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Comunicato CC 08/2025 - 30 aprile 2025
50° anniversario della vittoria del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam contro l’aggressione e l’occupazione militare degli imperialisti USA

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Usare gli insegnamenti del 25 Aprile, delle altre mobilitazioni e della partecipazione popolare ai funerali di Bergoglio per sviluppare ed elevare di livello la lotta contro il governo Meloni

Le manifestazioni del 25 Aprile a Roma, Milano, Torino, Trieste, Bergamo e nelle principali città del paese hanno fatto saltare il tentativo di usare le celebrazioni dell’80° anniversario della Liberazione come passerelle dei sionisti, dei guerrafondai sostenitori della NATO, del governo fantoccio filonazista di Zelensky, dei piani di riarmo dell’UE e dei loro complici e compari.

Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle, è perché non osiamo farle che sono difficili”. Questa è la lezione principale che i partiti, le organizzazioni e gli esponenti del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) devono trarre dalle manifestazioni del 25 Aprile. È lo stesso insegnamento che viene dalle pagine più gloriose della storia della prima ondata della rivoluzione proletaria. È osando resistere e passare all’attacco contro gli imperialisti USA, nonostante l’enorme disparità di forze, che i partigiani vietnamiti 50 anni fa liberarono il Vietnam del sud e ampia parte dell’Indocina, avviando lo sviluppo vittorioso di rivoluzioni di nuova democrazia oltre che in Vietnam anche in Cambogia e Laos. È lo stesso insegnamento che viene dai partigiani della Resistenza palestinese che hanno osato andare all’attacco contro il criminale regime sionista d’Israele.

È osando passare all’attacco che il movimento comunista svilupperà ed eleverà di livello la resistenza spontanea delle masse popolari contro il governo Meloni e i vertici della Repubblica Pontificia fino a scrivere le pagine del nuovo 25 Aprile!

Le piazze del 25 Aprile insegnano che un presupposto fondamentale per sviluppare, estendere ed elevare di livello la resistenza popolare è rompere con il disfattismo e l’attendismo che relegano una parte del MCCO come anche degli oppositori al disastroso corso delle cose al ruolo di spettatori e critici delle iniziative del nemico. Questo è stato il centro della lotta in occasione dei preparativi delle piazze del 25 Aprile: dare per persa in partenza la battaglia (questa è stata la posizione assunta a Roma dai vertici di Rete dei Comunisti che, nonostante le grandi capacità organizzative, non hanno partecipato al presidio di Porta San Paolo per contrastare le celebrazioni sioniste) oppure osare dare battaglia per battere e isolare promotori e agenti della manomissione delle manifestazioni del 25 Aprile. L’esito della giornata del 25 Aprile mostra invece che osando rompere con la cappa del disfattismo e dell’attendismo e ingaggiando una lotta aperta con i suoi promotori è possibile rafforzare la parte più avanzata del movimento di massa e conquistare gli indecisi. Infatti, se nelle piazze del 25 Aprile dell’anno scorso antifascismo popolare e antifascismo padronale si erano mescolati e scontrati, quest’anno ovunque la mobilitazione popolare ha messo alle strette promotori e agenti del tentativo di deturpare le manifestazioni, riducendoli a corpi estranei, isolati e protetti da enormi schieramenti di forze dell’ordine.


Non è la disponibilità delle masse popolari a mobilitarsi e lottare che manca, è che la mobilitazione delle masse può svilupparsi a condizione che alla sua testa vi sia chi è determinato a vincere. Vari anche se contraddittori (quindi vanno letti usando il materialismo dialettico) sono i segnali in tal senso.

Il 28 marzo, in occasione dello sciopero nazionale indetto da FIOM, FIM e UILM per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici, è stata alta l’adesione allo sciopero in numerose aziende, mentre salvo poche eccezioni è stata scarsa la partecipazione alle manifestazioni cittadine, dove comunque erano presenti numerosi spezzoni di fabbrica. Significa che tra gli operai c’è la disponibilità a mobilitarsi per conquistare un rinnovo contrattuale degno di questo nome, ma non a fare passeggiate che non servono a spezzare la protervia di Federmeccanica e che in numerose fabbriche ci sono nuclei di operai combattivi, che vanno rafforzati, moltiplicati, coordinati e orientati.

