La Voce n. 12


Versión en lengua española curada por el  Eile


Che i comunisti dei paesi imperialisti

uniscano le loro forze per la rinascita

del movimento comunista!


    Risoluzione approvata dalla quarta riunione della CP allargata ad alcuni fiduciari

 

    La crisi del capitalismo e la resistenza delle masse popolari

 

    Errori di dialettica

        1. Le formazioni economico-sociali imperialiste

        2. Le crisi generali del capitalismo

        3. Il bilancio del movimento comunista

        4. La lotta tra le due linee nel partito

        5. Il bilancio dei paesi socialisti

        6. La rivoluzione socialista nei paesi imperialisti

        7. Il metodo della linea di massa

 

    Conclusione

 


 

 

4. La lotta tra le due linee nel partito

Il primo limite del vecchio movimento comunista riguarda proprio i partiti comunisti, soggetti e promotori indispensabili della rivoluzione e della trasformazione. Il partito comunista è il partito della classe operaia rivoluzionaria ma è influenzato anche dalla borghesia imperialista sia direttamente sia indirettamente, tramite le altre classi sociali. Dai partiti comunisti dipende l'andamento della guerra tra la classe operaia e la borghesia imperialista. L'esperienza non solo ha mostrato che la classe operaia per riuscire a vincere la borghesia imperialista deve avere un partito comunista adeguato. Essa ha anche mostrato che la borghesia imperialista riesce a vincere la classe operaia solo se riesce a corrompere il partito comunista. Stante la centralità del ruolo dei partiti comunisti (che solo i movimentisti negano), in ogni partito comunista è inevitabile la lotta tra l'influenza delle due classi per determinare la linea del partito. Non possiamo evitare che la borghesia eserciti la sua influenza nelle nostre fila, ma possiamo impedire che quell'influenza diventi predominante, decida della nostra linea. In secondo luogo il mondo cambia e le nostre conoscenze vanno adeguate: la lotta tra le nuove idee ed esperienze e le vecchie idee ed esperienze è inevitabile per lo sviluppo di ogni partito. In terzo luogo la realtà non si riflette immediatamente nelle nostre coscienze, la sostanza delle cose non si rivela direttamente e immediatamente: la lotta tra il vero e il falso è un processo indispensabile in ogni partito per far prevalere la linea giusta. In conclusione l'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ci insegna che la lotta tra le due linee nel partito comunista è permanente ed è fonte di progresso del partito. Senza lotta non c'è vita. Centralismo democratico e lotta tra le due linee non sono incompatibili. L'esperienza dei due partiti comunisti che hanno diretto le più grandi rivoluzioni del secolo scorso, il Partito Comunista (bolscevico) di Russia e il Partito Comunista Cinese, hanno dato esempi su grande scala e in condizioni molto varie di applicazione sia del centralismo democratico sia della lotta tra le due linee. Non ne avevano ancora una coscienza chiara, ma per procedere fino alla vittoria e portare in porto le grandi rivoluzioni che hanno diretto hanno dovuto sia applicare il principio organizzativo del centralismo democratico sia condurre ripetute lotte tra due linee. La Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS (1938) illustra alcune delle lotte condotte dal primo. La Risoluzione su alcune questioni della storia del nostro Partito (1945) illustra alcune delle lotte condotte dal secondo. Negare che nel partito comunista vi sia lotta tra le due linee, non fa scomparire questa lotta che è un fatto oggettivo: vuol solo dire che la sinistra la condurrà alla cieca e renderà la sua sconfitta più probabile. Il dogmatismo è stato la veste avvolgendosi nella quale la sinistra dei vecchi partiti comunisti ha lasciato che i revisionisti moderni se ne impadronissero e li conducessero alla morte.

 

5. Il bilancio dei paesi socialisti

I primi paesi socialisti hanno accumulato un patrimonio di esperienze prezioso sia durante il periodo della loro affermazione sia durante il periodo della loro decadenza sotto la direzione dei revisionisti moderni fino al crollo alla fine degli anni '80. Gli insegnamenti che ne possiamo ricavare sono enormi e in gran parte ancora inesplorati dai nuovi partiti comunisti.

