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(nuovo)Partito comunista italiano |
Comunicato CC 02/2025 - 24 gennaio 2025
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“Ecco cosa appare necessario fare immediatamente, ecco quale deve essere l’“inizio” del lavoro per la classe operaia: bisogna fare una spietata autocritica della nostra debolezza, bisogna incominciare dal domandarsi perché abbiamo perso; chi eravamo, cosa volevamo, dove volevamo arrivare. Ma bisogna prima fare anche un’altra cosa (si scopre sempre che l’inizio ha sempre un altro... inizio): bisogna fissare i criteri, i principi, le basi ideologiche della nostra stessa critica” (A. Gramsci, Che fare? - 1923).
“Non esiste in Italia possibilità di una rivoluzione che non sia la rivoluzione socialista” (Tesi di Lione, III Congresso del primo PCI - gennaio 1926).
Ai promotori e ai partecipanti delle assemblee del 25 gennaio a Roma e a Bologna
Due assemblee per la ricostruzione del partito comunista e quattro domande
Il 21 gennaio i comunisti di tutto il mondo hanno ricordato la morte di Lenin e quelli italiani hanno anche celebrato l’anniversario della fondazione del primo PCI. A pochi giorni di distanza, il 25 gennaio, si svolgono due assemblee per la ricostruzione del partito comunista nel nostro paese, un partito che, nelle dichiarazioni dei loro promotori, si riaggancia all’esperienza della Rivoluzione d’Ottobre di cui Lenin è stato il dirigente e a quella del primo PCI.
A Roma si tiene l’assemblea nazionale del coordinamento Prospettiva Unitaria, composto dal Movimento per la Rinascita Comunista, Resistenza Popolare, Patria Socialista e Costituente Comunista, con l’obiettivo dichiarato di inaugurare “il cantiere della costruzione del Partito Comunista in Italia”.
A Bologna il Fronte Comunista, il Fronte della Gioventù Comunista, l’Unione di Lotta per il Partito Comunista e il Laboratorio Politico Antonio Gramsci di Brescia tengono l’assemblea nazionale “1921 - Il Partito che serve oggi. Ricostruire una proposta comunista nell’Italia del XXI secolo”, che è una tappa della nuova costituente comunista lanciata dal FC e dal FGC a partire dalle tesi esposte nel documento La lotta per il Partito da essi pubblicato a giugno 2024. Il (nuovo)PCI augura buon lavoro ai promotori e ai partecipanti di entrambe le assemblee: per porre fine alla Terza guerra mondiale e alla devastazione del pianeta le masse popolari hanno bisogno di un partito comunista all’altezza del suo compito storico di instaurare il socialismo. Il loro lavoro sarà tanto più fecondo di risultati quanto più le due assemblee serviranno a dare risposte giuste (fondate sull’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria del periodo 1917-1976 e della lotta di classe in corso studiata usando il materialismo dialettico) a quattro domande che indichiamo di seguito. L’unità dei comunisti in partito è una questione di grande importanza pratica, ma l’unica unità che regge alla prova dei fatti e che dobbiamo perseguire è l’unità sulle posizioni giuste, sulle posizioni avanzate: è l’unica unità che porta alla vittoria della classe operaia e delle masse popolari sulla borghesia imperialista.
1. La frammentazione dei comunisti in partiti, organismi, gruppi e personaggi che operano ognuno per conto proprio è un fenomeno comune a tutti i paesi imperialisti oppure riguarda solo l’Italia?