Il 5 aprile a Roma c’è stata la manifestazione nazionale contro la guerra e il riarmo europeo indetta dal M5S che, con più di 100mila persone, è stata la più partecipata tra le manifestazioni contro la guerra degli ultimi anni. La cosa più significativa però non è stata tanto la quantità, ma la tipologia di partecipanti. Si è trattato in gran parte di associazioni, comitati, reti scesi in piazza senza che il M5S abbia fatto un lavoro specifico per mobilitarle a partecipare e di “cani sciolti”, cioè persone non inquadrate in alcun organismo che sono andate di loro iniziativa alla manifestazione.

Il 12 aprile a Milano 40-50mila persone hanno manifestato in solidarietà alla Resistenza palestinese contro il genocidio perpetrato dai sionisti rispondendo alla chiamata non delle maggiori centrali di mobilitazione che ereditiamo dalla storia del nostro paese (i sindacati di regime, ecc.), ma dei Giovani Palestinesi in Italia, dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese e del SICobas.

Poca cosa in confronto al numero di persone che sono andate ai funerali di Bergoglio”? In realtà, anche la presenza delle masse popolari a San Pietro era in buona parte frutto delle predicazioni di Bergoglio contro la guerra e le armi e a favore degli oppressi e degli sfruttati dai gruppi imperialisti. Non è un caso che durante i funerali decine di bandiere palestinesi sventolavano in piazza S. Pietro.

Le gerarchie ecclesiastiche hanno mescolato questa parte delle masse ai caporioni dei gruppi imperialisti responsabili della guerra, dell’oppressione e dello sfruttamento; noi comunisti possiamo e dobbiamo far leva sulle predicazioni di Bergoglio per contrapporle e ancora prima per mobilitarle a mettere in pratica tali predicazioni. In particolare dobbiamo usare la propaganda pacifista di Bergoglio, ma a modo nostro.

La propaganda pacifista, l’educazione alla non violenza è cosa sacrosanta se rivolta contro la politica di preparazione alla guerra degli Stati borghesi, se rivolta alle potenziali zone di reclutamento della borghesia. È cosa iniqua se diretta a disarmare, a togliere spirito combattivo alle classi e ai popoli oppressi, in una situazione in cui comunque la borghesia, grazie al denaro, alle stesse convulsioni politiche e militari delle società borghesi, all’aumento della produttività del lavoro e alla conseguente espulsione di milioni di individui dal processo produttivo, può reclutare quanti mercenari e professionisti dello sterminio vuole. Non abbiamo bisogno di educarci alla non violenza, ma di imparare a combattere e combattere non perché mandati alla morte dalla pistola di ordinanza dell’ufficiale o del plotone di esecuzione o dalla sottomissione gerarchica o ideologica alla classe dominante, ma solo per una causa giusta. Questo è il succo del nostro pacifismo: combattere e combattere solo per una causa giusta. Perché è solo da ciò che può sorgere non la sottomissione di masse impotenti ai loro dominatori e la rassegnata partecipazione alle attività militari scatenate da questi, ma una comunità di uomini che, non dovendo più combattere per strappare ad altri ciò di cui vivere, non avrà più bisogno di guerre.


I soprusi della borghesia imperialista sono tanti e tali che suscitano nel nostro paese come in tutto il mondo un’accelerazione della lotta di classe. Ma per mobilitare le masse popolari a fare la rivoluzione socialista occorrono comunisti determinati a vincere, non che sperano in una “eventuale rivoluzione socialista in Italia (che) troverebbe senz’altro appoggio e sostegno da parte della Cina”. Occorrono comunisti che indicano alle masse come passare dalla difesa all’attacco, non che a ogni passo sopravvalutano le forze del nemico e sono loro i primi a essere sfiduciati nella forza delle masse popolari organizzate e nelle possibilità che gli elementi avanzati delle masse popolari rispondano ai loro appelli. Occorrono comunisti che coalizzano la parte avanzata delle masse popolari e la mobilitano in una lotta efficace contro il governo Meloni, perché è in questo modo che susciteremo, nella parte delle masse che oggi è rassegnata e passiva, in alcuni la speranza e in altri la fiducia che è possibile cambiare le cose e conquisteremo anche parte di chi ha dato credito alle promesse di Meloni & C. e sta verificando per esperienza diretta con che esito.