Essi hanno messo in luce che i rapporti di produzione presentano tre distinti aspetti: 1. la proprietà dei mezzi e delle condizioni della produzione, 2. le divisioni tra gli uomini nell'attività produttiva (divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, divisione tra dirigenti e diretti, divisione tra uomini e donne, divisione tra città e campagna, divisione tra zone e settori avanzati e zone e settori arretrati, ecc.), 3. i rapporti di distribuzione del prodotto. Solo se consideriamo tutti questi tre aspetti è possibile cogliere con sicurezza dove era la borghesia nei paesi socialisti. Essa era costituita dai dirigenti del partito, dello Stato e delle altre istituzioni sociali che patrocinavano soluzioni borghesi per i problemi di sviluppo della nuova società socialista. Se non si considerano tutti i tre aspetti dei rapporti di produzione è impossibile comprendere chiaramente in che cosa consiste la transizione dal capitalismo al comunismo, l'eliminazione graduale e per salti dei residui rapporti capitalisti e lo sviluppo graduale e per salti di rapporti comunisti, che è il compito storico della fase socialista. Se non si considerano tutti i tre aspetti dei rapporti di produzione è impossibile comprendere chiaramente la lotta tra 1. i rapporti capitalisti che continuano inevitabilmente ad esistere dopo la conquista del potere e l'instaurazione della dittatura del proletariato e 2. i germi di comunismo a cui la rivoluzione socialista ha dato vigore e che si sviluppano gradualmente e per salti cercando le loro forme adeguate. Se non si considerano tutti i tre aspetti dei rapporti di produzione è impossibile fare un'analisi di classe delle società socialiste. Diventa quindi impossibile dirigere la lotta delle classi oppresse nell’ambito delle nuove condizioni politiche e culturali specifiche della società socialista. La Rivoluzione Culturale Proletaria fu una manifestazione pratica della forza che la lotta di classe poteva sprigionare a favore del comunismo nella società socialista.

I programmi dei nuovi partiti comunisti individuano la borghesia nei paesi socialisti alcuni in quella parte delle vecchie classi sfruttatrici che ancora sopravviveva, altri negli intellettuali, altri nella malavita, altri nella burocrazia, altri ancora nei soci del settore cooperativo. Nessuna di queste analisi regge alla critica né rende comprensibili l'insieme della storia dei paesi socialisti né dà ai comunisti dei paesi socialisti armi per prevenire la restaurazione né fornisce ai comunisti degli ex paesi socialisti un orientamento giusto per mettersi alla testa della lotta di classe che sta svolgendosi nei loro paesi.

Un corollario è l'interpretazione corrente in alcuni partiti comunisti della natura delle società dei paesi socialisti diretti dai revisionisti. Essi le descrivono come società a "capitalismo monopolistico di Stato" sia pure "di tipo nuovo" o a "capitalismo burocratico". In particolare è diffusa l'indicazione della società sovietica diretta dai revisionisti moderni (cioè del periodo 1956-1991) come di una società socialimperialista. Anche in questo campo, ma questa volta in senso negativo, il Partito Comunista del Perù occupa una posizione di riguardo. Se è chiaro che la fase socialista è una fase di transizione, in cui gradualmente e per salti si liquidano i rapporti sociali capitalisti e si sviluppano i germi di comunismo, è anche chiaro che, una volta che la direzione del partito e dello Stato fu presa dai revisionisti moderni, esponenti e portavoce della borghesia tipica e specifica della società socialista, la natura dell'Unione Sovietica non poteva cambiare di colpo. In realtà vi fu un'inversione della direzione di marcia. In ogni campo passo dopo passo vennero gradualmente soffocati i rapporti comunisti già costruiti, vennero gradualmente rafforzati i residui rapporti capitalisti e richiamati di nuovo in vita quelli morti ma che potevano essere rianimati. Un conto era accusare i revisionisti sovietici di essere socialimperialisti nel senso che nelle loro relazioni con i partiti comunisti sotto il manto del socialismo seguivano una linea fatta di ingerenza, di ricatti e di arroganza. Un altro è sostenere che l'Unione Sovietica era diventata di colpo un paese imperialista. I comunisti che sostengono che l'Unione Sovietica era un paese socialimperialista non hanno mai spiegato in cosa è consistito a loro parere il salto del 1989-1991, che cosa lo ha causato e che cosa è in corso attualmente nei paesi che costituivano l'Unione Sovietica. Perché non ci provano? I comunisti degli ex paesi socialisti possono comprendere la lotta di classe che si sta conducendo nei loro paesi e quali sono i loro compiti solo se partono da una concezione materialista e dialettica di quello che sono stati i paesi socialisti prima dell'avvento dei revisionisti alla direzione e nei decenni seguiti al loro avvento.

