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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 13/2018
12 agosto 2018

Nicaragua

Un’altra vittoria da festeggiare!

Dopo la diffusione del Comunicato CC 12/2018 del 6 agosto un compagno del P.CARC ci ha fatto osservare che l’imperialismo USA e la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti in America Latina hanno subito in questo periodo un’altra cocente sconfitta, precisamente in Nicaragua, un altro dei paesi dell’Alleanza promossa da Hugo Chavez. Anche questa è una vittoria da festeggiare e una lotta da cui imparare.

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Comunicato CC 14/2018 - 15 agosto 2018

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Perché catastrofi come quella di Genova non si moltiplichino

Rafforzare il movimento comunista che promuove la rivoluzione socialista in corso in Italia!

La forma più alta di solidarietà con le vittime e con i loro familiari è lottare per porre fine al sistema che genera simili disastri!

 

Il crollo del viadotto che sovrasta e percorre Genova è la rappresentazione concentrata del catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone al nostro paese e al mondo. È giusto che chi si è arricchito creando le condizioni del disastro di Genova paghi. Ma non è la soluzione del problema. I responsabili ultimi e principali della direzione del paese e quindi della manutenzione del territorio, delle infrastrutture, delle scuole e di tutti gli edifici, della salubrità dell’ambiente e dell’educazione delle nuove generazioni sono i governi e l’oligarchia finanziaria che li ha installati e manovrati. Non basta cercare i responsabili di ogni singolo disastro e di ogni singolo crimine. Bisogna cambiare il sistema sociale che fa di questo pugno di maniaci criminali la classe dirigente del paese. Sono essi che hanno fatto di Genova non una città per i suoi abitanti, ma un ostacolo che le loro grandi vie di comunicazione scavalcano con sopraelevate e gallerie, assurte a monumento della loro grandezza come le Piramidi lo furono della grandezza dei Faraoni d’Egitto. Il destino che hanno inflitto a Genova è quello che hanno inflitto o vorrebbero infliggere anche a tutto il resto del territorio: le grandi vie di comunicazione stradale, ferroviaria e aerea sono una delle grandi opere inutili e dannose con le quali i capitalisti sviluppano su grande scala la speculazione finanziaria. È una questione strettamente legata alla natura della borghesia imperialista: essa impone all’umanità intera un percorso che solo la rivoluzione socialista può interrompere.

Non è possibile ed è quindi sbagliato presumere di capire il particolare deducendolo dal generale (non basta conoscere il corso generale delle cose per capire come vanno le cose nel caso particolare). Ma il corso delle cose in un caso particolare lo capiamo tanto più a fondo quanto meglio conosciamo il corso generale delle cose. L’umanità è gravida di comunismo, deve partorire e il parto ritarda. Quelli che non sanno che è incinta o comunque non tengono conto della cosa, danno interpretazioni sballate di ognuno dei singoli malori di cui si occupano. È quello che avviene oggi a livello generale: chi non sa e non tiene conto che l’umanità è gravida di comunismo ed è gravemente in ritardo con il parto, interpreta in modo superficiale e sballato ogni singolo malessere, non parliamo poi dei rimedi che propone per quello di cui si occupa.

 

Nel secolo scorso per quasi 60 anni la borghesia imperialista è stata impegnata da un capo all’altro del mondo a contrastare l’ondata della rivoluzione proletaria sollevata dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 e dalla costituzione dell’Unione Sovietica (1922). La grande ondata delle rivoluzione proletaria è stata un evento mondiale e ha avuto molteplici aspetti anche contraddittori tra loro, ma l’aspetto che l’ha caratterizzata è stato di portare gran parte degli esseri umani, da un capo all’altro del mondo, a uscire dalla condizione in cui le classi dominanti avevano per  millenni relegato gran parte dell’umanità, a rompere con la condizione di classi sfruttate e di nazioni oppresse.

Marx ed Engels avevano mostrato che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo dell’attività umana, la parte fondante ed imprescindibile della quale è la produzione e riproduzione delle condizioni materiali della propria esistenza. La divisione in classi è sorta a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive degli uomini, in circostanze che la rendevano vantaggiosa per la sopravvivenza e lo sviluppo della specie umana.

La divisione della società in classi fu vantaggiosa per tre motivi:

1. abituò gli uomini a produrre più di quanto serviva alla loro immediata sopravvivenza (pluslavoro e plusprodotto);

2. abituò gli uomini a produrre per individui che non appartengono alla propria famiglia né al proprio branco;

3. permise ad alcuni uomini di dedicarsi ad attività non necessarie all’immediata sopravvivenza dando luogo ad attività qualitativamente superiori. In particolare, il patrimonio culturale, scientifico e artistico e in generale la ricchezza della società, sono stati per millenni il risultato del pluslavoro e del plusprodotto imposti dalla divisione della società in classi e sono stati patrimonio degli oppressori, che hanno escluso da esso le classi sfruttate: né poteva avvenire diversamente. Non a caso le società senza divisione in classi sono sopravvissute solo come forme di civiltà inferiori, isolate dalla corrente principale della storia umana.

