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Comunicato CC 20/2024 - 18 luglio 2024

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Lettera aperta ai compagni francesi

Approfittiamo dei risultati delle recenti elezioni legislative francesi (30 giugno e 7 luglio 2024) e del relativo “stallo” del sistema politico (non esiste una chiara e solida maggioranza parlamentare e il Nuovo Fronte Popolare non ha ancora presentato la candidatura di un primo ministro) per rivolgerci ai comunisti, ai progressisti e ai sinceri democratici francesi (faremo circolare questo Comunicato anche in Francia sulla scala più ampia di cui siamo capaci) che vogliono dare alle elezioni straordinarie uno sbocco politico di progresso per le masse popolari e di rottura con il programma comune della borghesia imperialista e per dare ai compagni italiani che seguono l’evolversi delle cose in Francia strumenti per imparare da quello che è avvenuto e da quello che avverrà in Francia in questi mesi.

Lo facciamo richiamando sinteticamente due momenti relativamente recenti della storia del nostro paese istruttivi anche per i compagni francesi nel frangente in cui si trovano, che hanno coinvolto il Movimento 5 Stelle (M5S).

Essi mostrano che la tendenza a seguire e rispettare le prassi, le regole e le liturgie del parlamentarismo borghese conduce alla paralisi e alla successiva perdita di consenso e autorevolezza organismi, organizzazioni e individui che godono di fiducia e prestigio presso ampie parti delle masse popolari impegnate nelle lotte rivendicative che infatti li hanno votati.

In Italia il M5S ha raccolto voti, autorevolezza e seguito fino a quando ha dato credibilmente voce al malcontento e all’indignazione popolare e si è opposto alle Larghe Intese (la combinazione del polo PD e del polo Berlusconi con i rispettivi satelliti, che dagli anni ‘90 del secolo scorso in collaborazione o alternandosi al governo del paese attuano le stesse misure antipopolari, anche se alle elezioni si presentano separati) e al loro programma, ponendosi come alternativa ad essi. Ha perso voti, autorevolezza e seguito quando si è piegato alle Larghe Intese e al loro programma.

 

Il primo momento è il “golpe bianco” (colpo di Stato svolto senza ricorso alle forze armate) condotto per neutralizzare il successo elettorale del M5S alle elezioni politiche del febbraio 2013, tenutesi dopo un anno e mezzo di “governo tecnico” dell’economista Mario Monti, subentrato senza passare dalle elezioni al governo Berlusconi nel 2011 a seguito della lettera inviata dai capi della BCE Trichet e Draghi a Berlusconi con il pretesto della differenza di rendimento troppo elevata tra Buoni del Tesoro italiani e i Buoni del Tesoro tedeschi.

L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano commissariò il nuovo Parlamento italiano uscito dalle urne del febbraio 2013, togliendogli di fatto il potere di formare il governo del paese: non diede al partito vincente (il M5S) l’incarico di formare il governo, congelò l’incarico a Pierluigi Bersani (all’epoca segretario del PD, la cui coalizione aveva raccolto la maggioranza dei voti, che sembrava intenzionato ad accordarsi con il M5S) e bloccò il funzionamento del nuovo Parlamento costituendo un “gruppo di saggi” (personaggi provenienti dal mondo politico e accademico) per elaborare un programma di riforme istituzionali ed economiche attorno al quale riunire una maggioranza parlamentare che sostenesse un nuovo governo. Non fu un’iniziativa individuale di Napolitano, ma il modo in cui questi legittimò e attuò le decisioni incostituzionali e antipopolari del “salotto buono” di capitalisti, banchieri e uomini della finanza, cardinali e altri dignitari della corte vaticana, alti funzionari civili e militari e rinomati intellettuali che hanno il potere del nostro paese. È in questo “salotto buono” (per quanto riguarda il nostro paese lo indichiamo con l’espressione sintetica “vertici della Repubblica Pontificia” per il ruolo di regista occulto svolto dal Vaticano e dalla sua Chiesa cattolica) che si decide, dietro le quinte del “teatrino della politica” borghese e con l’assistenza dei plenipotenziari delle istituzioni politiche, militari e finanziarie statunitensi, delle istituzioni europee e dei gruppi sionisti, a chi affidare il governo del paese.