Fosco Giannini, portavoce di Prospettiva Unitaria, ripete spesso che il movimento comunista è in crisi in Italia, mentre a livello mondiale è forte e “governa circa un quinto dell’intera umanità”. Il calcolo è presto fatto. La popolazione mondiale ammonta a 8 miliardi e rotti di persone, il Partito Comunista Cinese da solo dirige un paese di 1 miliardo e 400 milioni di abitanti, se ci aggiungiamo Vietnam (100 milioni), Corea del Nord (26 milioni), Cuba (11 milioni) e Laos (7 milioni) si arriva al quinto dell’umanità di cui parla Giannini. I comunisti governano sì un quinto dell’umanità, ma perché dirigono i paesi socialisti tuttora esistenti derivanti dalla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria. L’affermazione di Giannini ha il pregio di incitare quanti nel nostro paese hanno la bandiera rossa nel cuore a non rassegnarsi e a far fronte alle difficoltà del presente. Pur se positiva negli intenti, non fa però un buon servizio alla causa dell’unità dei comunisti in partito. Trattare la frammentazione dei comunisti come una malattia italiana (una tara o una questione di “cattiva volontà” dei comunisti italiani) impedisce o comunque rende più difficile individuare e rimuovere la causa della malattia, che è la stessa nel nostro e negli altri paesi imperialisti. Una malattia che ha origine dal fatto che, dopo essere arrivati all’apice della loro forza nel 1945 con la vittoria contro il nazifascismo, in questi paesi i partiti comunisti non hanno saputo continuare fino a instaurare il socialismo e sono via via decaduti. L’individuazione e il superamento dei limiti a causa dei quali il movimento comunista non è riuscito a instaurare il socialismo in nessun paese imperialista e la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita senza completare la sua opera è, allo stesso tempo, la base della ricostruzione di un partito comunista all’altezza della situazione, il modo per far avanzare la lotta per il socialismo nel nostro paese e la via per superare la frammentazione dei comunisti.
2. Farla finita con il disastro del capitalismo, con la Terza guerra mondiale, la miseria crescente e la devastazione del pianeta è una guerra popolare e rivoluzionaria? Oppure basta moltiplicare le lotte rivendicative, conquistare posizioni in Parlamento e nelle altre assemblee elettive e unire a questo la propaganda del socialismo, della storia del movimento comunista e delle sue conquiste, dell’esperienza dell’URSS e degli altri paesi socialisti?
È la questione della strategia dei comunisti, cioè del modo in cui il movimento comunista prepara e attua la conquista del potere (la via per instaurare il socialismo, la forma della rivoluzione socialista). È una questione che riguarda in primo luogo i comunisti dei paesi imperialisti, in cui il modo di produzione capitalista nella lotta contro il feudalesimo si è pienamente sviluppato con le sue espressioni politiche: le libertà individuali, la cultura e l’istruzione, la libertà di associazione, la partecipazione popolare alla vita politica, l’attività sindacale. In questi paesi il movimento comunista non si è liberato quanto necessario dal retaggio storico legato alle sue origini. La partecipazione alle elezioni e alle istituzioni della democrazia borghese e le rivendicazioni sindacali e politiche di migliori condizioni di vita e di lavoro hanno avuto un ruolo importante nella nascita e nello sviluppo del movimento comunista di massa. Ma da quando con l’inizio dell’epoca imperialista sono maturate le condizioni della rivoluzione proletaria, la riduzione della lotta di classe a queste due attività ha dato luogo a due deviazioni (elettoralismo ed economicismo) ed è diventata l’ostacolo che ha impedito ai partiti comunisti di adempiere al loro compito storico. A ragione Lenin affermò che “la trasformazione di un partito europeo di tipo vecchio, parlamentare, riformista di fatto e appena sfumato di colore rivoluzionario, in un partito di tipo nuovo, realmente rivoluzionario e realmente comunista, è una cosa estremamente difficile” (Note di un pubblicista, 1922).