La divisione dell’umanità in classi è quindi legata a determinate condizioni che le hanno conferito un ruolo progressista per tutta la specie umana. La società borghese ha fatto venire meno quelle condizioni e ha reso al contrario l’estinzione della divisione dell’umanità in classi la condizione necessaria di ogni ulteriore progresso. La sostanza della storia che dobbiamo fare è la sostituzione della società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi con un’associazione nella quale il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti.

La grande ondata della rivoluzione proletaria ha confermato in pratica la filosofia della storia che Marx ed Engels avevano derivato dallo studio di essa. Per più decenni le classi e le nazioni oppresse hanno lottato da un capo all’altro del mondo, mobilitate e dirette dalla parte più avanzata di esse: il movimento comunista cosciente e organizzato. Il socialismo è un’impresa come la costruzione di un edificio: tutti ne hanno bisogno per ripararsi dalle intemperie, ma anche se già esiste in natura tutto quello che occorre per costruirlo, gli uomini per costruirlo hanno bisogno di un orientamento comune e di organizzazione e direzione.

Da quando negli anni ’70 del secolo scorso, a causa dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, quell’ondata si è esaurita, la borghesia imperialista, impersonata dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e dalle sue istituzioni, ha preso nuovamente in mano la direzione del mondo e ha imposto il corso delle cose dettato dalla sua natura. La classe dei capitalisti non è più alla testa dello sviluppo della civiltà umana, è ridotta oramai a una classe di maniaci del denaro e del lusso. Ogni gruppo imperialista deve moltiplicare la quantità di denaro di cui dispone. Chi di loro non sta al gioco, viene estromesso e soppiantato dai suoi compari: essere competitivi è la loro legge (“siamo in guerra”, proclamava il defunto Sergio Marchionne, un cinico geniale dirigente della guerra criminale in corso), l’innovazione di prodotto e di processo è strumento della competitività, ogni acquisizione della scienza viene usata a questo scopo, la ricerca scientifica è fatta solo se rende denaro, l’attività culturale è un’impresa per fare soldi e per distogliere dalla rivoluzione socialista. I capitalisti devono devastare la terra, lanciarsi in grandi opere senza altra ragion d’essere che il loro arricchimento (in Italia quelle in corso d’opera vanno dalla TAV della Val di Susa al TAP della costa orientale della penisola), concentrare sempre più la popolazione in città malsane e pericolanti, abbandonare agli incendi e alle alluvioni gran parte del territorio e sviluppare il turismo come indispensabile attività senza la quale milioni di lavoratori non hanno di che vivere, costringere a una vita e a un’alimentazione malsane e sviluppare su grande scala l’industria farmaceutica e la cura delle malattie che rendono ben più dell’educazione e della prevenzione, far produrre alle aziende sempre più cose inutili e dannose purché si vendano bene, licenziare i lavoratori di cui il  capitalista non ha bisogno e far lavorare di più quelli che “hanno la fortuna di avere ancora un lavoro”, trasferire aziende dove far produrre gli costa di meno, cacciare milioni di persone dalla loro terra per farvi piantagioni, miniere e grandi opere costringendoli a emigrare, moltiplicare guerre civili, colpi di Stato e aggressioni, diffondere miseria perfino in termini di vitto e alloggio, abbrutimento morale e intellettuale, disgregazione sociale.

Ma nei 40 anni seguiti all’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, l’insofferenza e l’indignazione delle grandi masse sono cresciute in ogni paese. Cresceranno sempre di più finché troveranno nuovamente nei comunisti una direzione capace di guidarle a emanciparsi definitivamente dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e a cambiare il corso delle cose: l’instaurazione del socialismo è non solo possibile ma anche necessaria.

Questa legge generale della storia che sta a noi fare, è confermata dal disastro che il 14 agosto ha colpito Genova.

Noi comunisti e con noi tutti quelli che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose dobbiamo comprendere più a fondo e praticare con dedizione gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria. È quello che il nuovo Partito comunista promuove da alcuni anni a questa parte sostenuto da tutti quelli che hanno contribuito e contribuiscono alla sua opera (individui e organismi della Carovana del (n)PCI): partendo con le forze già organizzate attuare ovunque e da subito misure per far fronte meglio possibile agli effetti della crisi del capitalismo, impedire la morte lenta delle aziende capitaliste, la privatizzazione dei servizi pubblici e il degrado ambientale, organizzare i lavoratori precari a formare agenzie pubbliche territoriali, creare ovunque il nuovo potere, il potere delle masse popolari organizzate che soppianta il potere della borghesia e delle sue autorità, iniziare a farlo in ogni punto in cui abbiamo le forze per farlo e creare via via le condizioni per farlo su scala maggiore. Questo è la rivoluzione socialista in corso.