 

6. La rivoluzione socialista nei paesi imperialisti

La rivoluzione proletaria mondiale è la combinazione delle rivoluzioni socialiste nei paesi dove il capitalismo è il modo di produzione predominante e di rivoluzioni di nuova democrazia nei paesi in cui i residui feudali (i rapporti di dipendenza personale e la questione agraria) e l'asservimento ai paesi imperialisti svolgono il ruolo predominante. La distinzione dei due tipi di rivoluzione è tutt'oggi, in vista della prossima ondata della rivoluzione proletaria, una premessa indispensabile per la loro giusta combinazione. I movimenti rivoluzionari dei paesi oppressi possono essere compresi nel loro sviluppo reale e nelle leggi che lo determinano solo se si tiene conto che in essi è in corso una rivoluzione democratica che potrà compiersi e trionfare solo se diretta dalla classe operaia tramite il suo partito comunista e quindi come rivoluzione di nuova democrazia. Questo rende ancora più chiaro quanto sia illusorio aspettarsi che lo sviluppo del movimento rivoluzionario nei paesi oppressi possa essere la causa principale della rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti.

Quanto alle rivoluzioni socialiste nei paesi imperialisti, già Engels (nell'introduzione del 1895 a Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di Marx) aveva messo in chiaro che era impossibile instaurare il socialismo tramite la conquista del potere da parte dei comunisti nel corso di una insurrezione popolare a cui il partito comunista aveva partecipato come uno tra i vari partiti popolari. L'andamento delle rivoluzioni del 1918 e 1919 in Europa centrale e orientale ha pienamente confermato questa tesi che Engels aveva ricavato dal bilancio dell'esperienza della Comune del 1871. La rivoluzione socialista può vincere solo passando per un processo di accumulazione delle forze rivoluzionarie che doveva compiersi per sua natura e per forza di cose mentre in essi ancora dominava la borghesia imperialista.

 I tentativi fatti dai partiti della prima Internazionale Comunista per sviluppare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti hanno mostrato e confermato che non è possibile che questa accumulazione avvenga né solamente né principalmente tramite l'inserimento del movimento comunista cosciente e organizzato (il partito comunista e le sue organizzazioni di massa) nella lotta che in ogni società borghese i partiti e altre organizzazioni conducono tra loro per accaparrarsi la direzione politica (benché in linea di massima questo inserimento sia necessario). Il bilancio dell'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e l'analisi dei regimi di controrivoluzione preventiva (in cui la sicurezza del regime passa davanti al rispetto dei diritti democratici, politici e civili) instaurati dalla borghesia imperialista portano alla conclusione che, in linea generale, l'accumulazione delle forze rivoluzionarie nei paesi imperialisti è la fase di "difensiva strategica" della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata di cui parla Mao Tse-tung. La guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata è la forma della rivoluzione proletaria anche per i paesi imperialisti. La teoria della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che Mao ha elaborato nelle sue linee generali riflette anche lo sviluppo del processo rivoluzionario dei paesi imperialisti. La rivoluzione socialista nei paesi imperialisti consisterà con ogni probabilità in ogni paese nel rovesciamento della guerra di sterminio che la borghesia imperialista, spinta dalla seconda crisi generale del capitalismo, sta di fatto già conducendo contro le masse popolari dei paesi imperialisti in una guerra che le masse popolari condurranno in modo via via più sistematico e più organizzate, prendendo nelle loro mani l'iniziativa guidate dalla classe operaia diretta dal suo partito comunista. Essa sarà lo scontro tra la mobilitazione rivoluzionaria delle masse promossa dal partito comunista e la mobilitazione reazionaria delle masse che la borghesia deve promuovere per far fronte alla crisi politica e culturale e alla guerra interimperialista. Nel corso di essa si realizzerà la trasformazione della mobilitazione reazionaria delle masse in mobilitazione rivoluzionaria delle masse.