I nuovi parlamentari del M5S osservarono le regole del sistema politico, non si mobilitarono per avere voce in capitolo nella formazione del governo del paese e né il M5S né altri personaggi e organismi autorevoli presso le masse (sindacati, partiti di opposizioni, ecc.) chiamarono a scendere in piazza contro il golpe bianco. Il capo del M5S Beppe Grillo in un primo tempo aveva chiamato alla mobilitazione di piazza, ma fece rapidamente marcia indietro su “consiglio” di polizia e carabinieri.

Il risultato fu che il nuovo Parlamento espressione dell’insofferenza, del malcontento e dell’acquiescenza delle masse popolari fu del tutto esautorato e, due mesi dopo le elezioni, le Larghe Intese installarono il governo Letta (2013-2014), sostenuto da Monti, Berlusconi & C., cioè dall’intesa dei partiti che avevano perso le elezioni di febbraio, con cui proseguirono il programma di lacrime e sangue sulla pelle dei lavoratori, delle donne, degli studenti, degli immigrati.

 

Il secondo momento è la vittoria del M5S alle elezioni del marzo 2018. I vertici della Repubblica Pontificia si trovarono in seria difficoltà, non osarono portare fino in fondo il tentativo di ripetere quanto fatto nel 2013. Dopo vari tira e molla, numerose consultazioni di palazzo e due mesi e mezzo di “crisi istituzionale”, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovette affidare il governo a M5S e Lega (il secondo partito che aveva raccolto più voti), i quali espressero come primo ministro Giuseppe Conte. Il M5S però non diede seguito adeguato al risultato elettorale ottenuto il 4 marzo 2018: ben 10.7 milioni su 32.8 milioni di voti validi, con gruppi parlamentari (Camera e Senato) che erano il doppio di ognuno dei gruppi dei partiti delle Larghe Intese (PD e complici da una parte, Berlusconi e succubi dall’altra), in grado di impedire l’approvazione parlamentare di un governo delle Larghe Intese. Accettò di formare un governo di mediazione (il Conte I) insieme alla Lega, legata da mille fili alle Larghe Intese, e di inserirvi ministri importanti (in particolare Giovanni Tria all’economia e finanze ed Enzo Moavero agli esteri) imposti dai vertici della Repubblica Pontificia. Non fece leva sui lavoratori e sul resto delle masse popolari per realizzare il suo programma, per abolire Jobs Act, legge Fornero e altre simili infamie dei governi precedenti, instaurare il reddito di cittadinanza, metter fine al TAV e alle altre grandi opere speculative, assicurare la vita delle aziende a rischio chiusura e delocalizzazione. Il risultato è che il M5S si è lasciato tanto logorare che dopo poco più di un anno i vertici della Repubblica Pontificia sono riusciti a installare un governo composto da M5S e PD (il Conte 2, 2019-2021).

 

La parabola del M5S (come prima quella di Syriza in Grecia con il governo Tsipras nel 2015) insegna a coloro che vogliono cambiare il corso delle cose, in Italia come in Francia e in ogni altro paese imperialista, che è possibile farlo solo se chi vuole cambiare mobilita in crescendo, orienta, organizza le masse popolari, a partire dalla classe operaia: non basta raccogliere voti, avere eletti in Parlamento e neanche andare al governo, se i voti, i seggi in Parlamento e il governo non vengono usati anche e soprattutto per coalizzare, mobilitare, rafforzare e dare fiducia a chi ha l’interesse e la forza di cambiare il paese contro i potentati economici e finanziari e i loro complici della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei. L’adesione, il concorso attivo e organizzato, da protagoniste, di una parte importante delle masse popolari è il fattore determinante in questa lotta.

 

Ben vengano quindi tutte le forme di protesta (marce verso i palazzi del potere, scioperi generali, disobbedienza civile, ecc.) promosse dai principali centri autorevoli del malcontento e della ribellione delle masse popolari francesi (La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e il sindacato CGT di Sophie Binet sono tra questi), dai gruppi di lavoratori, di ambientalisti e di altri organismi popolari, tematici e territoriali che hanno chiamato a votare per il Nuovo Fronte Popolare, contro il raggruppamento di Macron, il Rassemblement National di Marine Le Pen e l’inciucio sottobanco con cui Macron, seppur tra enormi difficoltà, cerca di dirigere le danze!

Osare guardare oltre l’orizzonte delle istituzioni e procedure imposte dalla borghesia!

Saranno le masse popolari organizzate a decidere il futuro della Francia come dell’Italia e del mondo!

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