La rottura con il corso delle cose dettato dalla borghesia e con l’oligarchia finanziaria mondiale crea un disordine maggiore? Certamente diamo una forma diversa al disordine: ma solo chi osa rompere le uova prepara la frittata e non lascia marcire le uova!

La nostra concezione del mondo è giusta e la nostra comprensione del corso delle cose è la più avanzata finora raggiunta. La nostra linea generale è giusta e la situazione è favorevole all’avanzata della rivoluzione socialista. Quanto alla velocità dell’avanzata, essa non dipende dalla linea generale e dalla situazione (dalle condizioni esterne a noi comunisti), ma da quanto ogni membro, organismo e il corpo complessivo del Partito comunista (a scala: dalla testa in giù, di gradino in gradino) è intraprendente (attivo senza tregua e su vasta scala, rapace e audace, svelto e sveglio) nel tradurre la linea generale nella linea particolare giusta per il caso in cui opera, nell’applicare concretamente in ogni caso la linea particolare definita, approfittando di ogni appiglio e occasione. Questa ultima è cosa che si impara facendo, sforzandosi. È cosa a cui dobbiamo educarci ed educare. È impossibile dedurre il particolare dal generale ed è impossibile comprendere il particolare se non si conosce il generale (tanto più a fondo riusciamo a comprendere il particolare quanto più conosciamo il generale e riusciamo a spingere in avanti la lotta di classe tanto più quanto più a fondo ne comprendiamo le condizioni, le forme e i risultati). Conoscere il generale è laborioso ma tutto sommato facile; comprendere ognuno dei mille particolari e sfruttare la comprensione per intervenire con efficacia in ognuno di essi (promuovere il movimento che trasforma lo stato delle cose) è l’impresa più difficile e quella decisiva.

“Il movimento è tutto, il fine nulla” proclamavano i revisionisti del marxismo (Eduard Bernstein & C) dell’inizio del secolo scorso, avversari di Lenin. “Voi dite bene, ma nella pratica fate come facciamo noi”, obiettava Jean Jaurès a Karl Kautsky che criticava i revisionisti.

Gli opportunisti e gli stanchi approfittano di errori particolari dei comunisti per denigrare il generale e abbandonare l’opera (smettere di perseguire il fine).

Gli identitari predicano la concezione generale e la linea generale (il fine che perseguiamo) in ogni caso particolare, ma ovviamente non avanzano (non promuovono il movimento di trasformazione dell’esistente) o, se avanzano, avanzano  solo per cause esterne - come fu il caso per il primo partito comunista costituito in Italia nel 1921: esso si costituì e fece grandi cose principalmente grazie al prestigio e all’ispirazione dell’URSS di Lenin e di Stalin.

I rivoluzionari usano ogni errore per imparare e avanzare.

Il sistema politico che negli ultimi 40 anni ha servito i gruppi imperialisti della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti è in crisi in ogni paese imperialista e incontra difficoltà crescenti in tutto il mondo. Per loro natura i gruppi imperialisti non sono in grado di adottare un corso delle cose diverso da quello che impongono: ognuno di essi deve continuare a tutti i costi ad aumentare la massa di denaro di cui dispone. Ma in ogni paese l’insofferenza e l’indignazione delle grandi masse cresceranno sempre di più finché troveranno nei comunisti una direzione capace di guidarle a emanciparsi definitivamente dalla CI e a cambiare il corso delle cose.

La svolta nella politica mondiale è un fatto: è finita l’epoca segnata dall’avvento al potere di Margaret Thatcher in Gran Bretagna (1979) e Ronald Reagan negli USA (1981) e in Italia dal “divorzio” tra la Banca d’Italia e il governo della Repubblica Pontificia (1981) tacitamente imbastito da Aurelio Ciampi e Beniamino Andreatta con la complice benedizione di Enrico Berlinguer.

Oggi quanto all’Italia sta a noi comunisti individuare le condizioni che questa svolta presenta nel nostro paese per far avanzare la rivoluzione socialista e giovarcene. La rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria promossa e diretta dai comunisti che culminerà nell’instaurazione del socialismo. I comunisti non stanno ad aspettare che la rivoluzione socialista scoppi. La storia del secolo scorso ha dimostrato che per sua natura la rivoluzione socialista non è un evento che scoppia, ma è un percorso che le masse popolari compiono guidate dalla parte più avanzata di esse. I comunisti si danno i mezzi per essere all’altezza del loro ruolo di promotori della rivoluzione socialista.

Rafforziamo il movimento comunista cosciente e organizzato!

Il futuro è nelle nostre mani!

 

Osare sognare, osare pensare, osare vedere oltre l’orizzonte della società borghese!

Osare vincere! Il nostro futuro lo costruiamo noi!

 

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell’Ordine borghese, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html ], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html ].