La direzione di quest'opera può essere assunta e svolta solo da partiti comunisti che assicurano la loro esistenza e la continuità del loro lavoro quali che siano i tentativi della borghesia imperialista di stroncarli, cioè da partiti comunisti clandestini come lo fu il partito di Lenin e come lo furono già i partiti comunisti dei paesi imperialisti ma solo nei periodi in cui la borghesia imperialista vietò ai comunisti di svolgere un'attività politica aperta.

 

7. Il metodo della linea di massa

I partiti comunisti anche se clandestini possono promuovere e dirigere una vasta mobilitazione delle masse se adottano come metodo principale di direzione la linea di massa nel senso illustrato da Mao Tse-tung. Esso consiste nell'individuare in ogni aggregato sociale, in ogni circostanza e a ogni livello la sinistra, la destra e il centro, nel mobilitare e organizzare la sinistra perché unisca a sé il centro e isoli la destra. La sinistra in ogni aggregato sociale e in ogni circostanza consiste in quella parte le cui aspirazioni e i cui obiettivi, se realizzati, favoriscono la causa della rivoluzione proletaria e che, sviluppandosi di fase in fase, portano quelle forze a confluire, nel modo appropriato alla loro natura, nel fiume della rivoluzione proletaria. Visto da un altro punto di vista, questo metodo consiste nel raccogliere le idee e i sentimenti che esistono tra le masse in forma sparsa e confusa, elaborarli e ricavarne linee, metodi e misure, portare questi tra le masse in modo che esse li riconoscano come propri e li mettano in pratica. Raccogliere le nuove idee e sentimenti nati tra le masse sulla base della nuova pratica da esse svolta, elaborarli in linee, metodi e misure e riportarli tra le masse e così via ripetutamente. Quei partiti comunisti che hanno guidato con successo le rivoluzioni nel secolo scorso hanno praticato la linea di massa come metodo principale di lavoro e di direzione, anche se non ne avevano una coscienza chiara. Sotto la loro direzione le masse popolari hanno sconfitto la borghesia imperialista, hanno respinto tutti i tentativi di rivincita e di restaurazione e le aggressioni della borghesia imperialista e hanno costruito paesi socialisti invincibili e capaci di realizzare grandi progressi, la cui influenza si irradiava in tutto il mondo e infondeva forza, fiducia e slancio nelle masse popolari di ogni paese: la borghesia imperialista ricorreva a ogni mezzo per difendersi dalla loro influenza sulle masse popolari. Solo dopo che nei partiti comunisti sono prevalsi i revisionisti moderni con le loro soluzioni borghesi dei problemi della società socialista e i partiti comunisti hanno preteso di dirigere le società socialiste non più come i veri comunisti le avevano dirette (partito comunista, organizzazioni di massa, linea di massa), ma come i borghesi dirigono i propri dipendenti (le relazioni industriali), le masse popolari (le politiche macroeconomiche e la politica generale) e se stessi (democrazia borghese e guerre interimperialiste), i paesi socialisti sono diventati instabili, hanno dovuto proteggersi con barriere e polizie dall'influenza della borghesia e i rapporti di forza si sono invertiti.

La linea di massa è la relazione adeguata e necessaria del movimento comunista inteso come movimento cosciente e organizzato con il movimento comunista inteso come movimento pratico che trasforma lo stato presente delle cose, di cui il primo è una parte e un aspetto.

 

Conclusione

 

Questi secondo noi sono le sette principali questioni di carattere universale che i nuovi partiti comunisti devono affrontare per definire un programma che li porti a superare l'attuale fase di stagnazione e ad accumulare forze rivoluzionarie. Noi siamo convinti che i comunisti che cercheranno di trovare una risposta a questi sette problemi, se non si arrenderanno finché non avranno trovato risposte soddisfacenti, approderanno alla nostra stessa conclusione: il maoismo è la terza superiore tappa del pensiero comunista dopo il marxismo e il leninismo, nello stesso senso, illustrato da Stalin in Principi del leninismo (1924),  in cui il leninismo fu la seconda superiore tappa dopo il marxismo. I nuovi partiti devono essere fondati sul marxismo-leninismo-maoismo.

