientificamente la nostra attività e a svolgerla più efficacemente e più serenamente. D'altra parte l'assimilazione e l'uso di questa potente scienza, la dialettica, fatta ai fini del lavoro organizzativo si riverserà poi inevitabilmente in tutto il nostro lavoro e lo feconderà in tutti i campi.

 

Anna M.

 

Note

1. Perfino la pubblicistica borghese è zeppa di denunce dei "mali della società", delle "piaghe sociali". Ma ciò che caratterizza i media borghesi e in generale i portavoce della borghesia, è che essi si guardano bene dall'accompagnare la denuncia con la spiegazione della ragion d'essere di ogni "piaga sociale": perché esiste, a chi conviene, chi è interessato alla sua perpetuazione. I mali "piovono dal cielo" e le promesse di eliminarli fioriscono sulla bocca dei demagoghi. In realtà ogni proposito o tentativo di eliminare le "piaghe sociali" della società borghese o addirittura di costruire un paese socialista senza aver costruito un partito comunista come indicato in questo articolo o è un'illusione (destinata a concludersi a seconda delle circostanze o nella liquidazione del movimento comunista - vedasi la "via al socialismo tramite le riforme di struttura" di Togliatti & C., o in un regime di tipo fascista e comunque basato sulla mobilitazione reazionaria delle masse - vedasi le vicende di Mussolini e di Hitler).

2. Gli empiristi isolano arbitrariamente ogni singolo "fatto" dal contesto a cui in realtà il "fatto" è legato e che definisce la natura reale al di là delle apparenze. Quindi ogni empirista dà di esso interpretazioni fantasiose, del tutto arbitrarie e soggettive. Questo aspetto della storia del pensiero è ben illustrato da F. Engels in La ricerca scientifica nel mondo degli spiriti (1878), uno scritto che fa parte, come un suo capitolo, della raccolta Dialettica della Natura.