La Voce n. 11


I Comitati di partito all'opera

 

Abbiamo fondato il Comitato Base Rossa del (n)PCI!

 

Cosa ci spinge oggi a dare vita ad un Comitato clandestino per la  ricostruzione del Partito? Partiamo da alcuni elementi di analisi  politica anche se sarà necessario un approfondimento e un contributo  più sistematico ed articolato; il nostro intento ora è di dichiarare le  linee generali della nostra costruzione/adesione al (n)PCI, che possono essere di stimolo per altri compagni a fare scelte conseguenti.

Innanzitutto ci riconosciamo nell’affermazione dei compagni della CP, nella Voce n. 9 quando affermano “…costituirci in Partito non è solo  una questione organizzativa: aderire tutti ad un’unica organizzazione. Occorre sia condividere la stessa concezione del mondo, sia condividere lo stesso programma politico, sia unirsi in un’unica  organizzazione…”.

Il partito infatti non è solo e tanto uno strumento organizzativo che  permette maggiore incisività ma in primis è la guida, il processo di  autonomia strategica senza il quale ogni organizzazione pur radicata  non può che fallire. L’autonomia strategica è la risultante del  bilancio del patrimonio del movimento comunista internazionale e  dell’analisi del movimento economico della società. Riteniamo la  costituzione della CP un passo in avanti verso la fondazione del (n)PCI. Nella pubblicazione di Colombo e nei numeri della Voce crediamo ci  sia un grande sforzo di analizzare scientificamente la realtà  applicando l’unico metodo che ci appartiene: il materialismo dialettico. L’analisi sulla prima grande crisi del capitale (1917–45), la prima ondata della rivoluzione proletaria, la natura del nuovo ciclo di accumulazione capitalistico del secondo dopoguerra e il suo  prodotto politico, il revisionismo moderno; la nuova fase della crisi capitalistica e il carattere generale della stessa, sono elementi di teoria rivoluzionaria che ci permettono di sviluppare l’autonomia  teorica fondamentale per il Partito.

La nostra costituzione vuole dare il contributo nell’applicare l’autonomia strategica nell’intervento con le masse popolari, con i  lavoratori avanzati, con le forze soggettive, accumulando le forze  attorno alla linea e quindi al Programma oggi già delineato nel Progetto di Manifesto Programma (PMP) elaborato dalla Segreteria  Nazionale dei CARC.

Lavorare nella direzione della natura clandestina del Partito, è un  contributo fondamentale alla rinascita del movimento comunista del  nostro paese. Perché clandestino? Noi traiamo il bilancio anche dagli  anni ’70 e da quella storia dobbiamo assumere ciò che c’era di  positivo, soprattutto nella prima metà: la lotta contro il revisionismo moderno, la “costituzione di un centro di lotta del proletariato per il  potere”, la lotta armata come aspetto della guerra popolare  rivoluzionaria che impariamo non solo dagli anni ’70 stessi ma “da  tutta l’esperienza, in positivo e in negativo, del movimento comunista  internazionale e nazionale”; come al contempo rigettiamo delle OCC di quegli anni la deriva militarista, l’incapacità di comprensione e di  adeguamento alla fase storica del percorso strategico nel salto a Partito. L’origine della controrivoluzione preventiva è legata alla  fase imperialista, alla fine della natura progressista della borghesia,  alla presa di coscienza del proletariato del percorso rivoluzionario. La natura clandestina del Partito permette ai comunisti di avere la  necessaria indipendenza dalle forze della controrivoluzione preventiva sia sul piano del libero dibattito teorico, sia sul piano organizzativo pratico. Clandestino alla borghesia ma non alle masse popolari.

Se riconosciamo che la controrivoluzione preventiva è l’arma principale  della borghesia imperialista nella fase storica della sua agonia, non possiamo non dotarci degli strumenti necessari. La borghesia  imperialista non è più quella del ’17, si è dotata di un metodo e di strumenti in grado di contrastare più efficacemente che nel passato, (memore della straordinaria forza rivoluzionaria del proletariato), le forze rivoluzionarie. Ha dimostrato (la borghesia imperialista) che è in grado di condizionare, corrompere, disturbare, deviare il processo di  accumulazione delle forze se esso non si dà un percorso di indipendenza strategico. Di questo ne siamo pienamente coscienti, come pensiamo che il (n)PCI debba far proprio tutto il patrimonio del movimento comunista con le sue tappe di avanzamento, e quindi riconosciamo l’ottava discriminante, il maoismo, come passaggio fondamentale. Infatti che senso ha sostenere di essere marxisti-leninisti ma non  riconoscere l’apporto teorico pratico del presidente Mao Tse-tung e della rivoluzione popolare cinese alla nostra storia? Significa non comprendere l’apporto del maoismo nella lotta al revisionismo moderno, il contributo originale dato al problema dell’edificazione del socialismo con la grande rivoluzione culturale e i contributi dati alla guerra rivoluzionaria. Non è un problema di forma, di etichetta, ma di concezione del mondo, di prassi.

Dare il contributo allo sviluppo del Partito sia facendo vivere le nostre tesi nelle masse popolari cercando  di non essere meccanici, adeguando la linea politica nelle più diverse situazioni prodotte dallo scontro di classe. Coniugare il concreto all’astratto, il particolare al generale, sviluppando una serrata battaglia ideologica e politica con le FSRS attraverso il metodo della  critica e dell’autocritica, cercando di compattare la sinistra, trascinare il centro e combattere ed isolare la destra che frena il  processo di ricostruzione. Non sarà facile, ma cercheremo di dare il massimo contributo in questa direzione raccogliendo ed applicando gli  insegnamenti che provengono da 150 anni di storia del movimento comunista e dall’analisi concreta della realtà concreta.

Organizzare, accumulare le forze!

Compattare la sinistra, trascinare il centro, combattere ed isolare la destra!

W il nuovo Partito comunista italiano!

 

Comitato Base Rossa del (n)PCI

10 maggio 2002