La rinascita del movimento comunista è una necessità storica e avverrà inevitabilmente. Noi siamo soltanto i portavoce e i promotori di essa. Adempiremo tanto meglio e più rapidamente al nostro compito se ci lasceremo alle spalle gli abiti dogmatici e uniremo la nostre forze per definire i tratti generali, universali, della concezione e del metodo adeguati ai compiti che abbiamo di fronte; se faremo del lavoro che i comunisti conducono nei vari paesi esperienza da elaborare per definire il programma e il metodo generali; se faremo di questo lavoro un campo in cui sperimentare la verità del programma e del metodo generali tramite l'applicazione concreta e la scoperta della verità particolare in cui si riflettono le caratteristiche specifiche di ogni paese che hanno a tutt'oggi un ruolo imprescindibile nella mobilitazione e nell'azione delle masse popolari.

È a questo scopo che tutti i partiti comunisti, le organizzazioni comuniste, i comunisti non ancora organizzati e le FSRS, ma in particolare quelli dei paesi imperialisti devono unire le loro forze creando un circuito basato su tre fattori: 1. la conoscenza reciproca e lo scambio delle esperienze, 2. il dibattito franco, basato sulla critica e l'autocritica, relativo all'analisi della situazione, al bilancio del movimento comunista, al programma, ai metodi e alle linee politiche generali, 3. la solidarietà a fronte della controrivoluzione preventiva (politica della sicurezza nazionale) che caratterizza l'attività politica della borghesia imperialista. Sono tre aspetti tutti indispensabili, che devono procedere tutti contemporaneamente e che si rafforzano reciprocamente. L'unità organizzativa può rafforzarsi solo man mano che si rafforza l'unità ideologica e politica. L'unità ideologica e politica può rafforzarsi solo tramite la lotta ideologica ed è sempre relativa. Senza dibattito franco e aperto sulle divergenze ideologiche e politiche, senza affrontare francamente le questioni controverse, anche lo scambio di esperienze resta in gran parte una formalità, è svuotato di gran parte dei suoi effetti positivi. Ciò che ci unisce e che nessuna divergenza distrugge è la comune lotta contro la borghesia imperialista e per il comunismo e la solidarietà che ci lega in questa lotta. Non dobbiamo temere la lotta ideologica né lo sfruttamento che certamente la borghesia imperialista cercherà di fare delle nostre divergenze. La lotta ideologica è la via attraverso la quale tracceremo un orientamento e una linea più giusti che ci permetteranno di diventare la parte organizzata e d'avanguardia della classe operaia e di giungere ad essere i portatori della sua direzione sulle masse popolari dei nostri paesi nella lotta contro la borghesia imperialista, il lato cosciente e organizzato di cui il movimento pratico che trasforma lo stato presente delle cose ha assolutamente bisogno per compiere il suo percorso.

È su questa base che la Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito Comunista Italiano cercherà di stabilire e sviluppare rapporti internazionali, valorizzando per quanto ci sarà possibile le conferenze, i seminari e le aggregazioni internazionali di partiti e organizzazioni comuniste già regolarmente funzionanti e tutte le altre iniziative che già altri organismi comunisti promuovono. È su questa base che ci rivolgiamo a tutti i partiti comunisti, a tutte le organizzazioni comuniste, a tutti i comunisti non ancora organizzati e a tutte le FSRS, ma in particolare a quelli dei paesi imperialisti europei perché siano disposti a considerare le nostre posizioni e le nostre esperienze e a criticarle alla luce delle loro e a intensificare e migliorare le relazioni di unità e lotta tra noi tutti. Chi è più audace nell'autocritica, chi è più disposto a imparare dall'esperienza degli altri procederà meglio e più rapidamente e insegnerà agli altri. Noi dobbiamo tutti trasformarci e diventare la parte più cosciente e più decisa del grande esercito delle classi e dei popoli oppressi che marciano verso la vittoria della rivoluzione proletaria a livello mondiale.

 

Per questo appello la CP ha tenuto conto degli scritti programmatici dei seguenti partiti e organizzazioni

 

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