Su questa base è possibile approfittare delle contraddizioni in campo nemico, ma senza rafforzare i nemici, favorire l’asservimento morale e intellettuale delle masse popolari ad essi, favorire le illusioni che i “padroni buoni” fomentano. Lo ricordiamo a proposito di Bergoglio e dei suoi ammiratori tipo Luciano Vasapollo (Rete dei Comunisti) e altri.

Il futuro è costruito dal proletario che si emancipa dall’oppressione morale e intellettuale del padrone, si ribella e lotta contro il padrone per costruire il nuovo sistema di rapporti sociali. Non dal proletario che sospira e prega perché il padrone diventi buono.

Dell’opera di Bergoglio noi comunisti dobbiamo fare il bilancio di come e della misura in cui ne abbiamo approfittato per far avanzare la rivoluzione socialista (la nostra opera) e ricavarne gli insegnamenti per la nostra opera presente e futura: la sua successione nella Chiesa Cattolica sarà molto probabilmente tempestosa.


Nel mondo intero le condizioni generali diventano sempre più favorevoli a una seconda ondata della rivoluzione proletaria: essa si solleverà tanto più rapidamente e sarà tanto più potente, quanto prima e più i comunisti si mettono all’altezza del loro ruolo. Nel nostro paese la lotta di classe diventa più acuta e la nostra opera entra più nel vivo, le condizioni generali diventano sempre più favorevoli alla rivoluzione socialista, alla costituzione del Governo di Blocco Popolare che previene la mobilitazione reazionaria e porta la rivoluzione socialista a un livello superiore a quello attuale, alla formazione di organizzazioni operaie e popolari che costituiranno il GBP. Per conquistare vittorie e avanzare, noi comunisti dobbiamo imparare a fare cose che non abbiamo mai fatto e che non sappiamo ancora fare, a vedere quello che ancora non vediamo e che vede solo chi guarda la realtà con la concezione comunista del mondo, a farla finita con la sfiducia che le sconfitte del passato hanno seminato anche tra quanti si dicono comunisti individuando e superando i nostri errori e i nostri limiti che le hanno causate.

La borghesia ha approfittato degli errori e dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato ed è riuscita a corroderlo e corromperlo fino a far fortemente retrocedere l’organizzazione e la coscienza che si erano formate tra gli operai e nelle altre classi delle masse popolari. Per porre fine alla libertà che la borghesia si è nuovamente ripresa, dobbiamo riprendere con una lotta tenace e con spirito d’iniziativa il terreno che abbiamo perso, dobbiamo ricostruire quella coscienza e quell’organizzazione. È una cosa del tutto possibile, è un’impresa che i nostri predecessori hanno già compiuto una volta. Nessuno ha loro regalato il terreno che avevano conquistato. Lo avevano conquistato con la loro volontà e i loro sacrifici, passo dopo passo, lottando senza tregua contro il potere, la repressione, la forza e la prepotenza politica, economica, culturale e morale della borghesia, del clero e delle altre classi reazionarie. Per questa via gli operai e le altre classi delle masse popolari recupereranno la forza di un tempo e, forti anche della lezione che abbiamo tirato dalla sconfitta subita, questa volta non si fermeranno a metà strada. Instaureremo una società senza capitalisti, faremo dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuiremo alla lotta che i lavoratori degli altri paesi stanno conducendo nel resto del mondo.

Spezzare la subordinazione del nostro paese al protettorato USA-NATO e alle imposizioni dell’Unione Europea e dei sionisti d’Israele: è l’obiettivo comune di tutte le lotte delle masse popolari in corso nel paese!

Cacciare il governo Meloni e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare che agisce al servizio delle masse popolari organizzate: per ogni rivendicazione delle masse popolari esso è la condizione della sua soddisfazione!

Unire intorno a questo obiettivo la mobilitazione delle masse popolari che attualmente si esprime in molte lotte organizzativamente ancora distinte.

Rompere con la tendenza a limitarsi a resistere agli attacchi dei nemici e passare sempre più spesso all’attacco. Individuare il punto e il momento giusti, concentrare le forze, attaccare e strappare dei risultati, vincere! Imparare a capire dove, quando e come attaccare per vincere!


Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell’Ordine borghesi, una via consiste nell’usare TOR [vedere https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html].


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