3. Il partito comunista nasce grande e forte o lo diventa perché traccia e pratica un strategia giusta?
La strategia dei comunisti è una componente imprescindibile della scienza (la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia) che è alla base dell’unità dei comunisti in partito e del loro agire da partito comunista. Voler costruire prima un partito comunista forte (grande e riconosciuto dalle masse) e poi occuparsi della strategia che esso deve seguire per instaurare il socialismo porta in un vicolo cieco, come la storia del movimento comunista ha più volte dimostrato. Il partito comunista diventa forte man mano che le masse popolari si rendono conto, grazie alla propria esperienza, che le parole d’ordine del partito sono giuste, che la sua direzione è giusta e capace e si organizzano in organismi che, più o meno influenzati o addirittura diretti dai comunisti, si impegnano a un livello superiore nella lotta di classe, mentre gli esponenti più avanzati si arruolano nelle file dei comunisti. Diventa forte, cioè, se segue una strategia giusta - giusta perché definita sulla base di quello che l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ci insegna in proposito e dell’analisi della società attuale - e se la attua strenuamente, coerentemente, creativamente, e quindi è costituito, funziona, seleziona e forma i suoi membri a questo fine. Un tale partito comunista non è il risultato né della partecipazione alle elezioni e della predicazione dei principi del socialismo né della promozione delle lotte rivendicative e delle proteste. Esso è formato dai comunisti che assimilano e applicano gli insegnamenti della scienza comunista e del bilancio dell’esperienza e grazie a questo mobilitano e organizzano le masse popolari ad avanzare passo dopo passo nella rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo.
4. Il partito comunista che serve è il partito che promuove la lotta delle masse popolari per condizionare l’azione dei governi borghesi in senso ad esse favorevole? Oppure è quello che promuove e dirige la guerra con cui le masse popolari scalzano dal potere la borghesia imperialista e instaurano il socialismo?
Nel loro documento La lotta per il partito, il Fronte Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista hanno indicato come “fondamentale e attuale la polemica contro quella che Lenin chiamò ‘sottomissione alla spontaneità’”, il partito leninista come modello di partito comunista che occorre (“partito nazionale di quadri, centralizzato, dotato di strutture centrali e periferiche, dotato di rivoluzionari di professione messi in condizione di vivere a spese del partito, organizzato in cellule di base nei luoghi di lavoro con un ruolo strutturale preminente rispetto alle sezioni territoriali”) e, sulla scorta della riflessione leninista relativa al dualismo di potere, che “non si attende l’ora x, la si prepara”. Per costruire un “partito comunista all’altezza dei tempi”, bisogna tradurre questo orientamento in un’attività conseguente. Non fare concessioni al senso comune e cercare un minimo denominatore per mettere insieme più gente ripiegando su un partito “in grado di costruire l’opposizione di classe alle politiche reazionarie e antipopolari della destra di governo e di rappresentare un’alternativa politica alle false illusioni del centro-sinistra”.
Il problema principale che i comunisti devono risolvere non è una questione organizzativa (mettersi insieme e rinunciare ognuno a qualcosa in nome dell’unità), ma la questione della teoria. Il partito comunista è l’unione di quelli che assimilano, sviluppano e applicano alle condizioni italiane e mondiali la concezione comunista del mondo e le lezioni del bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria. Chi mette i problemi e le soluzioni organizzative prima dell’assimilazione e applicazione della scienza comunista resta impigliato nell’una o nell’altra delle deviazioni del primo PCI e degli altri partiti comunisti dei paesi imperialisti: l’elettoralismo (solo via parlamentare al socialismo), l’economicismo (solo difesa sindacale e/o politica delle condizioni di lavoro e di vita delle masse popolari) e, come reazione ad esse, il militarismo (agli attacchi del nemico l’unica risposta possibile è la lotta armata).
Il (nuovo)PCI ha risposto a queste domande insieme a quelle, altrettanto indispensabili, sulle origini, la natura e le prospettive della seconda crisi generale del capitalismo iniziata negli anni ‘70 del secolo scorso. Le ha illustrate (nel Manifesto Programma, nel documento I quattro temi da discutere nel movimento comunista internazionale e in numerosi articoli della rivista La Voce, Comunicati e Avvisi ai naviganti). Sulla base di esse nel 2004 si è costituito nella clandestinità, ha tracciato il piano d’azione per arrivare all’instaurazione del socialismo - dal 2008 la linea del Governo di Blocco Popolare e della creazione delle condizioni per la sua costituzione - e lo sta attuando (questo è anche il modo per verificare le risposte che ha dato: sottoporle alla prova della pratica). Queste risposte non sono ancora discusse apertamente né criticate in maniera argomentata da quegli esponenti e organismi del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese che riconoscono nell’instaurazione del socialismo l’unica soluzione alla crisi in corso.
Ma la mancanza di risposte a queste domande e del confronto su di esse è il motivo per cui i tentativi di unità dei comunisti promossi da Fosco Giannini e altri non sono andati a buon fine o sono implosi nel giro di qualche tempo, come nel caso del PC di Marco Rizzo da cui il grosso dei promotori delle assemblee del 25 gennaio provengono. E la necessità di estendere e rafforzare la mobilitazione popolare è aspirazione comune di tutti i comunisti. Le iniziative per ricostruire il partito comunista e quelle per l’80° anniversario della vittoria della Resistenza contro il nazifascismo da una parte e la costruzione del fronte delle forze contro il governo Meloni (fronte anti Larghe Intese) dall’altra costituiscono altrettante occasioni perché i partiti e le organizzazioni del movimento comunista sviluppino non solo l’unità d’azione nella mobilitazione delle masse e la solidarietà di classe, ma anche il dibattito franco e aperto su bilancio dell’esperienza, concezione del mondo, analisi del corso delle cose, strategia.
L’investitura e i primi provvedimenti di Trump e la tregua a Gaza confermano che i contrasti tra i gruppi imperialisti si acuiscono e il loro potere diminuisce. La resistenza palestinese dopo 15 mesi ha ottenuto un provvisorio ritiro da Gaza dell’occupante sionista e la liberazione di numerosi partigiani prigionieri nelle carceri israeliane. Questo risultato alimenta il vento di riscossa che già l’operazione “Tempesta di Al-Aqsa” del 7 ottobre 2023 ha suscitato in tutto il mondo. Benché diretta da forze clericali, i risultati che la resistenza palestinese ha raggiunto confermano che l’epoca imperialista è l’epoca delle rivoluzioni proletarie e della crisi mortale del dominio della borghesia imperialista. La resistenza delle masse popolari può svilupparsi e avere la meglio davanti al più forte, armato e criminale dei nemici se essa è animata dalla volontà di vincere e se esprime dei dirigenti che con determinazione e coraggio la guidano verso la vittoria.
La prima ondata della rivoluzione proletaria è sorta dall’azione del partito di Lenin e di Stalin, che era armato di una concezione del mondo e di una strategia per vincere e che aveva forgiato le sue forze all’insegna degli obiettivi rivoluzionari che perseguiva. È così facendo che i comunisti russi capeggiati da Lenin e Stalin hanno diretto vittoriosamente la guerra popolare rivoluzionaria che scalzò dal potere il regime zarista, portò all’edificazione del primo paese socialista e suscitò in tutto il mondo la prima ondata rivoluzionaria.
Noi oggi riprendiamo e continuiamo, in condizione cambiate e quindi in forme nuove ma sulla base dei suoi risultati e insegnamenti, la stessa rivoluzione iniziata con la vittoria dell’Ottobre 1917 e la fondazione dell’URSS.
La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nei paesi imperialisti è il fattore decisivo del futuro dell’umanità. L’instaurazione del socialismo in un paese imperialista come l’Italia, anche solo un deciso salto in avanti della rivoluzione socialista come la costituzione del Governo di Blocco Popolare, darà il via alla rivoluzione nei paesi imperialisti. E questa sarà l’incendio che porrà fine anche alla Terza guerra mondiale e libererà il mondo dal sistema imperialista.
Questa è la situazione in cui noi comunisti svolgiamo la nostra attività. Questo è il nostro internazionalismo. Questo indica il senso di responsabilità con cui dobbiamo considerare il lavoro che svolgiamo.
“I comunisti si distinguono dagli altri rivoluzionari perché hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono sempre avanti” (Marx ed Engels, Manifesto del Partito Comunista, 1848). In avanti, cioè all’instaurazione del socialismo e al comunismo!
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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell’Ordine borghesi, una via consiste nell’usare TOR [vedere https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html].
Per difendersi dalla repressione e controllo dello Stato è necessario attrezzarsi! |